I Lupi del Millennio: Il calore di Aiden - Copertina

I Lupi del Millennio: Il calore di Aiden

Sapir Englard

Perso e ritrovato

UN ANNO DOPO

Eccoci di nuovo allo stesso punto, un altro calore all'orizzonte.

Ero seduto nel mio ufficio, stavo cercando di concentrarmi sul lavoro ma tutto quello che riuscivo a fare era pensare a quanto sarei stato solo.

L'anno precedente avevo sentito arrivare il calore come un uragano, pronto a spazzare via senza pietà tutto ciò che si fosse interposto al suo cammino. In quel momento, tuttavia...

Non sento proprio niente.

Nello stomaco non riuscivo a sentire altro che terrore.

La mia mente era ferma e tranquilla come quella di un topo; la bestia dentro di me era assopita.

La voglia di scopare come un animale era ormai solo un lontano ricordo.

Non mi portavo a letto una donna da quasi un anno, perché sapevo che non mi avrebbe mai soddisfatto.

Nessuna avrebbe potuto farlo... tranne la mia compagna.

Tuttavia, non l'avevo ancora trovata e cominciavo a pensare che non ci sarei mai riuscito.

La sua assenza nella mia vita creava un vuoto che non potevo riempire, quindi perché provare? Era inutile.

Il mio improvviso celibato non era passato inosservato nemmeno al Consiglio. Avevo sentito le loro chiacchiere inutili, i pettegolezzi salaci.

Non me ne fregava proprio niente. Non avrei fatto passare a un'altra donna quello che avevo fatto passare a Jocelyn solo per mantenere intatta la mia immagine.

Ero un Alfa, quindi avrei dovuto comportarmi da tale, giusto?

In verità, non ero nemmeno sicuro di sapere cosa significasse essere un Alfa.

Aprii il cassetto della mia scrivania e tirai fuori una foto incorniciata che avevo messo a faccia in giù. La capovolsi e passai le mani sulla superficie polverosa.

Gli occhi di mio fratello Aaron mi fissarono. Erano proprio come i miei, color nocciola con una punta d'oro.

La sua espressione severa e la statura imponente esigevano rispetto. Era la sicurezza di sé in persona.

Aaron avrebbe dovuto essere l'Alfa. Sarebbe stato il migliore, anche meglio di nostro nonno. Aveva trovato il perfetto equilibrio con il suo lato mannaro, al punto da essere un tutt'uno, corpo e anima.

Era un leader nato, sapeva come prendersi cura delle persone, come dire la cosa giusta, come risolvere qualsiasi problema.

Io ero la testa calda spericolata con l'inclinazione a prendere decisioni terribili. Nessuno avrebbe voluto che diventassi un Alfa.

Eppure, quando Aaron compì diciotto anni e non sentì la chiamata a diventare Alfa, seppi che la responsabilità sarebbe stata mia. Quando arrivò il mio sedicesimo compleanno, arrivò anche la dimostrazione che avessi ragione.

Fu il mio odore a cambiare, non quello di Aaron, portava con sé la promessa di un Alfa.

Il mio dominio sembrò estendersi durante la notte. Non era stato Aaron, a sentire la chiamata, bensì io… il disastro ambulante.

"Perché diavolo mi hai lasciato a gestire tutto questo da solo?" Domandai, le parole uscirono roche. "Non so cosa sto facendo".

Aaron non era l'unica persona che mi aveva lasciato solo. I miei genitori se n'erano andati chissà dove non molto tempo dopo la sua morte, giravano il mondo per allontanarsi dal dolore.

Li aveva distrutti e non riuscivano ad affrontarlo. Così non lo fecero.

Di tanto in tanto ci sentivamo, oppure spuntavano fuori inaspettatamente... Ma non erano mai veramente lì per me.

Ero abbastanza sicuro che pensassero ancora che stessi uscendo con Jocelyn. Io non ero impaziente di provare a spiegare loro la situazione.

Non appena qualcuno iniziò a bussare alla porta, sussultai.

"Aiden, sei presentabile?" Urlò Josh. "C'è qualche ragazza lì dentro?"

Ringhiai sottovoce. Non ero dell'umore giusto per quei giochetti.

"Aspetta", gridai di rimando.

Rimisi la foto di Aaron a faccia in giù nel cassetto della scrivania, dove non mi avrebbe perseguitato... o ricordato quanto mi mancasse.

"Sto entrando", disse Josh, facendo irruzione dalla porta. Osservò l'ufficio vuoto, deluso.

"Cosa vuoi, Josh?"

"Oh, pensavo che potessi star..." Josh fece un cerchio con le dita di una mano e ci spinse un dito dell'altra dentro, poi ripeté il movimento.

"Perché lo pensavi?" Gli chiesi, infastidito.

"Perché il calore inizierà presto. Non lo senti?"

"Oh, sì, sicuro", mentii.

Josh mi lanciò un'occhiata preoccupata. "È meglio che tu non stia pensando di passare un altro calore da single, amico. Non posso sopportare di vederti di nuovo così pensieroso e malinconico".

"Non spetta a te preoccupartene", gli risposi stringendo i denti.

"Ehm, in quanto tuo Beta, un po' sì", ribatté lui. "Ho cercato di sistemarti con tantissime ragazze e tu le hai rifiutate tutte. Cosa ti sta succedendo?"

"Lascia perdere, Josh", ringhiai. "Ricordati che stai parlando con il tuo Alfa".

Josh sospirò. "Lo so, Alfa, ma sei anche il mio migliore amico e sono in pensiero per te".

Non potevo biasimarlo per essersi preoccupato. Le sue intenzioni erano buone, per quanto fuorvianti.

"Sono solo stressato", gli dissi. "Sai quanto sia frenetica la stagione degli accoppiamenti".

"Perché non vieni a un brunch con me e Jocelyn, oggi?" Mi propose Josh, sorridendo. "Ha delle amiche modelle piuttosto belle… e tu sei fin troppo single".

Alla menzione di Jocelyn mi irrigidii. In particolare per aver sentito il suo nome sulle labbra di Josh.

Lui e Jocelyn avevano iniziato a frequentarsi qualche mese prima e io non ero ancora sicuro di come mi sentissi al riguardo.

Ovviamente avrei voluto vederli entrambi felici, ma non potevo fingere che la faccenda non mi ferisse un po' l'orgoglio. L'ex dell'Alfa che usciva con il suo Beta... Nessuno dei tre stava mandando un bel messaggio.

"Allora, vieni?" mi pungolò Josh.

"Mi unirò a voi la prossima volta", gli risposi forzando un sorriso. "Ma voi andate avanti e divertitevi. Potete addebitare il brunch sul mio conto".

Josh sembrava deluso, ma annuì comunque. "Certo, amico. La prossima volta… Basta che tu non stia rinchiuso qui tutto il giorno. È il fine settimana".

Se ne andò chiudendosi la porta alle spalle. Forse aveva ragione, sarei dovuto uscire, sgranchirmi un po' le gambe, schiarirmi le idee.

In un posto tranquillo, forse il fiume. Avrei potuto lasciare che tutti i pensieri riguardanti Aaron e la mia compagna, venissero lavati via.

***

"Oh mio Dio, è Aiden Norwood!"

"Aspetta, quell'Aiden Norwood?"

"Alfa, posso farmi un selfie?"

In quel momento mi ricordai il motivo per cui in quell'ultimo anno avevo evitato di interagire con la gente. Un gruppo di ragazze mi seguì lungo la riva del fiume, strillavano e stridevano come avvoltoi.

Groupie dell'Alfa.

Era quello il termine che io e Josh avevamo coniato per le donne ossessionate dall'idea di accoppiarsi con l'Alfa. Seguivano metodicamente ogni mia mossa sui social media e cercavano di vendere storie false ai tabloid.

Di solito mi limitavo a ignorarle, ma purtroppo non bastava per farle andare via.

"Alfa, voglio avere i tuoi bambini!"

~Accidenti, il calore le rende super arrapate. Devo andarmene da qui, cazzo. ~

Mi guardai intorno, cercando di formulare una strategia di fuga, quando notai una ragazza seduta lungo il fiume con un album da disegno in grembo.

Il suo odore si diffuse attraverso lo scorrere del fiume pigro e si fece strada nelle mie narici. Aveva qualcosa di inebriante. Immediatamente mi calmò ed eccitò allo stesso tempo. Che cos'era? Vaniglia e rosa?

Non riuscivo a identificarlo; avevo bisogno di avvicinarmi.

Aveva la testa abbassata, era persa nel disegno e la luce del sole le si rifletteva sui capelli rosso fuoco. Era un'immagine impressionante, in contrasto con la riva verde pallido del fiume.

Quella giovane artista probabilmente non aveva idea di sembrare lei stessa un'opera d'arte.

E non aveva nemmeno idea che l'Alfa si stesse avvicinando. Mi fermai a pochi metri da lei e guardai il disegno.

Stava disegnando me. Fissai la bozza, ipnotizzato. Era del tutto intricata, eppure molto semplice; le linee erano precise, la barba sul mio viso tracciata con gusto, l'inclinazione storta del mio naso era perfetta...

"Non male", le dissi, incapace di contenere la mia ammirazione. "Ma gli occhi potrebbero aver bisogno di un'aggiustatina".

~Forse ha solo bisogno di guardarmi più da vicino. ~

Lei alzò lo sguardo, spaventata dalla mia presenza, i nostri occhi si incontrarono. I suoi, di un azzurro brillante, mi travolsero come un'onda anomala.

Rimasi immobile, incatenato come un prigioniero a quegli occhi ammalianti. I suoi capelli rosso fuoco divennero un'alba nella mia mente, oscurando la notte scura che l'aveva pervasa solo pochi istanti prima.

Mi godetti ogni curva del suo corpo, ogni lentiggine sul naso, il rossore naturale delle guance, le labbra morbide.

La guardavo in adorazione; non era possibile che qualcuno fosse così bello da togliere il fiato.

Tutti i pezzi rotti e frastagliati di me stesso stavano iniziando a ripararsi. La mia anima ferita stava guarendo. Per un momento fugace, mi sentii completamente intero.

Poi lei ruppe il contatto visivo, facendosi piccola sotto l'intensità del mio sguardo.

Il mio lato mannaro si svegliò improvvisamente e il lupo ululò dentro di me, facendo capolino dopo un sonno durato un anno.

Con lui, tornò anche il mio calore.

~Oh, merda. ~

Sentii un desiderio carnale travolgente per quella donna, più forte di qualsiasi sentimento avessi mai provato. Avrei voluto prenderla proprio lì, reclamarla, marchiarla come mia.

~Sei reale e più perfetta di quanto avrei mai potuto immaginare. ~

L'avevo finalmente trovata, colei che desideravo, la mia altra metà, la mia compagna.

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