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Cover image for La lupa dei russi

La lupa dei russi

Capitolo 5

Anna

Con le gambe deboli, riuscii a percorrere il resto del tragitto fino al fianco di mio nonno, il più lontano possibile dai due uomini che stavano facendo impazzire la mia lupa.

Ora che mi trovavo a pochi metri da loro, capii esattamente perché la mia lupa stava facendo la pazza. I due odori combinati che mi facevano annodare lo stomaco e pulsare il clitoride dalla disperazione provenivano da Viktor ed Erik.

"Nonno". Optai per un saluto formale nei suoi confronti, non sentendomi a mio agio in quella situazione tanto da abbracciarlo calorosamente.

Il gesto sarebbe stato del tutto inappropriato di fronte a un altro alfa.

Non potendo resistere, il mio sguardo lasciò quello di mio nonno per incontrare quello dell'altro alfa e del suo beta. Me ne pentii subito.

Vedendo gli occhi dei loro lupi brillare, la mia si fece avanti, aggressiva. Mi servì tutto il mio autocontrollo per non trasformarmi.

Per fortuna, mio nonno parlò, rompendo l'imbarazzante sguardo e il silenzio tra noi tre.

"Anna, vorrei presentarti l'alfa del branco Oborot, Viktor Belinsky". L'affascinante alfa dai capelli scuri mi tese la mano in segno di saluto. Con riluttanza, misi la mia mano nella sua.

La mano di Viktor era ruvida e grande e strinse la mia in una presa d'acciaio. No mi fece male, ma ero più che consapevole che non sarei stata in grado di staccarmi se ci avessi provato.

"È un piacere conoscerti, Anna". Un piccolo sospiro di piacere mi sfuggì dalle labbra al suono di quella voce profonda e roca che pronunciava il mio nome.

I muscoli del mio stomaco si contrassero con forza mentre uno spasmo di puro bisogno scese dalla mia mano fino a raggiungere il punto già pulsante tra le mie gambe.

Riluttante, Viktor lasciò la mia mano quando mio nonno presentò l'altro uomo che ora conoscevo come Erik.

"Ed Erik, il beta di Viktor".

Prendendo la mano tesa di Erik, non potei fare a meno di gemere quando il mio sguardo incontrò il suo, così pieno di forza. Se fossi stata in forma di lupo, sarei stata sdraiata sulla schiena con la pancia in vista.

La mia lupa, solitamente dominante, era completamente sottomessa a questi due maschi. Alfa o no, io non mi sono mai tirata indietro. Questo pensiero sembrò raffreddare la mia libido impetuosa. Cosa diavolo mi stava succedendo?

Erik aveva evidentemente sentito il mio patetico lamento, perché gli angoli delle sue labbra soffici si sollevarono in un sorriso malizioso. Una fossetta apparve sul lato della sua guancia destra, facendolo curiosamente sembrare un ragazzo sotto tutta quell'aria da uomo - e che uomo.

"Non preoccuparti, tesoro. Il mio lupo sta emettendo gli stessi versi". Arrossendo alle sue parole, strattonai via - o quasi - la mia mano dalla sua e me la strinsi al petto come se il suo tocco bruciasse.

Mio nonno continuò a parlare, fortunatamente ignaro degli strani avvenimenti tra me e i due uomini.

"Anche se Nina è la mia beta, Anna sarà l'alfa del mio branco quando lascerò questa posizione", disse il nonno, con un avvertimento chiaro nel suo tono.

Ero sorpresa. Ovviamente era consapevole dell'effetto che gli uomini avevano su di me e il suo avvertimento mi fece stranamente arrabbiare. Non riuscii a trattenere l'inaspettato ringhio che il mio lupo rivolse a mio nonno.

Il ringhio non era di sfida, per fortuna, ma solo di rabbia. Sopprimendo il lupo dentro di me, mi ricomposi come meglio potevo.

"Mi dispiace, nonno. Oggi la mia lupa è un po' scontrosa. Ha bisogno di correre, ma non ne ho avuto il tempo".

"Vieni". Mi afferrò il braccio sopra il gomito; emanava rabbia come fosse sudore. Se non lo avessi conosciuto bene, avrei creduto che mi stesse portando via per punirmi.

"Dobbiamo parlare". Si girò verso gli uomini con cui la mia lupa voleva disperatamente stare. "Erik, Viktor". Fece un cenno di rispetto con la testa.

Gli uomini ricambiarono il gesto e così mio nonno mi trascinò verso l'uscita.

Voltando la testa, non potei fare a meno di guardare ancora una volta gli uomini che ora sembravano impegnati in una conversazione, con i volti pieni di rabbia. Cosa stava succedendo?

L'aria fredda della notte riportò la mia attenzione su mio nonno, che aveva aperto la porta del bar e stava imboccando il sentiero che portava alle case.

Non c'era quasi nessuno in giro; la maggior parte del branco era al bar o nelle proprie case per sistemare gli ospiti in visita.

Liberai il braccio dalla presa di mio nonno, stanca di essere trascinata come una bambola di pezza e incrociai le braccia sul petto.

Immediatamente mi resi conto che il mio cappotto era ancora nel bar e che non ero più accaldata per la corsa.

"Che problemi hai, nonno?" La mia rabbia era densa nell'aria e si mescolava alla sua.

Mi guardò come se dovessi sapere il motivo per cui mi aveva scortata fuori e aveva fatto una scenata inutile davanti a un altro alfa.

"Non l'hai sentito, Anna? La tua lupa non ti ha detto che sei la loro compagna e che loro sono i tuoi?"

Ho sussultato. "La loro compagna? Di entrambi? Non è possibile. Ti sbagli".

Fece un verso di scherno, il che non fece altro che alimentare la mia rabbia. "Hanno sentito il tuo odore su Nina; l'hanno scambiata per te perché l'odore era così forte e stavano per azzuffarsi prima che arrivassi tu.

Entrambi pensano che tu sia la loro compagna, anche se non sembrano felici di condividerti".

"Condividermi?!" Strillai, ma la mia lupa praticamente sbavava al solo pensiero. A volte desideravo di essere separate.

"Nonno, non sono la loro compagna. Si sbagliano. E anche quando deciderò di accoppiarmi, sarà con un solo uomo, non con due. Non ho mai sentito di donne che hanno due compagni".

"Succede". Lui digrignò i denti.

"Perché sei così arrabbiato? Ti comporti sempre come Casey e tenti di trovarmi un compagno. Non dovresti essere contento che due uomini stiano cercando di reclamarmi?"

"Loro sono l'alfa e il beta di un altro branco. Tu sarai l'alfa di questo branco quando io morirò o mi dimetterò. Sei mia nipote.

Non voglio che tu corra di foresta in foresta con il loro branco, nascondendoti dai cacciatori. Non dureresti cinque minuti. Non sono compagni adatti a te, Anna".

Rabbia pura mi inondò il corpo. La mia lupa si rifiutava di stare lontano e ringhiava e lottava per essere liberata.

Invece di agire con violenza, dissi l'unica cosa che sapevo lo avrebbe ferito di più, anche se era vera.

"È questo il bel discorso che hai fatto a mio padre prima che scappasse in Russia per stare con mia madre?

Non fare lo stesso errore con me, nonno". I miei occhi si riempirono di lacrime nel vedere l'espressione sofferente che attraversò il suo visto. Si ritrasse, come se quelle parole fossero state un colpo fisico.

Mi pentii di quelle parole non appena le pronunciai. La serata sarebbe dovuta andare in modo diverso. Invece, io e mio nonno eravamo più lontani di prima.

"Anna". Sospirò il mio nome, con la voce incrinata.

"Vado da Casey, quindi se tu o la zia Nina avete bisogno di me, chiamatemi. Buona notte". Gli voltai le spalle e mi incamminai lungo il sentiero che portava a casa della mia amica.

Non cercò di seguirmi e improvvisamente non sentii più il freddo nell'aria. Ero insensibile.

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