Heather Teston
Mentre viaggiavano, lanciò un'occhiata laterale a Katie, osservando il suo abbigliamento, e scosse la testa.
Lei colse il suo sguardo e scattò: "Che c'è? Perché mi guardi e scuoti la testa? C'è qualche problema?"
"Il tuo abbigliamento e le tue scarpe", le rispose lui.
"Cioè?" Ribatté lei, lanciandogli a sua volta un'occhiata.
Lui tornò a osservarla. "I tuoi vestiti e le tue scarpe eleganti non saranno molto utili in un ranch".
Sentendo le guance arrossire per la rabbia, Katie ribatté: "Scusami ma quello che indosso non è affar tuo. E comunque, sappi che ho un sacco di altri vestiti, più adatti alla vita del ranch, nelle valigie".
Ray sorrise. "Non me ne può fregare di meno di quello che hai in valigia". Un sorriso gli si allargò sul viso. "Potresti anche andare in giro nuda, per quel che mi riguarda".
Le sue parole la fecero arrossire, così distolse lo sguardo per evitare i suoi occhi.
Quando arrivò al ranch, Ray saltò giù dal pick-up, tirò fuori le valigie e le posò a terra. Poi scaricò il legname e lo portò sul retro, lasciandola lì, sola e in piedi, senza neppure offrirsi di aiutarla con i bagagli.
"Stronzo", mormorò Katie sottovoce mentre l'osservava allontanarsi. Poi guardò la casa, che sarebbe stata la sua dimora per uno o due anni: era enorme, non moderna, ma ben tenuta. Ma perché non avrebbe dovuto esserlo? Le avevano detto che il signor Marshall era un ricco allevatore, uno dei pochi, lì a Fielding, in Texas.
Poi si mise a esaminare i dintorni. C'era un fabbricato abbastanza grande, presumibilmente la stalla, e altri più piccoli. E a poca distanza da loro c'era un recinto con dei cavalli. Avrebbe giurato che la stessero fissando. Era inquietante, soprattutto quando si trattava del cavallo nero, che sembrava starsene immobile con gli occhi puntati su di lei. Provò a scrollarsi di dosso la sensazione e iniziò a trasportare le valigie su per i gradini.
Katie sapeva che la sua responsabilità principale sarebbe stata quella di prendersi cura della figlia del proprietario. I medici le avevano detto che la bambina aveva buone probabilità di sopravvivere un altro anno, forse due, non di più. Le avevano anche detto che sembrava essere felice e stare tutto sommato bene, il che era un sollievo, considerando le sue condizioni. Non aveva idea di cos'altro ci si aspettasse da lei.
Trascinò le valigie su per i gradini, bussò alla porta e attese che qualcuno venisse a rispondere. Dopo quella che le sembrò un'eternità, la porta si aprì e le apparve davanti una donna afroamericana. Aveva circa sessant'anni e un viso rotondo: una donna forte, che non perse tempo a farle capire di non aver tempo da perdere.
Gettò su Katie uno sguardo indagatore e chiese: "Cosa vuoi, ragazza?"
"Salve, sono Katie Harris. Sono stata mandata qui per dare una mano".
"Sei in ritardo. Dovevi essere qui stamattina", le rispose la donna incrociando le braccia sul suo ampio seno.
"Lo so, mi dispiace. Non mi ero resa conto che il viaggio sarebbe stato così lungo e poi la mia macchina si è rotta".
"Accidenti, hai proprio un sacco di scuse, vero? Be', entra che ti preparo un tè. Lascia che ti aiuti con le valigie".
Katie seguì la donna all'interno. Nonostante le dimensioni, gli interni erano immacolati e avevano un'atmosfera calda e accogliente. L'aroma di pane e biscotti fatti in casa riempiva l'aria. Si diressero verso la cucina, dove i biscotti si stavano raffreddando su un vassoio. Il loro profumo delizioso le fece venire l'acquolina in bocca.
La donna iniziò a preparare il tè. "A proposito, io sono Jimmy. Cuoca, governante e un'infinità di altre cose".
Katie sollevò un sopracciglio e la fissò. "Il suo nome è Jimmy?"
"Sì, mio padre voleva un maschio e invece ha avuto me, ma mi ha comunque chiamata Jimmy". Lei rise.
"Senti, se la tua macchina si è rotta come hai fatto ad arrivare qui con tutte quelle valigie?"
"Il tipo tuttofare mi ha dato un passaggio. È l'uomo più maleducato che abbia mai incontrato".
"Quale tipo tuttofare?" Le chiese Jimmy, con aria perplessa.
"Quello sul retro, ha detto che doveva sistemare i gradini posteriori", le rispose Katie.
Jimmy andò alla finestra della cucina e guardò fuori. Poi vide Ray e scoppiò a ridere.
Katie la guardò e si domandò il perché della sua risata. "Cosa c'è di così divertente?" Chiese.
Asciugandosi le lacrime di risa dal viso, Jimmy sorrise a Katie. "Non importa. Siediti, bevi il tuo tè e ti aggiornerò".
Portarono il tè al tavolo e si sedettero. "La bambina si chiama Alice. Ha quasi dieci anni. Ma questo lo sai già, e sai anche che cos'ha che non va, quindi non c'è bisogno di ripeterlo. Ma quello che non sai è che non devi mai trattare Alice come una persona malata".
Jimmy bevve un sorso del tè e offrì a Katie un biscotto appena sfornato. "Se le mostri pietà o le rivolgi sguardi tristi o compiacenti a causa della sua condizione, ti farà licenziare e mandar via".
"Questa Alice sembra una bambina tosta", disse Katie, sentendo il biscotto sciogliersi in bocca. Era il biscotto più buono che avesse mai assaggiato.
"Sì, lo è. Ha quasi dieci anni ma si comporta come se ne avesse trenta. Sa che il suo tempo è limitato, quindi non cercare d'impedirle di vivere, la uccideresti più velocemente della malattia".
Katie iniziò a soffocare. Bevendo un sorso di tè per aiutare la piccola briciola di biscotto a scendere, guardò Jimmy con occhi spalancati. "Mio Dio, mi sta dicendo che Alice sa di stare per morire? Ma è solo una bambina".
Jimmy batté le dita sul tavolo. "Noi non glielo abbiamo mai detto, ma è a conoscenza di cose che non dovrebbe sapere. Non sappiamo come, ma in qualche modo le sa".
"Quando potrò conoscerla?" Chiese Katie.
Jimmy si alzò e portò i piatti al lavello. "La conoscerai presto. Uno degli addetti al ranch l'ha portata fuori su Daisy".
"Cos'è Daisy?" Chiese, non essendo sicura di cosa si trattasse.
"Qui siamo in campagna, ragazza. Daisy è un cavallo. Tu cavalchi?"
Katie scosse la testa. "Io, Dio no, ho il terrore dei cavalli".
"Dovrai superare la tua paura, mia cara. Sarà uno dei tuoi compiti andare a cavallo con Alice. Ti farò dare lezioni da qualcuno".
Portando la tazza al lavandino, guardò Jimmy. "Quali sono gli altri miei compiti?"
"Buon Dio, ragazza, non ti hanno detto proprio niente da dove vieni? Tieni, porta questa bevanda al…" Jimmy rise. "...tuttofare".
L'ultima cosa che Katie voleva era rivedere quell'uomo, ma capì che Jimmy non era una persona a cui si potesse dire di no. Prese il bicchiere e si diresse verso la porta sul retro.
Ray le dava le spalle, così lei si schiarì la gola, cercando di attirare la sua attenzione, ma lui non rispose.
"Scusa". Ancora nessuna risposta. "Ehi. Scusa, ho da bere per te". Ancora niente. "Dio, sei sordo o semplicemente maleducato?"
Ray si girò e la prima cosa che vide furono un paio di gambe con i tacchi. Belle gambe, pensò tra sé. Poi vide il drink nella mano di Katie. Così si tolse il cappello e si asciugò il sudore dalla fronte con il dorso della mano. "Spero che non l'abbia fatto tu. Potresti averlo avvelenato. Perché non ne assaggi un po' prima?"
Lei digrignò i denti e gli si avvicinò. Dio, che idiota, pensò tra sé. "Be', se non vuoi berlo, allora forse preferisci indossarlo". E con un sorriso malvagio sul volto gli versò la bevanda ghiacciata sulla testa.
"Che diavolo", imprecò lui dirigendosi verso di lei. Lei indietreggiò e si ritrovò intrappolata tra la ringhiera e Ray. Lui si tolse la camicia senza smettere di fissarla, mostrandole il petto e lo stomaco bagnati dalla bevanda.
Le pulsazioni di Katie accelerarono alla vista del suo fisico muscoloso. Era così vicino che il suo corpo quasi la sfiorò, forzandola a girare la testa, convinta che fosse sul punto di colpirla. Lui invece le passò davanti ed entrò in casa.
"Ehi, fermati", gli urlò. "Dove credi di andare?"
Si voltò a guardarla, ringhiando: "Dentro a ripulirmi, grazie a te".
Jimmy li guardava dalla finestra, stringendosi la pancia dal ridere.
"Jimmy", gridò Katie. "Dica a quest'uomo che non può entrare. E comunque perché sta ridendo?" Quel maleducato aveva l'audacia di entrare in casa di qualcuno senza prima essere invitato.
Jimmy si asciugò le lacrime dal viso, cercando di fermare le risate. "Oh, Signore mio. Katie Harris, ti presento Ray Marshall, il tuo capo". Poi si girò verso Ray e gli disse che avrebbe dovuto farsi una doccia.
Gli occhi di Katie si spalancarono per la sorpresa e rimase a bocca aperta, osservandolo. Ray le passò accanto lanciandole un'occhiataccia e scansandola, costringendola al tempo stesso a fare un passo indietro.
E una volta che fu uscito dalla stanza, Katie si girò verso Jimmy, che stava ancora trattenendo le sue risate.
"Che diavolo ho fatto? L'ho scambiato per il tuttofare. Perché non mi ha avvertito?" La voce di Katie tremava per l'ansia.
Jimmy ridacchiò. "Stai scherzando, Katie? È stata la cosa più divertente a cui abbia assistito da secoli. Alice sarà dispiaciuta di esserselo perso. E, per favore, dammi del tu".
Katie si accasciò su una sedia, seppellendosi il viso tra le mani. "È il padre di Alice. Se avessi la mia macchina, me ne andrei subito, ma anche se fosse parcheggiata qui, non funzionerebbe".
Jimmy le diede una pacca confortante sulla spalla. "Ehi, non è la fine del mondo, Katie. Portiamo le valigie in camera tua. Poi potrai darti una rinfrescata prima di cena".