
Come addolcire Harley
Harley Anderson è puro caos con eyeliner e anfibi, costretta a rinunciare alla libertà per stare con la famiglia quando viene mandata a vivere dalla madre separata, in California. La vera sorpresa? Il nuovo coinquilino: Chase Davenport. Tenebroso, bellissimo e, purtroppo, il suo fratellastro più grande di lei. Lui è tutto completi su misura, sguardi taglienti e zero pazienza per l’atteggiamento di Harley. Ma quando i loro genitori spariscono per andare in viaggio di nozze in crociera, questi acerrimi nemici si ritrovano soli in casa. Un’occhiata accidentale nel mondo oscuro e controllato di Chase cambia tutto. Ora la scintilla tra loro è impossibile da ignorare… e Harley sta per scoprire quanto possa essere pericoloso giocare con qualcosa che non si comprende.
Capitolo 1
HARLEY
La sveglia iniziò a suonare senza sosta, facendomi pulsare le tempie con il suo trillo acuto. Afferrai quell'aggeggio infernale e lo scagliai contro la parete opposta, ricadendo sul letto con un gemito.
Provai a riaddormentarmi, ma sentii bussare piano alla porta.
«Harley, tesoro. Sei sveglia?» chiese una voce familiare.
Mi tirai su lentamente, anche se il movimento peggiorò il mal di testa. Sbattei le palpebre più volte, cercando di mettere a fuoco la figura ferma sulla soglia della mia stanza.
«Che ci fai qui, Madison?» borbottai con voce impastata.
«È questo il modo di salutare tua madre?» ribatté lei, avanzando di qualche passo. Il labbro le si arricciò in una smorfia di disgusto mentre scavalcava mucchi di vestiti sporchi, bottiglie vuote e mozziconi di sigaretta sparsi ovunque. «Non ci vediamo da secoli».
Sbuffai. Avevo smesso di chiamarla mamma da un pezzo. Non aveva mai fatto nulla per meritarselo.
«Davvero? Non me n'ero accorta». Mi massaggiai le tempie, nella speranza di alleviare il dolore. «Allora, perché sei qui? Hai già prosciugato il conto del tuo nuovo marito? O finalmente ha capito che stava per sposare una cacciatrice di dote?»
Lei trasalì come se l'avessi schiaffeggiata, distogliendo lo sguardo per nascondere la ferita nei suoi occhi. Non che mi importasse. Aveva chiarito da tempo quale posto occupassi nella sua vita.
«Harley, ti prego. Non sono venuta per litigare», mormorò, la voce incrinata. «Tua nonna mi ha chiamata. È preoccupata all'idea che tu stia da sola, così ho deciso di portarti con me a Los Angeles. Mi sposo la settimana prossima e... vorrei che tornassimo a essere una famiglia».
Risi con amarezza. «Sto bene qui, grazie. Fai i miei auguri al marito numero quattro. Congratulazioni».
Sospirò, rattristata. «Non puoi più restare in questo posto, Harley. Non puoi continuare così».
«Perché no?»
«Sei minorenne», replicò con fermezza. «E non puoi vivere da sola. Inoltre, adesso che è definitivamente nella casa di riposo, la nonna ha deciso di vendere la casa».
Scossi la testa, pentendomene all'istante.
«La nonna non lo farebbe mai», gemetti, premendo i palmi sugli occhi. «Non prenderebbe una decisione simile senza prima parlarne con me. E comunque ho compiuto diciotto anni qualche mese fa... non che ti interessi».
Madison si sedette sul bordo del letto.
«Tesoro, sono passata a trovare tua nonna prima di venire qui. Sa che non migliorerà e non vuole diventare un peso per te. Per questo mi ha chiesto di portarti con me in California. Ha già trovato un acquirente».
Tirai via le coperte di scatto, rivelando senza volerlo il mio ragazzo, completamente nudo. Madison lanciò un urlo, balzando in piedi e portandosi le mani sugli occhi, mentre Dave si raddrizzava di colpo, sbattendo le palpebre e cercando di coprirsi con le lenzuola.
«Cazzo!» borbottò lui. «Che ore sono?»
«Chi diavolo sei?! Cosa ci fai nella stanza di mia figlia?» lo aggredì Madison prima di voltarsi verso di me. «Harley Marie Anderson! Perché c'è un ragazzo nudo nel tuo letto?!»
Alzai gli occhi al cielo. «Secondo te perché, Madison? Svegliati. Non siamo più nell'Ottocento, e tu non hai alcun controllo su di me. Non devo renderti conto di un bel niente. E comunque, stava già per andarsene».
Lei gli puntò contro un dito perfettamente curato e lo fulminò con lo sguardo. «Stai lontano da mia figlia. Harley non ha bisogno di tipi come te che le rovinino la vita».
Madison rimase impietrita, come se qualcuno avesse appena graffiato la sua borsa di Valentino preferita.
«Questa non sei tu, Harley. Eri una brava ragazza, una studentessa modello. Volevi andare all'università e diventare un'astronoma. Ora guardati». Sospirò, scuotendo la testa delusa. «Il tuo povero padre si starà rivoltando nella tomba».
Mi si strinse la gola. Il solo sentirla pronunciare il nome di mio padre mi faceva venire voglia di distruggere tutto e bere fino a non sentire più il dolore.
«Non ci provare», sibilai con rabbia. «Non azzardarti a parlare di papà. Non te n'è mai fregato niente di lui».
Il suo labbro iniziò a tremare, ma non se ne andò.
«Vai, D», ordinai, lanciandogli la giacca. «Ti chiamo dopo».
In meno di un minuto, Dave era già in piedi e fuori dalla porta.
«Harley, tesoro», implorò lei, quando finalmente restammo sole. «Mi perdonerai mai? Ti ho detto che ho commesso un errore. Non avrei mai dovuto lasciarti. Credimi, ero convinta di fare la cosa giusta, all'epoca. Per favore, possiamo ricominciare da capo?»
«Perché? Andartene è stata la cosa migliore che tu abbia mai fatto per me», mormorai. «Non ti voglio, né ho bisogno di te nella mia vita, Madison».
«Mi dispiace sentirtelo dire». Tirò su col naso, asciugandosi una lacrima. «Ma questo non cambia le cose. La casa è stata venduta. Verrai in California con me».
«La nonna non l'avrebbe mai venduta». Scossi la testa, ancora incredula. «Non può farlo. È mia. Papà me l'ha lasciata insieme alla casa sul lago. Entrambe diventeranno mie quando compirò venticinque anni».
«Sta solo pensando al tuo bene, Harley», obiettò lei. «Sa che non può più prendersi cura di te e vuole assicurarsi che tu abbia un futuro sereno, tesoro. Tutto il ricavato della vendita andrà nel tuo fondo fiduciario, e mi ha nominata tua tutrice finché non avrai raggiunto l'età prevista».
«Sei stata tu a orchestrare tutto questo», ringhiai. «L'hai manipolata per ottenere quello che hai sempre voluto: il controllo sulla mia vita. Be', non te lo permetterò mai. Troverò il modo di riprendermi ciò che mi spetta. Non verrò mai a vivere con te! Ti odio!»
Passarono lunghi minuti di silenzio, carichi di tensione, prima che lei si schiarisse la voce. «So che non vuoi stare con me, quindi ti propongo un accordo».
«Quale?» ribattei, sprezzante.
«Vieni con me in California e finisci la scuola. Ho già parlato con il preside del liceo locale: ti accetteranno in via eccezionale. Una volta ottenuto il diploma, ti trasferirò la gestione del fondo e ti consegnerò l'atto di proprietà della casa sul lago».
Il mio cuore saltò un battito. «Dov'è la fregatura?»
«Dovrai iscriverti all'università dopo il diploma», rispose lei con calma. «Tuo padre ci teneva tantissimo, quindi voglio che tu faccia domanda all'ateneo che preferisci prima che ti ceda tutto. Che ne pensi?»
Mi passai una mano sul viso. Tornare a scuola dopo mesi di assenza sarebbe stato un incubo, ma potevo farcela. Poi sarei stata finalmente libera. Meglio che aspettare fino ai venticinque anni per ottenere la mia eredità.
Sospirai, frustrata. «D'accordo. Accetto, ma non credere che questo cambi qualcosa tra noi».
«Non ci spererei mai». Un piccolo sorriso trionfante le increspò le labbra. «Ora, che ne dici se ti do una mano a fare i bagagli? Poi potremmo passare a salutare la nonna, se oggi si sente bene...»
«Ehi, aspetta!» la interruppi bruscamente. «Non ho nessuna intenzione di andarmene così in fretta. Sistemerò le cose qui e poi verrò da sola. Non mi serve il tuo aiuto».
Madison non aveva idea di quanto sarebbe stato difficile per me lasciare mia nonna e tutto ciò che avevo sempre conosciuto.
Ero nata e cresciuta nella contea di Chester Morris, nel New Jersey. A parte qualche estate nella casa di famiglia sul lago, nello stato di New York, non ero mai stata da nessun'altra parte.
E poi c'era Dave. Anche se non era una storia seria, tenevo comunque a lui. Era stato un buon diversivo dalla realtà. Per lo meno, si meritava un addio.
Scorsi negli occhi di Madison la voglia di replicare, ma alla fine sospirò e mi rivolse un sorriso forzato.
«Okay, va bene. Ti lascerò i soldi per il biglietto aereo». Si girò per uscire dalla stanza. «Il matrimonio è tra una settimana. Significherebbe molto per me averti lì».
«Mi sono già persa gli altri due», ribattei con tono piatto, senza preoccuparmi minimamente della sua espressione ferita. «Sono sicura che anche questo andrà benissimo senza di me».
Serrò le labbra, annuendo tristemente prima di allontanarsi. Sentii il rumore dei suoi passi giù per le scale, seguito dal tonfo secco della porta d'ingresso che si chiudeva dietro di lei.
Mi lasciai cadere sul bordo del letto, prendendomi la testa tra le mani.













































