
C'era una volta una Vigilia di Natale
Lo spirito natalizio di Tina svanisce nel momento in cui sorprende il suo ragazzo a tradirla, appena due settimane prima delle feste. Decisa a trascorrere la stagione lavorando, schiva vischio e allegria, finché un affascinante e disperato cliente non si presenta al suo negozio dopo l’orario di chiusura alla vigilia di Natale. Il suo sarcasmo è tagliente, ma lo fa entrare… e si ritrova a condividere molto più che uno spazio commerciale.
Anche Thomas ha le sue ragioni per odiare le feste, ma una notte di battibecchi, calore e un’attrazione innegabile scioglie il ghiaccio tra loro. Quello che inizia come una scappatella comincia a sembrare qualcosa di più e man mano che i sentimenti si fanno profondi, cresce anche il rischio. Perché a volte i regali migliori non sono quelli incartati… ma quelli che si trovano per caso.
Capitolo 1
Orario di chiusura. Finalmente.
Tina amava il suo lavoro, quasi sempre, ma stare dietro una saracinesca di metallo a piegare maglioni e attaccare cartellini sui prodotti rimasti in un negozio quasi vuoto non era esattamente la sua idea di Vigilia di Natale perfetta.
Non che avesse altri posti dove andare. Quel bastardo del suo ex gliel'aveva rovinata.
Due settimane prima aveva beccato Charlie a scopare con un'altra, pantaloni alle caviglie e bocca piena di scuse, e ora era di nuovo single. Con la famiglia a due ore di distanza e una tempesta di neve in arrivo da nord, aveva deciso di passare le feste in città.
Meglio prepararsi per i saldi del giorno dopo che correre a casa in un appartamento vuoto a scaldarsi gli avanzi al microonde.
Si raddrizzò, guardò dall'altra parte del negozio e si bloccò. Un uomo era fermo dall'altro lato della saracinesca chiusa.
Ogni maledetta Vigilia di Natale. Ce n'era sempre uno: quello che aspettava l'ultimo minuto per fare acquisti.
Di solito di mezza età, di solito confuso, sempre sudato e a implorare aiuto. Ma quel tipo... era diverso.
Non poteva avere più di trentacinque anni. Capelli castani un po' troppo lunghi, spinti all'indietro in un modo che sembrava naturale ma ben pensato.
Mascella forte. Spalle larghe che riempivano una giacca cargo nera, come se fosse abituato a comandare.
I suoi occhi erano di un caldo color nocciola e la guardavano con un'intensità che le fece venire i brividi sulla nuca. Poi arrivò il sorriso, facile, attraente e pericoloso.
Avrebbe dovuto avere un cartello con scritto «pericolo». Lei si irrigidì. No. Neanche per sogno.
Voltandogli le spalle, iniziò a pulire il tavolo espositivo con movimenti bruschi. Non aveva intenzione di cascare per un paio di occhi carini e una mascella squadrata, non dopo Charlie.
Sfortunatamente, il tipo non colse il messaggio. La saracinesca di metallo tremò una volta.
Poi di nuovo, più forte.
«Siamo chiusi» disse lei alle sue spalle, con voce abbastanza tagliente da spegnere il luccichio natalizio.
«Come tutti gli altri posti» rispose lui con disinvoltura.
Lei sospirò. «Prova il negozio giù sulla Fourth Street. Banco profumi. Gucci Bloom. È scontato, ma alle ragazze piace».
Era un’esperta. Charlie le aveva comprato proprio quel profumo, ma aveva messo il nome di un'altra sul biglietto.
«La persona per cui sto facendo shopping non usa profumi» rispose l'uomo, con voce calda e molto sicura.
Lei gemette sottovoce. «Va bene. Cioccolatini. Lindor, se vuoi roba buona».
Lui rise. Fu un suono basso e profondo che la colpì da qualche parte dietro le costole. Ingiusto.
«Prendo nota» disse. «Ma speravo in qualcosa di un po' più... elaborato».
Lei continuò a dargli le spalle. «Guarda, la cassa è chiusa. Non potrei venderti niente neanche se volessi».
«Ho contanti. Farò in fretta. E lascio una bella mancia».
La testa di lei scattò su. «Wow. Bella offerta. Lo so che la mia gonna è un po' corta, ma non sono quel tipo di commessa».
Per un momento, silenzio.
Poi il metallo tremò di nuovo, questa volta mentre lui si allontanava.
Un senso di sollievo le attraversò il petto, seguito subito da una fitta di qualcosa che sembrava delusione.
«Ah, merda» borbottò.
Afferrando le chiavi da sotto il bancone, si chinò, sollevò la saracinesca giusto quanto bastava per sgattaiolare sotto e uscì dal negozio. L'eco dei suoi tacchi risuonava sul pavimento lucido mentre gli correva dietro.
«Ehi!»
Lui si voltò proprio mentre lei lo raggiungeva, e lei quasi gli finì dritta contro il petto. Solido. Caldo. Alto.
«Torna indietro» disse, respirando un po' irregolarmente. «Ti aiuto a trovare qualcosa. Hai dieci minuti. Prendere o lasciare».
Lui sorrise. «Prendo. Grazie».
Tornata dentro, lasciò la saracinesca aperta nel caso il suo momento di gentilezza si rivelasse una pessima scelta. Voleva una via di fuga nel caso in cui lui avesse tirato fuori un coltello o iniziato a citare Andrew Tate.
«Dimmi di questa donna misteriosa che non usa profumi» disse, guidandolo verso uno scaffale di felpe.
«Si chiama Cindy. È più o meno della tua altezza e corporatura, ma più giovane. E meno... formosa».
Ahi. Tina sbatté le palpebre e forzò un sorriso finto. «Immagino che inizierò la dieta di Capodanno in anticipo» disse.
Prese una felpa aderente e dei leggings abbinati da uno scaffale e glieli mostrò. «Vanno bene?»
Lui li guardò appena. «A te piacciono?»
«Ne ho un paio uguali. Allargati da tutta la mia formosità, come dici tu».
Questa volta, saggiamente evitò di ridere, ma i suoi occhi brillavano. «Scommetto che ti stanno benissimo».
Le guance di lei si scaldarono. «Accessori. Prendi accessori».
Cinque minuti dopo, le sue braccia erano cariche di calzini, orecchini, una sciarpa e una fascia glitterata che Tina assolutamente non scelse solo per vedere come avrebbe reagito. Lui prese tutto bene.
Lei calcolò il totale. «Centocinquantasei e novantasette».
Lui contò le banconote e gliele porse. «Uff. Spero che Cindy apprezzi».
«Le piacerà. Quella fascia è il top».
Lei abbassò la saracinesca dietro di lui. Sembrava fosse finita lì.
Passò un attimo. Poi, sei passi più in là, lui si voltò.
«Ehi» disse con nonchalance, anche se i suoi occhi dicevano tutt'altro.
«Sì?»
«Vuoi fare qualcosa stasera?»
Tina sbatté le palpebre. «E Cindy? Non hai programmi con lei?»
«Sì. Non dovrebbero volerci più di cinque minuti».
Lei scoppiò a ridere. «Migliorare la tua resistenza è un proposito per l'anno nuovo?»
La sua risata, profonda e calda, echeggiò nel corridoio vuoto. «Cindy è la mia vicina di quindici anni. Le ho promesso che le avrei trovato un outfit per la Vigilia di Natale per i balli che posta su TikTok».
«Ah». La faccia di lei divenne bollente. «Scusa».
«Non preoccuparti. Mi piace il tuo carattere».
Tina esitò. «Quindi... cosa avevi in mente?»
«Cena a casa mia. Cucino io. Tu scegli il film. Affare fatto?»
La cosa intelligente sarebbe stata dire di no. Non lo conosceva. Era tardi.
Non era in un film di Hallmark. Ma poi notò che il suo sguardo non era più scaltro né arrogante.
Era pieno di speranza. Onesto. E, per la prima volta da tanto tempo, il suo cuore saltò un battito.
Sorrise. «Affare fatto».
















































