Galatea logo
Galatea logobyInkitt logo
Ottieni l'accesso Senza Limiti
Categorie
Accedi
  • Home
  • Categorie
  • Liste
  • Accedi
  • Ottieni l'accesso Senza Limiti
  • Assistenza
Galatea Logo
ListeAssistenza
Lupi mannari
Mafia
Miliardari
Storie d'amore con un bullo
Slow Burn
Da nemici a innamorati
Paranormale e fantasy
Piccante
Sport
Università
Seconde possibilità
Vedi tutte le categorie
Valutato 4,6 sull'App Store
Termini di servizioPrivacyMarchio editoriale
/images/icons/facebook.svg/images/icons/instagram.svg/images/icons/tiktok.svg
Cover image for I discendenti dell'Originale

I discendenti dell'Originale

Capitolo 6

BEXLEY

Ha ringhiato.

Dico sul serio. Quell'uomo ha appena ringhiato.

Gli ho detto che volevo entrargli nelle mutande e la sua reazione è quella di ringhiare?

Il nonno ha lasciato silenziosamente la stanza quando abbiamo iniziato a parlare di compagni. Credo che fosse troppo da affrontare per lui, troppo presto. Io sono d'accordo con lui: i lupi mannari non fanno per me. Non se ne parla.

Oh, mio Dio, i lupi mannari! Non esistono nemmeno! O almeno… non dovrebbero esistere, eppure sono reali! Porca miseria!

D'accordo, sto dando di matto. A chi viene davvero detto che gli esseri soprannaturali sono reali?

Devo andarmene, subito.

Mentre cerco di partire, mi squilla il telefono. È Treyton. Oh, Signore, non posso occuparmi di lui in questo momento. Non riesco a pensare a nessuno. Anche il nonno è un maledetto lupo mannaro. Tutti in questa città dimenticata da Dio lo sono. Persino io dovrei esserlo.

"Presunto" è la parola chiave. Finché starò lontana da quel ragazzaccio tatuato e sexy, rimarrò normale. Sarò la me stessa di sempre.

L'unico problema è che la mia voglia di andare a letto con suddetto ragazzaccio tatuato è talmente forte che mi sta uccidendo.

Premo il piede sull'acceleratore. Scappare è la mia unica risposta.

***

Otto ore, trentotto chiamate perse e sessantadue messaggi ignorati dopo, finalmente mi fermo in un hotel da qualche parte nel South Dakota. Quando sono partita non avevo una meta, quindi non mi sono resa conto di dove fossi diretta. Pazienza, ho bisogno di una bella dormita.

Provo un dolore incessante al petto, così lo massaggio con una mano nel tentativo di alleviarlo. Non so cos'ho che non va, ma se la situazione peggiora dovrò andare dal medico.

Ho fatto esattamente quello che il nonno temeva che facessi: scappare. Decido di mandargli un messaggio.

"Mi dispiace, nonno".

Dopodiché spengo il telefono.

Verso le quattro del mattino sento bussare alla porta. Chi è che disturba a quest'ora? Ho sonno e non sono ancora del tutto sveglia, così apro la porta senza nemmeno chiedere chi è. Lì, in piedi appoggiato al telaio e con un'aria piuttosto stralunata, c'è il ragazzaccio tatuato e sexy.

"Treyton".

Mi prende tra le braccia, appoggia il viso nell'incavo del mio collo e inspira profondamente. Il dolore al petto si attenua fino a svanire completamente. Strano.

"Bexley, ti prego, piccola, dimmi cosa è successo. Dimmi di cosa hai paura, cos'è che ti ha fatta scappare", dice ancora sepolto tra i miei capelli.

Accidenti, ha un profumo buonissimo: come se non potesse mai succederci nulla di male, come se, accanto a lui, l'eternità non sembrasse più tanto terribile.

"Mi dispiace tanto, Treyton".

"Posso entrare?"

Annuisco, senza lasciarlo andare. Lui mi solleva e io avvolgo le gambe intorno alla sua vita. Chiude la porta con un piede, va verso il letto e si siede con me sulle gambe. Riporta il viso nell'incavo del mio collo e inspira il mio profumo come se non ne avesse ancora abbastanza. Infine, mi bacia dietro l'orecchio.

"Ok, piccola, sputa il rospo. Perché hai fatto impazzire sia me, sia Seiko, sia tuo nonno, finché non hai usato la carta di credito per l'hotel e abbiamo capito dov'eri. Ho preso il primo volo disponibile e mi sono catapultato qui, quindi dimmi a cosa stai pensando".

Santo cielo, sta succedendo davvero. Prima ancora che io possa rispondere, a Treyton squilla il telefono. Lui lo guarda e risponde.

"Sam".

Lo sento irrigidirsi all'ascolto di qualsiasi cosa stia dicendo questo Sam.

"Sei sicuro? Grazie".

Scruta la stanza e i suoi occhi si fermano sulla mia valigia.

"Dobbiamo andare. Qui non è sicuro per te".

"Cosa? Cosa vuol dire che qui non è sicuro?"

Si alza e si dirige verso la mia valigia. Ne tira fuori dei vestiti e mi ordina di cambiarmi in fretta e furia.

"Spiegati, Treyton!"

"Ti spiegherò in macchina. Ti prego, Bexley, fidati di me".

Prima che io possa mettermi a discutere, esce dalla porta con i miei bagagli e le chiavi della macchina. Mi cambio rapidamente e mi dirigo all'ingresso per fare il check-out. Noto un uomo dall'aspetto trasandato seduto nella sala d'aspetto, che legge una rivista. Mi osserva mentre firmo il conto ed esco dalla porta. All'improvviso me lo trovo alle spalle. Si china in avanti e mi preme un coltello sul fianco.

"Se urli ti uccido. Annuisci se hai capito".

Posso solo annuire. Cerco Treyton dappertutto, nel parcheggio, ma è ancora buio. L'uomo mi spinge in avanti. Sento la punta del coltello trapassarmi la camicetta, fino a quando la lama mi taglia la pelle, provocandomi un dolore acuto.

"Per favore…"

"Zitta".

"Chi sei?"

"Non importa. Il re mi ha appena mandato a prenderti".

"Chi?"

L'individuo mi conficca più forte il coltello nel fianco, e io mi lascio scappare un urlo. Un fiotto di sangue appiccicoso mi scorre sotto la camicetta. Mi spinge dietro un angolo, fino a un camioncino scassato, dove mi costringe sul sedile posteriore. Al posto di guida c'è un altro uomo, altrettanto inquietante. Ce ne andiamo in silenzio. Il fianco continua a farmi male e il catorcio su cui stiamo viaggiando sembra destinato a cedere da un momento all'altro o forse a fermarsi del tutto.

Dopo quelle che sembrano ore, l'autista si ferma davanti a un enorme magazzino che ha visto giorni migliori. Vengo spinta fuori dal furgone e spinta all'interno dell'edificio. C'è un olezzo terrificante: questo posto deve essere inutilizzato da anni.

Noto la presenza di diversi lupi, come quello che io e Treyton abbiamo visto alla cascata, che si aggirano e ci osservano. Dal retro esce un energumeno con un gran sorriso sulle labbra. È alto, robusto e con gli occhi scuri. Se non stesse cercando di uccidermi, penserei che sia bello, ma percepisco un sottofondo di malvagità in lui che mi fa gelare.

"Ti ho aspettata a lungo. Sembra che tu ti sia nascosta in bella vista per tutto questo tempo".

"Per favore, non fatemi del male. Non ho fatto nulla".

L'energumeno si avvicina, talmente tanto che riesco a sentire il suo alito. Odora di morte e di carne marcia. Mi sento quasi soffocare.

"Non avresti mai dovuto lasciare la California, ma l'hai fatto… e finalmente ti ho trovata".

Osservo i suoi incisivi anteriori allungarsi e vengo percorsa da un brivido da capo a piedi. Quest'uomo deve essere uno di quei… lupi mannari.

"Chi sei?"

"Mi chiamano il re dei ribelli. Ma tu, amore mio, puoi chiamarmi Magnus, perché sarò il tuo compagno".

"Non è possibile. Treyton è il mio compagno".

Magnus emette una risata. È talmente stucchevole che mi fa agitare le budella.

"Stupida ragazzina. Pensi che mi interessi davvero chi sia il tuo vero compagno? Ti marchierò qui e ora, e se otterrò il potere che cerco, ti lascerò vivere. Tuttavia, ho sentito dire che i discendenti trasferiscono il potere ai loro compagni anche dopo la morte, quindi, comunque vada, vinco io".

"Vuoi il mio potere".

Era un'affermazione, non una domanda, e sentii subito il mio lato da avvocata infastidirsi. Quest'uomo di nome Magnus è un lupo mannaro assetato di potere che si crede Dio. Perseguo ogni giorno cause contro uomini di questo tipo. Non diventano pelosi e non camminano su quattro zampe, ma per il resto sono uguali.

La differenza è che quest'uomo vuole fare del male a me.
"Non credo proprio, Magnus. Cosa ti fa pensare che io abbia un qualche potere?"

Mi afferra il collo e lo stringe, fino quasi a soffocarmi.

"Oh, sì che ce l'hai. Vedi, ho una fonte informatissima su di te che mi ha riportato ogni informazione".

Magnus mi trascina in un'altra stanza e mi sbatte contro il muro, io riesco a malapena a respirare. Scivolo immediatamente a terra in preda alle vertigini.

"Ti farò mia e, quando avrò finito, avrò anche il tuo potere".

Lo sento sbattere la porta e chiuderla a chiave. Io rimango immobile, avvicino semplicemente le ginocchia al petto e le abbraccio. Non mi tiro nemmeno su la camicetta per vedere la gravità della ferita inferta col coltello. Dopo circa un'ora, entra un giovane magro che trascina con sé un materasso sporco e malandato. Ha l'aria talmente debole che persino il materasso potrebbe essere troppo pesante per lui. Ha qualcosa, però, che è diverso dal resto degli uomini che si aggirano qui intorno. Getta il materasso macchiato sul pavimento, poi si avvicina e si inginocchia davanti a me.

"Sta bene, signorina?"

Annuisco.

"Mi chiamo Andy. Non è il massimo, ma le ho portato qualcosa su cui sdraiarsi. Cerchi di mettersi comoda e non far arrabbiare Magnus. Farò del mio meglio per tenerla d'occhio".

"Perché?"

"Ho sentito che c'è un branco che si dirige rapidamente da questa parte. Sono abbastanza sicuro che stiano venendo per lei".

"Treyton".

Annuisce.

"Magnus vuole proseguire, ma spostarla senza la sua lupa sarà difficile. Così gli ho detto che sta vomitando da quando ha sbattuto la testa contro il muro. L'unica cosa che non sopporta è proprio il vomito. Mi ha incaricato di pulire".

"Perché mi stai aiutando?"

Andy scrolla le spalle.

"L'ultima cosa di cui il re ha bisogno è il potere. È una persona già abbastanza orribile senza".

Andy inclina la testa di lato, come se avesse sentito qualcosa. Io non sento nulla, ma lui si volta verso di me e i suoi occhi trovano i miei.

"Cerchi di non farlo arrabbiare".

La porta si apre e l'istante dopo fa irruzione Magnus, il quale spinge via Andy e gli dice di andarsene. Dopo un'ultima occhiata a me, Andy esegue gli ordini. Magnus mi tira su per i capelli e mi butta sul letto sporco e macchiato. Prima che io possa capire quale sia il suo piano, si libra sopra di me e mi toglie la camicetta da sopra le spalle.

"A quanto pare non abbiamo a disposizione tutto il tempo che vorrei".

Si abbassa su di me e mi lecca la base del collo, poi la gola. Io non posso fare a meno di cercare di divincolarmi, ma Magnus mi afferra il mento e mi costringe a voltarmi verso destra.

"Potrebbe fare un po' male".

Continue to the next chapter of I discendenti dell'Originale

Scopri Galatea

Il PattoIl branco di Greystone Ridge - Spin-Off: WarwickLa seconda possibilità del re alfaUn Orso per NataleGli esperimenti sull’ibrida – Libro 1

Pubblicazioni più recenti

Mason Spin-off - ImpulsoTre è il numero perfetto - Bianco e oroGli spiriti del NataleSpeciale Halloween - A letto con il vampiroSpeciale Halloween Dolcetto o scherzetto birichino