La lupa dei russi - Copertina

La lupa dei russi

S L Parker

Capitolo 1

Anna

"Anna". Il suono del mio nome mi riportò al presente.

"Eh?" Mi voltai in direzione della voce e vidi Casey, la mia migliore amica, che mi fissava con un'espressione preoccupata e divertita al tempo stesso. Quando era arrivata?

"Stai bene?" Mi chiese, perplessa.

"Perché non dovrei?" Forzai un sorriso.

"Beh, stai asciugando lo stesso bicchiere e fissando il bancone del bar da dieci minuti. Non hai sentito una sola parola di quello che ho detto, vero?" Ridacchiò.

Abbassai lo sguardo sulle mie mani per scoprire che aveva ragione. Stavolta l'ondata di ricordi era stata così forte che non avevo sentito Casey e non mi ero nemmeno resa conto di cosa stavo facendo.

"Oh", posai il bicchiere sul piano del bar e appesi il panno al gancio.

"Scusami, stavo pensando ad altro". Il bar in cui lavoravo era chiuso da un'ora e, insieme al resto dello staff del bar, stavamo facendo le pulizie notturne per preparare il locale per l'indomani.

Come ogni venerdì sera, era stata una serata lunga e impegnativa. Era venuto l'intero branco insieme a estranei, umani che conoscevano la nostra specie.

"Sul serio, tu come stai?" Chiese ancora Casey, ricordandomi che dovevo ancora prestarle attenzione. Smettila di distrarti, Anna! "Abbiamo parlato a malapena da quando..." Casey si fermò e io distolsi lo sguardo dai suoi occhi azzurri come acqua.

"Casey", sospirai. "Sto bene. Puoi parlarne. Sono passati vent'anni".

"Vent'anni dalla morte dei tuoi genitori, sì. Ma i cacciatori sono stati catturati solo un mese fa".

"Lo so". Chiusi gli occhi di fronte al nuovo dolore. Il vuoto dentro di me fa di nuovo male.

"Mi dispiace che ci siano voluti vent'anni per trovare i cacciatori". Riaprii gli occhi e trovai di nuovo il suo sguardo su di me.

Sulle mie labbra comparve un accenno di sorriso. Era la prima volta in un mese intero che sorridevo in modo genuino. Piccoli passi.

"Sono felice che i cacciatori siano morti. Ora i miei genitori potranno vendicarsi nell'aldilà, giusto?"

Casey scosse la testa, le lunghe ciocche biondo scuro le ondeggiavano sulle spalle. "No, invece. Di sicuro i cacciatori andranno all'inferno, amica mia.

Dove soffriranno un dolore inimmaginabile per l'eternità, per tutto il dolore che hanno causato a noi". Questo mi fece sorridere di più. Ma poi continuò: "Almeno ora puoi andare avanti".

"Credo di sì". Sospirai di nuovo. Per vent'anni, tutto quello che avevo sognato, tutto quello che avevo voluto dalla vita, era stato ottenere vendetta per i miei genitori.

Poi, alla fine, il mese precedente mi era giunta voce che i segugi avevano scovato i mostri responsabili.

In quel momento ero pronta a farli a pezzi, ma mio nonno, che era l'immagine sputata di mio padre e l'alfa del nostro branco, mi aveva proibito di torturarli.

Mi aveva permesso di vederli solo una volta e a distanza, mentre ancora respiravano.

Questo non voleva dire che io non ci avessi provato, ma una sola femmina, anche se dotata di forza e velocità potenziate, non poteva competere con quattro maschi.

O con una porta d'acciaio rinforzata quando mi avevano rinchiusa 'per il mio bene', come aveva detto mio nonno.

La volta successiva che avevo visto i cacciatori, erano già morti e stavano per essere bruciati. Dal poco che avevo potuto vedere dei loro corpi, era chiaro che erano stati torturati, ma non abbastanza per i miei gusti.

Ed erano stati uccisi troppo in fretta. Fosse stato per me, li avrei fatti soffrire per mesi. Dopotutto, loro mi avevano fatto soffrire per vent'anni.

Con grande disappunto dell'alfa, non rivolgevo ancora la parola né a lui né a mia zia Nina, che aveva preso le parti di mio nonno.

Per quanto fossi arrabbiata, Casey aveva ragione. Era ora di voltare pagina. Ma per fare cosa? Dal sorriso di Casey che si faceva sempre più largo, sapevo che lei aveva in serbo una risposta, e che non mi sarebbe piaciuta affatto.

"Ho io la soluzione per aiutarti ad andare avanti". Eccoci qua. "Sai che tra poco ci sarà la festa di Natale?" Dentro di me rabbrividii, ma evitai di alzare gli occhi al cielo.

Ogni anno, il branco organizzava una festa due settimane prima di Natale e ogni anno Casey combinava incontri per tutte le femmine single del branco. Soprattutto per me.

Apprezzavo il suo impegno, ma il branco era piccolo e il numero dei maschi disponibili limitato, considerando che metà di loro erano cuccioli.

"Sai, Casey? Per quanto ti voglia bene, cara amica mia, temo che tu mi abbia già fatto incontrare la maggior parte del branco. Almeno due volte. Il mio compagno non è qui". Per fortuna era vero.

Non ero pronta a incontrarlo tanto presto.

Casey mi guardò esasperata e ridacchiò, come faceva ogni volta che parlavo di compagni. Lei non era mai stata tipa da rapporti esclusivi e non ricordavo che avesse mai passato la notte con lo stesso uomo due volte.

Casey si avvicinò al bancone e mi afferrò le spalle, dandomi una scrollata.

"Non sto parlando di farti accoppiare per adesso. Hai ventisei anni. Sto parlando di te, Anna Banana". Sogghignai all'udire il soprannome.

"Sto parlando di te che vai là fuori e ti fai la migliore scopata della tua vita. O, nel tuo caso, la tua prima scopata".

"Sei una lupa mannara vergine di ventisei anni, per l'amor di Dio!" Sentii le guance avvampare.

Certo, non era un segreto che non andassi a letto con nessuno, ma in qualche modo Casey riusciva sempre a mettermi in imbarazzo per la mia mancanza di promiscuità.

"Inoltre", continuò. "Siamo nel ventunesimo secolo. Sono finiti i giorni in cui ci si accoppiava per tutta la vita. Siamo una razza in via di estinzione.

Se tutti ci accoppiassimo per la vita solo con i nostri simili, qualcuno di noi rischierebbe di avvicinarsi un po' troppo a chi non dovrebbe.

Il nostro branco conta sessanta persone, ma io sono imparentata con dieci che vivono in questa città". Arricciò il naso disgustata mentre finiva il ragionamento nella sua mente.

Scosse la testa per scacciare il pensiero, poi continuò. "È probabile che il tuo compagno sia umano. Perché non vieni in città con noi questo fine settimana? Non sei mai stata in un locale notturno".

"Lavoro in un bar", protestai. Lei lasciò cadere le braccia dalle mie spalle.

"Esattamente!" La voce di Casey divenne più acuta e batté i piedi in modo infantile: sapeva fare capricci da far invidia a qualsiasi bambino. "Tu lavori, lavori sempre.

Non sei mai tu quella sulla pista da ballo a strusciare i fianchi contro qualcuno. Fidati, se scegli il maschio umano giusto, a letto avrà la stessa resistenza dei nostri maschi.

Gli umani al momento sono ossessionati dall'allenamento e dalla competizione con i loro amici su chi ha i muscoli più grossi". Inarcò ripetutamente le sopracciglia.

Sbuffai divertita: era incorreggibile. "Credo che passerò. Inoltre, sai che odio questo periodo dell'anno". In un gesto automatico, incurvai la schiena in avanti, demoralizzata. Il Natale era una questione di famiglia.

Soprattutto all'interno di un piccolo branco. Casey aveva una famiglia numerosa; zia Nina aveva il suo compagno. Io avevo solo mio nonno, con il quale non avevo alcuna intenzione di riprendere a parlare a breve.

"Ah, ah". Casey mi mise un dito sulle labbra. "Quest'anno creeremo nuovi ricordi e io ho una sorpresa per te. Per Natale ci uniremo a un altro branco".

"Cosa?" Esclamai quando la sua mano si spostò dalla mia bocca, per posarsi sul piano del bar. Per me era una novità. Come diavolo aveva fatto Casey a scoprirlo prima di me? Probabilmente perché ogni volta che tuo nonno entra in una stanza, tu te ne vai.

"Quale?"

"Il branco Oborot". Lo disse come se dovessi conoscere il branco. Non lo conoscevo, ma il nome mi suonava familiare.

"Sono russi?" Chiesi.

"Sì, vivono in America da oltre vent'anni. Si dice che siano fuggiti dalla Russia per via dei cacciatori". Non ebbi il tempo di mascherare il dolore. Doveva trasparire dal mio viso, quindi Casey proseguì rapidamente.

"Comunque, il loro branco si unirà a noi per le celebrazioni natalizie e resteranno fino all'anno nuovo. Non è fantastico? Avere dei ragazzi russi nudi e sexy che corrono in giro?

Sarà il miglior Natale di sempre!" Esclamò lei, sorridendo come lo Stregatto e battendo le mani per l'entusiasmo.

"Vieni qui, hai finito di lavorare". Mi strinse le mani. "Dobbiamo fare dei progetti. Quest'anno mi assicurerò che Anna riesca a ottenere una o due grosse banane russe".

"Ti rendi conto di quanto sei disgustosa, Casey?" Non riuscii a trattenere un sorriso mentre la insultavo. Soprattutto quando lei mi lanciò uno sguardo innocente che sembrava dire: "Ma chi, io?"

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