
Niente rilassava di più la regina Rosaline che guardare il figlio allenarsi nel cortile con gli altri cavalieri.
Era in piedi su una delle tante ampie terrazze del castello e guardava Lamont mentre lottava per alzare la spada in tempo per difendersi dall'attacco dell'avversario.
Il primo figlio, quello più caro, stava diventando un fiero guerriero e sovrano.
Avrebbe reso orgoglioso il padre.
Il compagno di lotte parò pigramente un colpo di Lamont, poi si precipitò in avanti con la propria spada da allenamento alzata.
Lamont indietreggiò così rapidamente da perdere l'equilibrio e cadde a terra.
Arrossì per il dolore e l'umiliazione.
Rosaline sorrise debolmente.
Anche se suo figlio non era ancora il soldato più feroce.
Con un semplice gesto della mano, una guardia apparve al fianco di Rosaline in un istante.
"Informate il principe Lamont che desidero vederlo", gli ordinò lei.
Un attimo dopo, suo figlio le si avvicinò al fianco. La fronte gli brillava di sudore e aveva una larga chiazza di terra sul sedere.
"Cosa c'è, madre?" Chiese lui, ansimando leggermente per lo sforzo.
"Niente di importante, mio caro. Volevo semplicemente parlarti per un momento di alcune questioni riguardanti il regno. Con l'arrivo di tutti questi pretendenti..."
"Ancora non capisco perché abbiate invitato così tanti nobili troppo ben vestiti alla nostra corte", commentò Lamont imbronciato.
Fin da quando era bambino, Lamont aveva odiato tutto ciò che distoglieva l'attenzione da lui.
"Dalla morte del tuo nobile padre, mi è stato fatto capire che la vita sarebbe molto più facile..."
"Per non dire più agiata… se avessi un consorte", gli spiegò Rosaline, trascurando di dire che si era sentita terribilmente sola, quell'ultimo anno senza il marito.
Il suo matrimonio con il re Harold era iniziato come una semplice alleanza politica, ma lei si era innamorata del giovane uomo forte che lui era stato un tempo.
Sfortunatamente, il re non aveva condiviso lo stesso sentimento. Almeno non all'inizio.
Al ricordo delle prime infedeltà di lui la regina sentì una rabbia amara agitarsi nelle viscere.
Per non parlare del frutto di quella relazione... Non poteva sopportare di vedere Deanna camminare per il castello come se le appartenesse.
Come se fosse davvero un membro della famiglia reale invece che la figlia bastarda di una donna inferiore.
Lamont la guardò intensamente. Come se potesse leggerle nei pensieri, si avvicinò e abbassò la voce abbastanza da evitare che la guardia presente potesse sentirlo.
"Penso, regina madre, che presto avrete la vita più facile senza il bisogno di tutti questi sciocchi impettiti".
Rosaline guardò il figlio, presa alla sprovvista dalla luce zelante che vedeva brillare nei suoi occhi. "Cosa vuoi dire?" Gli chiese.
"Ho parlato con una delle cameriere del castello e sembra che sia disposta, anzi desiderosa, di risolvere il nostro piccolo problema nella Torre Ovest".
Gli occhi della regina si spalancarono. "Che cosa hai fatto?"
"Ho solo... che c'è… dite sempre che..."
"Quella è la figlia di Harold!"
"Non le resta molto tempo, che succeda ora o quando io sarò re".
"Lamont, quando imparerai che a volte un re ha bisogno di praticare la moderazione.
"Il castello trabocca di stranieri", continuò lei, "molti dei quali influenti in altri regni e tu pensi che questo sia il momento di..."
Lamont la interruppe di nuovo. "Colgo l'occasione per liberarci di una spina nel fianco. Se voi esaminaste i vostri sentimenti, madre, credo che vi rendereste conto di desiderare lo stesso.
"È così da anni", continuò. "Ora è il momento di colpire!"
La regina emise un sospiro frustrato.
Lamont si stava visibilmente arrabbiando. "Mi dispiace, madre, ma non è troppo tardi. Posso trovare la serva e annullare tutto, se volete".
La regina immaginò che a sferrare il colpo dovesse essere la donna che era stata amica della madre di Deanna.
Non poté fare a meno di sorridere all'immagine di quella povera piccola donna che brandiva un'arma mortale.
Una parte di Rosaline le disse di fermare tutto, di porre fine una volta per tutte all'ossessione di Lamont per la sorellastra.
Ma il ricordo del marito che proclamava che Deanna avrebbe goduto di tutti i privilegi della famiglia reale…
Il ricordo del tradimento con una delle sue dame di compagnia...
"No, no", rispose la regina. "Tra pochi anni sarai re e la tua parola sarà legge. Vediamo come va a finire questo tuo piano".
Aeon si alzò presto e scese in cucina.
Voleva capire cosa stesse progettando il principe e perché avesse scelto proprio una cameriera per eseguire i suoi ordini.
Entrò in cucina.
La stanza era occupata. Si guardò intorno e decise che la donna alta che stava rimproverando un ragazzino allampanato per aver dormito fino a tardi dovesse essere la donna al comando.
Aspettò che finisse, poi si avvicinò per porle una domanda.
"Sto cercando una... cameriera".
"Una cameriera?" Non sembrava contenta di parlare con lui. "Brigitte può aiutarti. Non è vero, Brigitte?" Chiese, tirando da parte una serva di passaggio.
La donna si stava già allontanando per dare ordini per la colazione.
"No", Aeon attirò di nuovo la sua attenzione. "Sto cercando una cameriera in particolare. Era qui ieri sera… Bassa, capelli scuri?"
"Oh, intendi Mary. Mary è impegnata in questo momento. Si occupa della principessa Deanna a quest'ora, ma Brigitte è perfettamente in grado di..."
Aeon non sentì il resto perché corse fuori dalla stanza.
Deanna si tuffò sul pavimento, mancando di poco la lama.
Si rimise in piedi, cercando di raggiungere la porta, ma Mary la placcò a terra rovesciando una panca.
Deanna urlò mentre Mary affondava di nuovo il pugnale verso il petto della padrona. La principessa afferrò il polso della donna e lo spinse via.
"Mary, cosa stai facendo?" Le chiese Deanna.
"Mi dispiace, principessa", ripeté Mary, spingendo il pugnale più vicino al collo di Deanna. "Non ho scelta!"
A Deanna balenò in mente l'idea che qualcuno dovesse avere qualcosa in mano con cui minacciare l'amica.
Ma in quel momento non aveva tempo per riflettere sulla domanda, perché continuava a essere sotto attacco.
Mary piangeva mentre faceva calare il pugnale in un arco mortale.
Deanna era intrappolata sotto il peso della donna più grossa.
La punta del pugnale le premette contro la gola.
L'ultima cosa che riuscì a percepire fu l'ansimare in cerca di aria mentre Mary le veniva strappata di dosso con un rumore forte che indicava lo sbattere della porta sui cardini.
Deanna si alzò e vide Aeon che immobilizzava Mary a terra.
Mary urlò di paura, sciogliendosi rapidamente in un pianto isterico.
"Guardie!" Urlò Aeon.
Il principe Maxim entrò nella stanza e osservò la situazione, spalancò gli occhi alla vista del pugnale abbandonato.
"Vi prego, non fatele del male", implorò Deanna, temendo, dallo sguardo di Aeon, che avesse intenzione di farla fuori proprio lì.
Con aria confusa e preoccupata, il principe Maxim si inginocchiò accanto a Deanna. "State bene, principessa?"
Deanna annuì. Le lacrime le salirono agli occhi.
Le guardie entrarono nella stanza, seguite da Lamont.
"Prendetela!" Urlò Lamont. "Ha cercato di uccidere mia sorella".
Le guardie trascinarono via Mary mentre Deanna protestava.
"Sarà giustiziata domattina, sorella. Non preoccuparti", il suo tono era così in contrasto con quelle parole che Deanna si chiese se stesse almeno provando a essere convincente.
La dura frase di Lamont fece capire a Deanna che non era Mary la responsabile... non del tutto.
Lamont lanciò un'occhiata ad Aeon, che il capitano della guardia ricambiò minacciosamente. Il principe diede un'altra occhiata alla stanza e se ne andò.
"Perché ti ha attaccato?" Le chiese il principe Maxim.
"Non voleva", disse Deanna. "So che non voleva farlo. Eravamo care amiche".
"E che amiche", rispose Max. "A me è sembrato proprio che facesse sul serio". Guardò Aeon per avere conferma, ma il capitano rimase in silenzio.
"Se volete scusarmi", disse Deanna, fissando Max. "Non sono ancora vestita".
Deanna arrossì profondamente al pensiero.
Il principe Maxim la guardò un po' sorpreso, come se non si fosse reso conto, ma le fece un breve cenno e se ne andò.
Aeon si alzò per seguirlo.
Poi, invece di camminare verso la porta, si avvicinò a Deanna, ancora seduta a terra.
Il cuore della principessa cominciò ad accelerare.
Le tese una mano. Lei la prese e lui l'aiutò a rimettersi di nuovo in piedi.
"Principessa", disse con un cenno del capo, poi si voltò per andarsene.
Quando fu a metà strada, si fermò come per dire qualcosa. Poi sorrise dolcemente e chiuse piano la porta alle proprie spalle.
Deanna sentì le loro voci allontanarsi mentre si guardava intorno nella stanza, alle conseguenze di quella lotta.
Il sole splendeva ormai luminoso attraverso la finestra.
Deanna spinse le tende da parte per far entrare più luce possibile, lasciando che gli occhi si posassero per un momento sui giardini.
Raddrizzò il tappeto e la panca della toletta. Le tremavano le mani mentre si vestiva e finiva di spazzolarsi i capelli.
Deanna dubitava che si sarebbe mai più sentita a proprio agio a lasciare che qualcuno lo facesse per lei.
Vestita ma ancora senza fame, decise di riportare il vassoio in cucina.
Quando aveva sistemato la camera da letto, aveva evitato il pugnale, lasciato indietro quando Mary era stata trascinata via.
Lo raccolse dal pavimento e lo contemplò.
Era piccolo, ma la lama sembrava affilata da poco. L'elsa era d'argento ornato: più decorativa che mortale.
Deanna si chiese dove Mary avesse potuto trovare un'arma simile. Se un servo l'avesse voluta morta, quella non sarebbe di certo stata l'arma prescelta.
Tuttavia, Mary non aveva motivo di volerla morta.
Era chiaro che la donna fosse stata messa all'altezza del compito, ma come?
Era stata una figura materna nella vita di Deanna. E quale madre, onoraria o meno, avrebbe mai fatto del male al proprio figlio?
Anche la regina madre amava ardentemente i fratelli di Deanna.
Una madre farebbe di tutto per proteggere il proprio figlio.
Fu allora che Deanna pensò a lui: il figlioletto di Mary.
Non aveva bisogno di conferme per essere certa che Mary avesse agito per preservare la sua sicurezza.
Deanna posò di nuovo la lama, non voleva più guardarla.
Quella poteva essere l'unica spiegazione, l'unica motivazione che avrebbe spinto la cara amica di Deanna ad agire in modo così insolito.
Al pensiero del bambino di Mary, il cuore di Deanna si sciolse. Si sedette sul letto mentre le lacrime cominciavano a riempirle gli occhi.
Doveva perdonare la cameriera.
Era solo un'altra vittima, come Deanna. Dalle lacrime di Mary era chiaro che fosse disperata, che fare del male a Deanna feriva anche lei.
Qualcuno aveva sfruttato la loro intimità. Avevano usato Mary la sua padrona a causa del loro affetto reciproco.
Cosa sarebbe successo? Stava per essere giustiziata!
E il suo bambino? Che ne sarebbe stato di lui?
Cosa sarebbe capitato a coloro che le avevano messo il pugnale nelle mani e l'avevano costretta a commettere quel crimine?
Deanna avrebbe dovuto fare qualcosa per risparmiare la serva. Se avesse permesso a un altro bambino di rimanere orfano non se lo sarebbe mai perdonata.
Doveva agire, e in fretta.
Deanna iniziò a rovistare nel guardaroba alla ricerca del mantello con cappuccio più scuro che possedeva.