
La Saint-Rock High 4 - Ciò che cambiò tutto
Un tempo amici d'infanzia, Viola e Ian si sono allontanati. Lei è caduta in fondo alla scala sociale, mentre lui è la star della squadra di football. Ma una singola notte a una festa cambia per sempre la loro relazione e lei si trova ad affrontare una sorpresa che le cambierà la vita: è incinta. Ora, devono barcamenarsi tra le conseguenze, trovando conforto e forza l'uno nell'altra. Il loro viaggio esplora le sfide dell'amore giovanile, della perdita e della resilienza.
Uno Sguardo al Passato
Libro 4: Ciò che cambiò tutto
VIOLA
Io e mia madre ci siamo appena trasferite in una nuova casa. Dopo aver scaricato tutti gli scatoloni, mamma ha pensato fosse una buona idea portarmi al parco giochi del quartiere. Mi ritrovo immersa nella sabbia, circondata da bambini della mia età.
Sto cercando di costruire un castello, ma non è facile. La sabbia qui è diversa da quella della spiaggia a cui sono abituata.
All'improvviso, un'ombra mi copre. Alzo lo sguardo e vedo un ragazzino in piedi davanti a me. Gli rivolgo un sorriso amichevole.
«Vuoi darmi una mano?» chiedo, cercando di vincere la timidezza mentre mi alzo in piedi.
Lui si avvicina senza dire nulla. Rimango ferma, curiosa di vedere cosa farà.
Poi, di punto in bianco, mi spinge. Cado all'indietro, atterrando sul sedere.
Sul serio?
Mi viene da piangere, ma mi trattengo. Lo guardo, arricciando il naso.
«Perché l'hai fatto?»
Ho cercato di essere gentile e lui mi ha spinta. I maschi possono essere davvero antipatici, a volte.
Mi indica. «Perché sei strana!»
Non mi conosce nemmeno. Come può dire che sono strana? Vorrei tanto che ci fosse la mia mamma.
Prima che possa rialzarmi, arriva un altro ragazzino. Si mette tra me e il bullo, facendomi da scudo.
«Ti piace spingere la gente? Vediamo quanto ti piace se lo faccio io». Senza pensarci due volte, spinge il bullo a terra, più forte di quanto lui abbia spinto me.
«Se la spingi di nuovo, dovrai vedertela con me», lo avverte.
Il bullo annuisce, poi scappa via a gambe levate. Il ragazzino che mi ha aiutata si gira verso di me, tendendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi.
È proprio carino.
Non ho mai visto un ragazzino così bello. Potremmo diventare amici?
Mi aiuta ad alzarmi, poi mi lascia la mano per togliermi la sabbia dalla schiena. Sento il viso scaldarsi.
«Sono Ian», dice.
«Io mi chiamo Viola», rispondo, sorridendo.
Ian annuisce. «Se ti dà ancora fastidio, fammelo sapere. D'accordo?»
Qualcosa mi spinge a prendergli la mano. Ian guarda le nostre mani unite, ma non si ritrae.
Mi schiarisco la gola, un po' nervosa. «Vuoi aiutarmi con il mio castello di sabbia?»
E se dicesse di no?
Mi sorride sinceramente. «Mi dispiace, ma la mamma mi sta chiamando. Devo andare. Magari la prossima volta».
Per qualche motivo, dopo che se ne va, costruire il mio castello di sabbia non sembra più così divertente.
Corro da mia madre. «Mamma, possiamo andare, ora?»
Mi pizzica le guance, cosa che non mi piace. «Se sei pronta ad andare, certo».
Mio padre ha lasciato mia madre quando era incinta di me. Non l'ho mai conosciuto. Ci siamo trasferite qui perché lei ha trovato un lavoro migliore.
Non dico nulla. Annuisco e basta. Mamma mi prende per mano e mi porta alla macchina. Mi guardo intorno, sperando di vedere Ian di nuovo, ma non riesco a trovarlo.
«Guarda, tesoro, il figlio dei nostri nuovi vicini sta giocando fuori. Vuoi andare a salutarlo?» chiede mamma mentre entriamo nel vialetto di casa.
Sospiro. Vorrei giocare con Ian, penso.
Seguo mamma fuori dalla macchina.
«Salve, mi chiamo Sandra Lennox, e questa è mia figlia Viola. Mia figlia può giocare con suo figlio?» chiede alla signora in piedi davanti a noi.
La signora stringe la mano alla mamma. «Dovete essere le nostre nuove vicine. Benvenute nel quartiere». Mi guarda, poi torna a guardare mamma. «Ian!» chiama.
Aspetta, ha detto Ian? Come l’Ian gentile che ho conosciuto prima?
Potrebbe essere che il mio nuovo vicino sia proprio lui?
Sono al settimo cielo quando vedo Ian correre da sua mamma. Lei si china per parlargli.
«Ian, queste sono le nostre nuove vicine. Vuoi giocare un po' con Viola?»
Ian mi guarda e sospira. «Va bene».
Mamma rientra in casa, lasciandomi sola con lui. Sono felicissima di avere più tempo con il mio caro Ian.
Mi prende per mano e il mio cuore batte forte.
«Allora, cosa vuoi fare?»
«Ehi, ho visto che c'è una casa sull'albero nel mio giardino. Vuoi vederla?» cerco di sembrare tranquilla.
Il tempo vola e Ian e io diventiamo amici del cuore. Ma provo dei sentimenti per lui, di quelli forti e profondi. Sono cotta.
Non sono sicura che lui provi lo stesso. Ho paura di dirgli come mi sento, perché potrei perderlo. Se se ne andasse, non so cosa farei.
Decido di andare alla nostra casa sull'albero, dove siamo diventati amici per la prima volta. Mentre salgo, sento dei rumori dall'interno. Ian è già lì?
Apro la porta e il mio cuore va in mille pezzi.
«Viola?» Ian sembra sorpreso. «Sei in anticipo».
Non riesco a parlare. Scendo dall'albero velocemente, dirigendomi verso casa mia. Come ha potuto?
Prima che possa allontanarmi, Ian mi afferra il braccio, fermandomi.
Mi giro, spingendolo via. «Come hai potuto, Ian?» urlo. «Questo è il nostro posto segreto. E tu porti qui una ragazza per baciarla? Come hai potuto?»
Lui sospira. «Perché sei arrabbiata? Siamo solo amici».
Le sue parole mi feriscono. «Lo so». Cerco di sembrare forte, ma dentro sono distrutta. «Lo so, ma è comunque la mia casa sull'albero. Trovati un altro posto per pomiciare. E trovati anche una nuova amica. Perché noi non lo siamo più», dico con rabbia.
«Bene!» mi risponde.
Ecco fatto. Non prova nemmeno a salvare la nostra amicizia. Significo così poco per lui. Pensavo che la nostra amicizia fosse più forte.
Dopo quell’episodio, tutto cambia. Mi manca ogni giorno. Lo amo ancora. Lo vedo con i suoi amici, ma ora siamo in gruppi diversi. Lui è molto popolare e io passo inosservata.
Non sa come mi sento, né lo saprà mai.
«Il preside Rheims ti riceverà ora». La signorina Lily Salazar mi riporta al presente.
Mi alzo dalla sedia e mi dirigo verso il suo ufficio. Oggi devo fare da guida a una nuova studentessa, Hanna Parker. Spero che non sia come le altre, che si credono chissà chi.
Faccio un respiro profondo mentre apro la porta.












































