Morsi d'amore - Copertina

Morsi d'amore

L. S. Patel

Capitolo 4

SCARLET

Corro il più velocemente possibile. Quelle parole mi riecheggiano ancora in testa, corpo e lupo mi stavano implorando di tornare da lui. Ma lui mi avrebbe ripudiata.

Si diceva che non volesse una compagna, e io non sarei stata in grado di sopportare il dolore di un ripudio. Mi avrebbe distrutta. Ero spaventata. Avrebbe ucciso ancora?

Mi avrebbe amata e si sarebbe preso cura di me come desideravo? Era capace di amare? Mi avrebbe fatta arrossire e sorridere?

Tutte queste domande mi martellavano la mente, ma prima che potessi anche solo pensare a una risposta, sbatto contro un petto robusto.

So già che è lui, riconosco quell'odore. Tremo dalla paura e tengo lo sguardo fisso a terra. Volevo evitare un contatto visivo a tutti i costi.

Ma mi solleva il mento e non posso far altro che guardarlo. Aveva gli occhi marrone scuro, mi ricordavano il cioccolato.

Mi perdo totalmente nel suo sguardo, anche lui mi sta fissando. Poi rompe il silenzio per primo. "Non voglio che la mia compagna scappi da me". La sua voce mi fa venire i brividi lungo la schiena.

"Io... io..." Non riesco ad articolare parole appropriate, quindi balbetto.

"Ti rendo nervosa?" mi sussurra all'orecchio.

Lo prendo in giro: "No".

Tutte balle. Certo che mi rendeva nervosa. Ma non volevo dargli quella soddisfazione.

Lui fa una smorfia: "Sei una pessima bugiarda".

Per qualche ragione, c'era qualcosa in Dylan che mi intrigava. C'era determinazione in quegli occhi. Non sapevo per cosa, ma volevo scoprirlo.

Dylan mi fissa in attesa di una mia mossa. E così faccio.

Indietreggio finché la mia schiena non sbatte contro un albero, quindi Dylan si avvicina con un sorriso pericoloso su quel bel viso.

"Per la cronaca, so esattamente chi sei, Scarlet", sussurra, facendomi rabbrividire.

Come faceva a saperlo? Io e Aria eravamo amiche da molti anni, ma non credevo che Dylan sapesse di me. Dopotutto, ero solo la migliore amica di sua cugina. Glielo aveva forse detto lei?

"Ti stai scervellando per capire come faccio a conoscerti", afferma lui.

"Beh, sì. Sono confusa".

"Tu e mia cugina siete migliori amiche. È mio dovere sapere chi sono gli amici di Aria, e se sono degni di lei".

~Degni? Che gran faccia tosta!

"Sei serio?"

"Perché?" sembra quasi annoiato.

"Come ti permetti di dire questo di me?" Non potevo credere alle mie orecchie.

"Dico quello che mi pare a chi voglio. Non puoi impedirmelo, quindi risparmiati la fatica". I suoi occhi mi trapassano, ho un groppo alla gola.

Ok, era il mio compagno, e avevo la netta sensazione che non mi avrebbe fatto del male. Ma in quel momento ero preoccupata per me.

Dylan emanava pericolosità, e non era una buona cosa.

Ne aveva abbastanza di quella situazione, quindi mi afferra la mano. Avrei dovuto fermarlo, ma non l'ho fatto.

Sento le scintille attraversarmi il braccio. Il mio corpo inizia a scaldarsi, e anche il mio lupo si tranquillizza!

Sarò egoista, ma ero curiosa di sapere cosa ci fosse dietro al famoso tocco del proprio compagno, di cui tanto avevo sentito parlare. Dopo averlo provato personalmente, sapevo che ne avrei sempre avuto una voglia inarrestabile.

Tornando alla festa, mi sono sentita nervosa. La presa stretta di Dylan sul mio braccio significava che non sarei potuta andarmene neanche a volerlo, ma al momento non volevo nemmeno muovermi.

I formicolii che sentivo erano probabilmente la ragione per cui il mio corpo si rifiutava di muoversi. Per qualche ragione, il mio lupo era davvero felice di aver finalmente trovato il proprio compagno.

Credevo che incontrare il mio compagno sarebbe stato il giorno più bello della mia vita. Mai avrei pensato che sarebbe stato un re alfa.

Mi assillavano troppe domande senza risposta. Dovevo trovarne prima che potessi innamorarmi di Dylan.

Il legame di coppia era una forza incontrollabile, e sapevo che ci sarebbe voluta tutta la mia volontà per non venirne influenzata subito.

Pensavo che trovare il mio compagno mi avrebbe fatto perdere la testa, che avremmo passato tutto il giorno a conoscerci, e forse anche a baciarci per la prima volta.

Dubitavo fortemente che la serata con Dylan sarebbe finita così.

Rientrati nella sala da pranzo, ogni sguardo era rivolto a noi. Mi muovevo nervosamente e Dylan l'ha notato subito, percependo il mio disagio.

"Non aspettatevi che vi dica chi è lei. Penso sia abbastanza ovvio, quindi smettetela di guardarla". Il tono tagliente di Dylan ha fatto sì che tutti smettessero di fissarci e continuassero le proprie conversazioni.

Ho notato sguardi di simpatia, gelosia e felicità. Dylan teneva ancora il mio braccio stretto nella sua presa. Quelle occhiate erano soffocanti.

Cerco disperatamente di incrociare lo sguardo confortante di mia madre. Ma c'erano troppe persone e non riuscivo a trovarla.

Sospirando, provo a staccarmi da Dylan per andare a cercarla.

Ma Dylan, senza parlare, stringe ulteriormente la presa. Era un messaggio chiaro, non potevo andarmene.

Rimango ferma. Se avessi provato a muovermi, il mio povero braccio ne avrebbe subìto le conseguenze.

Chiacchieravano tutti, ma ci guardavano di continuo. Dylan sembra non curarsi del fatto che avessero ricominciato a fissarci.

"Mi lasci andare? Voglio cercare mia madre", gli dico.

Il suo sguardo si posa sul mio. "Vuoi trovare tua madre?" ripete.

Annuisco soltanto, non mi fido della mia voce.

"Sei con il tuo compagno e vuoi trovare tua madre. No, non credo ti lascerò andare".

"Beh, non stiamo facendo niente. Resto qui immobile mentre la gente mi fissa". Le parole mi escono di bocca senza possibilità di frenarle.

Dylan guarda i presenti, il suo ringhio fa abbassar loro lo sguardo.

Non gli andava che continuassero a guardarci.

Senza accorgermi di cosa stesse succedendo, i miei piedi si sollevano da terra e Dylan mi prende in braccio, gettandomi sulla sua spalla. Sussulto per lo shock, facendo ricominciare chiacchiere e sussurri.

Che spettacolo che doveva essere, il re con la sua compagna gettata sulle spalle come un sacco. Sollevo la testa e mi guardo intorno freneticamente in cerca di qualcuno che mi aiuti.

Vedo finalmente mia madre. Mi sorride comprensiva, non c'era niente che potesse fare.

Non ho il tempo di pensare a nulla, Dylan si sta facendo strada tra la folla. Intravedo Aria lì in piedi, sotto shock.

Avrei riso della sua espressione, se non mi fossi sentita così stordita e arrabbiata.

Dylan si avvia verso il piano di sopra, facendomi venire le vertigini. Il fatto che vedesse il mio sedere mi imbarazzava. Sentivo la sua mano tenermi salda, e mi piaceva.

~Assurdo, come può piacermi una cosa del genere? Perché gli permetto di farmi questo?

Lo imploro di mettermi giù, ma non mi presta ascolto. Avrei voluto colpirlo, ma era pur sempre il mio re, non era il caso di farlo.

Arrivati in una stanza enorme, mi lascia cadere sul letto.

Prima che riesca a dirgli qualcosa, esce dalla camera chiudendo a chiave la porta!

Salto giù dal letto sbattendo i pugni sulla porta, gridandogli: "Apri subito questa porta! Chi ti credi di essere per chiudermi in una camera da letto? Lasciami andare subito, non è divertente".

Le mie urla non vennero ascoltate. Dylan se n'era andato, avevo sentito i suoi passi allontanarsi. E nessuno è venuto in mio soccorso. Sicuramente si sentivano le mie grida, ma nessuno poteva aiutarmi.

Nemmeno i miei genitori, i miei fratelli o il mio migliore amico. Scommetto che Dylan li ha minacciati, e non avendo altra scelta mi avevano lasciata qui.

Grido per la frustrazione e mi arrendo. È passata mezz'ora da quando Dylan mi ha lasciata qui, e la gola mi fa male per via di tutte quelle urla.

Visto che nessuno ormai sarebbe venuto, mi sdraio sul letto, arrabbiata.

Tra tutti i compagni, il destino ha voluto accoppiarmi all'unico ragazzo che non sembra nemmeno volerne una, di compagna, e che a tredici anni ha fatto una strage. Fantastico.

Desideravo solo un compagno che mi amasse e si prendesse cura di me. Invece, ho uno squilibrato che mi ha rinchiusa in una stanza.

Più ci pensavo e più mi arrabbiavo. Ero rinchiusa da ore e anche il mio lupo si stava infastidendo. ~Chi si crede di essere per rinchiudermi in questo modo?

Ero la sua compagna, non la sua prigioniera. Sento che alcuni ospiti iniziano ad andarsene. Sicuramente mi avrebbe fatta uscire presto.

Non ero affatto impaziente di passare il resto della vita con questo alfa. Cerco di capire perché abbia fatto una cosa del genere, ma non ci riesco.

L'unica cosa a cui penso è che il mio compagno è pazzo. Guardo l'ora. 00:56.

Dopo le urla, la giornata infinita e una serata inaspettata, ero esausta. Dylan non sarebbe tornato.

Ma anziché deprimermi, vado in bagno a struccarmi e mi infilo sotto le coperte calde.

Gli farò vedere con chi ha a che fare, non ha ben capito contro chi si sia messo; poi il sonno prende il sopravvento...

***

Apro gli occhi, li strizzo per adattarli alla luce. Mi stiracchio e ripenso agli eventi di ieri sera.

Dylan era il mio compagno, mi ha chiusa in una stanza e non è più tornato, nonostante le grida. Strofino gli occhi, li riapro, ma sono ancora qui.

Dylan non c'è, non che mi aspettassi di trovarmelo accanto.

Cosa dovrei fare ora? Ho ancora indosso il vestito di ieri sera, non ne ho di puliti. Avevo dato il telefono a mio padre perché aveva le tasche, quindi nessun mezzo di comunicazione.

Sbuffando, tento la fortuna aprendo la porta. Chiusa.

Non voglio rimanere in questa stanza un secondo di più. ~Perché non è venuto nessuno a cercarmi? Dylan li aveva minacciati?

Provo ancora a smuovere la porta, senza successo. Quindi ricorro a un'altra tecnica.

"Fatemi uscire di qui! Aiuto!" grido sbattendo i pugni contro la porta.

"Scarlet? Sei tu?" Sento Aria precipitarsi verso la mia stanza.

Ho quasi pianto quando la porta si è aperta. Non ho nemmeno parlato, l'ho solo abbracciata forte.

"Ehi, va tutto bene. Vieni, andiamo in camera mia". Aria mi prende per mano e ci avviamo verso la sua stanza.

Ignoro gli sguardi che la gente mi lancia. Avrò avuto un aspetto terribile.

Entriamo e Aria chiude la porta a chiave.

"Vai a fare la doccia. Puoi metterti qualcosa di mio".

Corro in doccia. L'acqua calda mi ha fatto dimenticare per un attimo tutta questa situazione. Mentre sciacquo lo shampoo, sento il suo odore. Quel profumo era come una droga.

Ormai sapevo perfettamente a chi appartenesse. Ma cosa ci faceva qui? Di certo non gli importava di me, mi aveva abbandonata in quella stanza

Voglio proprio dirgliene quattro, quindi finisco di lavarmi velocemente. Sento le loro voci, Aria sta gridando con rabbia.

Capto la loro conversazione mentre mi asciugo.

"Sei pazzo? Come hai potuto lasciarla lì?" grida Aria.

"Stavo tornando a prenderla. È la mia compagna, non la tua", risponde Dylan.

"È la mia migliore amica. Era in uno stato pietoso, come hai potuto farle questo?"

"È la mia compagna, sono affari miei. Non tuoi". Dylan non offre nemmeno una spiegazione.

Aria ride: "Affari tuoi? Lascia che ti dica una cosa, Dylan: il più grande errore che potresti fare è sottovalutare Scarlet. Non ripudiarla".

Sento Dylan ringhiare, poi interviene una voce familiare. "Smettetela. Tutti e due. Aria, ora datti una calmata, e tu Dylan, sarai anche il re ora, ma non ti permetterò di trattare Scarlet in quel modo".

~Oh, Harry, quanto sei adorabile?

Era il momento di fare il mio ingresso. Infilo i leggings, una maglietta e apro la porta.

Tre paia di occhi si concentrano su di me, e mi ritrovo a fissare l'unico paio che avrei dovuto evitare.

Interrompo il contatto visivo rivolgendomi ad Aria: "Ehi, grazie per avermi prestato i tuoi vestiti. Penso che andrò a casa, ora".

Non ha modo di rispondermi perché vengo sovrastata da un petto robusto.

"Cosa ti fa pensare che ti lascerò andare?"

Stringo gli occhi e spingo via Dylan.

"Cosa ti fa pensare di avere il diritto di trattenermi? Dopo ieri sera, dovresti metterti in ginocchio e implorare il mio perdono".

Gli occhi di Dylan si sono fatti cupi. Non era contento, ma non mi importava.

"Vado a casa, questo è quanto", dichiaro infine.

"Sta andando a casa a prendere le sue cose, Dylan. Non ha niente qui", interviene Harry.

~No, aspetta. Voglio rimanere a casa! Stavo per aprir bocca quando Harry mi ha guardata intensamente, invitandomi a stare al gioco.

Dannazione, non potevo non ascoltare Harry.

"Bene, tornerà qui", conclude Dylan.

"Ho un nome", ringhio.

"Lo so. Prendi la tua roba e torna qui. Altrimenti ti rinchiudo di nuovo". Mi fissa.

Sento Aria sussultare, mi ribolle il sangue.

"Vai a farti fottere. Sarai anche re, ma non il mio". Lo spingo via dirigendomi al piano di sotto.

Non mi guardo indietro mentre guido verso casa, nonostante le lacrime, il cuore spezzato, il mio lupo che piagnucola, nonostante senta morire una parte di me.

Capitolo successivo
Valutato 4.4 su 5 sull'App Store
82.5K Ratings
Galatea logo

Libri illimitati, esperienze coinvolgenti.

Facebook GalateaInstagram GalateaTikTok Galatea