
Ceylan si rannicchiò nelle lenzuola calde e morbide del suo letto, mentre gli ultimi brandelli di sonno la abbandonavano. Era stata la dormita migliore che avesse mai fatto, e il risveglio fu dolce perché il sogno che aveva fatto era reale.
I pensieri e le immagini della notte precedente arrivavano a ondate. Le ore di sesso incredibile le avevano indolenzito il corpo, e la doccia calda non aveva fatto molto per alleviare quella sensazione.
Ma Ceylan la amava: l'indolenzimento muscolare le ricordava i numerosi orgasmi che aveva avuto.
Le sue palpebre si aprirono nella stanza illuminata dalla luce del sole. Diede un'occhiata alla sveglia: erano le 12:09. Non aveva mai dormito così tanto durante il giorno.
Prese il telefono dal comodino. Due chiamate perse da sua madre, sette da suo fratello, che le aveva anche mandato molti messaggi arrabbiati.
Beh, la notte precedente era stata davvero speciale, e si era completamente dimenticata del cellulare.
Ceylan inviò un rapido messaggio a Baris.
Prima che potesse mettere giù il telefono, arrivò un altro messaggio.
Solo i membri della sua famiglia la chiamavano con il suo secondo nome: Ela. Significava "nocciola" in turco, ed era ovvio che i suoi occhi nocciola ne erano stati la ragione.
Si alzò e si stiracchiò. Il suo stomaco brontolò rumorosamente, e lei ridacchiò: il bicchiere di succo di frutta freddo che aveva bevuto al ritorno non rendeva giustizia alle energie perse.
Quando uscì in pantaloncini e canottiera dalla sua camera da letto ben arredata, trovò Savannah seduta sul divano, in salotto, a guardare un film di successo.
"Ehi", le disse dirigendosi verso la loro cucina professionale, ben attrezzata e immacolata. Mangiavano raramente a casa, quindi la cucina era sempre in buono stato.
Savannah la seguì e si mise dall'altra parte del bancone di granito, mentre Ceylan si preparava un panino.
"Che c'è?" Le chiese Ceylan, non riuscendo più a sopportare i suoi sguardi.
"Sei raggiante. Hai avuto orgasmi multipli, vero?"
Ceylan ridacchiò e si girò per prendere il succo di frutta dal frigorifero.
"Dai. Non ignorarmi. È tutta la mattina che ti aspetto. Raccontami com'è andata la tua serata".
Ceylan si riempì il bicchiere e disse: "È andata abbastanza bene".
"Non dire stronzate. Ti ho sentita tornare a casa alle 4:30 del mattino. Non ci credo al tuo abbastanza bene".
Ceylan rise e tornò in salotto con il panino. Savannah la seguì. "Ho aspettato che ti svegliassi. Mi ci è voluta tutta la mia pazienza per non chiederti subito tutte le informazioni".
Ceylan si sedette sul divano sistemandosi il piatto tra le gambe incrociate. Savannah la seguì a ruota. "Non tenermi sulle spine", implorò.
A Ceylan piaceva quel giochino. Osservare l'irritazione mista desiderio della sua amica era divertente. "Mi piacerebbe tenerti in sospeso ancora per qualche minuto".
Savanna si fece seria: "Se mi fai aspettare ancora ti uccido. Quindi inizia a vuotare il sacco".
Ceylan prese un respiro profondo, lo trattenne e poi lo rilasciò: "Quel tipo era un dio del sesso. Mi ha fatto venire così tante volte che ho perso il conto". Sentì le guance diventare bollenti mentre ricordava tutte le ore incredibili che aveva trascorso con lo sconosciuto.
Lo sguardo adorante di Savannah disse a Ceylan che la sua amica era orgogliosa di lei: "Te l'ho detto, avevi solo bisogno dell'uomo giusto".
Facendo dei cerchi intorno al bordo del bicchiere continuò: "Il suo tocco ha solo risvegliato la leonessa affamata che è in me. Abbiamo fatto sesso tutta la notte, ma non volevo lasciarlo. L'unica cosa che mi ha fatto uscire da lì è stato il pensiero che probabilmente si trattava del marito di un'altra, e che conoscendoci avremmo avuto delle complicazioni".
"Non è l'unico uomo al mondo in grado di farti provare orgasmi. Troverai un altro uomo, non del Voluntas Tua, che ti farà fare del gran sesso".
L'espressione di Ceylan divenne triste e la sua mano si strinse intorno al bicchiere. "E se invece fosse l'unico?"
Savannah si accigliò. "Smettila con questi discorsi negativi". Toccò la sua mano e lasciò che il contatto si prolungasse. "Là fuori c'è un uomo destinato a te, che soddisferà ogni tuo bisogno". La sua espressione seria si dissolse e squittì: "Ora raccontami tutto nei dettagli".
Ceylan sorrise, dimenticando le sue preoccupazioni. Se quello era stato il suo unico grande sesso, era contenta di averlo fatto e non aveva rimpianti.
Con tutte le cose che voleva raccontare a Savannah, era sicura che ci sarebbero volute varie ore. "Probabilmente dovremmo parlarne mentre andiamo". Il volto di Savannah divenne confuso. "Cena di famiglia, ricordi?"
Le labbra di Savannah si incurvarono in una 'oh' di stupore. "Non mi perderei i pasti fatti in casa di tua madre per nulla al mondo", disse, prima di correre nella sua camera.
Ceylan si appoggiò al divano dando il primo morso al suo panino e bevendo un sorso di succo d'arancia.
La Mercedes di Ceylan giunse a una rotonda con una fontana al centro, vi girò intorno e proseguì fino alla villa degli Aslan. Ceylan aveva raccontato a Savannah ogni cosa: dal fatto che lo straniero avesse il miglior gioco di lingua al mondo fino al momento in cui erano stati costretti a terminare la serata solo perché erano finiti tutti i preservativi.
"Scopami Vintage. Fai urlare la mia figa, Vintage", disse Savannah mentre uscivano dall'auto.
Ceylan le lanciò un'occhiata: "Smettila di esagerare, Savvy. O ti butto nel bagagliaio per il resto del pranzo".
Savannah sorrise e alzò le mani in segno di resa.
Ceylan aprì la porta posteriore e tirò fuori due bottiglie di vino.
"Di chi è la Porsche?" Chiese Savannah, prendendo una delle bottiglie. "Tuo fratello ha comprato un'altra auto?"
Ceylan seguì lo sguardo di Savannah e si accigliò: "Come se le tre che ha già non fossero abbastanza. Gli farò una lavata di capo".
La villa era grande e in pietra grigia naturale, con tutte le sfumature che madre natura poteva offrire, e con la vernice delle rifiniture di un bianco brillante. Era accogliente, a partire dalle doppie porte di quercia aperte su un lussuoso atrio dal pavimento in cemento lucidato, con pietre floreali ornate e con mobili scandinavi di designer di alto livello.
I lampadari di cristallo delle scale e le lampade sul soffitto illuminavano la stanza.
Sulle pareti dorate c'erano fotografie dei volti felici della famiglia Aslan: la casa era stata fatta con amore, questo era certo.
Ceylan e Savannah passarono davanti alla scala imperiale che si trovava al centro dell'atrio e cominciarono a percorrere un corridoio che conduceva alla grande sala da pranzo, su un lato della quale c'era un camino grande abbastanza da poterci parcheggiare dentro un'auto.
Un lungo tavolo di mogano lucido con otto sedie intorno occupava la maggior parte del vasto spazio. Due candelabri alti e dorati dominavano l'attenzione al centro del tavolo.
La tavola era imbandita con cinque bicchieri da vino e tovaglioli ben piegati, in tinta con il panno ornamentale: mancava solo il cibo.
Ceylan sapeva che solo quattro persone sarebbero state presenti per la cena: forse suo padre era tornato?
In fondo alla stanza c'era una porta a vetri socchiusa, che permetteva al profumo del cibo di penetrare nel salotto.
Dietro la porta si sentivano tre voci che chiacchieravano, ma solo quella di sua madre e di suo fratello erano riconoscibili.
"Figlio mio, non sei obbligato a farlo. Sei un ospite qui", stava dicendo la voce di sua madre.
"Ruya, non sono affatto un ospite qui", le stava rispondendo lo sconosciuto. Quella voce le suonava così familiare… la sua profondità risvegliò qualcosa in lei.
In cucina, Baris era seduto al bancone a far nulla come sempre, mentre sua madre stava mescolando una pentola di stufato. Davanti al forno c'era un corpo maschile tonico e muscoloso.
Era bello da far sbavare: aveva delle gambe sode e un bel sedere, e dei bicipiti scolpiti che sbucavano da sotto la maglietta aderente. Le sarebbe piaciuto avvolgere le sue braccia intorno a quelle spalle larghe.
"E finalmente si è decisa ad arrivare", disse Baris.
"Ela cara, sei a casa", aggiunse sua madre.
L'uomo davanti al forno era alto 1 metro e 80 e si girò: Ceylan inspirò bruscamente e capì chi era.
"Non mi hai mai detto di conoscere Liam Chase", sussurrò Savannah accanto a lei.
Ceylan interruppe il suo sguardo ammirato, che fu contraccambiato da un'espressione accigliata da parte di Liam.
"Dove sei stata? È da ieri sera che ti sto chiamando", disse Baris abbracciandola.
Ceylan non aveva ancora pensato a cosa dire, ma prima di potersi sbilanciare ulteriormente Savannah sbottò alle sue spalle: "Siamo andate in discoteca e siamo tornate a casa così tardi che non ha avuto il tempo di controllare il cellulare".
Ceylan si spostò in avanti per abbracciare sua madre: "Ti ricordi di Liam?" Certo che sì, come avrebbe potuto dimenticare il suo primo bacio? Il momento imbarazzante in cui si era buttata su un uomo che non provava un briciolo di sentimento per lei…
Liam strinse gli occhi su di lei. Occhi marrone chiaro, con un bordo molto scuro intorno. I suoi occhi erano così belli che lei si sentì costretta a distogliere lo sguardo.
Quando aprì le braccia per accogliere Ceylan, le sue labbra perfette si incurvarono in un sorriso. Ceylan sfiorò la sua barba ruvida e lasciò che lui le avvolgesse un braccio intorno alle spalle e la tirasse a sé.
I suoi muscoli erano forti come scudi umani. L'abbraccio era calmante, ma aveva anche del sex appeal.
Quando si staccò da lui, Liam non distolse lo sguardo dal suo.
"Ciao, sono Savannah", disse la sua amica allungando la mano verso Liam. Lui la avvolse a sua volta in un abbraccio, e un sorriso timido comparve sul volto di Savannah. Ceylan si accigliò.
"È un donnaiolo e un playboy, ricordi?" Le sussurrò quando fu di nuovo al suo fianco.
Si unirono al gruppo e aiutarono a preparare la torta. Quando, di tanto in tanto, Ceylan si accorgeva che Liam la stava fissando, distoglieva immediatamente lo sguardo: non poteva permettersi di provare qualcosa per lui.
Non sarebbe mai potuto accadere nulla tra di loro. Lui glielo aveva detto chiaramente sette anni prima.
Liam si appoggiò con una delle sue enormi spalle alla parete divisoria tra la cucina e la sala da pranzo, osservando lo spettacolo che gli si parava davanti.
Savannah e Ceylan si affannavano a sparecchiare la tavola, mentre Ruya e Baris restavano seduti sulle loro sedie.
Se quella mattina qualcuno gli avesse detto che si sarebbe ritrovato a pranzare alla villa degli Aslan, si sarebbe messo a ridere. Ma la rivelazione dell'identità di Ava aveva cambiato le cose.
Quando lo aveva chiamato dicendo che stava arrivando, Baris non ci aveva quasi creduto, e aveva pensato che Liam stesse scherzando. Però adesso era lì, e tutto grazie alla sua bellissima sorella.
Ceylan lo sfiorò mentre portavano i piatti in cucina, ma senza dare l'impressione di prestargli attenzione. Aveva fatto così per tutta la sera.
Ogni volta che lui le si avvicinava, lei metteva una certa distanza tra di loro, e questo lo infastidiva molto.
"Unisciti agli altri Savvy, io porto il dolce".
"Ok", disse la sua amica. Quando Savannah uscì dalla cucina, si mise di fronte a Liam e gli toccò leggermente il braccio. "Dovresti unirti a noi".
Savannah aveva cercato di attirare la sua attenzione per tutta la serata. In un'altra situazione, Liam avrebbe colto l'occasione al volo: Savannah era bionda e bellissima, esattamente il suo tipo. Ma adesso voleva solo Ceylan. "Ti seguo subito".
"Ok", ammiccò lei.
Guardò Savannah allontanarsi e poi entrò in cucina.
"Ceylan". Lei si girò a guardarlo, per poi voltarsi a prendere la torta al lime dal bancone. Lui si precipitò al suo fianco e rimise a posto la torta.
"Mi serve solo un minuto", la pregò.
Ceylan annuì, dandogli il via libera per continuare. "Mi dispiace".
"Per cosa?"
"Per quello che ho fatto e detto sette anni fa".
"Non devi scusarti. È stato un mio errore, ero giovane e stupida".
Lui sollevò la mano e le sfiorò la guancia con le dita. "Non sei stata stupida. Ero io l'immaturo".
"Non farmi questo, Liam. Mi sono già dimenticata di te".
Liam si avvicinò fino a quando i loro visi furono a pochi centimetri di distanza.
"Ma io non voglio che tu mi dimentichi". Le fissò la bocca... aveva desiderato baciarla per tutta la sera. Per rinnovare il ricordo del suo sapore la notte precedente.
Così la trascinò in un bacio ardente e appassionato.
La sua lingua sfiorò le sue labbra e fu sorpreso quando lei lo lasciò entrare. Lo prese come un invito ad avventurarsi con le mani sul suo corpo curvo, esplorandolo ancora una volta.
Tutto dentro di lui si risvegliava, tentandolo di prenderla lì, sul bancone della cucina, ma...
"O-Ooh", una voce giunse dalla porta. Ceylan si staccò rapidamente ed entrambi guardarono l'intrusa.
"Non volevo intromettermi", disse Savannah. "Tutti stanno aspettando il dessert".
"Savvy..." Iniziò a dire Ceylan, ma Savannah se n'era già andata. Si voltò arrabbiata verso Liam: "So cosa stai facendo. Ma non sarò mai una delle tante ragazze con cui sei andato a letto". Prese la torta e se ne andò.
Ceylan non aveva idea di quanto fosse speciale. Era una delle tante ragazze con cui era andato a letto, certo, ma era anche l'unica che desiderava davvero.
Più tardi, quella sera, nel suo attico, escogitò un piano. Non avrebbe usato scorciatoie, l'avrebbe conquistata come Liam Chase.
Ma non le avrebbe promesso che non ci sarebbe andato a letto fino a quel momento. Non poteva starle lontano carnalmente fino al giorno in cui l'avrebbe conquistata…
Così prese il suo cellulare e le mandò un messaggio.