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Cover image for L'inseguimento di Kiarra

L'inseguimento di Kiarra

La signora nella foto

Kiarra

Lasciai la tavola calda di Marlin, mi diressi lentamente verso l'appartamento che avevo affittato e iniziai a fare i bagagli. Beh, 'fare i bagagli' forse non è il termine adatto a definire quello che stavo facendo. "Fare i bagagli" avrebbe richiesto valigie e tempo.

Invece, infilare i vestiti che mi servivano in una borsa da palestra e impiegare meno di quindici minuti è stato molto più semplice.

Prima di lasciare il piccolo spazio in cui avevo vissuto nell'ultimo mese, mi assicurai di aver preso le cose importanti. Il mio medaglione d'oro a forma di cuore era appeso al collo. Era probabilmente il mio bene più prezioso.

Non in termini di denaro. Onestamente, non credevo che valesse più di venti dollari. Ma aveva un valore sentimentale. Era l'unica cosa che possedevo dei miei genitori.

Non ricordavo nulla di loro, visto che ero stata lasciata sui gradini di una caserma dei pompieri quando avevo solo due anni, ma il medaglione conteneva una piccola foto di una donna che mi teneva in braccio e mi fissava con così tanto amore e adorazione quasi da star male.

Il medaglione era l'unica cosa che avevo con me quando mi avevano trovata e, anche se i miei genitori mi avevano abbandonata, credevo che fosse per una buona ragione.

La donna nella foto mi assomigliava così tanto che pensavo fosse mia madre.

I suoi profondi occhi marroni somigliavano ai miei e, anche se io avevo tinto le punte dei capelli castano scuro con delle sfumature bionde, anche i nostri capelli erano spaventosamente simili.

Avevo ereditato le stesse labbra carnose con un arco di cupido, solo i nostri nasi erano un po' diversi. Lei aveva il naso piccolo e tondo che la maggior parte delle ragazze invidiava, mentre il mio credo che fosse semplicemente un naso normale.

Era stupenda e l'amore che aveva negli occhi per me mi faceva credere che non mi avesse abbandonata volontariamente.

Così avevo custodito il medaglione, perché mi ricordava che in passato avevo avuto dei genitori, o perlomeno una madre che mi amava.

Non ricordo molto dei primi anni della mia infanzia, ricordo solo di aver sperato che lei tornasse a prendermi e, quando avevo capito che non sarebbe successo, avevo sperato che una famiglia mi adottasse.

Anche questo non era mai successo, ma non c'era da sorprendersi.

Ero nota per il mio brutto carattere e nessuna famiglia aveva mai accettato la sfida, così ero passata da una famiglia all'altra, da un letto all'altro, fino a quando non compii finalmente diciotto anni e rimasi sola.

Il medaglione era tutto ciò che mi era rimasto dei miei genitori e niente mi avrebbe fatto rinunciare a esso.

Una volta una ragazza di una delle case famiglia l'aveva trovato e lo voleva, ma io non volevo lasciarlo, nemmeno quando mi avevano portata via in ambulanza dopo il brutto pestaggio che avevo ricevuto dalle altre ragazze.

Risi un po' tra me e me ripensandoci.

Quando ero tornata dall'ospedale, avevo tagliato i lunghi capelli biondi della ragazza e potrei o non potrei averla spinta giù dalle scale, ovviamente per sbaglio.

Non mi ha mai più guardata negli occhi, aveva imparato a stare al suo posto. Che dire, non ho mai detto di essere completamente sana di mente.

Dopo aver controllato che nella mia borsa ci fosse tutto, lasciai l'appartamento aperto e le chiavi sul bancone, così non avrebbero dovuto sfondare la povera porta quando l'affitto non fosse arrivato il lunedì.

Tirai su il cappuccio della felpa e iniziai a dirigermi verso la stazione ferroviaria. Dove sarei andata?

Avrei dovuto controllare quali treni partissero a quell'ora.

Quando arrivai alla stazione, erano appena passate le dieci. Guardai l'orario dei treni e cercai di decidere dove andare mentre facevo la fila per il biglietto.

Sentii la signora davanti a me dire il nome di una città che non avevo mai sentito e mi dissi: perché no.

Così, quando fu il mio turno, ripetei il nome della stessa cittadina e poi mi incamminai verso un treno che partiva alle 10:30.

Osservando l'orario dei treni, scoprii che il viaggio sarebbe durato circa quattro ore, così trovai un posto comodo, gettai la borsa sul sedile accanto a me in modo che la gente non si facesse strane idee decidendo di venirmi a parlare e appoggiai la testa al finestrino, cadendo in un sonno leggero.

"Signorina, questa è l'ultima fermata, deve svegliarsi".

Venni svegliata dal controllore, che mi scosse leggermente. Poi, una volta appurato che non fossi più nel mondo dei sogni, mi lasciò in pace. Guardai fuori dal finestrino ma non vidi molto oltre alle luci della strada che illuminavano la piccola banchina.

A parte questo, c'era solo buio. Aveva senso visto che erano quasi le 3 del mattino.

Presi la mia borsa e uscii dal treno. Sorrisi al capotreno mentre uscivo e mi allontanavo dalla banchina.

Non avevo assolutamente idea di dove mi trovassi, ma iniziai a camminare per le strade della città. Non sembrava grande, era più un paesino accogliente.

O, almeno, quella era la sensazione che avevo camminando per la strada e guardando le casette accoglienti con lo steccato bianco.

Mentre camminavo, il vento sembrò aumentare e la fredda aria autunnale mi fece rabbrividire, così mi strinsi un po' più forte.

Avevo bisogno di trovare un posto dove stare, su una panchina avrebbe fatto troppo freddo.

Continuai a camminare per le strade poco illuminate cercando qualcosa. Se non un motel, ci sarebbe dovuto essere almeno un bar dove poter trovare un po' di calore e forse un drink... o dieci.

Era venerdì sera, i giovani di quella città dovevano pur avere un posto dove andare per soddisfare la loro voglia di bere.

Mentre ci pensavo, iniziai a notare il paesaggio cambiare.

Al posto delle piccole e accoglienti villette di poco prima, iniziarono a spuntare edifici via via più grandi, tipo condomini, e presto mi ritrovai a camminare lungo una strada con negozi di vestiti, negozi di scarpe ed esattamente quello che stavo cercando.

Un bar.

A quanto pareva, era l'unico nei dintorni. Aveva una grande insegna rossa in neon che diceva "Sam's bar" e dalla porta d'ingresso aperta proveniva della musica.

Sospirai, sentendomi sollevata di trovare un po' di calore in mezzo a quel freddo, e mi diressi verso il locale.

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