Jasmine Gibson si trova in una situazione difficile. Il suo conto in banca è quasi vuoto, non ha un lavoro e la sua famiglia le ha voltato le spalle per aver rifiutato il marito che avevano scelto per lei. Così, quando una donna misteriosa la contatta per un lavoro che paga un milione di dollari, coglie al volo l'occasione. Ora lavora per il signor Jefferson come babysitter di sua figlia... ma non è tutto ciò che lui ha in mente per Jasmine. Età: 18+
Capitolo 1
1: Capitolo 1Capitolo 2
2: Capitolo 2Capitolo 3
3: Capitolo 3Capitolo 4
4: Capitolo 4AVVISO: CONTENUTO EROTICO
Cari lettori,
Questo è un racconto erotico che presenta molte situazioni e tematiche bollenti. Vi preghiamo di essere discreti durante la lettura.
***
JASMINE
Theodore Jefferson.
Ogni uomo vorrebbe essere lui.
Ogni donna vorrebbe andare a letto con lui.
Dire che sia l'uomo più potente degli Stati Uniti non si avvicinerebbe nemmeno alla realtà.
Nel corso della sua carriera ha guadagnato miliardi di dollari, ma i suoi interessi commerciali sono sempre rimasti avvolti nella segretezza.
La sua ricchezza, però, non è nulla in confronto al suo corpo.
Ha un fisico che farebbe impallidire gli dei greci.
Appare sulle copertine delle riviste da Berlino a San Francisco.
Ma la sua sensualità va oltre il suo aspetto.
Lui è misterioso, un enigma.
Nessuno sa dove viva.
Se sia sposato o se abbia figli.
Ogni paparazzo che si avvicina troppo a lui sparisce all'improvviso.
Quali misteri si nascondono dietro quegli occhi d'acciaio e pericolosi?
"Jasmine, apri! Ora!"
I colpi alla porta mi fecero sobbalzare. Gettai via la copia della rivista Time con il volto di Theodore Jefferson stampato in copertina.
Emisi un gemito. Conoscevo la voce della persona che stava bussando alla mia porta. Il diavolo in persona era lì.
Raccolsi le mie forze e aprii la porta del mio appartamento. Con un sorriso tirato al mio padrone di casa, mi sdraiai sulla poltrona a sacco, sapendo che non se ne sarebbe andato tanto presto.
"Puoi sederti. Non c'è bisogno di comportarsi come un ospite".
Si sedette sul divano di fronte a me. "Quando mi pagherai?"
Alla faccia dei convenevoli.
"Alex, conosci già la mia situazione. Ho perso il lavoro e i soldi sono pochi. Non ho un centesimo sul mio conto in banca", dissi accigliata.
Mai nella mia vita avrei immaginato di vivere dei giorni come quelli.
Avevo lavorato come chef con un ottimo stipendio, ma quello stronzo del mio manager aveva minacciato di licenziarmi se non fossi andata a letto con lui. Mi venne il magone, ricordando la sua crudeltà e il dispiacere che avevo provato per la sua innocente moglie, che non ne aveva la più pallida idea.
Prima che potesse licenziarmi lui, mi dimisi io, cosa che infiammò il suo ego maschile. Per crudeltà, si era assicurato che non trovassi un altro lavoro.
"Sei già in ritardo di tre mesi. Non mi interessa se hai un lavoro o meno, voglio solo i miei soldi. Se non paghi entro la fine del prossimo mese, sei fuori".
Sospirando, annuii con aria sconsolata. Si alzò e uscì di corsa dal mio appartamento.
Gemetti pensando alle bollette che dovevo pagare. Non avevo abbastanza soldi per pagarle tutte.
Il mio frigorifero vuoto aveva urgentemente bisogno di essere riempito. Ero diventata dipendente dai noodle istantanei, perché erano l'unica cosa che potevo permettermi. Perché non avevo risparmiato per tutti i mesi in cui avevo lavorato?
Perché hai comprato tutti quei vestiti. E tutti quei gioielli!
Non mi restava altro da fare che piangere.
Il mio telefono iniziò a squillare, nascosto da qualche parte nel disordine del mio appartamento. Mi guardai intorno e riuscii a trovarlo e a rispondere prima che smettesse di suonare.
"Pronto?" Chi mi sta chiamando a quest'ora?
"Salve, signorina Gibson. Mi chiamo Iris White. La ragione per cui la sto contattando è che abbiamo un lavoro di cui lei potrebbe aver bisogno", disse la signora all'altro capo.
Allontanai il telefono dall'orecchio e controllai meglio il numero del chiamante. Non sembrava una chiamata di spam.
"Ok... Di che tipo di lavoro si tratta?" Le chiesi. Non ricordavo di aver fatto domanda per qualche posizione nell'ultimo periodo.
"Signorina Gibson, se è libera, possiamo incontrarci? Preferirei spiegarle i dettagli di persona".
"Certo, credo. Mi mandi pure la posizione".
Non appena chiusi la chiamata, ricevetti un messaggio dalla misteriosa signora. Se fossi stata economicamente più stabile, mi sarei dimenticata della telefonata non appena terminata. Non sarei mai andata a incontrare una donna a caso che mi aveva chiamata all'improvviso.
Ma mi trovavo in una situazione finanziaria disperata.
Mi lavai il viso e mi cambiai, indossando una camicetta bianca con i bottoni che infilai nei jeans. Spazzolai i miei capelli ramati legandoli in una coda di cavallo alta e misi un po' di rossetto nude. Dopo aver indossato i miei sandali gialli per aumentare la fiducia in me stessa, uscii dal mio appartamento.
Per fortuna, l'indirizzo che mi aveva dato la donna misteriosa non era molto lontano da dove vivevo, quindi avrei avuto abbastanza benzina in macchina per andare e tornare.
Quando raggiunsi il posto, aprii la porta d'ingresso dall'aspetto imponente ed entrai in una piccola sala d'attesa. Mandai un messaggio alla signora Iris e mi sedetti.
Mi guardai intorno nella sala d'attesa, dato che non c'era molto altro da fare, e notai un ornamento, delle piccole TJ incise sul muro dietro il banco della reception. Sembravano formare una sorta di logo.
Che tipo di misteriosa organizzazione era quella? Non avevo mai visto un logo aziendale con quell'aspetto.
In breve tempo, una signora snella e vestita con abiti di classe si avvicinò a me. Mi colpì il modo in cui era vestita. Sembrava così elegante rispetto a me e al mio look casual, fatto da jeans e sandali.
Mi alzai in piedi quando mi tese la mano e ci scambiammo un saluto.
"Sono Iris. Sono felice che lei sia venuta", disse, dando un'occhiata ai miei vestiti. Fece un cenno con la testa, sembrando approvare.
"Beh, dovevo venire, visto che ho un gran bisogno di un lavoro".
A quel punto rise dolcemente.
"So tutto di lei, signorina Gibson. Il motivo per cui ho scelto lei per questo lavoro è il suo lavoro precedente".
Si sedette e accavallò le gambe, sedendosi dritta mentre mi parlava.
Qualcosa in quella signora mi incuriosì.
"Prima di tutto, di che tipo di lavoro si tratta?" Volevo davvero sapere in cosa mi stavo cacciando.
"Assistenza all'infanzia".
La guardai come se avesse perso la testa.
"Mi dispiace dirlo, ma credo che lei mi abbia scambiata per un'altra persona", dissi, iniziando a pensare che fosse ora di andarsene.
Lei mi sorrise dolcemente, il che fu alquanto sinistro.
"Lei era una chef. Ha lasciato il lavoro per colpa del suo capo. Ventiquattro anni, mai sposata. Bollette da pagare e un conto in rosso. È tutto?"
La mia bocca si spalancò e la rabbia divampò in me. Come si era permessa di indagare sulle mie questioni personali?
"Senta, signora... Iris, forse non ho un lavoro al momento e ho delle bollette da pagare, ma troverò il lavoro di cui ho bisogno", risposi.
"Non sono interessata, né qualificata, a fare da babysitter a nessuno", continuai. "Oh, e a proposito, lo stalking è illegale", conclusi indignata, alzandomi per andarmene.
"Avrà un milione di dollari se dice di sì".
La mia bocca si spalancò di nuovo e lanciai un'occhiataccia alla signora.
"Cosa? Mi sta prendendo in giro? Un milione di dollari per fare la babysitter? È impazzita o sta cercando di farmi uno strano scherzo?"
Iris sollevò un sopracciglio e mi fece un sorrisetto misterioso, come se si stesse davvero divertendo.
"Signorina Gibson, non sto cercando di prenderla in giro. Il lavoro da 'babysitter', come l'ha definito lei, includerebbe la cura della dieta della bambina e altre cose".
"Per esempio?"
"Se è pronta ad accettare il lavoro, le parlerò di queste altre cose".
Ci pensai su. Non avevo mai visto un milione di dollari in tutta la mia vita. Non avrei più dovuto lavorare per dei capi stronzi o sopportare padroni di casa minacciosi se avessi avuto tutto quel denaro. Avrei potuto avviare un'attività tutta mia.
"Va bene", accettai e lei estrasse un fascicolo dalla sua borsa e lo mise davanti a me.
"Questo è il contratto, che prevede che lei si prenda cura della bambina a partire da domani, per almeno un anno.
Deve trasferirsi immediatamente dove vive la bambina. Deve tagliare tutti i ponti e andarsene senza che nessuno sappia dove si trova. Non potrà portarsi dietro il telefono. Gliene verrà fornito uno nuovo".
"Ma... non posso restare a casa mia? Posso andare a casa della bambina ogni giorno".
"No, signorina Gibson. È una questione confidenziale quindi non posso fornirle ulteriori dettagli in questo momento, ma non vogliamo che lei faccia avanti e indietro".
Lessi il contratto e le condizioni.
"Ok. Dove devo firmare?" Firmai i documenti prima di alzarmi.
"Il nostro autista sarà a casa sua domani mattina per accompagnarla nella sua nuova casa. Metta in valigia tutto quello che le serve stasera".
Ci salutammo e tornai a casa per iniziare a fare le valigie.
Non dovevo nemmeno tagliare i ponti con qualcuno; non c'era nessuno a cui fossi legata. Mi ero fatta alcuni amici al lavoro, ma erano svaniti dopo le mie dimissioni. Ero uscita con circa quattro ragazzi, ma quelle relazioni erano durate al massimo qualche settimana.
Metà delle ragazze della mia età che conoscevo si stavano per sposare e io non avevo mai avuto un vero fidanzato. Non avevo nemmeno mai fatto sesso.
Guardavo video porno quando ero in vena, ma non riuscivo nemmeno a masturbarmi. Mi sentivo troppo timida per farlo, il che era uno schifo.
I baci da scemi di quei ragazzi sfigati non erano nulla in confronto ai baci di cui avevo letto nei romanzi. Ero una grande appassionata di quei romanzi erotici e sadomaso.
Feci una pausa nel fare le valigie e i miei occhi si posarono sulla rivista sul mio pavimento.
Il volto cesellato di Theodore Jefferson mi fissò. Non potei fare a meno di rabbrividire.
Stavo rovistando tra i miei vestiti e gli altri effetti personali quando sentii bussare forte alla mia porta, cosa che mi fece sobbalzare.
"Avrò presto i soldi! Ho appena trovato un lavoro!" Gridai.
Non ricevendo risposta, mi avvicinai alla porta per dire ad Alex di andarsene.
Quando l'aprii, con mia grande sorpresa, non trovai il mio padrone di casa sulla soglia.
C'era Iris. Due uomini muscolosi con occhiali da sole e abiti neri stavano in piedi dietro di lei, accigliati.
"Ehi, Iris..."
"Spero di non disturbarla, signorina Gibson. Ho dimenticato di dirle alcune cose. Ho pensato di informarla ora, se è libera", disse Iris.
"Certo... Stavo solo facendo le valigie. Posso parlare".
"Bene. Si assicuri di portare con lei tutto ciò che è importante. Non tornerà più in questo appartamento".
Strinsi forte le labbra mentre ascoltavo Iris.
"Quindi, Iris, non potrò più visitare il mio appartamento neanche se lo desidero? Voglio dire, potrei voler tornare qui nei miei giorni liberi", dissi.
"La capisco, signorina Gibson, e mi scuso, ma lei ha firmato il contratto. Non posso approfondire in questo momento, ma non potrà più tornare qui. Spero che capisca quanto sia importante portare con sé tutto ciò che desidera avere".
"Uhm... Ok, Iris".
Pensai che se ne sarebbe andata, insieme ai suoi spaventosi scagnozzi. Ma non lo fece.
"Oh, e signorina Gibson, la prego di non portare con sé nient'altro che vestiti, documenti importanti ed effetti personali. Tutto ciò di cui avrà bisogno le verrà fornito nella casa. Non deve preoccuparsi di nulla".
Sentendomi un po' a disagio, annuii.
Cercai di chiudere la porta, ma una delle guardie del corpo super muscolosa la tenne aperta con il suo braccio dall'aspetto molto forte.
"Quindi?" Chiesi nervosamente, guardando da lui a Iris.
Iris mi sorrise prima di varcare la soglia ed entrare nel mio appartamento.
"Temo che ci sia stato un cambio di programma. Verrà con noi adesso".