
L'usignolo Libro 2 - La storia si ripete
Lennie e Colt sono tornati diciotto mesi dopo, con gli anelli al dito, i cuori colmi e le campane nuziali che risuonano. Ma proprio quando tutto sembra avvolto in un lieto fine perfetto, il loro figlio adolescente ribalta la situazione. Segreti, scosse inaspettate e colpi di scena emotivi mettono alla prova il loro legame come mai prima d’ora. Il loro amore unico riuscirà a sopravvivere al caos della vita reale? Mentre i sogni si ingarbugliano e le fiabe si sfaldano, Lennie e Colt devono decidere se il “per sempre” fa ancora al caso loro. Grandi emozioni, un amore profondo e la magia di una seconda possibilità: perché neanche le anime gemelle hanno la strada spianata.
Scegli, sì o no – Parte 1
Libro 2: La storia si ripete
COLT
«Papà, devi respirare».
Respirare?
Facile per lui dirlo. Non aveva mai chiesto alla ragazza che amava di sposarlo. Anche perché aveva solo quindici anni, quindi... grazie al cielo.
Vivevamo nel Sud, ma non nel profondo Sud.
«Sto bene», borbottai, più che altro per convincere me stesso.
Beau scoppiò a ridere. «Certo, come no, papà».
Scossi la testa e toccai la scatolina dell'anello nella tasca della giacca per l'ennesima volta.
«Ti dirà di sì, lo sappiamo tutti. Perché sei così nervoso?» continuò lui, fissandomi con quegli occhi scuri e vivaci, ormai al livello dei miei.
Beau era entrato nella pubertà: era alto quasi quanto me – un metro e ottantotto – e magro come un chiodo. La settimana prima aveva deciso di iniziare a radersi perché quel leggero accenno di baffi proprio non gli andava giù.
Sembravamo più fratelli che padre e figlio. Aveva solo i capelli un po' più chiari come sua madre.
«Non fai che ripetermelo», sospirai.
«Papà, è passato un anno da quando ci siamo trasferiti nella fattoria, quasi due da quando avete iniziato a frequentarvi. Io la chiamo già mamma, quindi è soltanto una formalità».
«Non abbiamo mai davvero parlato di matrimonio...»
«Perché siete praticamente già sposati!» esclamò, ridendo. «Dai, papà. Rilassati. A questo punto, l'unica cosa che cambierà è il suo cognome».
Sorrisi, inarcando un sopracciglio. «Sempre che lo voglia cambiare. Magari preferisce tenere il suo».
Beau alzò gli occhi al cielo. «Comunque sia, è già una Hayes. Lo è sempre stata».
Sorrisi tra me e me. In effetti, non potevo dargli torto.
Lennie Tyler faceva parte della mia vita fin dai tempi dell'asilo: cotta infantile e manine intrecciate nel cortile, e tutto il resto. Ero abbastanza sicuro di essermi innamorato di lei prima ancora di conoscere il significato della parola amore.
Ma la vita si era messa in mezzo, più volte di quante potessi contare. Prima, all'inizio del liceo. Poi, dopo il diploma, quando lei era partita per Nashville.
Io mi ero trasferito ad Atlanta con la mia band e con Rachel, la madre di Beau, convinto di aver già pianificato il resto della mia vita, anche se l'assenza di Lennie aveva lasciato un vuoto enorme nel mio cuore. Rachel era rimasta incinta quando eravamo poco più che ragazzini, e a ventun anni era nato Beau.
Poi tutto era andato a rotoli.
Rachel non era felice, né bloccata nella piccola città di Snyder in Georgia, né accanto a me, sempre in viaggio o rinchiuso in uno studio di registrazione. Una sera, mentre ero in tournée, se ne era andata, lasciando Beau a mia madre.
Lei e la sua amica avevano bevuto troppo. Quella notte erano morte entrambe in un incidente d'auto.
Da quel momento, avevo praticamente smesso di vivere. Avevo lasciato la band.
Tornato a Snyder, avevo fatto del mio meglio per crescere mio figlio da solo, anche se non avevo la minima idea di come si facesse. Il mio cuore, la mia testa, i miei sentimenti... tutto era chiuso a doppia mandata.
Non volevo affrontare nulla di tutto ciò, così avevo gettato via la chiave.
Almeno finché Lennie Tyler non aveva riportato il suo bel culetto nel mio bar, mandando in tilt il mio piccolo e cupo mondo. Ero spacciato non appena avevo capito chi fosse, anche se ci erano voluti mesi per ammetterlo, persino a me stesso.
Dopo un'estate travolgente, passata a perderci l'uno nell'altra, avevo rischiato di vederla sparire per sempre, allontanandola con la scusa di volerla liberare, o di proteggere me stesso, o qualche altra scusa banale.
La verità era che avevo una fottuta paura di subire un'altra perdita, un'altra delusione, di sentire il mio cuore spezzarsi di nuovo. Ma non era durato a lungo.
Il pensiero che Lennie fosse una semplice comparsa nella mia vita mi aveva costretto a fare i conti con molte cose, soprattutto con le battaglie che infuriavano nella mia mente. Avevo cercato aiuto.
Risolti i miei problemi, l'avevo riconquistata.
Ed eccoci qui, diciotto mesi dopo esserci rimessi insieme. Era arrivato il momento di legarla a me per sempre. A patto, ovviamente, che riuscissi a calmarmi abbastanza da non balbettare come un idiota.
«Cosa le dirai?» chiese Beau con un grande sorriso.
Quel dannato ragazzino era più esaltato di me, e questo finiva per emozionarmi ancora di più. Amava Lennie come se fosse stata lei a metterlo al mondo.
Probabilmente la amava più di quanto amasse me. Era senza dubbio il genitore più facile con cui trattare.
Era la bellezza solare accanto alla mia natura cupa e scontrosa e, in fondo, chi non preferirebbe avere a che fare con il sole?
«Come, cosa le dirò? Ho scritto una cavolo di canzone!»
«Glielo chiederai solo così? Con la canzone?»
«Be'... quello era il piano, sì...»
«Sei sicuro che capirà?» insistette Beau.
Strinsi gli occhi. «Ti piaceva l'idea della canzone...»
«Sì, ma pensavo che poi avresti aggiunto anche qualcosa...»
«Se serve, improvviserò!»
«Non vuoi prepararti? Parlare con il cuore non è proprio il tuo forte».
Alzai gli occhi al cielo e scossi la testa. «Ti dispiace smetterla? Mi stai rendendo ancora più nervoso, e non ne ho davvero bisogno».
«Sto solo cercando di aiutarti...»
«Beau».
«Ok, ok. Starò zitto». Alzò le mani in segno di resa. «È solo che non voglio che rovini tutto».
Lo fulminai con lo sguardo. «Grazie per la fiducia, ragazzo».
«Sai cosa intendo, papà», ribatté con tono secco. «Sei innamorato di questa donna da tutta la vita e ancora ti si annoda la lingua quando le stai vicino».
Aggrottai le sopracciglia. «Non sono bravo con le parole».
«Già, lo sappiamo tutti».
Proprio mentre stavo per rimproverare quel ragazzino troppo saggio per la sua età, il mio migliore amico Carter apparve accanto a me, con un ghigno compiaciuto.
«Cosa?» chiesi. «Non mi piace quella faccia».
«È qui», rispose, saltellando sul posto.
Ovviamente era lì.
Lennie non si sarebbe mai persa un nostro concerto, nemmeno se la sua vita fosse dipesa da quello. Eppure, sapere che era tra il pubblico mi fece contorcere lo stomaco come se fossi appena precipitato dalle montagne russe più alte del mondo.
Quella non era una serata qualunque con la mia cover band. Era probabilmente la notte più importante della mia vita.
«Non riesco a respirare», mormorai, la voce strozzata.
Beau e Carter scoppiarono a ridere.
«Andrà tutto bene, papà», mi rassicurò Beau, dandomi una pacca decisa sulla spalla.
«È fatta. Mettile l'anello al dito e tutto filerà liscio».
«Ne sei proprio sicuro?» replicai con una risata incredula. «E se mandassi tutto all'aria e lei scappasse via? E se diventassi lo zimbello della Georgia settentrionale?»
«Be', in quel caso me ne andrò con lei», dichiarò Beau.
«Anch'io», sogghignò Carter.
«Con amici come voi due, chi ha bisogno di nemici?» Sospirai, roteando di nuovo gli occhi. «Accidenti, dov'è Leon quando ho bisogno di lui?»
«Probabilmente starà parlando con Lennie, cercando disperatamente di non rovinare la sorpresa», commentò Carter con aria divertita.
Sgranai gli occhi, in preda al panico. «Sarà meglio che tenga la bocca chiusa!»
«Sai che Leon non sa mantenere un segreto!»
«Santo cielo», gemetti, passandomi le mani sul viso. «Avrei dovuto farlo a casa. Da solo. Senza voi idioti tra i piedi».
«Troppo tardi per i rimpianti!» ridacchiò Carter. «È ora di salire sul palco, amico».
«Ti odio con tutto me stesso».
«Non dire cazzate. Beau, vai ad assicurarti che Lennie abbia un posto in prima fila».
«Ci penso io», rispose, scattando sull'attenti prima di correre via.
Carter mi lanciò uno sguardo complice. «Hai bisogno di un goccio?»
«Ho bisogno di una bottiglia intera».
«Rilassati. Quella donna ti ama. Non so perché. Avrebbe potuto avere me, ma ormai l'ho superata».
Alzai gli occhi al cielo, scoppiando a ridere. «Non la smetterai mai, vero?»
«No», replicò lui, ammiccando. «Ovviamente me l'hai rubata, quindi ho tutto il diritto di essere arrabbiato».
La sua grande mano si posò sulla mia spalla, stringendo con forza. «Ma lei appartiene a te, amico. Lo sanno tutti».
Sorrisi appena. «Grazie, fratello».
«Pronto?»
«Per quanto possa esserlo», risposi con una risatina nervosa.
Avevo i nervi a fior di pelle, ma sapevo che non mi sarei calmato finché non glielo avessi chiesto.
«Hai l'anello?»
Toccai la tasca dei jeans. Sapevo che era lì. Quante volte lo avevo controllato ormai? Ma la domanda di Carter bastò a farmi dubitare di nuovo.
«Sì».
«Sicuro? Sei sicuro che sia nella scatola?»
Sgranai gli occhi, colto dal panico. Tirai fuori la scatolina di velluto nero e la aprii.
Per fortuna, al centro, brillava una sottile fascia d'oro incastonata di diamanti, disposti come un piccolo fiore. Era l'anello di mia madre, e prima ancora di mia nonna.
Poco dopo che avevo finalmente sistemato le cose con Lennie, mia madre se lo era sfilato dal dito e me lo aveva consegnato. Mio padre era morto quando avevo circa sette anni, ma lei aveva indossato quell'anello ogni singolo giorno fino a quel momento. Mi aveva fatto promettere che, un giorno, l'avrebbe visto al dito di Lennie.
Da allora non aveva mai smesso di ricordarmelo, ma solo Carter, Beau e il resto della band sapevano che sarebbe successo quella sera.
«Dannazione, è una meraviglia», commentò lui, ammirandolo.
Sorrisi. «Proprio come lei».
«Su questo non ci piove», concordò Carter.
Alzai lo sguardo e vidi Travis, il nostro bassista nonché il ragazzo di mia sorella, che ci faceva cenno di avvicinarci al palco.
Carter sorrise. «È ora, amico. Si comincia».
Feci un respiro profondo, gonfiando le guance d'aria prima di annuire. «Speriamo bene».












































