La figlia sirena del re alfa - Copertina

La figlia sirena del re alfa

Breeanna Belcher

Capitolo 3

LILY

Devo ammettere che ho atteso questo momento più del dovuto. Il pensiero di sferrare un bel colpo alla mascella di Zee mi manda un brivido lungo tutto il corpo.

Zio Zade fa l'annuncio dell'incontro, poi si avvicina e indica prima il mio posto nel ring, poi quello del figlio maggiore.

"Vincitore contro vincitore. Gli ultimi rimasti, Lily contro Zee", urla alla folla di spettatori.

Il gruppo di combattenti impazzisce. L'energia e l'adrenalina riempiono l'aria intorno a noi. Tutti sanno che quando si tratta di combattere, Zee e io siamo il meglio del meglio... Anche se io sono più brava.

Tutti noi abbiamo versato sangue e sudore per affinare le nostre abilità, rendere il nostro corpo più forte e prepararci ad affrontare qualsiasi minaccia ci si pari davanti.

Zio Zade si avvicina lentamente a me, appoggiandosi al mio orecchio. "Gioca pulito, Mija. Niente scherzi".

Uff, che palle. Non capisco perché non posso usare la mia sirena. Non è che Zee non abbia anche lui dei poteri. Tía Flora è una vera strega. Forse lo zio è preoccupato che io possa prendere a calci il culo di Zee con troppa forza.

"Niente sorprese. Niente poteri. Niente di più di uno scontro amichevole. Un po' di allenamento corpo a corpo. Oggi non dobbiamo vincere nessuna battaglia. Chiaro, Lily... ZJ? Non. Perdete. Le staffe". Guarda alternativamente me e Zee.

Una volta ho accidentalmente perso la calma e ho reso Zee sordo per un mese, e lui non me lo ha fatto dimenticare. Non che sia stata tutta colpa mia, Zee se l'è cercata quando mi ha chiamata "puttanella".

"Digli di non fare lo stronzo e forse potremo scontrarci in maniera pulita", replico.

"Dico sul serio, Lily", lo zio Zade mi guarda male.

Più della metà dei miei errori non li avrei neanche commessi, se Zee mi avesse lasciata in pace e avesse imparato a tenere chiusa la sua stupida bocca.

Guardando dall'altra parte del ring, lo osservo mentre si toglie la maglietta da allenamento bianca e nera. Anche adesso ha una delle sue espressioni stupide stampata in faccia. Puro ego. Come se fosse chissà chi.

Zee mi rivolge un sorrisetto presuntuoso.

Sento i sussurri degli altri intorno a noi, che scherzano e scommettono su chi vincerà alla fine.

"Un round pulito. Tre. Due. Uno". Ultimo promemoria prima di iniziare l'incontro.

Io e Zee camminiamo in senso antiorario, girando l'una intorno all'altro. L'attesa cresce mentre entrambi aspettiamo di vedere chi farà la prima mossa e da dove arriverà.

Tengo le mani in alto e proteggo il viso in modo da avere una visuale chiara, ma i miei addominali sono ben contratti. A Zee piace colpire in pieno corpo per mettersi in mostra. Una volta l'ho visto colpire in pancia un altro lupo e scaraventarlo a metà campo. Odio ammetterlo, ma è stato davvero impressionante.

Sono passati anni dall'ultima volta che qualcuno ci ha permesso di allenarci l'uno con l'altra.

"Cosa stai aspettando? Non hai qualche libro a cui devi tornare?" Lo provoco.

Imito il suo stesso sorriso, sperando di fargliela pagare. A Zee piace pensare di essere calmo, concentrato e strategico. Lo è... Ma io sono cresciuta accanto a lui. Conosco tutte le sue tattiche e tutte le sue abilità e le userò volentieri contro di lui.

Essere la causa dei suoi tentennamenti o dei suoi ripensamenti mi fa ridere.

Ha bisogno di abbassare la cresta.

Zee prova un colpo ampio, allungandosi verso di me nel tentativo di colpire il mio fianco sinistro.

Colpo al busto. Prevedibile.

Schivo di lato e faccio un passo indietro, il suo colpo di merda mi passa davanti e lo restituisco subito. Alzando una gamba, controbatto, indirizzando il mio calcio alla parte bassa della sua gamba e poi ripetendo l'azione.

Lo faccio indietreggiare solo per il gusto di farlo. So che può riprendersi lo spazio e sono sicura che lo farà, ma è divertente prenderlo un po' in giro.

L'obiettivo non è quello di farlo uscire dal campo. Voglio che sappia che per me è stato facile batterlo. Se pensa di poter stare alzato fino a tardi solo per farmi la predica sul divertimento e sulla mia vita sociale, gli farò vedere chi comanda davvero.

Il ricordo di lui che mi diceva tutti quei commenti ambigui. L'avermi spinta contro quella porta. La tensione di quel momento. L'ha fatto solo perché poteva. Ora tocca a me buttarlo giù. Anch'io posso umiliarlo.

È pazzo se pensa che io mi trattenga anche solo un po'.

Un altro calcio gli fa quasi toccare la linea più lontana del ring. Se ne accorge, e vedo la rabbia sul suo volto arrossato.

Bene. Mangia merda, Zee, ~lo schernisco internamente.

Ringhiando dal profondo del petto, passa all'attacco. Mi si avventa contro e mi sferra due doppi ganci, ma non riesco ad allontanarmi abbastanza velocemente per evitare di subire i suoi colpi.

Uno dei due colpisce la mia spalla, l'altro manca per un pelo l'obiettivo e scivola oltre, colpendo appena il bersaglio. Fingo rapidamente di girarmi per sfuggire alla sua portata.

Quando si avvicina di nuovo a me, gli faccio un affondo e mi assicuro che colpisca in pieno la sua mascella.

"Com'è quel sorrisetto adesso? Ah no, Zee, non c'è più", dico io.

"Possiamo continuare e mettiamo da parte questa meschinità, o dobbiamo fermarci?" Sibila lo zio Zade, ricordandoci di giocare pulito o lo scontro si chiude qui.

Fanculo! Non mi fermo.

Sfruttando la parte del tappetino per avvicinarmi a lui, mi avvento per un altro colpo.

"Whoa", guarda dietro di me, il suo sguardo supera la mia spalla e mi fa esitare.

La sua espressione mi fa istintivamente girare la testa per guardare qualsiasi cosa lui abbia visto.

Zee coglie l'occasione e mi colpisce con un pugno nello stomaco. Poi mi prende in spalla e mi sbatte di nuovo a terra.

L'aria mi esce dal petto mentre rantolo per l'impatto. Il suo corpo pesa una tonnellata, per non parlare della forza del suo colpo sul mio.

Cazzo, è stato un bel colpo.

Mi sorprendo, momentaneamente, a lodare la sua strategia e poi a infastidirmi per la facilità con cui ci sono cascata.

La faccia rossa ora è la mia.

Cerco di riprendere fiato, rimanendo immobile per un secondo mentre lui inizia a staccarsi da me.

"Visto che ti piace passare così tanto tempo sulla schiena, ho pensato di essere gentile e di farti sentire più a tuo agio", sorride Zee, alzandosi in piedi e guardandomi dall'alto in basso.

CHE CAZZO MI HA APPENA DETTO?

Una rabbia cieca come mai avevo provato prima mi invade le vene.

La sensazione è così intensa dentro di me da non poterla trattenere.

Mi alzo in piedi, i miei occhi si fissano sulla figura arrogante di Zee che si fa indietro. La parola emerge da un luogo dentro di me che non avevo mai raggiunto prima.

La voce non sembra nemmeno la mia.

"Brucia".

Tendo le braccia verso l'esterno, verso Zee.

Sono in preda al panico quando sento l'energia salire dentro di me. Scorre come lava sotto la pelle, corre lungo le braccia fino a raggiungere la punta delle dita, sono incapace di trattenerla.

"NO!" Grido di orrore, prima di sbattere rapidamente le mani a terra, colpendo il ring al centro proprio mentre sento che il potere sfugge al mio controllo.

Quelle che sembrano fiamme blu scaturiscono dai palmi delle mie mani in onde sconvolgenti, sciogliendo la superficie sotto di noi e continuando come un'increspatura sempre più lontano.

"Lily!" Sento Zee gridare, ma non riesco a fermare quello che sta accadendo.

Le urla provengono da coloro che sono più vicini al ring. Le fiamme blu divorano il campo e fanno scappare molti dei nostri guerrieri.

Posso sentire e vedere il terrore nei loro volti mentre cercano di sfuggire al mio attacco, temendo per le loro vite a causa del mio errore.

"Lily, fermati!" Urla zio Zade.

Invece, il fronte delle mie fiamme si espande, occupando una parte maggiore dell'area di allenamento e distruggendo tutto ciò che incontra.

Fa male e non riesco a fermarmi! Dea, aiutami!

"Lily!" Zee urla, cercando di fare un passo avanti per raggiungermi, ma il muro delle mie fiamme blu non glielo permette.

Posso vedere la pura agonia sul suo volto mentre la sua pelle comincia a sciogliersi per il calore delle mie fiamme.

No. No! No.

Basta! Fermo! Basta!

No!

Non voglio fargli del male!

"Lily, sono qui! Sto venendo a prenderti!" Sento Zee chiamare sopra il crepitio, che aumenta man mano tutto si trasforma in cenere.

Non voglio fargli del male.

"No!" Grido, pregandolo di stare lontano.

Sento le lacrime che iniziano a scendere sul mio viso mentre lo guardo ignorare il suo stesso dolore nel tentativo di raggiungermi.

Inspira.

Espira.

Fermati e respira.

Giuro di sentire la voce di Zee nella mia testa, che mi istruisce. La sua voce è calma e rilassante, eppure quando lo guardo le sue labbra non si muovono.

Sembra un'eternità, ma probabilmente sono solo pochi secondi prima che Zee attraversi le fiamme e la sua mano afferri la mia.

Alza la testa e mi guarda con calma negli occhi.

"Lily, stai bene. Sono qui con te", dice con un filo di voce.

Mi torna in mente il ricordo di anni fa, quando eravamo entrambi bambini. Io e Zee dovevamo avere solo quattro o cinque anni e lui era solo, piangeva nella sua stanza, spaventato per la madre che aveva le doglie. Era inconsolabile, così mi intrufolai lì dentro, lo abbracciai e gli dissi quelle esatte parole prima di farlo addormentare canticchiando.

Il fuoco blu comincia a svanire con il ricordo rassicurante che ora occupa la mia mente. Il colore svanisce per primo, prima di portare via con sé il calore.

"Al castello! Subito! Tutti e due!" Sentiamo zio Zade che sbotta da un fazzoletto d'erba ancora fumante, la cenere grigia intorno a lui.

Il mio cuore si spezza nel momento in cui vedo il volto dello zio Zade. Quella non è rabbia. È paura. Paura di me.

L'ho quasi bruciato vivo. Avrei potuto ucciderli entrambi.

Sarebbero potuti morire a causa mia. Come ho potuto farlo? Come ho fatto?

Non volevo questo. Non lo volevo.

Mi rendo conto che questo significa che devo tornare alla casa del branco e vedere mio padre. L'ho evitato per mesi, ma credo che ormai non ci sia più modo di sviare.

Io e mio padre ci teniamo a distanza l'una dall'altro. Non credo che sia una cosa voluta, è solo che abbiamo difficoltà a stare insieme.

Non vede me, vede mia madre quando mi guarda, e mi uccide vedere il suo volto così pieno di angoscia quando i suoi occhi si posano su di me.

Entrambi abbiamo i nostri impegni e comunichiamo raramente. Ora dobbiamo porre fine a questa situazione e dovrò vedere di nuovo quello sguardo addolorato.

Ora devo dare delle spiegazioni, e non so nemmeno perché sia successo.

Non capisco nemmeno come ho potuto farlo.

Non capisco nulla.

Avrei potuto uccidere tutti e ora devo affrontare mio padre.

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