Innamorata dei Bad Boys - Copertina

Innamorata dei Bad Boys

Lisa Rhead

Capitolo 2

WALKER

Mi svegliai con un forte mal di testa e, come se non bastasse, con la bionda che mi ero scopato la sera prima che banchettava sul mio cazzo duro come la roccia, sperando in un altro po' di amore targato Walker.

Quelle puttane erano tutte uguali.

Se non volevano i nostri soldi, allora volevano il cazzo.

Feci scivolare la mano sulla testa della bionda e spinsi la sua bocca più in basso sul mio cazzo, facendola strozzare.

Lei protestò sommessamente e, quando lo feci di nuovo, lasciò andare il mio cazzo con uno schiocco e schiaffeggiò la mia mano sulla sua testa.

"Smettila di costringermi così!" Gridò.

"È così che mi piace", le dissi.

Fece il broncio, si strinse i seni con le braccia e cercò un preservativo sul mio comodino.

Le afferrai il polso e la fermai.

"In realtà, non ho ancora finito di dormire. Ti chiamerò più tardi", le dissi.

I suoi occhi azzurri sembravano distrutti, ma capì l'antifona.

Scese dal mio letto e raccolse i suoi vestiti, prima di chiudersi la porta alle spalle.

Alzando gli occhi al cielo, mi girai su un fianco e desiderai che il mio cazzo duro si calmasse.

Proprio mentre stavo per riaddormentarmi, sentii la porta della mia camera aprirsi.

"Che cosa vuoi, Hayden?" Abbaiai al mio secondo in comando.

"Ho visto Brandy uscire e ho pensato che fossi sveglio".

Mi girai sulla schiena e guardai Hayden.

Era alto un metro e ottanta, con capelli neri e occhi azzurri.

Qualcuno l'avrebbe definito un bel ragazzo, ma io conoscevo il lato oscuro di Hayden ed era tutt'altro che bello.

"Si chiamava così? Brandy?" Chiesi, trasalendo.

"Non te lo ricordi?" Mi provocò Hayden.

Scrollai le spalle.

"Per me sono tutte uguali", gli dissi.

"E nessuna delle bimbe di Bluewood riuscirà a scongelare il cuore del grande Walker?" Mi prese in giro lui.

"Sei venuto qui per un motivo o vuoi solo perdere i denti?" Chiesi, bruscamente.

"Hanno catturato il piccolo Richard, ieri sera".

"L'hanno beccato a rubare la merce?"

Hayden annuì e sorrise lentamente.

"Cosa vuoi fare?"

Strinsi forte i denti e sentii un occhio contrarsi.

"Nello scantinato tra un'ora", gli dissi.

Hayden gettò i pugni in aria e saltellò appena.

Mi tolsi di dosso le coperte e mi diressi nel mio bagno privato, accendendo la doccia.

Sotto i getti d'acqua calda, stiracchiai il collo, prima di lavarmi con un bagnoschiuma costoso.

Chiusi l'acqua e mi avvolsi un asciugamano intorno alla vita, uscendo in camera da letto.

Premetti un pulsante sul telecomando e le finestre della mia camera da letto divennero trasparenti, lasciando entrare la luce del sole.

Mi stiracchiai di nuovo e mi passai una mano tra i capelli neri e bagnati.

"Pessima idea", mormorai, prendendo alcuni antidolorifici sul mio comodino.

Ne mandai giù un po' con un sorso d'acqua e indossai dei pantaloni neri da jogging con una maglietta nera.

Uscendo dalla mia camera da letto, scesi in cucina, misi del pane nel tostapane e infilai una tazza sotto il beccuccio della macchinetta del caffè.

Presi burro e marmellata dal frigorifero e li spalmai sul pane tostato prima di sgranocchiarlo.

Hayden entrò in cucina e si accomodò su uno sgabello al bancone della colazione, mentre io sorseggiavo il mio caffè.

"Ti ricordi che stasera c'è una festa in spiaggia?" Disse, piano.

Alzai gli occhi al cielo e grugnii.

"È solo per dimostrare ai nostri membri meno importanti che qui dai Raffiel abbiamo cura di tutti e condividiamo le nostre cose", disse, mettendosi una mano sul cuore.

"Credo che mi sentirò male", replicai, ruttando.

"Non c'è problema. Possiamo starcene seduti sul ponte mentre i plebei fanno festa sotto di noi".

Organizzavamo quella festa una volta all'anno, che radunava tutti i membri di basso livello e un elevato numero di femmine, come un branco di galline affamate.

Noi fornivamo cibo per il barbecue e bevande in segno di apprezzamento per quello che facevano per noi e, di solito, entro le prime ore del mattino era tutto finito.

"Porti con te Brandy?" Chiese Hayden.

"No", risposi, con fermezza.

"Okay, allora vuoi essere il mio accompagnatore?"

Gli tirai addosso una crosta di pane che lo colpì in testa.

"Cos'è successo tra te e Shelly?"

Hayden fece una smorfia e scosse la testa.

"Era troppo appiccicosa. Ho dovuto scoparla e poi lasciarla", mi spiegò.

Al giorno d'oggi, quegli incontri finivano sempre lì.

Nel sesso inutile.

Sospirando, finii il caffè e mi diressi verso la lavastoviglie.

La aprii e la trovai piena di pentole sporche.

"Ma che cazzo!" Imprecai.

"Hai dimenticato di avviarla?" Chiese Hayden.

"No, era il tuo turno", gli dissi.

Lui scosse la testa.

"No. Questa settimana toccava sicuramente a te".

Ringhiai, frustrato.

Odiavo le pulizie.

"Puoi cercare di assumere un addetto alle pulizie, per favore?"

Hayden annuì mentre io mettevo una pastiglia nella lavastoviglie e avviavo il ciclo.

Riposi il burro e la marmellata e pulii il bancone della colazione.

Io e Hayden vivevamo lì insieme e facevamo i turni per pulire, ma per lo più toccava a me.

A proposito di pulizia…

Dovevo occuparmi di quello stronzo in cantina.

"Tutto pronto?" Chiesi ad Hayden.

I suoi occhi azzurri si scurirono quando annuì ed entrambi ci dirigemmo verso la porta del seminterrato, scendendo rapidamente.

Due dei miei uomini stavano affiancando un uomo legato a una sedia con un bavaglio in bocca.

Mi avvicinai all'uomo, mi misi davanti a lui e incrociai le braccia sul mio grande petto.

Hayden abbassò il bavaglio perché potesse parlare.

"Non sono stato io!" Gridò.

"Oh, andiamo, Dick? Sei stato colto in flagrante", dissi, in tono annoiato.

"Erano solo un paio di buste. Avevo bisogno di soldi extra", protestò.

Presi una sedia e mi ci misi a cavalcioni, incrociando le braccia sullo schienale.

Abbassai la testa per poter guardare Richard negli occhi.

"Non mi piacciono i ladri", gli dissi.

"Soprattutto se derubano noi", aggiunse Hayden.

"Non succederà più", disse l'uomo, con le lacrime che gli scendevano sul viso paffuto.

Mi avvicinai a lui.

"E odio ancora di più i bugiardi", gli dissi.

Hayden sferrò un pugno in faccia a Richard, rompendogli il naso.

Guardai il sangue che gli colava sul viso e sorrisi.

Mi piaceva versare sangue fresco.

Hayden gli diede un altro pugno, spaccandogli il sopracciglio.

Richard grugnì e io feci segno ai due uomini di staccarlo dalla sedia.

Mi alzai e mi spostai verso un tavolo dove c'erano un paio di tirapugni d'argento, che infilai.

Quando mi voltai verso Richard, lui vide i miei pugni e cominciò ad andare nel panico.

"Per favore. No!"

Hayden gli legò i polsi e i due uomini lo costrinsero ad alzarsi dalla sedia.

"All'amo", dissi loro.

Sollevarono Richard e gli appesero i polsi a un gancio che pendeva dal soffitto.

Le sue costole, lo stomaco e il petto erano tutti esposti. Notai anche Hayden infilarsi dei tirapugni.

Avanzammo verso l'uomo e cominciammo a picchiarlo fino a ridurlo in fin di vita.

Sentivo le sue costole rompersi mentre lo conciavo come un sacco da boxe.

Il sangue mi schizzò addosso, mentre lo picchiavo ovunque.

Questo insegnerà al verme a derubarmi!

Una volta che i miei tirapugni furono ricoperti di sangue, mi fermai e feci un passo indietro, sfilandomeli.

Sentii Richard grugnire per il dolore e feci un cenno ad Hayden.

Lui estrasse la sua Glock 17 e gli sparò alla testa senza esitazione.

Mentre guardavamo il morto appeso nel nostro seminterrato, Hayden sorrise.

"Pulite tutto e sbarazzatevi del corpo", ordinai agli uomini.

Loro annuirono e tagliarono il corpo di Richard, che si accasciò a terra.

Feci una smorfia di disgusto e lo scavalcai, tornando a salire le scale.

Hayden mi seguì ed entrambi ci lavammo le mani nel lavandino della cucina.

"Assicurati di spargere la voce che nessuno ruba ai Raffiel e la fa franca", dissi ad Hayden.

L'oscurità era scomparsa dai suoi occhi e aveva un'aria piuttosto soddisfatta.

Dirigendomi verso la porta scorrevole della cucina, la feci scorrere e uscii sul ponte della casa al mare, scrutando le onde davanti a me.

Il sole era uscito e presto ci sarebbe stata una festa che avrei dovuto fingere di godermi.

Mi passai una mano tra i capelli e gemetti.

Avevo soldi, potere e in mano l'intera città, eppure volevo di più.

Non sapevo cosa, ma le cose che mi piaceva fare, come scopare, cominciavano a lasciarmi un sapore amaro in bocca. Lo odiavo.

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