Dopo la morte del padre, il re, Deanna si trova in una situazione pericolosa. È una principessa nata da una relazione illegittima e la sua matrigna, la regina Rosaline, e il suo fratellastro, il principe Lamont, non si fermeranno davanti a nulla per far sì che venga allontanata dalla corte. Sola e senza nessuno che la protegga, Deanna inizia a temere per la sua vita. Ma quando cominciano ad arrivare pretendenti per corteggiare la regina Rosaline, Deanna incontra un affascinante straniero da una terra lontana che potrebbe offrirle la salvezza che cerca...
Capitolo 1
Il letto di morteCapitolo 2
La torre occidentaleCapitolo 3
Il capitano della guardiaCapitolo 4
La punizioneDEANNA
Quando una spina di uno stelo di rosa le trafisse la pelle delicata, Deanna trasalì.
Si portò un dito alle labbra per consolarsi e un sapore metallico le invase la lingua.
Non era da lei fare un simile errore, ma le nuvole vorticose e il suono di un tuono che rombava piano l'avevano distratta.
Credeva che non ci fosse posto al mondo più tranquillo dei giardini del suo amato castello, ma il cielo che si oscurava sopra di lei raccontava una storia diversa.
Quando sentì il tintinnio di una campana si voltò allarmata.
Qualcosa non va.
Deanna vide la fedele serva, Mary, correre verso di lei agitando freneticamente le mani.
Raggiunse la principessa senza fiato, ma riuscì a parlare.
"Il re! Vostro padre, il re!"
Il sangue defluì dal volto di Deanna.
Senza aspettare un'altra parola, la ragazza lasciò cadere le cesoie e si precipitò verso il castello.
Arrivò alle stanze del padre.
Bussò piano, spaventata da quello che avrebbe trovato all'interno.
"Entra", tuonò una voce severa.
Deanna entrò e si inchinò due volte in direzione del grande letto.
L'unica luce della stanza proveniva dal fuoco ormai in punto di spegnersi.
Deanna rabbrividì. Persino le fiamme sembravano fredde.
"Mia adorabile Deanna", le sussurrò il padre attraverso il drappeggio del letto. Sembrava così piccolo nel grande materasso.
"Come state, padre?" Gli chiese Deanna.
"Come ti sembra che stia, stupida ragazza", scattò la voce che l'aveva fatta entrare. "Sta morendo".
Deanna si voltò verso la donna seduta al capezzale dell'uomo. Indossava un sontuoso abito rosso e gioielli intorno al collo che scintillavano alla luce del fuoco.
"Salve, regina madre", rispose Deanna. La regina si voltò di nuovo verso il marito.
"Padre, vi ho portato dei fiori freschi" gli disse Deanna, muovendosi verso un vaso.
Rimosse una vecchia composizione appassita e la sostituì con le rose appena tagliate.
La regina emise un delicato starnuto e si coprì il naso con un fazzoletto.
Deanna soppresse un sorriso.
"Grazie, cuore mio". Il re sorrise.
Le tese la mano e Deanna abbandonò i fiori per avvicinarsi a lui.
Le dita del padre si mossero nelle sue, la presa era appena l'ombra di quella delle mani forti che erano solite tenerla sopra la testa quando Deanna era bambina.
"Sei sempre stata più figlia dei fiori che mia", ridacchiò il re.
Deanna dovette avvicinarsi per sentirlo parlare. Non l'aveva mai visto così debole.
Mi sento già sola.
"Sono fortunata a essere figlia di un re come voi, padre". Deanna sorrise, cercando di mascherare la preoccupazione.
La regina le lanciò uno sguardo disgustato.
"Mia regina". Il re si rivolse alla donna. "Potresti darci un momento? Vorrei parlare con Deanna da solo".
"Devo occuparmi della servitù", rispose lei, alzandosi. "Qualcuno deve pur gestire questo castello".
Deanna fu grata per la privacy.
La porta si chiuse con un tonfo un po' più forte del necessario. Deanna la fissò per un momento.
Mi odierà sempre così tanto?
"Mi dispiace che tu sia cresciuta così duramente", disse il re, richiamando l'attenzione della figlia.
"No, padre", rispose Deanna, stringendogli la mano. "Ho avuto più di quanto qualsiasi principessa illegittima possa sperare di meritare".
Alla parola illegittima il padre si accigliò.
"Sei mia figlia e sei un'erede come tutte le tue sorelle", le assicurò lui.
Era davvero un re e un padre generoso.
Deanna, tuttavia, non era figlia della regina, quindi non avrebbe mai potuto essere considerata la figlia legittima di re Harold Harrell di Albarel.
"Mi preoccupo soprattutto per te", continuò il re.
"Perché?"
"Non ci sarò ancora per molto".
Anche in quell'istante dovette smettere di parlare per prendere una boccata d'aria, così Deanna colse l'occasione per interromperlo.
"Padre, non devi dire certe cose". Anche mentre parlava, Deanna sentiva il cuore stretto nel petto.
Era malato da settimane e negli ultimi giorni era peggiorato.
I medici del castello non erano in grado di aiutare il loro re.
"Zitta, Deanna, lasciami finire", continuò lui.
"Sì, Maestà".
Il re allungò una mano per accarezzarle la guancia. "Non ci sarò ancora per molto".
Una pausa.
Guardando negli occhi del padre, Deanna seppe che aveva ragione. Era come guardare la fiamma vacillante di una candela di cera d'api che brucia fino alla fine dello stoppino.
Non l'ho mai visto così debole prima d'ora.
Mi si spezza il cuore a vederlo in questo stato.
Ma, per Dio, temo quello che verrà quando lui se ne andrà.
Il re continuò: "Come sai, la regina regnerà fino all'incoronazione di tuo fratello Lamont".
Il principe Lamont la detestava tanto quanto la regina, anche se Deanna non aveva mai capito il motivo. Il resto dei fratellastri la trattava come una di famiglia.
Deanna aveva rinunciato da tempo a sviluppare un rapporto affettuoso con la regina madre, ma continuava a sperare che Lamont, maturando, sarebbe diventato più aperto di cuore.
Il principe era il prossimo nella linea di successione al trono, ma non avrebbe potuto regnare fino a quando non avesse compiuto venticinque anni, ciò significava che, se il re Harrell fosse morto, la regina sarebbe stata la sola a governare il regno per cinque anni.
Mentre il padre parlava, Deanna trattenne le lacrime.
"Rosaline non mi ha mai perdonato di essermi innamorato di tua madre..."
Deanna rimase in silenzio. Il re menzionava raramente sua madre e quando lo faceva, Deanna si aggrappava a ogni sillaba.
"Temo che quando non ci sarò più lei se la prenderà con te", finì, chiudendo gli occhi per prendersi una pausa dallo sforzo di parlare.
Deanna conosceva la storia dai racconti dei servi, degli abitanti del villaggio, di tutti.
La madre di Deanna era stata una delle dame di compagnia della regina Rosaline.
Lei e il re si erano innamorati e avevano iniziato una relazione.
Alla regina non era importato dell'atto d'infedeltà, ma il fatto che i due si amassero reciprocamente era inaccettabile.
L'amore era molto più potente di una semplice relazione.
La regina era intelligente e sapeva che con l'aiuto dell'amore una donna aveva anche una grande influenza.
Così aveva cercato di bandire la madre di Deanna dalla corte, ma il re non l'aveva permesso.
Era troppo tardi.
Era incinta.
Quando la madre di Deanna era morta durante il parto, invece di mandare la figlia dai parenti, come era consuetudine, il re aveva riconosciuto la bambina e l'aveva chiamata Deanna.
Per proteggere la linea di successione, la regina avrebbe voluto che la figliastra fosse mandata in un convento di suore, non appena fosse stata abbastanza grande.
Il padre di Deanna non era d'accordo e aveva nominato la figlia erede come gli altri fratelli.
Deanna si era trovata in una posizione insolita perché, sebbene fosse un'erede del re e al pari dei fratelli ai suoi occhi, secondo la legge tradizionale era ancora una figlia illegittima.
Il regno conosceva Deanna come la "principessa bastarda", un titolo a cui si era presto abituata.
Nell'infanzia, Deanna era stata una bambina insolita.
Spesso accompagnava il re al villaggio che circondava il castello.
Gli abitanti si erano innamorati della bellezza e generosità della piccola. O almeno così le dicevano a ogni occasione.
Deanna passava tutto il tempo che le era concesso a imparare dai guaritori i rimedi che usavano per aiutare i pazienti.
Voleva conoscere gli ingredienti di ogni balsamo e dove avrebbe potuto trovare le piante da cui venivano ricavati.
Convinse i giardinieri a piantare quelle utili erbe sul terreno del castello, dove lei le curava e le raccoglieva per aiutare i malati.
A volte si recava ancora al villaggio per assistere l'ospedale.
Deanna riportò l'attenzione sul padre, che aveva riaperto gli occhi e stava cercando di continuare la loro conversazione.
Si chinò di nuovo più vicino.
"Ho inviato lettere ai regni vicini in cerca di un marito per te", le disse il re, "per portarti via da qui, in modo che tu possa vivere la tua vita in modo sicuro e felice".
"Ma padre, sai che nessun nobile mi sposerà", gli rispose Deanna.
Non capisce che il mondo non mi vede come lui.
Non sono un partito desiderabile per nessuno.
"Non devi restare qui, Deanna", insistette lui.
"Ma Albarel è casa mia", gli rispose lei.
Iniziarono a scorrerle calde lacrime lungo le guance e Deanna cominciò a contemplare l'idea di un regno senza suo padre.
"La tua casa potrebbe diventare presto un luogo pericoloso per te. Sei un prodotto dell'amore, non del dovere. Come tale, sei una minaccia per la regina, che tu lo capisca o no...
"E sebbene sia mia moglie", continuò, "non avrà pietà di una bambina nata dal grembo di un'altra. Ho ragione di credere che Lamont sarà peggio.
"È giovane e spericolato, non mostra la stessa moderazione della madre. Ascolta il mio avvertimento, bambina. Devi stare attenta".
"Lo farò, padre", gli promise Deanna. Lo abbracciò forte, sentendogli le ossa attraverso la veste da notte.
"Vi voglio bene", gli sussurrò lei, cercando di calmare le proprie emozioni.
"Lo so, cuore mio", le rispose il padre.
Rimasero seduti in silenzio mentre il respiro del re diventava sempre più affannoso.
Deanna temeva che quella sarebbe stata l'ultima conversazione che avrebbe avuto con il padre.
Sapeva di avergli comunicato tutto quello che voleva che sapesse, eppure desiderava avere altro da dire.
Come se l'urgenza di un ultimo messaggio potesse ritardare la sua morte di un altro giorno.
Non molto tempo dopo, i medici del re cacciarono la principessa dalla stanza.
La regina aveva aspettato fuori, insieme a Lamont. Erano appostati nel corridoio appena fuori dalla porta della camera da letto.
La regina fingeva di ispezionare i danni a uno degli arazzi che erano appesi lì, ma Lamont aveva stabilito un contatto visivo diretto con Deanna non appena era uscita dalla stanza.
Perché la sua presenza mi dà sempre i brividi?
Mentre Deanna passava davanti alla matrigna, asciugandosi le lacrime dagli occhi, la regina le parlò dolcemente.
"Le cose stanno per cambiare, Deanna. Spero che tu sia pronta".
***
BIANCA
Lontano, a nord, nel regno di Summoner, un messaggero si inchinò prima di consegnare una pergamena arrotolata a una donna esile e anziana, dai capelli bianchi come la neve.
"Grazie, Peadar", disse Lady Bianca, prendendo la pergamena e rompendo il sigillo di cera di Albarel che la teneva chiusa.
Era noto a tutti che il re Harold Harrell non godesse di buona salute e Bianca sospirò al pensiero della morte di quel sovrano gentile e mite.
Srotolò la lettera. I suoi occhi sfiorarono la pagina.
... quindi dovete capire la situazione in cui mi trovo. Mi rivolgo a voi nel momento del bisogno. Vostro figlio non potrebbe trovare moglie più dolce se cercasse tra gli angeli del cielo stesso...
La porta della sala del trono si aprì e la donna smise di leggere.
"Ciao, zia. Come stai?" la salutò il nipote con disinvoltura, passandosi una mano tra i capelli biondi.
"Oggi sto bene".
"Cos'è quella lettera?"
"Niente che ti riguardi"
Lui rise, ma corrugò leggermente la fronte davanti all'evasività della zia.
Lei richiamò il proprio servo, che entrò prontamente e si avvicinò al trono.
"Brucialo", gli disse Lady Bianca, restituendogli il messaggio.
La situazione della giovane donna le faceva pena, ma il benessere della propria famiglia veniva prima di tutto.
La principessa bastarda avrebbe dovuto affrontare quella faccenda da sola.