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Carrero 3 - La soluzione Carrero

Capitolo 2

"Ti amo, piccola... Posso sistemare tutto. Voglio rimediare. Ti desidero così tanto che questo... quello che ho fatto... mi sta uccidendo. Mi sta dilaniando sapere di averti ferita e persa". La sua voce è spezzata e carica di dolore. L'impulso di voltarmi e rifugiarmi tra le sue braccia sicure mi travolge, ma so che non troverei il sollievo che cerco disperatamente. Il suo tocco non farebbe altro che devastare ancora di più il mio cuore.

L'immagine di Marissa, con il suo ghigno maligno e gli occhi crudeli, si insinua nella mia mente. Posso quasi percepire la sua soddisfazione. Ha vinto, me lo ha portato via nel modo più crudele.

"Non so se riuscirò a superarlo... Ho bisogno di tempo per respirare, per pensare", sussurro, temendo che dirlo ad alta voce spezzi ulteriormente la mia anima.

"Non voglio che tu te ne vada", mormora roco, cercando di scorgere il mio viso nella penombra. Si avvicina quel tanto che basta perché possa percepire il calore del suo corpo. Mi sta imprigionando senza toccarmi e io trattengo il respiro.

"Non posso restare". Mi rannicchio ancora di più, nascondendomi all'uomo che amo più di chiunque altro, colui che ha trasformato la mia vita in meglio. Ma che l'ha distrutta con lo stesso tocco delicato.

"Farò qualunque cosa, tutto ciò che mi chiederai, Emma... Ma ti prego, non lasciarmi". La sua voce è bassa, quasi senza fiato. Sento le sue lacrime silenziose e questo mi uccide dentro: nonostante quello che ha fatto, non voglio che soffra. Non l'ho mai visto piangere prima e non voglio vederlo ora. Non riesco a sopportarlo.

"Devo andarmene. Ho bisogno di stare lontana da te... Mi fa troppo male averti vicino. Non so se sono in grado di perdonarti mentre la ferita è così fresca. Ho bisogno di spazio e di tempo per pensare". Le mie parole suonano vuote, come se provenissero da un'altra persona. Vorrei avere la forza di pronunciarle con convinzione, ma sembro patetica e fragile, come se gli stessi chiedendo il permesso.

Lui respira bruscamente, combattendo la tempesta interiore che minaccia di sopraffarlo, cercando di tenere tutto dentro. Il suo rimorso è l'unica cosa che mi fa rimanere lucida in questo momento, l'unico freno alla mia rabbia. Il suo evidente dolore per ciò che ci ha fatto è il solo sollievo in questa catastrofe che una volta era la nostra relazione.

Resta in silenzio. Sento il letto muoversi mentre stringe le lenzuola, le mani aggrappate con disperazione, tormentato dai suoi pensieri. Vedere Jake in subbuglio mi lacera l'anima.

"Dirò a Jefferson di riportarti nel Queens quando vuoi". Pronuncia le parole come se gli avessi appena trafitto il cuore con un pugnale.

Se l'ho fatto, allora l'ho rivolto anche contro me stessa e ora sto morendo dissanguata.

"Me ne andrò appena riesco a rimettermi in sesto". Ma dubito di esserne capace in questo momento. Il mio corpo è un guscio distaccato e inutile che rifiuta di muoversi, tanto meno di alzarsi. Il mio cuore soffre così tanto da pulsare nel petto e nello stomaco. Provo un senso di nausea e mi gira la testa mentre respiro a fatica. Il naso è tappato per il pianto e la gola secca e irritata.

"Non posso... non posso, Emma!" La sua voce esplode improvvisa e mi trascina a sé in un lampo. Strillo per la sorpresa. Affonda il viso tra i miei capelli, stringendomi con tutta la sofferenza che stava trattenendo.

Mai avrei immaginato di vedere Jake piangere e ora è la cosa più straziante a cui abbia mai assistito. È come essere costretta a guardare, impotente, mentre tutti quelli che amo vengono massacrati davanti ai miei occhi. Il mio cuore si spezza in due.

Per reazione, singhiozzo contro il suo petto, cercando disperatamente di allontanare i pensieri che mi tormentano. Mi irrigidisco, combattuta tra l'impulso di lasciarmi abbracciare e quello di scappare. Ho paura di arrendermi ai pensieri che mi vorticano nella mente. Pensieri di lui e lei. Ho paura di abbandonarmi ed essere divorata dal dolore.

"Ti prego, lasciami andare", sussurro tra i singhiozzi, implorandolo di non rendere tutto più difficile. Non ha idea di quanto mi faccia male il suo tocco, di quanto mi ferisca nel profondo.

Si ricompone, percependo la mia resistenza, e allenta la presa. Si alza e mi volta rapidamente le spalle, respirando a fondo. Il suo corpo sembra cedere sotto il peso della sconfitta e della disperazione.

"Ti lascerò uscire di qui, Emma, ma ti posso garantire che non rinuncerò mai a te... Anche se dovessi inseguirti per il resto della mia vita, non smetterò di cercare di riaverti". Si allontana lentamente, prima di fare qualcosa di cui potrebbe pentirsi. Si ferma sulla soglia, lanciando un ultimo sguardo alla mia figura disordinata abbandonata sul letto. La donna che ha ferito fino a distruggerla.

I miei occhi incrociano i suoi e una fitta lancinante mi attraversa lo stomaco, leggendovi riflessi tanta tristezza e dolore.

Perché hai dovuto distruggermi così?
"Se dovrò passare i prossimi sessant'anni a implorare ai tuoi piedi, Emma, lo farò. Sei l'unica per me. L'unica! Ti amo con tutta l'anima, piccola. So di aver rovinato tutto, ma farò il possibile per riportarti nella mia vita e riconquistare il tuo cuore. Perché ho bisogno di te". Con un ultimo sguardo sofferente, lascia la stanza e si dirige verso una delle tante camere per gli ospiti, per concedermi un po' di spazio. Vorrei che le sue parole mi confortassero, invece risvegliano solo una rabbia straziante che amplifica il mio tormento.
Se fossi stata davvero così importante per lui, non l'avrebbe mai nemmeno sfiorata.
***
Mi alzo non appena il mio corpo riesce finalmente a reggermi e mi vesto in fretta. L'idea di girare per l'appartamento è insopportabile. Non voglio assolutamente incrociare Jake. Raccolgo alla svelta qualche abito e, prima di uscire dalla porta, premo il pulsante dell'interfono per chiamare Mathews. Appare in pochi istanti, impeccabile nel suo completo da Men in Black, e mi informa che Jefferson sarà qui a breve. Sa già cosa voglio, immagino che Jake lo abbia aggiornato, come al solito.

Jake non c'è, ma percepisco la sua presenza tra le pareti. Mi impongo di non pensare a lui, altrimenti crollerò. Devo essere forte per riuscire ad andarmene.

Mathews si occuperà di far impacchettare il resto delle mie cose a Nora e di spedirle in giornata. Ho preso la decisione di allontanarmi, portando via ogni frammento di me stessa. Ho bisogno di fare un po' di ordine, di tornare a casa da Sarah e di prendermi il tempo necessario per riflettere su tutto. Questo piano è ciò che mi tiene insieme. La vecchia assistente Emma, precisa e organizzata, sta prendendo il controllo per aiutarmi a superare il momento peggiore della mia vita. Sembra tutto così calmo, così composto. Le mie richieste sono quelle di una persona apparentemente sana di mente che organizza un piccolo viaggio mentre, in preda all'agonia, cerco di non far trasparire la mia anima tormentata. È quello di cui ho bisogno in questo momento, perché anche la minima emozione ora mi farebbe crollare.

Mathews rimane in piedi, educato e silenzioso, mentre do istruzioni su quali oggetti non voglio o non sopporterei di portare via. I suoi capelli neri sono striati di grigio, le rughe intorno agli occhi azzurri esaltano la gentilezza del suo sguardo. È probabilmente vicino alla cinquantina. Ho sempre apprezzato la sua presenza discreta, come una protezione costante.

Capisco perché Jake si fidi di lui per la sua sicurezza, sia in casa che fuori. Ha la compostezza di un militare, unita a un'affabilità riservata, con un'ombra di pericolosità. Non ho dubbi che sia il tipo di uomo che si prenderebbe una pallottola per Jake. Mi conforta sapere che Mathews si prenderà cura di lui, ora che non ci sarò più io a farlo.

Mi reggo in piedi per pura forza di volontà mentre Mathews prende la mia valigia e mi accompagna verso l'ascensore, alla porta esterna dell'attico. Dal profondo riemerge la Emma di un tempo, quella che sa nascondere i sentimenti. Alzo il mento e indosso la maschera dell'impassibile assistente personale. Mi guardo intorno un'ultima volta. Il cuore mi fa male come un macigno nel petto, non tanto per l'appartamento, che in fondo non è mai stato davvero mio, ma per ciò che significa lasciarlo. Ho perso tutto, esattamente come temevo.

Non perché ho ceduto a quella prima avventura di una notte, ma perché mi sono innamorata di Jake. Ho abbassato le difese che mi avevano sempre tenuta al sicuro.

Eppure, il risultato è lo stesso: ho perso lui, il mio lavoro e la nostra relazione.

Eccomi di nuovo qui, a uscire dalla sua vita per la seconda volta. Solo che questa volta non vedo alcuna possibilità di tornare indietro.

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