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Cover image for Il matrimonio combinato dell'alfa

Il matrimonio combinato dell'alfa

Capitolo 3

Mia

Continuavo a pensare: "Che diavolo è successo?" Di quale alleanza stava parlando? E perché si era arrabbiato così tanto? Avrebbe dovuto provare la stessa cosa! Non era giusto! E sfogare la sua rabbia su di me non avrebbe migliorato le cose.

Stronzo.

Sarà stato anche bello, sarà stato anche un alfa, ma era anche un idiota. Cosa avrei fatto da quel momento? Per una frazione di secondo pensai davvero di trasformarmi in lupo e scappare nel bosco.

Ma non sarei riuscita a recuperare i miei vestiti e il suo branco mi avrebbe raggiunta in pochi minuti: mi sarei ritrovata in guai seri.

Alla fine tornai dentro casa, dove sia mia madre che mio padre mi stavano guardando. Per fortuna non lui.

Grazie al cielo il mio bicchiere di vino era ancora pieno; altrimenti avrei dovuto mostrare la mia mancanza di rispetto e versarmene un altro. Ma a chi importava? Avrei comunque vissuto lì.

Mi accorsi che mia madre stava continuando a fissarmi come per accertarsi che stessi bene, ma la ignorai, preferendo tornare a fissare il mio bicchiere.

"Liam, possiamo parlare in privato?" Chiese mio padre alzandosi. Perché voleva parlargli in privato?

"Certo, andiamo nel mio ufficio". Lasciarono entrambi la stanza e mia madre mi rivolse immediatamente la parola. Sapevo che non sarebbe rimasta in silenzio a lungo e mi avrebbe bombardato di domande.

"Cos'è successo? Sembri furiosa".

"Lo sono, ma non voglio parlarne, quindi lascia perdere". E così fu, sorprendentemente: non ci furono altre domande. Anna, la signora che ci aveva servito la cena, venne a chiederci se avevamo bisogno di qualcos'altro.

Sembrava molto gentile. Non avevo notato nessun altro, quindi forse si stava occupando di tutto da sola.

"Grazie, siamo a posto così". Le sorrisi. Rimanemmo sedute lì per mezz'ora, bevendo e osservandoci attorno. Nel frattempo, ricevetti un messaggio da Ashlee.

Ashlee
È davvero così sexy?! :P
Mia
Sembra orribile... voglio morire!

Risi.

"Vi state divertendo, signore?" Papà sollevò un sopracciglio verso di me. Continuava a sorridere. Perché era così felice? Mi chiesi di cosa avessero parlato.

"Ho i brividi per l'eccitazione", risposi sarcastica. Finiamo questa storia il prima possibile, per favore.

"Allora, credo che ora sia tutto pronto, no? Io sono stata venduta, il matrimonio è il mese prossimo e poi mi trasferirò qui con tutte le mie cose, mentre tu avrai un cammello e due capre..."

"Mia, ti prego, non ricominciare". Papà si sedette accanto a mamma.

"Hai un senso dell'umorismo piuttosto interessante". Disse Liam prendendo il suo bicchiere di whisky.

"Lo scoprirai presto", risposi, ma mia madre s'intromise.

"Ok, credo sia arrivato il momento di andarcene. Liam, grazie mille per... la splendida cena e per averci ospitati. Ti manderò la lista degli invitati e ci vedremo il mese prossimo".

Li odiavo. Davvero. La sola parola "matrimonio" mi faceva tremare le ginocchia. Non era giusto.

"Siete i benvenuti. Sarà tutto pronto". Liam le sorrise. Che gesto falso e ipocrita.

Salutai Anna e uscii di casa. Non avevo intenzione di essere gentile con lui e di mentirgli su quanto fosse stato un piacere venirlo a conoscere. Salimmo sul taxi e tornammo in hotel.

E il mattino successivo prendemmo il volo di ritorno per l'Idaho.

Una volta a casa, Lea iniziò a bombardarmi di domande finché non ne ebbi abbastanza. Lo avrebbe comunque incontrato il mese successivo, come tutti gli altri.

"Oh, puoi almeno dirmi com'era? È bello come ha detto Ashlee?" Mi fece l'occhiolino.

"Dipende", dissi, ma mia madre non poté fare a meno d'intervenire, come suo solito.

"Non ascoltarla". Mi indicò, aggiungendo rapidamente: "Era adorabile ed è un ragazzino molto bello".

"Un bel ragazzino?! Mi fai sentire come una pedofila!"

Lea rise e mi diede un colpetto sul braccio. Mi sarebbe mancata tantissimo.

Certo, presto si sarebbe comunque trasferita a vivere con Kai, e saremmo state a tanti chilometri di distanza. Però avremmo comunque potuto continuare a farci visita, che poi era l'unico lato positivo di quella maledetta situazione.

"Zitta, tu". Mamma mi colpì in testa con uno strofinaccio.

"Dirò di più: come padrone di casa è stato scortese e orribile. Che razza di alfa è se non prende in considerazione un'altra soluzione?"

"Cosa vuoi dire?" Mi chiese Lea aggrottando le sopracciglia. Mamma non c'era più, quindi potevo dirglielo.

"Ho cercato di convincerlo che non dobbiamo sposarci per essere alleati".

"E?"

"E non l'ha presa bene. In altre parole, ha detto che devo accettarlo e basta". Distolsi lo sguardo. Non volevo che Lea vedesse che avevo avvertito il colpo. Intendo dire emotivamente.

Ovviamente era così, perché ero distrutta, ma se se ne fosse accorta, avrebbe iniziato a colpevolizzarsi ed era l'ultima delle mie intenzioni.

"In realtà, mi dispiace per lui". Sorrise e mi abbracciò.

"Vivere con te sotto lo stesso tetto! E scommetto che sia ben consapevole dell'affetto che provi nei suoi confronti". Disse sottolineando la parola affetto.

Sollevai gli occhi al cielo. "Tutti sono dispiaciuti per lui. In fondo, non sono così cattiva, no?! Sono solo testarda, ma posso dirti che lo è anche lui. Lo eviterò e basta. Dovrò trovare un lavoro e tenermi occupata. Ok, Lea, adesso è meglio che vada: voglio fare una corsa al fiume per rilassarmi e smettere di pensare a queste cose".

"Certo, ti voglio bene". Mi baciò la guancia e si mise a inviare un sms a qualcuno, probabilmente a Kai. Un altro pizzico di gelosia mi offuscò i pensieri. Non avrei mai avuto una relazione del genere: quel tipo di relazione per cui vorresti morire.

Una relazione fatta di sorrisi veloci, di facce stupide, di scherzi e, infine, di una passione travolgente. I primi appuntamenti, i primi baci… Avrei finito per fingere e litigare con me stessa e poi con lui.

Certo, ero felice per lei, ma al tempo stesso non riuscivo più a sopportare quella situazione. Uscii di casa e mi diressi verso il bosco, raggiungendo rapidamente la radura dei cervi. Al centro c'era la mangiatoia. Era il luogo dove di solito nascondevo i miei vestiti. Erano quasi le dieci di sera e in giro non c'era nessuno.

Mi trasformai immediatamente in lupo, sotto la luce della luna. L'ultima volta che l'avevo fatto era stato quasi due settimane prima, quindi dovevo riabituarmi alla sensazione.

Corsi nel bosco con entusiasmo, vedendo nel buio grazie alla mia vista da lupo. Anche il mio udito era molto più acuto. Poi sentii i passi di un animale, forse di un cervo. Mi girai dall'altra parte per evitarne lo strano odore.

Come i lupi, possiamo anche noi cacciare e mangiare carne cruda, ma si trattava sempre di una scelta personale. Non era che fossimo spinti dal desiderio di farlo.

L'unico momento in cui non riuscivamo a controllarci era durante il calore, che avveniva una volta all'anno, all'inizio della primavera. Quel periodo dell'anno era sempre una follia.

Si sentiva l'odore del sesso ovunque, si percepiva il bisogno che ci spingeva gli uni verso le altre. Coloro che avevano un compagno o una compagna erano i più fortunati; in caso contrario, dovevi fare in solitaria o trovare qualcuno per la stagione.

Avevo sentito dire che, in qualche modo, le persone abbastanza forti potevano ignorarlo. Beh, non era stato così per me. Avevo iniziato a sentirlo quando avevo compiuto diciannove anni. A quanto pareva funzionava in maniera differente per tutti.

Durante il mio primo calore, avevo perso la verginità con il mio ex ragazzo. Da allora me ne ero pentita.

Raggiunsi finalmente il fiume e mi ci buttai per rinfrescarmi. La mia mente era libera e, per una volta, non c'era nulla che mi preoccupava: il signor Boyle se n'era andato e anche la storia del matrimonio.

In quel momento ero semplicemente felice.

Quando ritornai a casa, tutti stavano dormendo. Feci una doccia e andai subito a letto. L'indomani avrei dovuto informare i miei datori di lavoro che mi sarei licenziata. Un altro passo che avrebbe cambiato completamente la mia vita.

Ebbi lo stesso incubo. Avrei dovuto abituarmici? Significava qualcosa il fatto che continuasse a ripetersi? Ragionai che forse era per via di quell'accordo. Sì, doveva essere così.

Stavo solo pensando troppo e reagendo in modo eccessivo a tutto. Era per questo che durante il sonno ogni cosa ritornava fuori. Malgrado a quel punto conoscessi già bene quel sogno, continuavo comunque a provare brividi e sudare.

Mi svegliai con la bocca secca e il bisogno di bere dell'acqua. Dovevo essere più positiva, altrimenti sarei impazzita.

Il giorno dopo uscii abbastanza presto e senza fare colazione, come al solito.

La maggior parte del mio turno era dedicata alle lezioni per i ragazzi delle scuole superiori sui cambiamenti ambientali e sul loro impatto sulle specie animali. Poi, durante la pausa pranzo, ebbi la possibilità di parlare con Katy, la responsabile dello zoo.

"Ciao Katy, posso parlarti un attimo?" Mi avvicinai. Lei sollevò lo sguardo invitandomi a entrare nel suo ufficio.

"Certo! È successo qualcosa?" Katy si appoggiò al bordo della sua scrivania. Si era accorta del fatto che fossi nervosa.

"Io... volevo ringraziarti per l'opportunità e la possibilità che mi hai dato. È stato fantastico far parte di questa squadra". La mia voce continuava a tremare. Amavo il mio lavoro, ed ero stata costretta a rinunciarvi.

"Ci stai lasciando?" Sembrava sorpresa.

"Sì, mi dispiace molto. Mi sono trovata davvero bene qui, ma il mese prossimo mi trasferirò nel Montana e..." Cercai di sorridere senza troppa sincerità.

"Oh, Mia, mancherai a tutti noi, è un vero peccato. Con rammarico, ma accetterò la tua notifica. Allora, quando ci lascerai?"

"Mi trasferirò a metà agosto, ma ho bisogno di tempo per imballare le mie cose e pianificare tutto. Quindi, volevo che il mio ultimo giorno fosse alla fine di luglio, se per te va bene…"

"Certo, riprogrammerò tutto. Preparerò una lettera di referenze per il tuo futuro datore di lavoro. Potrebbe esserti utile". E mi abbracciò.

Era una persona davvero adorabile e mi dispiaceva moltissimo lasciare il suo zoo. Avevo imparato così tanto in quel periodo e mi era piaciuto enormemente.

"Grazie ancora. Adesso torno al lavoro. Ci vediamo". Chiusi la porta del suo ufficio e mi diressi in cucina per mangiare qualcosa.

I giorni passarono velocemente. Mia madre stava pianificando e organizzando ogni dettaglio, cosa di cui le ero grata. Volevo rimanere lontana da tutta quella situazione.

Non volevo preoccuparmi del colore del tema del matrimonio o di chi avremmo dovuto invitare: non era un vero matrimonio, per l'amor di Dio! Si trattava di una cerimonia per suggellare un patto.

L'unica cosa che continuava a chiedermi, insieme a Lea, era di scegliere l'abito da sposa. Ma a me non interessava neppure quello.

Sarei potuta andarci con il primo abito bianco che mi fosse capitato tra le mani, ma mamma e Lea non ne volevano sapere.

"Capite entrambe che non è importante cosa indosserò, vero?" Gridai.

Perché avrei dovuto sentirmi rilassata quando tutti stavano cercando di mettermi in uno stato d'animo felice per un matrimonio che in realtà non avevo mai voluto?

"Tesoro, sappiamo che non è quello che sognavi... Non è quello che sognavamo per te neppure noi… Ma prendiamoci un po' in giro e cerchiamo almeno di far finta che ci piaccia". Mia mamma faceva del suo meglio per sembrare convincente.

"Mamma, stiamo già fingendo, e la colpa è mia. Non mi interessa cosa indosserò e, credimi, nemmeno a lui. Saltiamo le cazzate. Ordinerò qualcosa online".

"Non puoi!" Mia sorella alzò la voce. "Questo sarà probabilmente il tuo unico matrimonio, l'unica occasione per comprare il tuo abito da sposa perfetto! Che Liam vada a farsi fottere, ma permettici di stare con te, mentre provi tutti quei vestiti. Saremo giudici inflessibili e ti diremo quanto sei brutta. Non privarcene..."

Vedevo quanto ci tenesse e quanto fosse importante per lei. Forse avevano ragione: forse avrei potuto fare un'eccezione almeno per l'abito da sposa.

"Ok, ma andrò in un solo negozio, da nessun'altra parte, e vi accontenterete di qualunque cosa sceglierò". Puntai il dito contro di loro.

"Diavolo no... ma d'accordo!" E mi abbracciarono.

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