
190 ANNI DOPO
Mi alzai dal letto, misi da parte il piumone sottile che mi copriva il corpo e andai in cucina per prendere delle pillole. Tornai indietro e cercai di dormire di nuovo.
La voce di Nealie nella mia mente mi fece emergere dal mio stato di sonnolenza.
"Okay. Fammi fare un bagno e mangiare qualcosa, Nealie".
"Davvero, Nealie? Ci siamo mutate due giorni fa e tu hai corso e cacciato per quasi quattro ore! Mi sento ancora dolorante".
Risi.
"Oh, sì! Correre tutto il tempo può donarti delle belle gambe. Ora fammi finire e andiamo fuori, okay?"
"Nala! Dai. Dobbiamo andare ora". La mia unica sorella maggiore stava urlando dalla cucina.
"Mamma e papà torneranno domani!"
"Domani a che ora?"
I nostri genitori non erano né beta né omega, né tanto meno alfa di un branco. Vivevamo in una sorta di villaggio isolato nel regno umano, chiamato Mezzosangue, l'unico del suo genere nel nostro mondo.
Tutti i compagni che non appartenevano alla stessa specie, come i nostri genitori, venivano qui.
Loro due erano figlio e figlia di specie diverse. Nostra madre era nata lupa mannara e nostro padre era uno stregone.
Molti anni fa, ci fu una guerra tra il Regno delle streghe e i lupi mannari. Nessuno sapeva cosa avesse realmente scatenato il sanguinoso conflitto.
Erano passati quasi duecento anni e le due specie avevano convissuto in modo civile fino ad allora.
Quando i nostri genitori si erano incontrati a una fiera a Belfast, quella sintonia immediata aveva cambiato tutto per loro. Non potevano sopportare di stare separati e avevano deciso di lasciare le loro famiglie e trasferirsi qui.
Nessuno dei due regni poteva permettere a due specie diverse di vivere nei loro territori come coppia. Nessuno voleva dei mezzosangue nella loro terra.
Non erano solo le streghe e i licantropi a non permettere ai mezzosangue di entrare nei loro regni. Vampiri, fae e draghi lo proibivano rigorosamente. Li consideravano esseri inferiori.
"Il loro volo arriverà domani alle otto e trentacinque. Dobbiamo fare la spesa".
"Nealie?" chiamai la mia lupa.
"Mi dispiace, non possiamo andare a correre oggi. I nostri genitori arrivano domani. Devo andare con Maeve ad aiutarla", spiegai.
"Mmm... Due mesi e mezzo? Credo..."
I nostri genitori avevano viaggiato a lungo per quattro anni nel Regno dei licantropi.
Il re alfa sapeva che mia madre era una persona con una vasta conoscenza della storia dei Sette regni, quindi l'aveva invitata a insegnare nel suo regno.
Almeno, questa era la scusa che le avevano offerto per esortarla a tornare nella sua casa originaria e con il suo maritino stregone.
"Sono pronta, sorellina", urlai.
"Okay, fammi controllare la casa prima di andare".
"Oh! Non di nuovo, per favore. Ogni volta che dobbiamo uscire, fai la stessa cosa. Sei sempre di fretta e quando sono pronta, inizi a controllare tutta la casa e a cercare le tue cose".
"Come vuoi!"
"Maeve, questa volta guiderò io".
"Oh, non esiste".
"Perché no? Sono un'eccellente autista".
"Sì, lo sei, ma guidi troppo veloce per i miei gusti".
"Uff, Maeve, per favore. Quando guidi tu, è come se fossi trasportata da un bradipo".
"Oggi è domenica e voglio tornare presto per guardare qualcosa e rilassarmi. Sai cosa? Dovremmo comprare della tequila e fare dei margarita!"
"Andiamo", mi esortò lei, uscendo dalla cucina dopo aver controllato che tutto fosse spento per la terza volta! Arrivate al supermercato, facemmo la spesa, compresa la tequila!
Tornate a casa, tirammo fuori tutto e mettemmo il cibo e le bevande nel frigorifero e nell'armadietto della cucina. Erano circa le sei del pomeriggio. Preparai i margarita e ci accomodammo fuori.
La nostra terrazza non era grande, ma accogliente. Eravamo sedute su comode sedie nere con un piccolo tavolo nero rotondo al centro, dove avevamo sistemato le bevande.
Bevevamo tranquillamente, parlando delle cose della vita. Guardavamo la piccola foresta di fronte a noi, annusando l'aria fresca della primavera.
"Quando mi darai dei nipoti?" chiese improvvisamente
"Per favore. Sei più grande di me, prima tu", sgranai gli occhi.
Mi rivolse uno sguardo comprensivo.
"Lo troverai presto".
"Non lo so, Maeve. Ho quasi ventisei anni. Non so se ho un compagno, ma..."
Improvvisamente mi venne in mente il sogno.
"Cosa?"
"Ho fatto di nuovo quel sogno, Maeve", risposi sospirando.
"Davvero, di nuovo? Cos'è successo questa volta?" mi chiese accigliata.
"Ero, tipo, nel bosco? Non lo so.
C'era un fuoco nel mezzo e la gente ballava intorno al ritmo di quella canzone del gruppo Omnia che tu ami, e poi l'ho visto di nuovo attraverso il fuoco.
Era come se fosse la persona che sto aspettando da tutta la vita".
"Si è avvicinato questa volta? Hai visto i suoi occhi?"
"No, mi ha solo fissato, ma ogni volta che mi sveglio, non riesco a ricordare il suo viso", risposi, bevendo un grande sorso del mio margarita.
"Vuoi che guardi nei tuoi ricordi e veda se riesco a trovare quel sogno?"
"No, è solo un sogno. Non ho intenzione di perdere tempo a cercare uno sconosciuto che forse non esiste".
"Magari stai sognando il tuo compagno, Nala", commentò Maeve con disinvoltura, bevendo dal suo bicchiere.
Mia sorella era nata strega, come nostro padre. Aveva ereditato l'abilità di manipolare i sogni. Poteva farli ricordare, imparare cose e controllare ciò che le persone facevano in essi.
Non aveva una lupa dentro di sé, a differenza di me. Io ero nata lupa mannara.
Sapevo che era strano. Come sorelle, entrambe saremmo dovute nascere con una lupa mannara e con la capacità di manipolare un po' di magia, ma questo a noi non era successo.
"Ho rinunciato a trovare il mio compagno. Forse ormai si è arreso anche lui".
"Senti, non rinunciare mai a cercarlo. Lui è la metà di te che ora ti manca".
"Maeve, ho il terrore di trovarlo dopo quello che ti è successo..." Mi guardò, sconvolta da ciò che le avevo appena rivelato.
"La mia situazione era diversa, Nala. Il mio era un umano e tu sai che gli umani non sentono il legame come noi.
Sono divorziata, sì, e ho sofferto molto quando ho scoperto che mi tradiva, ma non rimpiango nulla".
La guardai, riflettendo.
"Maeve, mi dispiace. Probabilmente troverai un altro compagno che ti amerà fino alla fine dei tempi".
Stava ridendo ora.
"Sei proprio una romantica! Fino alla fine dei tempi", ripeté, mentre le sorridevo.
"Senti..." iniziò, "ho la sensazione che tu sia destinata a qualcosa di grande.
Non so perché, ma ti dirò qualcosa che ho tenuto per me da quando ho visto il tuo innamorato nei tuoi sogni".
"Innamorato? Seriamente?" ridacchiai.
Mi rivolse un piccolo sorriso e continuò: "Quell'uomo esiste, ho la sensazione che esista davvero. Quando sono entrata nel tuo sogno, ho avvertito il suo potere".
"Le volte che sei entrata nel mio sogno, non sei riuscita a vedere il suo volto?"
"No, potevo solo intravederlo attraverso lo stesso fuoco come te. È un po' strano. È come se qualcosa mi bloccasse".
"Oh, e a proposito, il sesso con il tuo compagno sarà la migliore esperienza che avrai in questa vita", mi fece l'occhiolino, cambiando rapidamente argomento. Pensavo fosse già ubriaca.
"Beh, vediamo... non so. Avevo questo ragazzo che era molto bravo a farlo".
"Oh, sì, mi ricordo di lui. Come si chiamava? Niall!" Ora stava ridendo istericamente ma in modo divertente.
"Il tuo Niall, il mezzo fae e mezzo umano che si era innamorato di te e aveva seguito tutte le tue follie, povero ragazzo".
"Perché povero ragazzo? Quel traditore mi ha lasciato per una brunetta greca. In questo caso, sono io la povera ragazza".
"Oh, andiamo, Nala. Sei seria? Quel tipo ti ha lasciato perché non eri innamorata di lui ed era stanco di fare sesso nei boschi".
Mi soffocai con il drink.
"MAEVE!!!" gridai.
"Cosa?! Sai che è vero, Nala. Ti ha seguito dappertutto… OH, MIO DIO, ADORO QUESTA CANZONE!" Il suo urlo improvviso mi fece saltare dalla sedia.
La radio stava trasmettendo una canzone dei Guns N' Roses.
Ero così felice ogni volta che vedevo mia sorella di buon umore.
Il giorno dopo, mi recai al lavoro e Maeve andò a prendere i nostri genitori all'aeroporto. Ero il manager di uno dei negozi locali, che vendeva bene per la maggior parte dell'anno.
Dopo quasi otto ore di lavoro, arrivai a casa verso le sei. Quando aprii la porta, fui accolta con baci e abbracci dai nostri genitori.
Alla fine di una deliziosa cena a base di pollo arrosto al limone, ci spostammo in terrazza per un caffè.
"Vorrei che le mie figlie potessero andare nel regno di re Alaric. È così bello. Vero, tesoro?" commentò nostra madre.
"Allora, quando ripartirete?" chiese Maeve.
"Oh, Mae, siamo appena arrivati e vuoi che ce ne andiamo così presto?"
"Mamma, non intendevo in quel senso. Era solo una semplice domanda".
"Beh, penso che partiremo di nuovo tra un paio di settimane", intervenne mio padre.
"Così presto?" domandai.
"Sì, questa volta ci andremo prima perché io e tuo padre siamo stati invitati al ballo del re".
"Un ballo?" chiesi sorpresa.
"Sì, re Alaric darà un ballo solo per divertimento per tutti i membri del suo branco".
"Wow! Com'è benevolo", esclamai ironicamente.
"Non ha ancora trovato la sua compagna?" interruppe mia sorella.
"No, non l'ha ancora trovata", rispose mio padre.
"Si dice che sia stanco di aspettare. Anche se non ha perso tempo, se capite cosa intendo", sottolineò mia madre con gli occhi sgranati.
"Quanti anni ha?" chiesi per curiosità.
"Beh, sembra che sia sulla trentina, ma nessuno sa davvero quale sia la sua età".
"Potresti incontrarlo questa volta?"
Mia madre sospirò. "Sì, e posso già dire che è un uomo dall'aspetto insolito. Perché non venite con noi, ragazze?"
"Mamma, hai detto che solo voi due siete stati invitati al ballo, non tutta la famiglia".
Sospirò e si massaggiò delicatamente la tempia come se avesse bisogno di tutta la pazienza del mondo per trattare con me, il che era tipico di lei. Risi mentalmente.
Mia madre era uno spirito libero ed era testarda. Aveva capelli corti e biondi e occhi verdi che potevano intimidire anche il più coraggioso degli uomini.
"Nala, quello che sto cercando di dire è che entrambe potete venire con noi e godervi tutti i festeggiamenti. Ragazze, vi serve un po' di tempo libero per riposarvi. Avete avuto a che fare con un sacco di lavoro e... il divorzio".
Guardò mia sorella con tristezza.
"Maeve, andiamo. È quello di cui abbiamo bisogno. Sono stanca e desidero un po' di svago e tu hai bisogno di aria fresca. Non ci siamo mai state comunque".
Maeve ci stava pensando, riuscivo a vederlo nei suoi occhi.
"Okay, andiamo", disse alla fine.
Passarono tre settimane e finalmente arrivò il giorno in cui dovevamo preparare i nostri bagagli. Avevo appena finito di fare le valigie ed ero pronta per dormire quando mia sorella bussò alla porta ed entrò.
"Cosa sta succedendo?"
"Sono solo venuta a dirti che la scorsa notte ho fatto un sogno".
"Su cosa?"
"Su di noi, specialmente su di te, Nala", rispose con aria preoccupata.
"Va bene? Cosa hai sognato?" mi drizzai a sedere.
"Ti ho visto piangere e soffrire a causa di qualcuno, e..." fece una pausa.
"E cosa, Maeve?"
"E penso che sia perché troverai presto il tuo compagno".
"Cosa? Sei sicura?"
"Sai che non sono mai sicura al cento per cento di questo tipo di sogni". Si fermò e osservò la mia espressione preoccupata. "Sai una cosa? Dimenticalo. Ci godremo semplicemente questo viaggio".
"Sul serio? Dopo che mi hai appena detto che soffrirò e piangerò?"
Rise.
Rimanemmo a parlare ancora per qualche minuto fino a quando lei se ne andò e io fui finalmente in grado di chiudere gli occhi.
Questa volta mi svegliai sudata. Il cuore mi batteva forte al solo pensiero dello sconosciuto.
Ero finalmente riuscita a vedere il suo volto.
Chi diavolo era questo tizio? E perché ora c'era anche quella donna nei miei sogni?