
Il giorno del barbecue mi svegliai con non uno, ma due corpi caldi nel mio letto e con i postumi della festa di Shorty.
Dannazione, era proprio bello essere re.
Dopo essermi sistemato, buttai fuori le due sgualdrine senza nome e mi diressi verso la doccia. Mentre mi insaponavo, il mio pensiero andò alla tatuatrice sexy conosciuta la sera prima.
Un paio di mesi prima, Pete mi aveva chiesto di assumere un altro artista e io gli avevo dato il via libera senza pensarci troppo. Anche se ero il proprietario del negozio, non sapevo nulla di tatuaggi, quindi ero solito lasciarlo fare.
Tuttavia, non sapevo che la nuova artista avrebbe avuto l’aspetto di Miss Universo e una pornostar messe insieme. Se l'avessi saputo, mi sarei fermato prima e avrei lasciato che mi si buttasse addosso.
Solo che Jamie non si era buttata né su di me, né su nessun altro di noi.
Breaker aveva detto le sue solite cazzate e, invece di accettarle con un sorriso civettuolo come facevano tutte, Jamie non solo lo aveva messo al suo posto, ma in qualche modo era anche riuscita a legare con lui.
Non pensavo nemmeno fosse più possibile, dal momento che a Breaker non era rimasta molta umanità con cui entrare in contatto. Tutti i suoi sentimenti erano stati erosi dalla merda che gli chiedevamo regolarmente di fare per il club.
Se c'era qualcuno che meritava un po' di felicità in questa vita infame, quello era proprio Breaker.
Era solito usare le ragazze, abusare di alcol e droga come tutti noi, ma per lui era solo una questione di pelle. Non si era mai perso nel momento. Non aveva mai permesso a se stesso di assorbire il bene per combattere il male.
E io gli avevo fatto passare un brutto quarto d'ora.
Quindi, anche se il solo pensiero di Jamie Sinclair me lo faceva tornare duro, nonostante l’avessi usato di recente, dovevo tirarmi indietro e lasciare che fosse Breaker a godere di lei.
Se lo meritava, cazzo.
Quando uscii nella clubhouse, non mi sorpresi di vedere il posto pulito e ordinato dopo il caos della sera prima. Le ragazze sapevano fare il loro lavoro. Cindy, al bar, mi versò una bella tazza di caffè nero senza dire una parola.
Un attimo dopo entrò Steel, fresco come una rosa nonostante i sessantacinque anni e l’aver fatto festa tutta la notte. Prese una tazza di caffè e panna alla vaniglia francese, lo stesso ordine da prima che nascessi io.
Steel mi fece scivolare una cartella davanti agli occhi: la ricerca che avevo ordinato di fare su Jamie Sinclair. Se Breaker faceva sul serio con lei, dovevo sapere con chi avevo a che fare. Sembrava che Jamie avesse ventisei anni e fosse nata a Winchester, in Virginia. Aveva frequentato la Veritas Collegiate Academy alle superiori e si era laureata in storia dell'arte a Georgetown. Sul suo conto corrente c'erano poco più di diecimila dollari. Possedeva una Honda Civic e, negli ultimi sei anni, aveva ricevuto quattro multe per divieto di sosta e due per eccesso di velocità.
“Che altro?” Chiesi a Steel, che si limitò a scuotere la testa.
Le anziane signore cominciarono ad arrivare per preparare il barbecue, e bastò uno sguardo di Pam per far uscire di corsa Cindy e le altre ragazze dalla porta. Sapevano che il sabato era un giorno senza donne.
Breaker arrivò ancora più su di giri del solito e notai l’assenza di una donzella quando uscì dalla sua stanza. Non era da lui astenersi, soprattutto durante una serata come quella precedente. Doveva essere seriamente intenzionato a fare sua Jamie. Aveva coraggio, quella era una strada che io non avrei mai più percorso. L’unica volta che avevo tentato di legarmi a una donna, lei aveva mandato a puttane sia me che il club. La sola cosa buona che ne era venuta fuori era la mia piccola Angel.
Breaker prese una bottiglia di Jack e la sorseggiò, poi si accese uno spinello. Sempre troppo eccitato per la caffeina, di solito si rilassava con una quantità di alcol e di erba sufficiente a combattere il suo nervosismo. Avrei voluto chiedergli di Jamie Sinclair, ma sapevo che non avrebbe rivelato nulla.
La clubhouse si riempì lentamente di fratelli, mogli e figli. Qualcuno mise la musica e io andai a controllare Angel. Aveva passato la notte a casa di Aspect. Anche lui aveva due figli, e la sua signora aveva un grande istinto materno.
La madre biologica di Angel era una stronza tossicodipendente, ma ciò non significava che la mia bambina fosse cresciuta senza una mamma. Layla era stata incredibile con Angel e io non avevo dovuto affrontare nessun dramma relazionale. Avevo ottenuto il meglio del meglio.
La mia bambina si stava riempiendo il piatto di cibo e mi salutò. Se avesse avuto bisogno di qualcosa, mi sarebbe venuta a cercare, così ricambiai il saluto e mi mescolai tra la gente. Dal momento che mio padre non c'era più, era mio compito assicurarmi che quelle persone si prendessero cura le une delle altre.
Ero nel bel mezzo di una conversazione con Layla, quando all'improvviso il mio telefono emise un segnale di allarme dal cancello d'ingresso, così controllai le telecamere di sicurezza. Da quella parte non passava nessuno, tranne gli estranei: per il resto usavamo tutti il retro. La telecamera mostrava Jamie Sinclair: era sexy da morire ma senza mostrare un lembo di pelle, così lasciai Layla a metà frase per precipitarmi al cancello.
Attraverso l'altoparlante sentii Dope, la nuova recluta, ridere. Quando iniziò a dettare legge alla ragazza, mi trattenni per vedere cosa sarebbe successo. Tuttavia, quando Dope le palpeggiò il fondoschiena perfettamente modellato, non ci vidi più dalla rabbia. Mi attraversò da capo a piedi e non vedevo l'ora di fare a pezzi quel figlio di puttana proprio lì, nel territorio del club.
Prima che riuscissi a controllarmi, Jamie prese in mano la situazione. Stese Dope con due colpi ben assestati, poi si piazzò sopra di lui come se fosse la regina d’Inghilterra.
Sentivo il cazzo pulsare al solo pensiero, e dovetti ricordare a forza a me stesso che Jamie apparteneva a Breaker. Mi mossi velocemente e riuscii appena ad afferrarla prima che scappasse via.
Tank doveva avermi seguito, perché andò a controllare Dope e mi fece cenno che respirava ancora. Poi si avvicinò, come se avessi bisogno di rinforzi per gestire un pulcino che doveva pesare sì e no quanto un dollaro in moneta da bagnata.
Avvertendo la vicinanza di un predatore pericoloso, Jamie iniziò a farfugliare. La scena era piuttosto divertente, ma non mi piacque lo sguardo affamato nei suoi occhi quando le dissi che ormai faceva parte della famiglia. Forse per lei era tutto un gioco, e si era interessata a Breaker solo per la protezione e lo status che poteva offrirle.
Quel pensiero non mi andava giù e, ancora prima di rendermene conto, le rifilai una minaccia. Qualsiasi ragazza sana di mente a quel punto sarebbe scappata a gambe levate, ma gli occhi di Jamie si fecero maliziosi e strinse poco velatamente le cosce.
Ma che diavolo? Quella ragazza si eccitava con le minacce. Forse lei e Breaker avevano più in comune di quanto potessi immaginare. Si allontanò proprio quando ero a due passi dallo scoparmela lì, contro il capanno degli attrezzi, al diavolo Breaker.
Come potevo mancare di rispetto al mio compare in quel modo, anche solo nella mia testa, dopo tutto quello che lui aveva fatto per me? Mi sentii una merda, ma era colpa di Jamie Sinclair, cazzo.
Tank si avvicinò: “Dove diavolo si è nascosta quella ragazza?” Chiese.
“Al The Shop, con Pete”, ringhiai in risposta. Tank si mostrò sorpreso.
Si avvicinò a Dope e se lo caricò sulle spalle prima di entrare nella clubhouse. Sarebbe andato a cercare Doc, il quale lo avrebbe curato.
Tornai a mescolarmi tra la folla e feci tutto il possibile per ignorare Jamie Sinclair e il fottuto sorriso sul volto di Breaker mentre la presentava a tutti i presenti. Maledizione, non l’avevo mai visto così felice.
Passarono un paio d’ore; mi stavo a malapena riprendendo quando mi squillò di nuovo il telefono. C’era qualcun altro al cancello: un’elegante utilitaria nera.
Ricevetti un messaggio da Ballistic, il quale mi informava dell’arrivo di Richard Forte. Al diavolo la mia vita, che giornata di merda.
Mi misi in contatto visivo con Breaker e feci un leggero cenno verso il cancello. Quell’imbecille di Forte non stava affatto recependo il messaggio che gli stavo inviando. Era ora di sguinzagliare Breaker e lasciare che spaccasse un po’ di roba.
Il fatto che lo stessi allontanando da Jamie Sinclair non c’entrava assolutamente nulla.
Breaker saltellò al mio fianco mentre ci dirigevamo verso il cancello. Picchiai le nocche contro il finestrino oscurato dell’auto, che si abbassò, rivelando un pomposo idiota in abito da mille dollari, intento a sorseggiare un liquido ambrato da un bicchiere di cristallo.
Forte aprì la bocca per presentarci la sua ultima offerta, ma prima che riuscisse a pronunciare una sola parola, Breaker sfondò il finestrino del conducente con le sue nocche d’ottone preferite e trascinò fuori per la camicia l’autista, visibilmente scioccato.
Richard Forte era un pezzo grosso del settore immobiliare cittadino, ed era intenzionato a comprare i quattrocento ettari che mi aveva lasciato mio padre. Il terreno si trovava proprio tra Phoenix e Carefree, e Forte voleva trasformarla in un sobborgo d’élite per ricchi bianchi e beoti come lui. Per farlo, però, sarebbe dovuto passare sul mio cadavere. Quella terra non era solo il luogo dove coltivavamo il nostro raccolto, ma era anche una barriera tra la mia cittadina e gli stronzi della grande città. Se fosse sparita, sarebbe stato solo questione di tempo prima che i Souls la seguissero.
Avevo già fatto capire a Forte che non avrei mai venduto, e la sua comparsa quel giorno, per giunta a un raduno di famiglia, era inaccettabile. Forte stava per avere un assaggio di cosa succedeva quando qualcuno si metteva contro di me.
Una volta che Breaker ebbe fatto scendere l’autista dall’auto, lo colpì metodicamente, senza cercare di ucciderlo o mutilarlo, ma quanto bastava per mandare un messaggio. Io non distolsi mai lo sguardo da Forte, intenzionato a chiarirgli il concetto: se si fosse ripresentato, sarebbe stato lui al posto dell’autista, e Breaker non ci sarebbe andato leggero come stava facendo in quel momento.
Nonostante il mio compare si fosse trattenuto, quando ebbe finito, il malcapitato sembrava uscito da un film horror. Spinsi Forte sull’asfalto e Breaker salì al volante per portare l’auto nel garage. La berlina da centomila dollari di Forte era appena diventata il nuovo acquisto della mia officina. Quanto a Forte in persona… Era già al telefono: ma sapevo che non avrebbe trovato nessun agente disposto a raccogliere la sua storia, non a Carefree.
Quando Breaker uscì dall’auto e si avviò verso il barbecue, lo fermai prima che potesse allontanarsi troppo.
“Amico, forse dovresti ripulirti un po’. La tua nuova donzella non sa nemmeno cosa sia, un sergente d’armi. Se fai sul serio con questa ragazza, ti suggerirei di farla entrare davvero nella tua vita”.
Breaker si fermò e guardò a terra, accorgendosi solo in quel momento di essere coperto di schizzi di sangue. Fece una smorfia, poi si girò e si diresse verso la sua stanza nella clubhouse.
Scossi la testa e uscii sul retro per prendere un po’ di cibo, prima che finisse tutto. Dopo aver riempito il piatto, scrutai il cortile alla ricerca di Angel. Come al solito, era al campo da basket. E, non come al solito, non era sola: stava giocando con Jamie Sinclair.
Porca miseria, quella ragazza pensava davvero di poter arrivare a me attraverso mia figlia.
Mi nascosi dietro la recinzione e mi avvicinai di soppiatto al campo da gioco. Quando arrivai al cancello, a circa un metro e mezzo dal campo, mi fermai per orientarmi. Non volevo spaventare la mia bambina, solo l’intrusa.
Quando non sentii più rumori, sbirciai attraverso il cancello. Erano entrambe sdraiate per terra, a circa un metro dal mio nascondiglio, entrambe con il respiro pesante.
Stavo per intervenire e allontanare Angel, ma cominciarono a parlare.
"Volevi davvero aiutarmi a diventare abbastanza brava da battere i ragazzi?"
La voce della mia bambina sembrava stranamente vulnerabile. Angel era tante cose, ma di sicuro non vulnerabile. Che diavolo stava facendo quella ragazza a tutti quelli che mi stavano intorno?
"Certo. Possiamo vederci e allenarci ogni volta che non lavoro. A scuola da te c’è un campo?" La voce leggermente rauca di Jamie mi fece contrarre un’erezione.
"Sì, credo di sì, ma dovremmo usare questo", disse Angel.
"Non so se sia una grande idea. Non credo che dovrei stare qui".
Accidenti, perché non aveva capito che ormai faceva parte della famiglia?
"Puoi, finché lo dico io. Mi assicurerò che mio padre lo sappia, in modo che i fratelli non ti diano fastidio".
Un’ondata d’orgoglio mi gonfiò il petto. La mia Angel sapeva benissimo di essere la principessa del mio regno. Tuttavia, le parole che uscirono dalla bocca di Jamie mi lasciarono di sasso.
"Come si chiama il tuo papà?"
Possibile che quella ragazza facesse sul serio? Perché diavolo stava passando del tempo con Angel, se non sapeva che era il mio unico punto debole?
Angel stava attraversando una fase delicata. Sarebbe cresciuta, e allora il mondo avrebbe capito cosa si era perso, ma per il momento non era una bambina verso cui le persone gravitavano facilmente. Per fortuna, io ero abbastanza spaventoso da tenere alla larga i bulli.
"Si chiama Donovan, ma tutti lo chiamano Rogue".
A quel punto Jamie scattò a sedere, guardandosi intorno con aria preoccupata. Mi sembrò intuire che non fosse giusto passare del tempo da sola con mia figlia.
"Oh, merda", disse Jamie. "Non credo di piacere molto a tuo padre. Forse è meglio se teniamo le sessioni di allenamento per noi".
Il volto confuso di Angel era un’immagine perfetta di quello che provavo io in quel momento.
Se Jamie fosse stata seriamente intenzionata ad aiutare Angel ad allenarsi a pallacanestro, non avrebbe fatto altro che guadagnarsi il mio favore. Perché mai avrebbe dovuto nasconderlo? Angel conosceva bene le regole della città. Sapeva che il suo potere derivava dal mio.
"Hai fatto qualcosa per far arrabbiare mio padre?" Chiese Angel.
"No, ma ogni volta che lo vedo, mi lancia uno sguardo super intenso, come se potesse guardarmi fin dentro l’anima. E sono abbastanza sicura che non sia molto impressionato da quello che ci legge".
Angel rise così forte da rotolare a terra. Guardai Jamie, curioso di vedere se fosse offesa dal fatto che la mia dodicenne si stesse prendendo gioco di lei, invece incrociò il suo sguardo con un piccolo sorriso.
"Mio padre presta attenzione solo a chi ritiene degno del suo tempo", disse Angel. "Se ti sta lanciando uno dei suoi ‘sguardi penetranti’, allora direi che gli piaci parecchio".
Beh, merda. Avrei dovuto dirle di non rivelare tutti i miei segreti. Non volevo certo che Jamie sapesse quanto avesse attirato la mia attenzione. Soprattutto visto che apparteneva a Breaker.
"Ok, se mi prometti di farmi entrare, possiamo vederci dopo scuola per allenarci".
Jamie faceva parte della famiglia, ma avrei dovuto diffondere la voce affinché nessuno la disturbasse più, visto che da quel momento in poi l’avremmo vista molto più spesso. Anche se, a pensarci bene, lo stato dei testicoli di Dope potevano già aver risolto la questione.
"Allora, che lavoro fai?" Chiese Angel, così mi concentrai di nuovo sulla conversazione.
"Sono una tatuatrice", le rispose Jamie, e gli occhi di Angel si illuminarono. Oh, cazzo.
"Oh, mio Dio!" esclamò entusiasta Angel. "È fantastico. Potresti farmi un tatuaggio?"
Jamie si girò a pancia in giù per imitare la mia figlioletta, e sorrise.
"Ma certo! Cosa ti piacerebbe?"
Era arrivato il momento di intervenire. Uscii da dietro il cancello, facendo sobbalzare entrambe. Senza dire una parola, afferrai Angel e me la misi in spalla.
"Ti farai un tatuaggio solo quando sarò morto", ringhiai, mentre Jamie scoppiava in una risata inebriante.
Cazzo, come avrei fatto a tenermi lontano da quella ragazza terribilmente intrigante?