Daphne Anders
ANNA
Uscii in fretta dalla stanza.
Aprii la porta dello studio di mia madre, una stanza che non toccavo da dieci anni. Mia madre era stata la guaritrice del nostro branco fino alla sua scomparsa.
Frugai nel cassetto della sua vecchia scrivania di legno finché non trovai un oggetto dorato. Me l'aveva dato circa una settimana prima di morire, un bellissimo anello d'oro massiccio. Non avevo mai visto nulla di simile.
Raffigurava una luna con due lupi rivolti verso di essa.
Ricordo nitidamente il giorno in cui me lo diede. Quel momento era rimasto impresso a fuoco nella mia mente e il tempo non avrebbe potuto cancellarlo. Anche se ero felice che fosse così, cercavo comunque di dimenticarlo. Ecco perché avevo riposto l'anello nel cassetto.
Ma c'era qualcosa di importante riguardo quell'anello. Le parole di mio padre riecheggiarono di nuovo nella mia mente, seguite da quelle di mia madre. Le parole si ripetevano come un mantra, compagno, anello, profezia, finché non mi sentii frastornata.
Poi una voce dolce risuonò nella stanza, come se fosse lì con me ma allo stesso tempo lontana. Era una voce femminile. Non riuscivo però a capire a chi appartenesse.
Guardando fuori dalle finestre, cercai di calmare la mente e concentrarmi sulla voce. Ma c'era solo silenzio.
Strano. Forse è una femmina del branco nel corridoio o in un'altra stanza?
Avevo tredici anni quando mia madre era morta e Anthony ne aveva solo sedici. Mia madre a volte aveva delle visioni.
Infatti, Anthony era andato a una cerimonia di accoppiamento in Europa perché mia madre gli aveva detto che la sua compagna era tedesca.
Mi raccontava sempre delle storie. Diceva che avrei avuto otto figli e vissuto in un castello. Aggiungeva anche che avrei trovato felicità e problemi unendo due cose. Che avrei realizzato un'antica profezia, tramandata da tempo e ormai dimenticata.
La faceva sembrare una favola e io sarei diventata una principessa. Ma niente di tutto ciò sembrava potesse davvero accadere. Soprattutto in quel momento, che mi prospettava una vita con l'alfa Victor.
Qualcuno bussò piano alla porta e Anthony si affacciò. «Immaginavo di trovarti qui. Prima di prendere le decisioni più difficili, vengo anch'io a parlare con mamma». Mi rivolse un sorriso appena accennato e si passò una mano tra i capelli biondo sabbia.
«Sto ripensando a tutto quello che ci raccontava. Se avesse ragione o se le piacesse solo inventare storie». Gli sorrisi mentre mi si inumidivano gli occhi.
«Oh, Anna». Mi asciugò una lacrima dalla guancia. «Mamma aveva ragione su Charlotte. Aveva detto che la mia compagna sarebbe stata tedesca».
«Mi diceva sempre che sarei stata una parte importante di una profezia, ma non può essere con Victor, vero?» Risi mentre un'altra lacrima mi rigava il viso.
«Non dubiterei mai di ciò che puoi fare, Anna. Non l'ho mai fatto. Vorrei ci fosse un'alternativa a... sai», disse con un sospiro.
«Ma perché... perché Victor è l'unica via d'uscita? Sai che tipo di vita mi aspetta con lui». Mi coprii gli occhi con le mani.
«L'alfa Victor è molto sicuro di sé. Sembra convinto che non troverai il tuo compagno alla cerimonia. Io e Charlotte, d'altra parte, crediamo succederà. Ecco perché abbiamo fatto questo accordo», spiegò.
«Ti stai prendendo un bel rischio. Potrei rimanere senza compagno e poi ritrovarmi intrappolata con Victor come sua schiava sessuale». Aggrottai le sopracciglia.
«Se mai ti trattasse male o ti mancasse di rispetto, lo ridurrei in poltiglia!» Anthony colpì con il pugno il tavolo di vetro.
«Tu e quale esercito?» Risi.
Anthony era forte sotto ogni aspetto importante. Sarebbe stato un grande alfa. Avrebbe potuto tenere testa a Victor se necessario, ma se ci fosse stato un modo per evitare qualsiasi scontro... Scacciai il pensiero dalla mente.
«Dimenticavo di dirti... ci uniremo a un altro branco tra un mese». Anthony si appoggiò allo stipite della porta. «Circa trenta lupi del branco dei Boschi entreranno presto a far parte del nostro. Sono piccoli ma forti. Inoltre, se troverai un compagno, Victor non verrà meno alla sua parola. È pur sempre un alfa e ha una legge da rispettare. I re alfa non permetterebbero la rottura di un accordo. Sarebbe punito da due regni se si rifiutasse di collaborare».
«Spero tu abbia ragione». Una piccola speranza si accese nel mio cuore. «Nel frattempo, devo comportarmi come una principessa. Puoi chiedere a Charlotte se può darmi una mano, sai, con le cose da ragazze per la cerimonia?» Lo guardai con aria interrogativa.
«Certo, sarà felice di aiutarti». Mi diede un breve abbraccio e lasciò la stanza, lasciandomi nel silenzio.
***
Dopo essere rimasta a lungo sotto la doccia, sentendomi giù di morale, finalmente scesi di sotto. I consiglieri dell'alfa, insieme all'alfa Victor, stavano chiacchierando e bevendo nella sala da pranzo principale.
Appena entrai, sentii gli occhi di Victor fissarmi intensamente. Non era per niente timido, né educato, né lontanamente un gentiluomo.
Alzai gli occhi al cielo e continuai a camminare verso il beta di mio padre, Charlie.
«Ciao, Anna!» Mi porse un drink.
Finalmente, pensai. Avevo proprio bisogno di qualcosa per tirare su la serata.
Ebbi qualche momento di tranquillità per conto mio finché non percepii qualcuno avvicinarsi. Con un rapido fiuto, capii che era l'alfa Victor dal suo forte odore misto a eccitazione. Il suo profumo era vagamente attraente e non riuscivo a capire bene perché.
Anche se tutto il mio corpo rifiutava la sua vicinanza, la mia lupa aveva dei ripensamenti. Quella piccola traditrice. In un attimo, però, entrambe concordammo che non ci piaceva, anche se quella strana sensazione persisteva.
Il suo modo di camminare diceva tutto. Era pieno di sé. Non gli importava dei miei sentimenti o di ciò che volevo.
«Anna, mia cara». Le parole uscirono dalla sua bocca sicura.
Allungò la mano verso la mia, ma non gliela diedi.
Fece finta di niente e continuò a provarci. Mi sfiorò il braccio con le dita, ma lo ritrassi.
«Non mi piace». Lo guardai accigliata, cercando di mantenere la voce calma.
Si avvicinò troppo e mi sussurrò all'orecchio: «Hai uno spirito bello combattivo».
«Oh, non hai idea», ribattei prontamente. «Perché non vai anche tu a quella cerimonia di accoppiamento? Magari troverai la tua compagna invece di infastidire me».
Se fosse sembrato una brava persona, avrei potuto pensare che una vita con lui sarebbe stata accettabile.
Ma non lo era. C'era qualcosa in lui che sembrava subdolo e disonesto.
«Ho trentacinque anni, Anna». Fece roteare il drink. «Ho capito che non troverò la mia compagna. Ho questa strana connessione... attrazione per te. Non riesco a capire se sia perché reagisci o perché sei bellissima». Cercò di toccarmi la guancia.
Mi sottrassi al suo tocco e feci un passo indietro. «Be', ti pentirai di quella connessione una volta che avrò trovato il mio vero compagno alla cerimonia. Fatti una nuova lista di donne da conquistare e assicurati che io non ci sia!» Risi di lui e mi allontanai.
La rabbia si accese nei suoi occhi nocciola mentre mi dirigevo verso l'uscita. Ma la cosa strana era che anch'io sentivo una piccola connessione. Non era il legame di accoppiamento, questo era certo. Doveva essere qualcos'altro. Forse una sorta di legame famigliare? Non avevo mai provato niente di simile prima.
***
La settimana successiva volò.
Charlotte mi portò a fare shopping, provò diversi trucchi su di me e mi diede molti incoraggiamenti. Mi aiutò a fare le valigie con la maggior parte delle mie cose nel caso fossi stata abbastanza fortunata da trovare il mio compagno al ballo.
«Andrà tutto bene», mi rassicurò Charlotte, i suoi occhi dolci pieni di speranza.
Avrei voluto provare lo stesso ottimismo. «Non lo so... è tutto così travolgente, Charlotte».
«Io ho trovato il mio compagno a un ballo di accoppiamento e puoi farlo anche tu, Anna. Sono successe cose più strane». Sorrise dolcemente.
«Hai ragione. Dovrei almeno credere che ci possa essere una possibilità».
Charlotte mi diede un caloroso abbraccio.
Dovevo mantenere la speranza. Charlotte aveva ragione. Era l'unica cosa che mi rimaneva: la speranza.
L'alfa Victor non smise di cercare di conquistarmi. Mi mandò fiori almeno tre volte. Fiori di tutti i tipi, per assicurarsi che un tipo finalmente funzionasse. Non avevo un preferito.
Non mi importava dei fiori.
Mi era sempre piaciuto l'odore del mogano e del pino, per qualche motivo. Amavo correre nei boschi e avere quei profumi intorno a me. Mi facevano sentire a mio agio.
Victor veniva in visita ogni paio di giorni e cercava di incontrarmi, «per conoscermi», come diceva lui. Ogni volta, menzionava una connessione. Ogni volta, ero sicura che non fosse il legame di accoppiamento.
Sopportavo ora la sua presenza nel salotto. Alzai gli occhi al cielo mentre continuava a parlare di quanto fossimo perfetti l'uno per l'altra. Mi fissava e non cercava nemmeno di nasconderlo.
«Stare con me è la cosa naturale da fare», disse Victor.
Lo guardai male e mi mossi sulla sedia. «La cosa naturale è trovare il mio vero compagno e il legame di accoppiamento si rivelerà alla cerimonia».
Un sorriso malizioso si allargò sul suo viso. Era così pieno di sé che era difficile respirare.
«Con questa connessione tra noi, penso che tornerai a casa con me dopo la cerimonia». Si sporse e cercò di farmi scorrere le dita sul braccio. «Sarà una notte molto piacevole. Ti lascerò persino essere un po' vivace».
Ritrassi il braccio, infuriata con lui. «Non ho intenzione di passare nessuna notte con te. E non vedo l'ora di vedere la delusione sul tuo volto quando troverò il mio compagno».
Deglutii a fatica. Avrei voluto credere alle mie stesse parole...