
La cucina di Helion
Leah Darcy arriva in ritardo al suo primissimo giorno a Helion’s Kitchen, e non sa ancora che la aspettano conseguenze ben più gravi di un semplice rimprovero… Helion gestisce la sua cucina tra premi e punizioni, spingendola presto oltre ogni limite. E lei comincia a chiedersi se resista per il lavoro… o per lui.
Classificazione d’età: 18+ (Violenza sessuale/abusi).
Messo alla prova
È il mio primo giorno e sono in ritardo!
Non ho nemmeno un contratto in regola, solo una settimana di prova per dimostrare di valerne la pena, e sto già combinando un disastro prima ancora di iniziare. Forse se entro dal retro nessuno si accorge di me?
Ma chi voglio prendere in giro? Mi vedranno di sicuro. La mail diceva che eravamo in cinque, e se quattro sono già lì davanti a lui, è evidente che manco io.
Ho letto tutto su Chef Helion. È una leggenda nel nostro ambito, un genio assoluto in cucina. Premi su premi, e l’opportunità di lavorare per lui è un sogno che non posso lasciarmi sfuggire.
Peccato che, probabilmente, mi caccerà prima ancora che io possa accendere un fornello. Dicono che sia inflessibile, e non gli darei torto se si infuriasse per un ritardo al primo giorno. Ma chi si comporta così?
Scendo di corsa dal taxi davanti al locale. Mi sistemo i capelli in fretta mentre varco la porta di metallo lucido.
Come immaginavo, la sala è vuota. Cammino tra i tavoli verso la cucina, sperando in un miracolo.
La sua voce mi arriva prima ancora che io spinga le porte a doppio battente. È profonda, un po’ rasposa. Il tipo di voce che ti aspetti da un uomo che non passa inosservato. E quando lo vedo, capisco che non mi sbagliavo.
La giacca bianca gli aderisce come una seconda pelle, mettendo in risalto braccia e petto scolpiti, e la pelle dorata. I capelli scuri e ricci gli sfiorano le orecchie, perfetti anche se è qui solo per lavorare.
Le labbra carnose si stringono in una smorfia quando mi vede entrare.
«Chef Darcy, immagino?» I suoi occhi castani mi trafiggono, come se volesse incenerirmi con lo sguardo.
«Sì, Chef. Scusi, Chef. La mia coinquilina ha preso la mia auto.» Abbasso lo sguardo, sperando che basti a placare la sua ira.
Quella coinquilina ha trenta giorni per sloggiare, e se la mia macchina non torna entro stasera, chiamo la polizia. Non m’importa se il suo ragazzo doveva andare in aeroporto: questa è l’opportunità della mia vita, e lei l’ha quasi mandata all’aria.
«Venga nel mio ufficio. Subito.» Poi si rivolge agli altri quattro: «Voi, iniziate a prepararvi. Torno tra poco.» La voce gli rimbomba nel petto come un tuono.
Mi sento già condannata. Lo seguo a passo lento, vorrei saltare la ramanzina e il licenziamento che sta per arrivare. Ma si può essere licenziati se non si è ancora assunti? In un certo senso, è ancora peggio.
Ho studiato come una pazza per la selezione, ho analizzato ogni ristorante che ha mai aperto (e non sono pochi!), e ora rischio di finire tutto qui, senza che abbia nemmeno assaggiato un mio piatto.
Chiude la porta alle mie spalle. L’ufficio è un altro mondo: poltrone di pelle, una scrivania imponente, luci calde e soffuse. Niente a che vedere con il retro di un ristorante, sporco e unto come me lo aspettavo.
«Se è come dici, ti do una possibilità. Ma non ti piacerà.»
Mi sembra di cogliere un lampo di malizia nei suoi occhi, ma non m’importa. Farei qualsiasi cosa per restare. «La accetto! Farò tutto, Chef!» supplico. E il suo sorriso si allarga, come se avesse già vinto.
Mi indica la sedia davanti alla scrivania, mentre lui si sposta dall’altra parte e apre un cassetto. Mi accomodo sulla poltrona di pelle, e il freddo mi trapassa i pantaloni.
«Ti farò assaggiare qualcosa. Devi indovinare cos’è. Se sbagli, sei fuori. Se indovini, resti.»
Fruga nel cassetto un secondo, poi tira fuori una cravatta di seta e me la porge. È morbida, profuma di colonia costosa. Roba che il mio ex non si sarebbe mai sognato di permettersi.
«Niente trucchi, altrimenti sei fuori. Copriti gli occhi e apri la bocca.» Il tono autoritario mi fa venire i brividi.
Aspetto un istante, poi mi lego la cravatta sugli occhi con le mani che tremano. Cerco di immaginare cosa potrebbe farmi assaggiare.
Non sarà qualcosa di fresco, che si rovina in fretta. Deve essere un ingrediente comune, che si conserva a lungo.
«Pronta?» La sua bocca è vicino al mio orecchio, e non l’ho nemmeno sentito avvicinarsi.
Spero che pensi che tremo per la sorpresa, altrimenti questa scena diventa ancora più imbarazzante. «Pronta» sussurro.
Apro la bocca e aspetto. Non so cosa fare con la lingua, ma dopo qualche secondo di silenzio, mi chiedo se ho capito male.
Poi sento il suo dito sfiorarmi le labbra, entrare nella mia bocca, toccarmi la lingua. Non so perché, ma istintivamente lo succhio. E lui non si tira indietro.
















































