
"Signore, abbassi l'arma e metta le mani sulla testa", disse quello con gli occhi azzurri con voce ferma. Entrambi gli uomini tenevano le mani sulle pistole, pronti a estrarle se la situazione fosse degenerata.
Russ lasciò cadere la pistola, tenendo le mani alzate mentre il biondo avanzava. Questo calciò l'arma verso il suo compagno e afferrò Russ per un braccio. Guardai Rena e capii che stava pensando la stessa cosa. Chi erano quei ragazzi?
"Sono il detective Mark Mays e questo è il mio collega, il detective Jacob Holland. Eravamo di sorveglianza nelle vicinanze e abbiamo visto la scena. Cosa sta succedendo?" Chiese il biondo.
"Come si chiama, signora?" Mi esortò il detective Holland.
Fissai scioccata la pistola. Non avevo mai pensato che Russ potesse avere una pistola in casa nostra. Il nostro era un quartiere sicuro. Tutto ciò che riuscivo a pensare era cosa gli fosse successo per fargli pensare di aver bisogno di un'arma del genere.
"Mast. Jaqueline Mast", risposi. "Sono tornata a casa e ho trovato mio marito che faceva sesso con un'altra donna nel nostro letto. Sospettavo che mi tradisse così ho assunto il signor McAlpin per aiutare me e la mia amica Rena a ottenere delle prove e recuperare le mie cose. È nudo perché l'abbiamo colto con le mani nel sacco, se così si può dire. Russ ci ha seguiti mentre uscivamo e ci ha puntato contro una pistola", dissi, lanciando un'occhiata a Russ, il quale trasalì alle mie parole. Non credevo di averlo mai visto tanto colpevole e imbarazzato.
"Non sarebbe dovuto succedere niente di tutto questo", disse a bassa voce.
"Farsi beccare a fare il cretino e a tradire la tua bella moglie?" Chiese arrabbiato il detective Holland.
Russ si girò di scatto e guardò il detective con uno sguardo scioccato e pieno di odio. Era sempre stato molto geloso e chiunque mi facesse un complimento diventava subito un acerrimo nemico.
"Non dovresti fare il tuo lavoro invece di mettere gli occhi su mia moglie?" Domandò Russ, raddrizzandosi.
"E tu non dovresti essere con tua moglie, invece di sculacciare la tua segretaria?" Ribattei indignata.
"Io sto facendo il mio lavoro, che consiste nel proteggere e servire. La proteggerò e servirò sempre", rispose il detective Holland avvicinandosi a Russ. I due uomini si squadrarono. Holland strinse i pugni sui fianchi.
"Jake, che ne dici di aiutare la signora Mast, così io posso occuparmi di Romeo, qui?" Disse il detective Mays.
Il detective Holland si girò e mi guardò. "Ha delle borse, signora Mast?"
Portò le valigie alla macchina di Rena, la quale rimase a parlare con Harris mentre il detective Mays riaccompagnava Russ in casa. Io rimasi lì, ancora sotto shock.
"Le chiedo scusa se prima l'ho messa a disagio", disse Holland, chiudendo il bagagliaio. "Sappia che non tutti gli uomini sono dei pezzi di merda come lui".
"Non mi ha messa a disagio", dissi con un sorriso. "È stato bello che qualcuno si sia accorto di me, tanto per cambiare. Russ ha sempre fatto finta che fossi fatta di pietra. Credo sia per questo che non ho notato tutti i segnali del tradimento. Avrei dovuto vederli". Stavo guardando in basso e sentii un dito sollevarmi il mento. Guardai il detective negli occhi.
"Non ha nessuna colpa per ciò che è successo. Ci sono passato anch'io e lasci che le dica che lei vale più di lui. So che fa male, ma non pensi nemmeno per un secondo di essere nel torto". Mi persi di nuovo in quei profondi occhi azzurri e vi trovai la determinazione. Se quell'uomo bellissimo poteva superare un dolore del genere, allora potevo farlo anch'io.
"Ecco il mio biglietto da visita", disse per poi rivolgermi un sorriso dolce. "Quando è pronta a venire a prendere il resto delle cose, mi chiami e ci sarò. Anche se ha bisogno di parlare o altro. A volte avere vicino qualcuno che ha passato lo stesso guaio aiuta".
Mi misi in tasca il biglietto con un sorriso. "Stavate sorvegliando il quartiere?" Chiesi.
Il detective Holland lanciò un'occhiata alla casa e poi di nuovo a me. "Non dovrei dirglielo, signora Mast, ma stiamo tenendo d'occhio suo marito. È sotto inchiesta federale per legami con la mafia".
Il viaggio di ritorno a casa di Rena fu ancora una volta tranquillo. Eravamo entrambe perse nei nostri pensieri. A me continuavano a tornare in mente le parole del detective Holland. Russ? Coinvolto nella mafia? Era già abbastanza scioccante che mi stesse tradendo, ma quello? Avevo mai conosciuto davvero mio marito?
Una volta arrivata a casa di Rena, mi sedetti sul letto della stanza degli ospiti. Pensavo di essermi preparata, ma mi sbagliavo di grosso. Niente avrebbe potuto prepararmi a vedere l'uomo che amavo fare sesso con un'altra. La mia vita come la conoscevo era finita. Niente sarebbe stato più come prima.
"Puoi restare qui quanto vuoi. Prenditi il tempo necessario per capire cosa desideri. Per anni hai vissuto la tua vita per quell'uomo. Ora è arrivato il momento di vivere per te stessa", disse Rena sedendosi accanto a me.
"È proprio questo il problema. Non ho la minima idea di cosa voglio fare. Ho rinunciato a tutti i miei sogni per lui e guarda dove mi ha portata", dissi singhiozzando. "Rena, non credo di conoscerlo affatto. Cosa c'è in me che gli ha fatto pensare che non avrei capito nulla? Era perché mi fidavo così tanto di lui? Non ho prestato abbastanza attenzione?" Chiesi.
"Non ti rimproverare", si affrettò a dire lei.
"Voglio solo sapere cosa gli ha fatto credere di poterla fare franca. L'hai sentito dire che non sarebbe dovuta andare in questo modo. Pensava di potersi divertire e che io non l'avrei mai scoperto?" Domandai.
"Probabilmente sì. Sei stata un angelo nell'aiutarlo a prendersi cura di sua madre mentre combatteva quella terribile malattia. Lui e suo padre hanno potuto continuare a lavorare grazie a te. Credo che abbia pensato che tu fossi troppo occupata per accorgertene", disse Rena.
Mi strinse a sé per un momento, poi si mise a ridere. Io mi tirai indietro e la guardai con aria interrogativa. Lei sorrise.
"Il lato positivo è che hai fatto colpo su un poliziotto molto sexy!" Esclamò ammiccando con le sopracciglia.
Non potei fare a meno di ridere di lei.
"Smettila. Non è vero. È stato solo gentile… Sa cosa sto passando", dissi ridendo.
"Ragazza, non credere che non abbia visto il modo in cui vi guardavate. Quell'uomo ti stava mangiando con gli occhi… E poi ho visto il luccichio nei tuoi. So che è troppo presto per te per pensare a qualcosa del genere, ma ricorda che questa non è la fine della tua vita. Ci sarà un uomo degno di te".
"Santo cielo, e se non l'avessi mai scoperto? Vivrei ancora con un uomo che mi tradisce. Non l'avrei mai saputo, se non avessi guidato la sua auto. Vorrei davvero strappargli gli occhi dalle orbite. Non sono una persona violenta, ma in questo preciso istante ne sarei capace".
Rena scoppiò a ridere e io la seguii a ruota. Risi così tanto che mi fece male lo stomaco e le lacrime mi rigarono il viso. Era bello dare sfogo a tutte le emozioni che avevo represso.
"A che ora hai l'appuntamento con l'avvocato, domani?" Mi chiese.
"Alle dieci", risposi.
"Porta con te un cambio di vestiti che non ti dispiaccia sporcare. Dopo l'appuntamento, voglio portarti in un posto. Ti aiuterà a scaricare un po' di stress. L'ho fatto un paio di volte con qualche collega", disse Rena con un sorriso. "Riposati un po'. Se hai bisogno di me, sono in fondo al corridoio. Ti voglio bene, Jack", disse mentre mi abbracciava.
Il detective mi afferrò il braccio e cominciò a condurmi verso casa. Non volevo far altro che oppormi alla sua presa e costringere Jack ad ascoltare ciò che avevo da dire. Non sarebbe dovuto succedere. Non avrebbe dovuto sapere di Casey o di qualsiasi altra cosa stesse accadendo. Il piano non avrebbe funzionato, se lo avesse saputo.
"Signor Mast, le suggerisco di rimanere in casa e di uscire solo dopo che sua moglie se ne sarà andata. Più grande sarà la scenata che causerà, più le si ritorcerà contro", disse il detective Mays chiudendo la porta alle mie spalle.
Mi appoggiai alla porta e sbattei la testa contro di essa un paio di volte. Come avevo potuto essere così stupido? Sapevo che portare Casey lì era un errore, ma lei si era lamentata e aveva piagnucolato al punto che non riuscivo più a sopportarla. Inoltre, dovevo farla contenta in modo che suo padre, Vito Morelli, fosse altrettanto felice.
Avevo delle regole per un motivo. Non portarla mai in casa o in qualsiasi altro posto in cui avremmo potuto essere visti. Un errore avrebbe potuto costarmi più di quanto fossi disposto a lasciar correre.
L'unica cosa che mi venne in mente per attenuare il dolore fu di buttarmi su un decanter appoggiato sul bancone. Mi riempii un bicchiere con il liquido ambrato. Ne annusai il profumo e quello cominciò a infondermi un po' di calma. Se fossi riuscito a calmarmi, sarei riuscito a ragionare e a elaborare un piano per gestire la situazione.
Risalii le scale sorseggiando il drink e cercai di concentrarmi sul da farsi. Tutti i miei piani erano appena stati mandati all'aria… E per cosa? Un momento di piacere? Ecco cos'era stato. Casey era la mia compagna solo agli occhi di suo padre. Tutto quello che avrei dovuto fare era renderla felice ancora per un po'.
La vidi seduta sul bordo del mio letto, ancora vestita con l'abito da sposa di Jack. Mi guardò e sorrise. La cosa mi fece venire il voltastomaco.
Jack era così bella in quel vestito, il giorno del nostro matrimonio. Era esattamente quello che avevo desiderato per lei. I suoi lunghi capelli le ricadevano sulle spalle in morbidi riccioli: sembrava un angelo sceso in Terra, solo per me.
"Togliti quella roba di dosso! Non avresti proprio dovuto indossarlo!" Ringhiai.
L'espressione sul suo viso mi disse che avevo sbagliato a rivolgermi a lei in quel modo. Mi sentivo come se stessi camminando sul ciglio di un burrone: una mossa sbagliata e sarei caduto. Non potevo permettere che accadesse o tutto quello che avevo fatto fino ad allora sarebbe stato inutile.
"Case, mi dispiace. Piccola, non piangere", dissi, avvicinandomi e avvolgendola tra le braccia. Dovevo sistemare quella faccenda prima che mi sfuggisse di mano.
"Mi hai urlato contro!" Si lamentò aggrappandosi a me.
Accidenti, cosa mi aveva spinto a trovare attraente quella ragazza?
"Lo so, tesoro. E mi dispiace di averlo fatto. Ero solo arrabbiato perché ci hanno interrotti. Inoltre, per il nostro matrimonio avrai un abito molto più bello", la rassicurai.
"Davvero? Lo pensi sul serio? Ti amo molto più di quanto lei potrà mai fare, Russ! Sarò la moglie perfetta per te e il nostro bambino sarà bellissimo!" Disse Casey con gli occhi pieni di lacrime.
Annuii e la avvolsi di nuovo tra le braccia, per non doverla guardare. Il senso di colpa stava iniziando a farsi strada, ma lo bloccai immediatamente. Stavo facendo la cosa migliore per me stesso e nessuno avrebbe potuto dirmi niente di diverso.
L'unico rimpianto che avevo era che non fosse Jack a portare in grembo il mio bambino. Avevo continuato a rimandare l'idea di avere figli a causa di quell'accordo, ma in quel momento dubitai delle mie scelte. Un figlio avrebbe fatto sì che Jack rimanesse con me, qualunque cosa avessi fatto. Sarebbe stata legata a me in maniera permanente.
Ormai era troppo tardi per pensare ai "se". Non potevo permettere che un errore rovinasse tutto il duro lavoro che avevo fatto. Jack avrebbe dovuto superare la faccenda. Avrebbe capito che ero ancora l'uomo migliore per lei e sarebbe tornata di corsa.