
La chiamata dell'alfa
Lyla si reca alla riunione del branco in Missisipi senza sperare di trovare il proprio compagno predestinato. Ultimamente, infatti, è raro che i lupi vengano accoppiati durante il rituale e, onestamente, Lyla preferirebbe continuare a frequentare il suo ragazzo attuale, che conosce da sempre.
Quando la cerimonia di accoppiamento inizia, Lyla segue l'ululato che le mostrerà il suo vero compagno, che si rivelerà essere Sebastian, l'alfa reale. Accetterà quindi il suo destino come luna reale oppure sceglierà di rimanere con il ragazzo della porta accanto che ancora occupa uno spazio nel suo cuore?
Età: 18+
L'ultima notte fuori casa
LYLA
"Baciami di più", ordinai.
Caspian eseguì, premendo le sue labbra contro le mie. Le nostre lingue si unirono nel piacere.
Era sopra di me e i suoi fianchi premevano con forza contro i miei. Sentivo la sua erezione crescere e questo mi faceva impazzire di desiderio.
"Cazzo, Lyla".
La gamba di Caspian scivolò tra le mie cosce, il suo membro pulsava attraverso i miei jeans. Mi sentivo così bene, ma era il momento sbagliato.
Forse non avrei dovuto accettare di vederlo un'ultima volta prima del nostro grande viaggio, il giorno successivo...
Un urlo penetrante si levò nell'automobile, facendomi sbattere la testa contro quella di Caspian.
"È solo il film", disse lui, strofinando la macchia rossa che si stava formando sulla sua fronte.
Respiro pesante.
Passi veloci.
Un orribile ringhio.
Il terribile film dell'orrore scorreva sullo schermo gigante... una stupida storia di creature orribili che invadono una piccola città.
Guardai Caspian e sorrisi. "Ecco quello che ti meriti per avermi portato qui. Lo sai che non sopporto i film horror".
Lui si chinò e mi diede un bacio veloce.
"E cosa c'è di più spaventoso che guardare un film horror con un lupo mannaro?" Il suo sorriso maligno si allargò e io simulai un'espressione spaventata.
Caspian era il mio ragazzo e il figlio del beta del nostro branco.
Eravamo amici fin da quando eravamo piccoli... ma io avevo sempre avuto una cotta per lui. E non ero l'unica.
Era il simpaticone della classe e aveva un'incredibile energia magnetica che attirava tutti a lui.
Non avevo mai ammesso di avere una cotta. Avevo tenuto segreti i miei sentimenti, probabilmente perché mi ero subito resa conto di quanto, già da allora, fossero seri.
Così, una fatidica notte di due anni prima, quando Caspian mi aveva detto che anche lui provava qualcosa per me, mi ero sentita la ragazza più felice del mondo.
E da quel momento eravamo stati inseparabili.
Anche se suo padre, il beta del branco, non approvava, noi eravamo molto felici insieme.
Non mi stancavo mai del modo in cui mi guardava, con quei suoi caldi occhi marroni...
Caspian disseminò di baci la mia clavicola finché la camicia non lo fermò. La sua mano scivolò sotto il mio reggiseno e accarezzò i miei capezzoli inturgiditi.
I suoi fianchi si muovevano avanti e indietro, esercitando una leggera pressione. Sentii un sussulto sfuggirmi dalle labbra.
"Non qui", lo ammonii, mentre stringevo il suo corpo contro il mio.
"Perché no?" Mi disse all'orecchio. "Non penso ad altro che a te..."
Gli diedi un bacio e tirai fuori la sua mano da sotto la mia camicia.
"Ami me o il pensiero di scoparmi?"
"Entrambi. Non si escludono a vicenda".
"Al momento, direi di sì".
Anche se stavamo insieme da due anni, non avevamo mai fatto sesso. Non è che io non lo volessi, ma rispettavo le usanze della mia cultura.
Io e Caspian eravamo membri del Branco della Luna Blu. E, in quanto lupi mannari, eravamo legati dal destino ai nostri veri compagni. Se fossimo stati abbastanza fortunati da trovarli, sarebbero stati loro a rimanere per sempre al nostro fianco.
Negli ultimi decenni, però, era diventato sempre più difficile trovare un vero compagno. Centinaia di lupi erano rimasti senza il proprio amante prestabilito, costretti a bruciare una relazione dopo l'altra, sapendo di non avere ancora trovato quello giusto.
In risposta a questa situazione era stato creato il Summit, che riuniva il maggior numero possibile di branchi. Ogni anno si svolgeva una cerimonia di accoppiamento che aveva l'obiettivo di farci incontrare i nostri veri compagni.
Io e Caspian eravamo finiti in quella situazione, con i bacini premuti l'uno contro l'altro sul sedile posteriore della sua macchina, perché ormai avevamo perso le speranze.
Osservai gli occhi di Caspian mentre assaporavano il mio corpo. Era illuminato dalla luce tremolante dello schermo cinematografico e un caleidoscopio di colori gli macchiava la pelle.
"Rendiamolo ufficiale. Proprio qui, proprio ora", insistette, con gli occhi fissi nei miei.
"Il Summit inizia questo fine settimana".
"Ma io amo te".
Sbuffò. Era così bello sentire quelle parole. Ma non poteva essere il momento peggiore.
"La cerimonia di accoppiamento è tra una settimana e abbiamo già aspettato così tanto. Non ha senso fare nulla finché non abbiamo la certezza di non avere un compagno".
Caspian gemette e premette i suoi fianchi contro i miei un'ultima volta.
Sentii il bruciore familiare... Quell'ineluttabile desiderio di scoprire cosa si provava...
Lui mi sbottonò i jeans. Poi abbassò la cerniera e la sua mano scivolò sotto le mie mutandine.
Dopo qualche tentativo, le sue dita trovarono il loro posto e mi massaggiarono con delicatezza, ma senza entrare all'interno.
Strinsi le dita, graffiandogli le spalle.
"Non ho bisogno di un rituale che mi dica quello che già so", mi sussurrò all'orecchio. "Sei tu quella giusta per me, Lyla".
"Eravamo d'accordo di aspettare", gli ricordai, in un respiro soffocato.
Le sue labbra baciarono le mie e io sentii il mio corpo fremere.
Avrei voluto essere sicura come Caspian ma, ogni volta che ero sul punto di cedere, diventava difficile respirare.
"Lo sapevo, cazzo!"
La portiera anteriore si aprì e vidi la figura sottosopra di Teresa, la mia migliore amica. Mi stava fissando con uno sguardo furente.
Si scostò una ciocca di capelli scuri dal viso e sorrise, la sua pelle abbronzata accentuava il suo sorriso brillante.
"Sei in ritardo per il nostro pigiama party, idiota", esclamò, appoggiandosi alla portiera.
Spinsi via Caspian e mi abbottonai subito i pantaloni.
"Grazie, Teresa. Sai davvero come rovinare un bel momento", brontolò Caspian.
"Non credo che un momento con te, UNO QUALSIASI, possa definirsi bello", rispose lei.
"Ehi..." La avvertii, con uno sguardo di sbieco.
Lei alzò le mani in segno di resa e si allontanò dall'automobile, dirigendosi verso la sua, parcheggiata a pochi posti di distanza.
Teresa e Caspian si odiavano da sempre.
Era già abbastanza fastidioso che non potessi stare vicino ai miei due migliori amici allo stesso tempo, ma era ancora più seccante se si considera che i loro padri erano l'alfa e il beta.
"Ti amo", disse ancora, mentre si aggiustava l'erezione.
"Ti amo anch'io", risposi, dandogli un bacio sulla guancia. "Ci vediamo domani". Scesi dalla macchina e mi chinai per guardarlo. "E riposati un po'. Poi possiamo riprendere da dove ci siamo lasciati".
La portiera dell'auto si chiuse, lasciandomi una fitta di rammarico.
Sapevo che avrei dovuto essere felice: il Summit poteva essere l'inizio di una nuova vita.
Ma era questo che mi spaventava di più.
CASPIAN
Guardai Teresa portarmi via la mia ragazza, lasciandomi con nient'altro che palle gonfie e uno scadente film horror al drive-in.
L'unica cosa che mi restava da fare era tornare a casa e prepararmi per il Summit.
Una fitta di fastidio mi attraversò quando pensai alla cerimonia tanto acclamata. La voce di mio padre riecheggiò nella mia mente, una lezione che mi aveva ripetuto più e più volte:
Non avevo bisogno che la Dea della Luna mi dicesse cosa volevo.
Sapevo esattamente cosa, o chi, fosse.
Sfortunatamente, però, Lyla era ossessionata dal Summit proprio come lo era mio padre.
Noi ci amavamo.
Era tutto quello che avevo bisogno di sapere.
Ma, a quanto pareva, non era abbastanza per Lyla...
Sospirai, misi la retromarcia e uscii dal cinema drive-in prima di abbattermi del tutto.
LYLA
Io e Teresa arrivammo a casa mia ben oltre il solito orario in cui i miei genitori andavano a letto. Mi sorprese di vederli seduti lì, con il sorriso sulle labbra, quando entrammo in cucina.
"Non c'era bisogno che ci aspettaste alzati", esclamai.
"Volevamo salutarvi, visto che domani partirete molto presto", spiegò mia madre, assonnata.
Mi chiesi come fosse stata la loro prima cerimonia. Quanto dovevano essere spaventati dall'incertezza di un futuro da soli che incombeva sulle loro teste.
I miei genitori si erano fidanzati al liceo prima di diventare compagni. Avevano sempre sperato di essere destinati l'uno all'altra.
E lo erano.
Il Summit aveva confermato quello che loro sapevano da sempre. Avevano avuto una vita piena di amore e felicità. Era tutto ciò che conoscevano come compagni.
Avevano già vissuto la stessa identica cosa che stavamo vivendo io e Caspian.
Io amavo Caspian. Fin da quando eravamo bambini, sembrava che fossimo destinati a stare insieme.
Caspian sembrava pensarla così...
"Mi assicurerò di prendermi cura di Lyla", disse Teresa. "So che vi renderà orgogliosi".
"Entrambe ci renderete orgogliosi", rispose mia madre.
Ero così presa dalle mie preoccupazioni che avevo quasi dimenticato quanto fosse importante la cerimonia di accoppiamento per tutte le persone coinvolte.
Le conseguenze del Summit avrebbero avuto lo stesso significato per l'intero branco e per ogni singolo lupo.
Nessuno del nostro branco si era mai accoppiato negli ultimi dieci anni.
Meno coppie predestinate significava meno cuccioli.
Soprattutto perché era insolito che una coppia predestinata avesse più di un figlio.
I miei genitori erano un'eccezione e mia sorella Skye, di nove anni, era il membro più giovane del nostro branco.
Il nostro futuro collettivo, la sopravvivenza della nostra specie, dipendeva dall'unione e dagli accoppiamenti che si sarebbero creati.
I miei genitori ci diedero un ultimo abbraccio e un bacio prima di sparire al piano di sopra.
Teresa li guardò con un sorriso.
Osservando la mia migliore amica, mi resi conto che la mia relazione con Caspian non era l'unica cosa in bilico.
La settimana successiva era un grande punto interrogativo.
Poi Teresa si girò e mi sorrise con malizia e io seppi, per certo, una cosa: ci saremmo sempre state l'una per l'altra. A prescindere da ciò che la cerimonia della settimana seguente avrebbe potuto portare.
"Credo di sentirmi male", brontolai, mentre l'auto svoltava su un altro sentiero di ghiaia.
Eravamo partite presto e Teresa aveva insistito per guidare tutto il giorno.
All'inizio avevo accettato senza problemi; la mia mente era concentrata su troppe altre cose. Dopo qualche ora, però, mi ero pentita di averle dato corda.
"Oh, che bambinona", disse lei, premendo sull'acceleratore. "Se non arriviamo presto, saremo in ritardo per il discorso di apertura!"
Il mio stomaco ebbe un sussulto quando superò uno stop.
"Tu sei sempre in ritardo", dissi a denti stretti.
Non potevo dare la colpa a Teresa. Era l'intero Summit a darmi il voltastomaco. Non avevo idea di cosa mi aspettasse.
Caspian, Teresa e io avevamo da poco compiuto ventun'anni, quindi questo era il primo anno in cui potevamo partecipare.
In effetti, quasi tutti i lupi del Branco della Luna Blu ci stavano andando per la prima volta.
Ma la maggior parte di noi sarebbe tornata da sola.
"Eccola!" Teresa sussultò e io seguii i suoi occhi fino alla fine della strada.
Nascosta dietro alcuni alti olmi e robinie, su una collina che dominava la zona, si trovava un'imponente villa d'epoca.
"La Casa del Branco Reale?" Chiesi.
Teresa l'aveva visitata una volta, anni prima, per affari di branco con suo padre e aveva detto di essersi innamorata.
Non solo della casa, ma anche del loro alfa, Sebastian. Secondo lei, lui era "l'uomo più sexy del mondo".
"Non è stupenda?" Teresa sospirò. "Chiunque si accoppierà con l'alfa reale sarà una puttana fortunata".
"Forse neanche lui troverà una compagna".
"Che discorso deprimente!" Si lamentò Teresa, in tono sprezzante. "Devi avere pensieri positivi. Se uno scapolo reale non è una buona motivazione per pensare positivo, non so cosa possa esserlo".
Alzai gli occhi al cielo e decisi di assecondare le sue fantasie, anche se solo per una settimana. "Sei la prossima in linea di successione per diventare l'alfa del nostro branco. Se c'è qualcuno che ha una possibilità con Sebastian, quella sei tu".
"Non si sa mai", disse lei, accendendo la freccia. "Forse, alla fine del Summit, sarò io a chiamare te luna reale".
"Come vuoi. Siamo già arrivate?"
"Dio, sì. E stai calma", mi disse Teresa, percorrendo un'altra curva.
Come per magia, apparve davanti a noi un grande palazzo in stile italiano riconvertito. Una piccola palude alle sue spalle dava l'aria di trovarsi in riva al Mississippi.
Ci fermammo in un parcheggio e scendemmo per sgranchirci le gambe.
"Te l'avevo detto che saremmo arrivate in tempo", si vantò.
"E anche tutte intere!" Esclamai io, prendendo la mia borsa nel bagagliaio.
Mi guardai intorno nel parcheggio, cercando di individuare qualche macchina familiare. L'automobile dell'alfa Hugo non era lontana dalla nostra. E quella del beta Alexander era parcheggiata proprio lì accanto.
Questo significava che Caspian era già presente.
Sorrisi al pensiero di lasciarmi tutto alle spalle e di tornare alla mia vecchia vita e alla mia routine. Quell'idea alleviò la preoccupazione che mi attanagliava l'intestino.
Attraversammo la porta d'ingresso e fummo investiti da un'ondata di energia ansiosa.
L'alfa Hugo e il beta Alexander erano al centro dell'agitazione, con espressioni serie, che sbraitavano ordini a destra e a manca.
"Papà?" Lo chiamò Teresa quando ci avvicinammo, in modalità "alfa in addestramento".
"Oh ragazze, grazie alla Dea". L'alfa Hugo ci abbracciò. "Ci stavamo preoccupando".
"Perché?" Chiese Teresa. "Cosa sta succedendo?"
"Ho indetto una riunione d'emergenza", spiegò. "Registratevi nella vostra stanza d'albergo, poi raggiungete il nostro branco nel salone principale. C'è stato un attacco ai confini del Branco Reale".
"Un attacco?" Chiesi io.
"Vi spiegheremo meglio più tardi", disse l'alfa Hugo. "Ora andate, incontratevi con gli altri".
Io e Teresa ci dirigemmo verso il salone principale, districandoci nella massa di altri aspiranti lupi mannari. C'erano molti altri branchi riuniti lì e tutti avevano già sentito la notizia.
Teresa mi diede una gomitata sul braccio e la mia attenzione si spostò sulla cima di una grande scalinata. "Guarda un po' chi c'è", disse, con un filo di voce.
Mi alzai in punta di piedi, allungando il collo sulla folla per vedere.
L'alfa reale.
Sebastian.
Teresa aveva ragione. Era un vero schianto.
I suoi capelli biondi erano raccolti all'indietro, la sua maglietta nera attillata conteneva a malapena i muscoli tesi e aveva una mascella che avrebbe potuto tagliare la pietra.
E i suoi occhi...
Erano blu elettrico e sentii una scossa quando incrociammo i nostri sguardi.
Lui mi sorrise e il suo atteggiamento sicuro mi fece correre un brivido lungo la schiena.
Improvvisamente la notizia dell'attacco al branco non fu più una priorità nella mia mente...











































