Uno sconosciuto familiare - Copertina

Uno sconosciuto familiare

M.S. Maondo

Posso spostare le montagne per te

Liam non amava i quattro membri del consiglio di amministrazione presenti al tavolo della conferenza. E la sua antipatia era peggiorata negli ultimi mesi: gli affari non andavano bene e tutti puntavano il dito contro di lui.

Lo rimproveravano per il calo dei profitti e per il fatto che stesse continuando a mantenere il suo stile di vita.

Ma quella crisi non aveva nulla a che vedere con lui. Non c'erano semplicemente abbastanza clienti che prenotavano le camere nella catena di hotel Chase Grand.

"Le perdite rientrano in un range inaccettabile. Siamo passati dal codice giallo al codice rosso", dichiarò McDonald.

"Quindi qual è la strada da seguire?" Chiese Martin.

"La cosa più importante è che Liam conosca i suoi limiti", disse Sarah.

Liam si innervosì. Voleva uscire allo scoperto e mettere Sarah al suo posto. Ma la gratitudine che provava verso quelle persone lo trattenne.

Alla morte dei suoi genitori, erano stati loro a prendersi cura degli affari di famiglia fino al momento in cui lui era stato in grado di assumersi le responsabilità che gli spettavano.

Ma anche allora, Donald e Sarah avevano cercato di impedirgli di diventare amministratore delegato, adducendo come scusa la loro disapprovazione nei confronti del suo stile di vita da playboy.

Si era sentito quasi d'accordo con loro. In precedenza, il mare di pelle bianca e le vetrine lucide della base del Chase Grand non gli piacevano.

Il fruscio dei telefoni delle receptionist e le chiacchiere pompose lo infastidivano, ma poi ci si era abituato: faceva parte di lui, era diventata la sua casa.

"E oltre a questo..." Carol fissò il suo sguardo su di lui. "Tieni in considerazione il rapporto".

Liam sfogliò il documento che aveva davanti a sé, quello che aveva ricevuto un mese prima. Era pieno di fogli di calcolo, numeri e obiettivi di progetto.

Non ci aveva pensato molto perché preferiva fare le cose a modo suo, cioè basandosi interamente sul suo istinto e sul suo staff.

Non gli importava cosa pensasse il consiglio di amministrazione, avrebbe fatto risalire i profitti alla sua maniera, e sarebbe tornato in cima. Amava essere al top, bastava chiedere alle sue precedenti fidanzate.

Beh, fidanzate era una parola grossa: sarebbe stato meglio chiamarle semplicemente ragazze.

Aveva già in mente un piano, che ruotava intorno a Ceylan Aslan. Pensando a lei gli tornò in mente la loro chiacchierata della sera prima. L'eccitazione si accumulò dentro di lui: solo tre giorni e sarebbe stato di nuovo con lei.

"C'è qualcos'altro?" Chiese.

"No", risposero i quattro contemporaneamente.

"Ok, se volete scusarmi, ho un impegno altrove", disse Liam. Doveva chiamare Marilyn per sapere se l'affare era stato concluso. Quell'evento avrebbe fatto aumentare temporaneamente i suoi profitti, in attesa di trovare una soluzione più duratura.

Attraversò il corridoio e raggiunse l'area della reception dove la sua assistente, Connie, stava battendo velocemente con le dita sulla tastiera.

"Mi metta in contatto con Marilyn".

"Certamente, signore", rispose la donna di mezza età prima che Liam sparisse nel suo ufficio.

Si era appena seduto quando il telefono del suo ufficio squillò.

"Ho la signorina Marilyn Miller al telefono", disse la sua assistente.

"Grazie, Connie".

Pochi secondi dopo, Marilyn era sull'altra linea.

"Dammi una buona notizia", disse Liam dopo i saluti di routine.

"Volevo chiamarti oggi per farti sapere che ieri ho inviato il budget alla Aslan Consolidated e Ceylan Aslan non ha gradito la Chase Grand per l'evento. Senza la sua firma sul nuovo bilancio, non posso fare nulla. Mi dispiace, Liam, so che tenevi a questo accordo".

Maledizione. Aveva lavorato tanto per convincere Marilyn a cambiare tutto all'ultimo minuto e Ceylan stava rovinando tutto.

"Dovrò parlare con Ceylan di persona". E l'avrebbe fatto faccia a faccia.

Liam prese le chiavi della macchina e uscì di corsa dal suo ufficio.

Per tutto il tragitto verso l'Aslan Consolidated si sentì in preda alla rabbia. E quando uscì dall'ascensore al 30° piano dell'edificio, la rabbia era ancora più forte.

"Ceylan Aslan!" Gridò il suo nome dall'atrio dell'ufficio. Dietro le vetrate, diverse teste di impiegati si girarono a fissarlo, riconoscendolo: non c'era anima viva a Los Angeles che non conoscesse Liam Chase.

L'aveva chiamata nell'atrio perché voleva affrontarla di fronte a tutti, e vedere cosa avesse da dire di persona.

Inoltre, non entrava in quell'edificio da molti anni, e non aveva idea di quale fosse il suo ufficio.

"Signor Chase", gli si avvicinò una signora, "sono Chloe, l'assistente della signorina Ceylan, la prego di seguirmi. Ora è in riunione, ma sarà da lei a breve. Dovrà solo aspettare..."

"Non voglio aspettare", la sua voce dura fece trasalire Chloe, facendolo sentire in colpa. Ma non ebbe il tempo di scusarsi. "Ceylan Aslan!" Gridò.

"Cosa sta succedendo?"

Vide la dea alta, elegante, intelligente e con un viso d'angelo, uscire da un ufficio senza finestre di vetro. La sua vista fu sufficiente a calmarlo. I semplici pantaloni neri a matita le stavano benissimo, e il top di chiffon a maniche lunghe faceva risaltare perfettamente la sua pelle, calda, liscia e di color avorio.

Nel momento in cui posò lo sguardo su di lui, si fermò, come se stesse decidendo se tornare indietro o proseguire. Poi scelse la seconda.

"Qual'è il problema, Liam?" Chiese, affrontandolo.

"Non ti è piaciuto il mio hotel per l'evento, Ceylan. Perché?"

Si guardò intorno e osservò i dipendenti che avevano smesso di guardarli. "Non ho bisogno di darti spiegazioni", sbottò lei.

"È perché ti ho rubato un bacio?" Liam alzò la voce. Non gli importava se tutte quelle persone lo avessero sentito. "Ma tu hai ricambiato il mio bacio, Ceylan. Hai fatto molto di più che baciarmi, le tue mani possono testimoniarlo".

Un'espressione di shock comparve sul viso di Ceylan e le sue guance si arrossarono. "Non è questo il luogo per discuterne", disse, e si voltò per tornare verso la porta da cui era uscita.

Liam sorrise, guardandola allontanarsi per alcuni secondi, per poi seguirla.

"Beh, finite i rapporti più tardi, tornate al lavoro", disse Ceylan ai due uomini che stavano davanti alla sua porta. Poi entrò e aspettò che lui la seguisse. Dopo che Liam fu entrato, Ceylan si richiuse la porta alle spalle.

"Perché l'hai fatto, Ceylan?"

"Il fatto che tu pretenda una risposta non ti dà il diritto di irrompere qui e fare una scenata". Era arrabbiata, questo era evidente.

Perfetto. Anche nel suo stato di rabbia, era bellissima.

Liam si sedette senza distogliere il suo sguardo ammirato da lei. Ceylan si sentì a disagio e provò a guardare altrove.

Lui riuscì finalmente a liberarsi dal suo stato di trance e le fece cenno di sedersi.

Accavallò le gambe e si appoggiò allo schienale della sedia e disse: "Questa mostra è importante per me, e il tuo rifiuto di darmi questa opportunità mi ha fatto arrabbiare, Ceylan. Non sono riuscito a trattenermi".

"Liam, questo progetto è troppo importante per l'azienda. Non posso permettermi di stare al tuo gioco. Sappiamo tutti che vuoi usarlo solo per avvicinarti a me".

Liam sorrise. Era vero: oltre al fatto che quel progetto era utile per la sua attività, sperava che gli avrebbe anche permesso di passare un po' di tempo con Ceylan. Qualche ora con lei gli sarebbe bastata, confidava nella sua abilità.

Anche se aveva qualche dubbio, Ceylan era una donna speciale, una sfida nuova e diversa.

"Perché stai sorridendo?" La confusione era scritta sul suo volto.

"Sto sorridendo per il fatto che vogliamo entrambi che questa faccenda riguardi noi".

"Ma non lo permetterò".

Liam inspirò profondamente per poi ricominciare a parlare. "La mia attività ha dei problemi e spero che questa mostra ne risolva alcuni".

"Mi dispiace, Liam. Non lo sapevo". La preoccupazione era evidente nella sua voce.

"Non devi scusarti", disse lui, scuotendo leggermente la testa.

"Devi sapere che questa Mostra è fondamentale per me. Conto sull'esposizione, sul tuo pagamento, sugli ospiti che sarebbero troppo stanchi per tornare a casa tardi e su quelli che non vorrebbero alloggiare in un hotel lontano dal luogo dell'evento.

"E nel caso fosse necessario, metterò a disposizione le auto dell'hotel per portare gli ospiti al luogo della Mostra da un altro Chase Grand".

"E ora mi sento in imbarazzo per aver voluto rovinare tutto questo per te. E per aver pensato che la tua proposta riguardasse me".

"Una parte di me crede che tutto questo riguardi te".

Si alzò e si diresse verso il tavolo dove era seduta, appoggiandovi il sedere sopra. Poi le mise le dita sotto il mento e la costrinse a guardare verso di lui. "Posso spostare le montagne per te, Ceylan. Nulla potrà fermarmi, se è questa la cosa che dovrò fare per averti".

Il suo sguardo cadde sulla bocca di lei. Poteva sentire da lontano il profumo del suo rossetto alla fragola, lo stesso che aveva indossato sabato. E voleva assaggiarlo di nuovo.

Dio sa che voleva più di un semplice bacio. Averla lì, a porte chiuse, gli faceva venire voglia di strapparle i vestiti di dosso e di farla venire su quella stessa scrivania.

La desiderava così tanto da non riuscirà ad aspettare fino a venerdì.

Si compiaceva del fatto di essere stato l'unico uomo che le avesse mai fatto provare un orgasmo. Aveva capito fin dall'inizio che quello stronzo di Derek Blake non era degno di lei.

Non era stato abbastanza uomo da darle piacere sessuale. Ceylan era sempre stata sua, anche il suo corpo lo sapeva.

"Liam..." Ceylan si alzò e mise un po' di distanza tra di loro. Anche lei aveva percepito la tensione sessuale nella stanza, e si stava proteggendo allontanandosi. Ma era già la sua vittima, non c'era modo di salvarsi da lui.

"Sarai tu a ospitare la mostra. Firmerò oggi stesso il bilancio, e lo invierò a Marilyn. Anche se non credo sia giusto che tu ci paghi qualcosa, è un evento nostro".

Anche lui si alzò in piedi. "Questo era il mio accordo con Marilyn e inoltre ho causato qualche inconveniente: ti ho fatto perdere i soldi della caparra".

"Va bene. Accetteremo i soldi della caparra. Ma solo quelli".

"No, Ceylan. Non sono così al verde, posso farcela".

"Prendere o lasciare".

Ci vollero diversi secondi prima che Liam rispondesse "va bene". Questo era uno dei motivi per cui amava quella donna: si preoccupava delle altre persone. Cioè, non l'amava, gli piaceva, non era innamorato per davvero di Ceylan Aslan.

Ceylan lo accompagnò fuori dal suo ufficio in silenzio. Anche Liam non disse molto, perché la rivelazione che aveva appena avuto lo aveva fatto riflettere profondamente.

"Potrei venire a controllare i tuoi resoconti finanziari questo sabato, per vedere se ci sono cose che consumano inutilmente i tuoi soldi e che potrebbero essere cambiate". Non si era accorto che erano già davanti all'ascensore.

"Sarebbe fantastico". Sorrise debolmente. "Ma non sei obbligata a farlo".

"Lo so. Ma voglio farlo", disse lei con fermezza.

"Grazie". Liam aprì le braccia e Ceylan affondò nel calore del suo fianco. Apprezzò il semplice gesto. Sentì la pelle morbida di lei e la sua dolce stretta sulla propria.

Si immerse nel suo calore e nell'odore del suo profumo sui suoi vestiti. Avrebbe voluto che durasse per sempre, ma era finito non appena era iniziato.

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