Katie, una giovane infermiera di Los Angeles, si trasferisce in Texas per prendersi cura di una bambina malata terminale. Trasferirsi dalla metropoli a una piccola città è un grande cambiamento e l'incontro con il padre della bambina non la prepara a ciò che accadrà.
Ray ha avuto molti problemi di cuore. Ha perso tutti quelli che ha amato e sa che presto perderà anche la sua amata figlia. L'ultima cosa che vuole è innamorarsi: il suo cuore non può sopportare altre ferite. Ma qualcuno la pensa diversamente! La bambina, Alice, è determinata a trovare al padre qualcuno da amare prima di morire. Alice è molto lungimirante e sa che Katie è la persona che può rendere felice suo padre. Deve solo smettere di combattere ostinatamente i suoi sentimenti per Katie...
Per Alice
Katie Harris aveva davanti a sé un lungo viaggio, da Los Angeles a Fielding, in Texas. Le era stato offerto un lavoro come infermiera privata e tata di una bambina malata terminale, una bambina di dieci anni affetta da una rara malattia del sangue e del cuore.
Katie era cresciuta senza amici o parenti stretti, essendo stata data in affidamento fino a quando non era stata abbastanza grande per lavorare e pagarsi la scuola per infermiere. Per questo motivo, lasciare Los Angeles non le era sembrata una perdita significativa.
Mentre guidava, Katie si meravigliava della bellezza della campagna, con le sue maestose montagne e i fiumi tortuosi sotto un cielo così azzurro da essere quasi surreale. Presto notò un cartello con la scritta Benvenuti a Fielding Texas.
Un sospiro di sollievo le sfuggì dalle labbra quando si rese conto di aver finalmente raggiunto la sua destinazione. La città era molto più piccola di quanto avesse previsto. Avendo sete, decise di fermarsi in un piccolo minimarket che aveva attratto la sua attenzione.
La porta si aprì cigolando e un campanellino suonò nel momento in cui mise piede al suo interno. Dietro il bancone c'era una ragazza di non più di sedici anni, con i capelli castani legati in una coda di cavallo. Due uomini, entrambi in jeans e cappello da cowboy, erano dall'altra parte del bancone.
L'uomo più anziano, che sembrava avere una cinquantina d'anni, aveva una pancia rotonda che sporgeva notevolmente. Fece a Katie un sorriso amichevole, che lei ricambiò. L'altro uomo era molto più giovane, alto e muscoloso, con i capelli neri come la pece e la pelle abbronzata. Era pericolosamente bello e quando le sorrise Katie sentì il cuore batterle all'impazzata.
Il chiacchiericcio nel negozio era cessato nell'istante in cui era entrata e Katie poté sentire gli occhi di tutti su di sé mentre si dirigeva verso il frigorifero.
Le bottiglie d'acqua erano sistemate sul ripiano superiore, appena fuori dalla sua portata, al punto che anche in punta di piedi non riusciva a raggiungerle. Emise un sommesso gemito di frustrazione.
Ray, il giovane al bancone, l'aveva osservata con attenzione. Era affascinato dalla sua corporatura minuta, dai lunghi capelli biondi e dalla sua figura attraente. Si avvicinò al banco frigo, le allungò una mano sopra la testa e le porse una bottiglia d'acqua. "Ecco a lei. Dovrebbero davvero metterle su un ripiano più basso, in modo che anche le signorine come lei possano raggiungerle", disse, con tono leggermente condiscendente.
Essendo così vicina a lui, poteva sentire l'odore del suo dopobarba che si mescolava a quello del sudore. Era un odore decisamente maschile, che le fece correre un brivido lungo la schiena. Ma era anche accaldata ed esausta, così si asciugò il sudore dalla fronte con il dorso della mano. Non era dell'umore adatto per accettare osservazioni condiscendenti sulla sua altezza, così gli rispose a tono: "Non sono una signorina, idiota".
Poi, con la bottiglia d'acqua in mano, si avvicinò al bancone per pagare. Aveva la gola secca e non vedeva l'ora di bere. Fu leggermente infastidita quando lui la seguì al bancone, ma decise di ignorarlo mentre prendeva il portafoglio.
Stava per consegnare i soldi alla commessa quando il giovane intervenne: "Lucy, metti l'acqua della signora sul mio conto".
Lei si voltò a guardarlo e disse, con un tono tagliente: "Non ti conosco, e anche se ti conoscessi, posso pagarmi l'acqua da sola. Non ho certo bisogno del tuo aiuto".
L'uomo più anziano rise di cuore, dandogli una pacca sulla schiena. Poi si rivolse a Katie e disse: "Ben detto, signorina. Io mi chiamo Bo e loro sono Ray e Lucy. È di passaggio qui in città?"
Katie si trovò subito in sintonia con Bo. Aveva un viso così amichevole che non le dispiaceva essere chiamata "signorina" da lui. "No, signor..." Si interruppe, non sapendo come chiamarlo.
Bo allungò la mano per una stretta di mano. "Reilly, signorina. Bo Reilly. Ma mi chiami pure Bo. E lei è?"
"Sono Katie Harris. Sono qui per lavorare per i Marshall, per prendermi cura della loro bambina. Potrebbe indicarmi la direzione giusta?"
Il volto di Bo si illuminò e lanciò un'occhiata a Ray. "Be', Katie, posso fare di meglio".
Ray, che era rimasto in disparte ad ascoltare la loro conversazione, era ancora scosso dal rimprovero precedente. Il suo ego era ferito e quindi interruppe Bo prima che potesse aggiungere altro. "Giri a sinistra allo stop, faccia circa tre chilometri e giri ancora a sinistra. Non può sbagliare, purché faccia attenzione a dove sta andando, naturalmente", disse, con un tono che grondava sarcasmo.
Katie sgranò gli occhi e lo ringraziò, poi si voltò verso Bo. "È stato un piacere conoscerti", disse, rivolgendogli un sorriso caloroso.
"Piacere mio, signorina Harris. Ci vediamo in giro".
E non appena Katie lasciò il negozio, Bo si rivolse a Ray: "Perché non mi hai permesso di dirle chi sei?"
Ray sorrise, con uno stuzzicadenti che gli penzolava dalla bocca. "Non mi è piaciuto il suo atteggiamento. È impossibile che quella ragazza di città sia adatta al lavoro al ranch. La manderò via presto". Un sorriso si allargò sul suo volto cesellato. "Ma prima credo che mi divertirò un po' con la signorina Harris".
"E cosa avresti in mente di fare?" Chiese Bo, osservando con interesse il sorriso di Ray.
"Le farò vedere quanto può essere dura la vita in un ranch. A presto, Bo". Gli fece un cenno di saluto e uscì dal negozio, già intento a pianificare la sua prossima mossa.
Bo si rivolse a Lucy. "Sai una cosa, Lucy? Il mio istinto mi dice che sarà la signorina Harris a insegnargli un paio di cose". E uscì a sua volta dal negozio, ridacchiando tra sé e sé. Non vedeva l'ora di tornare a casa e raccontare a sua moglie dell'esuberante Katie Harris.
Mentre percorreva la strada sterrata, Katie si ritrovò a pensare a Ray. Era ancora arrabbiata per il suo commento sulla sua altezza. L'aveva fatta sentire come una bambina e lei avrebbe voluto togliergli quel sorrisino compiaciuto dalla faccia. Ma proprio in quel momento la sua auto cominciò a fare uno strano rumore e subito dopo si fermò al lato della strada, scoppiettando.
Batté i pugni sul volante e imprecò sottovoce. "No, stupida macchina del cavolo, non osare abbandonarmi adesso! Oh Dio, non proprio qui, non nel bel mezzo del nulla!"
Dopo diversi tentativi falliti di riavviare il veicolo, si arrese. Sapeva che avrebbe dovuto camminare per il resto del tragitto, così scese e scaricò due valigie con dentro le necessità di base, e si disse che sarebbe tornata a prendere il resto successivamente.
Proprio in quel momento, un pick-up bianco e sporco le passò accanto, poi rallentò e fece marcia indietro. L'autista sporse la testa fuori dal finestrino e lei gemette quando riconobbe il fastidioso cowboy del negozio.
"Ha problemi con la macchina, signora?" Chiese, con un tono brusco.
"Ancora tu", mormorò lei, scuotendo la testa. "Wow, non ti sfugge niente, eh?"
Le sue mani si strinsero sul volante e iniziò a digrignare i denti. Nonostante la rabbia crescente, scese dal pick-up e si avvicinò al veicolo di Katie. Aprì il cofano e poi le disse di salire e provare a mettere in moto. "Giri la chiave", le ordinò.
"Lo sto facendo, ma non serve a niente", gridò lei.
"È sicura di farlo correttamente?" Urlò, asciugandosi il sudore dalla fronte.
Il suo commento la fece infuriare. Adesso la stava trattando come se fosse stupida. Vedendolo ancora piegato sotto il cofano, premette sul clacson e il suono improvviso lo fece sobbalzare e sbattere la testa.
"Ma che cavolo!?" Le imprecò contro Ray, massaggiandosi il capo.
Un sorriso si insinuò sul suo volto mentre lui continuava a imprecare, richiudendo il cofano. "Mi dispiace, l'ho fatto senza volerlo".
Ray si tolse il cappello e si strofinò la testa, e vedendo il sorriso sul volto di lei, capì che stava mentendo. "Be', la sua auto è andata. Credo che le serva un motore nuovo".
Katie scese dall'auto, sbattendo la portiera dietro di sé. "Fantastico! Dove posso trovarne uno da queste parti?"
"Saremo anche una piccola città di provincia per lei, signora, ma abbiamo un'officina. Ma accettano solo denaro, non polli o prodotti da forno", aggiunse, sarcastico.
Lei si mise una mano sulla vita e lo guardò. "Sei sempre così scortese con gli estranei?"
Lui grugnì sottovoce, pensando che fosse stata lei a comportarsi da maleducata. Saltò sul suo furgone, pronto a partire, ma poi guardò Katie. Probabilmente l'avrebbe lasciata a piedi, se i suoi genitori non lo avessero educato a fare la cosa giusta. La vendetta è un piatto che va servito freddo, pensò tra sé e sé.
"Vuoi un passaggio fino al ranch?" Urlò dal finestrino, smettendo finalmente di darle del lei.
Katie incrociò le braccia e rispose: "Non vorrei farti allungare troppo la strada".
"Non lo faresti. In realtà ci sto portando del legname. Devo sistemare il portico sul retro".
"In questo caso, sì, grazie", disse lei, aprendo il bagagliaio e iniziando a tirare fuori anche le altre tre valigie.
Ray rimase fermo al suo posto, senza degnarsi di darle una mano e continuando a guardarla mentre si affannava a trasportarle e a caricarle sul suo pick-up.
Una volta che ebbe finito, Katie gli lanciò un'occhiata sprezzante. "Wow, il tuo aiuto è stato davvero prezioso", disse, con la voce grondante di sarcasmo.
Una risatina sfuggì dalle labbra di Ray. "Non avevi detto che non avevi bisogno del mio aiuto?"
Katie salì sul pick-up e sbatté la porta sbuffando e allacciandosi la cintura di sicurezza. Poi si appoggiò al sedile con le braccia conserte. Si voltò verso il finestrino, decidendo che avrebbe preferito osservare il paesaggio, piuttosto che impegnarsi in una conversazione con lui. Grazie a Dio il tragitto verso il ranch dovrebbe essere breve, pensò, sollevata dalla prospettiva di non dover sopportare la sua presenza ancora a lungo.