
"Allora, il signor Peters è già arrivato. Ci chiamerà tra poco e la presenterò. Il signor Peters è molto esigente, ma le spiegherà tutto".
È lunedì e ho trascorso il fine settimana evitando di pensare a tutta questa storia in cui il padre che conoscevo a malapena è morto e io ho ereditato la sua azienda.
Ho discusso con me stessa per capire se presentarsi a questo incontro o rifiutare l'offerta adducendo un conflitto di interessi.
Ma eccomi qui. Ho pensato che, finché non prenderò una decisione sulla Roberts Enterprises, dovrò almeno onorare i miei impegni attuali.
"Grazie", dico alla responsabile delle assunzioni, una donna di nome Mary dai capelli riccioli e dall'aria gentile. Mentre parlo, il telefonino inizia a squillarmi nella borsa. "Oh, mi dispiace".
"Nessun problema", mi risponde lei sorridendo. "Perché non risponde finché abbiamo ancora un po' di tempo?"
"Grazie". Prendo il cellulare e vedo il nome di Beth sullo schermo. "Ehi, che succede?"
"Ciao, come va il tuo primo giorno?"
"Sono appena arrivata. Tra poco incontrerò il mio capo".
"Oooooh, l'uomo sexy e misterioso!"
"Chiudi il becco, Beth".
"Hai sentito Nic?"
"No. Perché avrei dovuto?"
"Forse perché è innamorato di te! Me l'ha detto Matt". Quindi credo che ora lei e Matt siano ufficialmente una cosa sola, no?
Tutte e tre le mie amiche sembrano uscire con i tre amici di Nic, il che rende più difficile giustificare il motivo per cui sono scappata dalla sua limousine senza neppure permettergli di chiedermi di vederci di nuovo.
Alzo gli occhi al cielo. "Devo andare. Ciao, Beth". E senza aspettare una risposta, riattacco.
A dire il vero, quando non ho pensato a mio padre e alla sua azienda, ho pensato a Nic. In realtà non ho mai smesso di pensarci da quando mi ha lasciata sul marciapiede davanti al mio palazzo.
È chiaramente un palyboy, e so già che mi spezzerebbe il cuore: ma se dimenticarsi di lui è la decisione giusta, perché non riesco a fare a meno di volerlo rivedere?
Un cicalino suona e Mary si alza in piedi.
"Oh, questo è il nostro segnale", dice con un sorriso. "Ora, cerchi di non essere timida". Spinge le porte e rivela un ufficio ampio e buio.
Ogni parete è nera, così come tutti i mobili. Mi ricorda un po' l'appartamento di Nic. Sorrido tra me e me, chiedendomi se Nic abbia davvero messo quell'enorme candela rosa nella sua camera da letto dopo la nostra giornata insieme.
Il mio nuovo capo è in piedi con le spalle alla porta. Sembra alto, forse mezzo metro più di me. Indossa un abito nero e ha i capelli castani. È tutto quello che posso dire da dove mi trovo.
Mary si schiarisce la gola. "Signor Peters, mi permetta di presentarle la sua nuova assistente, la signorina Miller".
Faccio un passo avanti mentre il mio nuovo capo si gira, e la prima cosa che noto sono i suoi due occhi azzurri, familiari e penetranti.
"Scarlett?" Dice, con aria scioccata.
"Nic?" Faccio un passo indietro, sentendomi come un cervo davanti ai fanali di un auto.
Mary si schiarisce la gola. "Voi due vi conoscete?"
"Mary, per favore, lasciaci soli", dice Nic senza interrompere il contatto visivo con me.
"Sì, signor Peters".
Rimango completamente impietrita. Questo genere di cose succede solo nei film di merda e nei romanzi di cliché. Non mi accorgo nemmeno che Nic è ancora nella stanza, finché non me lo trovo di fronte.
Mi prende le spalle e mi scuote leggermente. "Scarlett", dice stupito.
"Dovrei licenziarmi", dichiaro.
"E perché?" Mi risponde Nic con rabbia.
"Spiegati meglio", ringhia Nic.
"Mi hai vista nuda", ribatto, coprendomi rapidamente il viso con le mani. Nic le rimuove e la sua espressione si addolcisce per un attimo: sta sorridendo.
"Sì. E allora?"
"Nic!"
"Quindi non hai problemi a essere andato a letto con la tua assistente?"
"Ragazza?" Chiedo debolmente.
"Cosa?"
"Pensi che io sia la tua ragazza?"
Si schernisce. "Beh, Scar, ho dormito con te. Ho passato la giornata con te. Ho comprato quella ridicola candela solo perché ti faceva sorridere. E sei scappata prima che potessi chiederti di uscire come si deve. Ma il fatto che tu ti sia presentata oggi nel mio ufficio è sicuramente un segno del destino. Tu. Sei. Mia".
Mi sento arrossire e mi mordo il labbro inferiore.
"Dio, Scar, non farlo. Altrimenti battezzeremo questa scrivania".
Sospiro. "È proprio per questo che non posso lavorare qui, Dominic. Non è professionale".
"Non mi importa cosa sia professionale - e, Dio, di' un'altra volta il mio nome!"
Le sue labbra mi premono sul collo e inizio a gemere.
"Aspetta, cosa?" Mi tiro indietro, confusa. "Cosa c'è stasera?"
"Il nostro appuntamento. Ti porterò fuori per una cena romantica. Poi torneremo a casa mia e ti scoperò così forte che urlerai il mio nome per tutta la notte".
Le mie ginocchia si sentono deboli solo al suono delle sue parole. Sento il calore crescermi tra le gambe. "Dominic", sussurro con un filo di voce.
Gli occhi di Nic si velano di lussuria. Sorrido. È bello poterlo influenzare in questo modo con una sola parola. Come se avessi potere su di lui. Ma lui ha altrettanto potere su di me, e questo è pericoloso.
Per non parlare del fatto che non sa la faccenda della Roberts Enterprises. "Nic", dico, con voce ferma. "Non so se voglio lavorare qui. Voglio fare carriera, ma..."
Mi interrompe premendo il suo interfono. "Mary, vieni".
Pochi secondi dopo, Mary rientra dalla porta. Mi guarda e mi sento arrossire ancora una volta. I suoi occhi si spostano su Nic, che mi sta ancora stringendo con forza.
"Sì, signor Peters?" Dice lei con voce nitida.
"Volevo dirle: ben fatto".
"Per cosa, signore?" Chiede Mary.
"Ha assunto la migliore. La signorina Miller in realtà è la mia ragazza, ma non sapevo che l'avesse assunta".
Ecco di nuovo quella parola: "la mia ragazza". Non ho mai accettato d'esserlo, però mi piace come suona: è dolorosamente allettante. Però sta andando tutto così veloce!
"Sarà un problema, signore?" Domanda Mary, guardandomi.
"No. Ma vorrei apportare alcune modifiche al suo ruolo".
"Cosa..." Vengo interrotta dalla presa di Nic, che mi stringe più forte.
"La signorina Miller avrà bisogno di un ufficio tutto suo, accanto al mio. Vorrei che i lavori iniziassero oggi". Mary annuisce, prendendo furiosamente appunti sul suo taccuino.
"Il suo stipendio sarà raddoppiato e avrà bisogno di un conto spese. Nel frattempo datele pure la mia carta nera".
"Sì, signore. È..."
"Sì, è tutto".
"Un attimo!" La inseguo, prima che possa andarsene. "No che non è tutto: ho bisogno di un contratto aggiornato", dico, con la voce più ferma che posso.
Mary fa una pausa, oscillando con lo sguardo tra me e Nic, come se non sapesse più da chi prendere ordini.
"Nessun nuovo ufficio. Non ancora". La mia voce acquista sicurezza quando mi ricordo che sono una donna d'affari, e che ho seguito molti corsi su come gestire le trattative. "Accetterò un periodo di prova di tre settimane, sul lavoro e sulla relazione.
"Al termine di queste tre settimane, valuteremo se questo accordo è ancora vantaggioso per entrambe le parti. Avrò anche bisogno di una clausola che riconosca che ho recentemente ereditato una partecipazione di controllo nella Roberts Enterprises".
"Tu cosa?" Assaporo l'espressione di sorpresa e disorientamento sul volto di Nic. È divertente quasi quanto eccitarlo.
"Io e te potremo discutere in modo più dettagliato se il mio ruolo nella Roberts Enterprises interferirà con il mio lavoro qui. Accetti queste condizioni?" Lascio che nella mia voce si insinui una punta di provocazione.
Sembra che l'abbia appena colpito con un pesce in faccia. Ma dopo un attimo si rivolge a Mary. "Hai sentito la signora. Mettiti in contatto con il nostro consulente legale interno e lavoreremo per apportare le modifiche necessarie al contratto di lavoro della signorina Miller".
"Molto bene, signore". Mary esce di corsa dalla stanza e io rimango a fissare Nic con aria di sfida.
"Adesso, se hai qualche obiezione al fatto che ti prenda a pecorina contro la scrivania", dice, con voce bassa e roca, "dillo subito".
Mi prende per la vita con un grugnito e mi piega sulla scrivania, come promesso.