
Elena si svegliò al mattino con un sospiro. Guardò fuori dalla finestra e vide che la neve continuava a cadere. Rimase ancora un po' nel tepore del letto prima di alzarsi per preparare la colazione.
La loro stufa ci metteva un po' ad andare a regime, ma Elena sapeva come farla funzionare al meglio. Preparò delle uova e del caffè bollente per riscaldarsi.
Teneva in mano la tazza fumante quando suo padre entrò in cucina.
«Buongiorno», lo salutò con un sorriso.
«Buongiorno...» rispose lui piano, con la voce ancora arrochita dal freddo.
«Pensavo di uscire oggi ad aiutare in giro per l'insediamento», disse lei prima di bere un altro sorso di caffè.
«No», disse lui secco.
«No?» ripeté lei sorpresa. «Che vuol dire no? Perché non posso uscire?»
«Sei la figlia di un consigliere. Non uscirai a disturbare la gente mentre lavora. Lascerai questa casa solo quando ti sposerai e diventerai il problema di qualcun altro».
«Scusa tanto se sono un tale problema, padre», replicò lei piccata.
Lui emise un verso scontento e lasciò la cucina, chiudendo la discussione.
Sentì la porta d'ingresso chiudersi e urlò frustrata, gettando la coperta a terra.
«Basta così. Se sono un tale problema, allora farò in modo di non esserlo più».
Andò in camera sua e prese una piccola borsa. Vi mise dentro alcuni vestiti e l'essenziale, pianificando di andarsene quella notte dopo che suo padre si fosse addormentato.
Sapeva che le guardie cambiavano all'una di notte, lasciando un punto scoperto.
Rimase in casa tutto il giorno come una brava ragazza, leggendo o guardando fuori dalla finestra per ingannare il tempo. Controllò l'orologio e vide che era quasi ora che suo padre tornasse a casa.
Si sentì sollevata, ancora determinata a portare avanti il suo piano. Sapeva che sarebbe stata sola, Brandon non l'avrebbe seguita. Ci teneva a lui ma la sera prima aveva subito detto di no. Era tale e quale a suo padre.
Guardò la mappa sul muro con gli adesivi su tutti i posti che sognava di vedere. Seguì con gli occhi le strade fino alla California.
Sapeva che ci sarebbe voluto un'eternità per arrivarci e che sarebbe stata sola per molto tempo.
La osservò un'ultima volta prima di staccarla e piegarla. La mise nella borsa e la nascose sotto il letto, pronta per la fuga.
«Elena!»
Uscì mentre suo padre si toglieva il cappotto. «Ciao, padre».
Lui grugnì e le diede il cappotto prima di chiudersi nel suo studio come al solito. Lei alzò gli occhi al cielo e andò in cucina a preparare la cena come ogni sera.
Andò a letto presto, sapendo che avrebbe avuto bisogno di energie per il lungo viaggio.
Si svegliò al suono della sveglia, rimanendo immobile un momento nella speranza di non aver svegliato suo padre. Si alzò e si vestì, mettendosi diversi strati per proteggersi dal gelo invernale.
Si infilò gli stivali e camminò in punta di piedi verso la porta, sgattaiolando fuori il più silenziosamente possibile.
«Primo passo fatto», sussurrò mentre cercava di muoversi nella neve senza fare troppo rumore.
Si diresse a sud fuori dall'insediamento, rimanendo vicino agli alberi per non farsi notare.
Nessuno l'avrebbe vista comunque. L'intera colonia dormiva tranne le guardie ai confini.
Arrivò al confine sud, nascondendosi tra gli alberi mentre aspettava il cambio della guardia.
Dopo circa cinque minuti sorrise vedendo la guardia voltarsi e incamminarsi verso la città, lasciando il posto di guardia scoperto. Si guardò intorno prima di dirigersi rapidamente verso il limite dell'insediamento protetto.
All'improvviso si bloccò, paralizzata alla vista di un grosso lupo che passava diretto alla colonia seguito da altri.
I lupi non la videro, la fitta foresta la teneva nascosta.
Si terrorizzò guardando il lupo attaccare fulmineo la nuova guardia, l'uomo cadde con un urlo. Il branco di lupi iniziò a correre, attraversando il villaggio.
Poteva sentire gli allarmi suonare mentre la colonia si svegliava per l'attacco.
Elena si ritrovò a correre indietro da dove era venuta, correndo a perdifiato mentre i suoi stivali affondavano nella neve. Si precipitò verso casa, osservando con la coda dell'occhio il villaggio mentre tutti fuggivano in preda al panico per scampare ai lupi in attacco.
Finalmente arrivò a casa e mentre saliva di corsa i gradini sul retro la porta si spalancò. Fece un balzo indietro sorpresa, alzando lo sguardo su suo padre. Mentre lui la scrutava dall'alto, lo vide spostare lo sguardo da lei alla borsa che stringeva in mano.
«Padre... Io...»
«Vai subito al rifugio», disse lui con voce cupa, superandola diretto verso la montagna e la protezione che offriva.
Lei abbassò la testa e lo seguì, camminando veloce nel caos per stargli dietro.
Seduta nelle grotte del rifugio, osservava il consiglio parlottare con sussurri rabbiosi, chiedendosi come fossero stati scoperti.
«Deve esserci qualcuno che ci ha traditi...» disse uno piano, guardando con sospetto le persone sedute nella luce fioca che stringevano le loro famiglie.
Elena alzò lo sguardo e incrociò quello di suo padre che la fissava. Sapeva cosa significava quello sguardo. Lui pensava che li avesse traditi e che per questo stesse scappando.
Non poteva essere che volesse semplicemente fuggire da quel posto o che fosse stanca di essere ignorata e intrappolata. Non poteva essere che le venisse sempre detto di essere un problema da affidare a qualcun altro.
«Ci ero quasi riuscita...» sussurrò tra sé e sé, fissando le grotte buie che per ora li tenevano al sicuro.