Il miliardario da spiaggia - Copertina

Il miliardario da spiaggia

Mandie Steyl

Capitolo 5

SKYE

Non ero dell'umore adatto.

Andai all'altra uscita e vidi la Bimba Barbie e la sua amichetta che si dirigevano verso di me, così decisi di rischiare con i ragazzi e tornai all'uscita principale.

Aprii la porta e fui subito accolta da un Dracula furioso.

"Perché ci hai messo tanto?" Mi chiese a denti stretti. Feci un sospiro e cercai di passargli accanto, ma lui mi afferrò la spalla e mi bloccai.

L'espressione sofferente sul mio volto gli doveva aver fatto capire tutto. Prima che me ne rendessi conto, era in piedi dietro di me e mi stava sollevando la camicia. Andai nel panico, mi girai e gli diedi uno schiaffo prima di scappare.

Le gambe mi bruciavano e i polmoni mi stavano scoppiando. Dopo essermi allenata in palestra e aver corso dopo la scuola, sentii un senso di sollievo a entrare in una casa tranquilla.

Un biglietto sul tavolo mi confermò che papà era via e che sarebbe tornato tra tre settimane. Andai in camera per farmi una doccia e lavare via quella giornata terribile.

Rimasi sotto l'acqua, aspettando che curasse magicamente il mio corpo ammaccato, ma mi arresi quando iniziò a raffreddarsi. Uscii e mi asciugai prima di controllarmi nello specchio della mia stanza.

Aprii l'asciugamano ma tenni la parte anteriore chiusa mentre osservavo la mia schiena con le lacrime agli occhi.

Gli squarci erano rossi e gonfi. Alcuni si erano riaperti dopo la mia corsa.

"Cazzo!" Sentii una voce urlare dall'esterno. I miei occhi incontrarono quelli di un Draque furioso che mi osservava dalla casa accanto.

Vidi il Signor Seduttore in persona alle spalle di Draque, che mi sorrideva mentre si godeva una splendida vista del mio sedere nudo allo specchio.

Sentii tutto il mio corpo arrossire mentre correvo verso la finestra e chiudevo le tende.

Non ebbi nemmeno il tempo di rivestirmi prima di sentire un forte botto alla porta d'ingresso. Sgranai gli occhi, indossai la tuta e scesi di corsa ad aprire.

Mi aspettavo di vedere Draque, ma fui accolta dal sorriso del Seduttore sfigato.

"Oddio, che c'è?" Dissi con un sospiro esagerato, facendo leva sul fianco e incrociando le braccia.

Lui si accorse delle mie tette e si leccò le labbra prima di guardarmi negli occhi.

"Ti ho detto che vivo qui accanto, no?" Mi disse, facendomi l'occhiolino. Non riuscì a dire altro prima di essere strattonato all'indietro da Draque.

Il mio metro e sessanta era talmente oscurato dal suo metro e novanta che dovetti allungare il collo per guardarlo negli occhi, che di solito erano splendidi e di cristallo, ma ora erano di un verde scuro arrabbiato.

"Cos'è successo?" Sussurrò a voce abbastanza alta da essere udito.

"Non voglio parlarne", risposi con un sospiro. Mi voltai per rientrare in casa e sentii la sua mano avvolgermi dolcemente il polso.

L'elettricità che il suo tocco mi provocò lungo il braccio fu sufficiente a farmi battere il cuore. Sentii le lacrime riempirmi gli occhi, ma non volevo mostrargli quel lato di me.

Mi voltai, sperando che non vedessero le lacrime e la ragazza distrutta che nascondevo dentro.

Lui sospirò e rilasciò lentamente il mio polso. Ne approfittai per rientrare in casa. Andai in camera, mi misi il pigiama e andai a letto alle sei.

Per la prima volta in un anno, dormii come un angioletto e non dovetti svegliarmi alle cinque come facevo di solito per evitare scontri imbarazzanti. In effetti, avevo dormito troppo ed ero in ritardo per la scuola.

Saltai giù dal letto e chiamai un taxi mentre mi infilavo i miei jeans skinny neri, una camicetta rosa acceso e delle zeppe bianche. Mi sciolsi i capelli lasciandoli liberi con i miei riccioli naturali.

Mentre mi applicavo un po' di trucco leggero, ero felice di vedere che il mio viso fosse molto più bello del giorno precedente e che il gonfiore fosse diminuito. Anche la mia schiena stava meglio.

Non appena finii, arrivò il taxi. Presi al volo una mela dal portafrutta e uscii di casa. Per miracolo arrivai con soli cinque minuti di ritardo e mi precipitai alla mia prima lezione.

Quando entrai, tutti mi guardarono. Essendo la nuova ragazza, ricevetti un sacco di occhiatacce e commenti sul mio ritardo, e due ragazzi fecero dei commenti sul mio sedere all'interno dei jeans skinny.

Sollevai gli occhi al cielo e presi i miei libri. Il tempo volò, e prima che me ne accorgessi stava già suonando la campanella dell'ora di pranzo.

Decisi di andare a prendere altri libri prima di andare in mensa. Con mia grande sorpresa, i corridoi erano vuoti, come se alla mensa ci fosse un omaggio speciale di cui non sapevo nulla.

M'incamminai, immersa nei miei pensieri, e non mi accorsi che Draque mi stava seguendo finché non mi spinse contro il mio armadietto.

La parte anteriore del mio corpo era schiacciata contro il metallo e Draque mi premeva con la sua mole sul sedere, mentre con una mano mi stringeva lo stomaco e con l'altra mi teneva le mani dietro la schiena.

Il mio cervello si dimenticò di funzionare e la mia vagina prese il sopravvento nel momento in cui sentii il suo respiro solleticarmi il lobo dell'orecchio destro. Un gemito involontario mi sfuggì dalle labbra.

Sentii il suo sorriso sulla mia pelle, poi cominciò a darmi dei baci leggeri sul collo. Chiudendo gli occhi, mi godetti il formicolio del suo corpo contro il mio.

La sua mano mi risalì dallo stomaco per raggiungermi il seno e iniziare a pizzicarmi il capezzolo attraverso il reggiseno, facendomi gemere e strusciare più forte il sedere contro il suo inguine.

Fummo interrotti dal suono di qualcuno che si schiariva la gola e lo sentii irrigidirsi contro di me.

"Vaffanculo, Marcus!" Ringhiò. Ne approfittai per liberarmi della sua presa. Mi voltai e corsi verso la caffetteria, lasciandolo a imprecare alle mie spalle.

Feci una leggera risatina prima di imbattermi in Evan, sbattendo il naso contro il suo solido petto.

Feci un passo indietro, strofinandomi il volto e guardandolo ridere, con i suoi occhi azzurri che brillavano. Lo presi a braccetto e sentii un ringhio dietro di me.

Draque fissava Evan con uno sguardo tagliente. Marcus era al suo fianco. Sollevai gli occhi al cielo, strinsi il braccio intorno a quello di Evan e lo trascinai alla mensa per prendere il nostro pranzo.

Aspettavamo in fila quando Kenna (la signora della cucina) mi chiamò e mi porse un vassoio carico di cibo, facendomi l'occhiolino prima di tornare in cucina.

Abbassai lo sguardo e mi venne l'acquolina in bocca alla vista di tutto quel mangiare. Non ero mai stata una ragazza da insalata. Volevo hamburger, patatine fritte e via dicendo.

"Accidenti, ragazza, non è giusto", disse Evan, guardando il suo vassoio e poi il mio.

Lui aveva solo maccheroni al formaggio, yogurt, una mela e una bibita mentre io avevo un doppio cheeseburger, patatine, yogurt, una mela e un succo di frutta.

Sollevai gli occhi al cielo e gli proposi di fare a cambio.

"No, va bene così", borbottò. Ridacchiai alla vista del suo broncio.

Arrivammo al tavolo e tutti ebbero la stessa reazione nei confronti del mio vassoio. Prima di rendercene conto, stavamo tutti ridendo.

"Visto che è venerdì e stasera c'è la partita, vuoi unirti a noi?" Mi chiese Evan, con aria speranzosa. Tutti aspettavano la mia risposta.

"Uhm... sì, certo, a che ora e dove?" Vidi un lampo nei suoi occhi e il suo sorriso allargarsi.

"La partita inizia alle sei. Dopo possiamo andare in quel nuovo locale di cui vi ho parlato", disse Liza. Era seduta tra le gambe di Mona e si guardava intorno in cerca di conferme.

"Certo che sì!" Disse Mona.

"Sembra divertente", disse Elsie guardando Nathan.

"Io ci sto sempre", disse Nathan, strizzando l'occhio a Elsie, che arrossì. Guardammo tutti Evan che era intento a rubare una delle mie patatine.

Alzò lo sguardo a metà del boccone, con il viso imbarazzato mentre noi ridevamo. "Ci sto", disse dopo aver deglutito e avermi fatto l'occhiolino. Ora era il mio turno di arrossire.

Evan si schiarì la gola e mi fece cenno con gli occhi di girarmi.

Mi girai e incrociai lo sguardo di Draque. I suoi occhi verde scuro mi stavano fissando, la sua mascella si stringeva forte sotto il suo cipiglio.

Gli sorrisi e gli mandai un bacio. I suoi occhi si allargarono al mio gesto e un sorriso sornione apparve sul suo splendido viso. Dovetti distogliere lo sguardo e voltarmi nuovamente verso Evan: adesso era lui a essere accigliato.

"Stai lontana da lui, Skye", disse a denti stretti. I suoi occhi divennero di una tonalità di blu più scura e potevo sentire la sua rabbia pulsare intorno a noi.

Sgranai gli occhi, ma prima che potessi protestare, suonò la campanella. Lui saltò in piedi e se ne andò infuriato.

"Cos'è successo?" Mi chiese Mona mentre portavamo i nostri vassoi all'interno. Le dissi che non ne avevo idea. Lei scosse la testa e sgranò gli occhi.

L'altoparlante fece un annuncio e rimanemmo tutti fermi ad ascoltare.

"Poiché c'è la prima partita di calcio della stagione, le altre lezioni sono annullate. Andate a casa e riposatevi!"

Ci fu un applauso e un'esultanza prima che tutti si dirigessero a prendere i loro zaini per tornare a casa.

Mi recai al mio armadietto e presi tutte le mie cose, visto che il mio ultimo tentativo non era andato come previsto, poi andai verso l'uscita per iniziare il mio viaggio di ritorno a casa.

"Skye, aspetta!" Mi voltai e vidi Mona che si faceva largo tra la folla e imprecava contro uno stronzo che l'aveva urtata senza scusarsi. Quando mi raggiunse, ridacchiai per l'espressione irritata della sua faccia.

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