Zainab Sambo
Ero intrappolata tra la porta e il corpo enorme e possente di Mason Campbell.
Cercai di esortare il mio cervello a funzionare. Forza!
“Perché vuoi sposarmi? Non ha alcun senso”. Quelle parole vennero fuori più amare di quanto avessi voluto.
“Sì che ha senso. Non ce l’ha soltanto per te”, rispose lui. C’era una luce fiera nei suoi occhi, fiera e, in qualche modo, spaventosa.
“Non importa come la si guardi, tu sei l’unica buona opzione”.
“Opzione? Opzione per cosa?”
“Per divenire la signora Mason Campbell”.
Mi riportò nella stanza. Era così vicino… così vicino da sentire il suo fiato caldo contro le mie guance.
“Lo fai sembrare un affare di lavoro piuttosto che un matrimonio”.
“È un affare di lavoro, signorina Hart. Da cui trarremo beneficio entrambi, sia tu che io.
“Devi rimanere con me soltanto per un anno, dopodiché sarai libera di andartene e fare quello che preferisci”.
Cercai di trovare un senso a quello che mi stava dicendo.
“Perché vuoi essere sposato per un anno?” Giuro, non stavo considerando l’idea, ma ero curiosa sulla sua motivazione.
“Le mie ragioni ti saranno chiare una volta accettata la mia offerta”, tagliò corto lui.
Suonava come se non avessi alcuna scelta, ma in realtà era lui che sembrava particolarmente disperato.
Aveva già deciso che l’avrei sposato, era soltanto così clemente da farmelo sapere, prima.
Lo stronzo del secolo.
“Perché io? Perché non scegliere qualcuno come te? Come mi hai sempre detto tu, signor Campbell, ci sono tantissime donne là fuori che adorerebbero ottenere il ruolo di tua moglie”.
Darebbero qualsiasi cosa per esserlo, ecco ciò che intendevo.
Se avesse annunciato al mondo che era in cerca di una moglie, avrebbe avuto bisogno di una guardia del corpo per contenere tutte le donne che avrebbero fatto la fila.
Eppure lo chiedeva a me…
“Non me ne frega niente di tutte le donne là fuori, signorina Hart. Ho scelto te, è questa la mia decisione”.
Suonava quasi romantico, ma io sapevo che non lo era affatto.
Mason Campbell non sapeva cosa fosse il romanticismo.
Era freddo e calcolatore.
Io ero una comodità.
Un’opzione.
Un oggetto da reclamare.
Eppure ciò non mi fermò da arrossire tanto che il mio volto parve in fiamme. Sentirgli proferire tali parole con voce profonda e sexy…
“Non… non succederà. Non ti sposerò, signor Campbell. Non in questa vita, né nella prossima”.
Se anche mi avesse offerto tutto ciò che avrei desiderato, tutto ciò che potevo avere, mi rifiutavo di sposare Mason Campbell. Era tutto così assurdo!
Soltanto otto ore prima mi odiava e adesso voleva sposarmi? Non c’era qualcosa che puzzava di marcio?
“Io ottengo sempre ciò che voglio”, sussurrò, la soffice ricchezza della sua voce mi avvolse come la prima volta che l’avevo visto.
“Se devo costringerti a indossare un anello, che sia. Ma alla fine sarai tu mia moglie”.
Mi strinsi nelle spalle, fissando i suoi occhi spavaldi. Il silenzio era così pesante da espandersi per tutto il soggiorno.
“È una sfida?” chiesi, con un tono piatto che rivelava molto più di quelle tre semplici parole.
“Una sfida?” domandò lui, con tono brusco. Sollevò un sopracciglio, scettico. “Sul serio? Come desideri.”
Distolsi lo sguardo quando mi rivolse un cenno della mano di congedo, percorsi lo spazio che mi separava dalla porta, con la testa che mi girava.
Sposare Mason Campbell?
Era per caso uno scherzo di cattivo gusto?
***
Il giorno dopo non riuscii a togliermi dalla testa Mason Campbell neanche per un istante.
Quell’uomo si prendeva qualsiasi cosa volesse.
E adesso voleva sposarmi.
Me, Lauren Hart, la ragazza più mediocre al mondo, sposata a un miliardario come Mason Campbell. Non soltanto miliardario, ma anche l’uomo più ambito al mondo.
No, pensai.
Un’idea che mi bruciava nella mente e nel corpo… non era possibile.
Insisteva, una voce profonda nella mia testa.
Qualcosa si era acceso la notte prima. Lo sapevo.
Quel pensiero aveva messo radici e cresceva a ogni battito del mio cuore.
Dio, no.
Chiusi gli occhi e immaginai di essere al suo fianco, quel suo sguardo che mi inseguiva, che calcolava ogni mia mossa.
Occhi d’argento così misteriosi, letali, una bomba pronta a esplodere.
Con gli occhi chiusi riuscivo quasi a sentirlo di fronte a me, il battito del suo cuore mi assordava.
Lo immaginai lì, che si avvicinava, immaginai di respirare il suo stesso respiro.
Sentii la presenza di Mason Campbell attorno a me, dentro di me.
I miei sensi ardevano della sua essenza, una sfida non soltanto per la mia sanità mentale, ma anche per il mio cuore.
Era in ogni respiro che facevo.
Dissi a Beth cos’era successo la notte prima e lei impazzì.
Non la smetteva di chiamarmi “Signora Lauren Mason Campbell”.
Era del tutto pazza! Non si rendeva conto di quanto fosse sospetto?
Avevo bisogno di calmarmi e scappare.
Così feci visita a mio padre.
Stare con lui mi avrebbe resa felice, mi avrebbe tranquillizzata.
Ricordai che ero in quella situazione proprio per prendermi cura di lui.
E volevo passare più tempo possibile in sua compagnia.
Ero così felice di incontrarlo dopo quei giorni in cui non ci eravamo visti.
Camminavo con i suoi fiori preferiti in mano ma, sull’uscio della porta, mi bloccai.
Una figura alta e scura mi dava le spalle, una cupa tempesta che rese la mia bocca asciutta alla sua vista.
L’avrei riconosciuto ovunque. Mason Campbell era un genere d’uomo difficile da confondere.
Non soltanto perché era grande e grosso, ma perché la sua aura di potere lo accompagnava ovunque andasse.
In poche parole, saltava all’occhio.
E adesso, l’uomo più potente del Regno era nella stanza d’ospedale di mio padre.
Il mio cuore quasi si bloccò.
Che diavolo stava succedendo?!
Papà fu il primo a notarmi.
“Lauren”.
Mason Campbell si voltò e io mi dimenticai come si respirava.
I suoi capelli laccati scintillavano alla luce.
Le sue spalle increspavano i suoi vestiti a ogni movimento, una figura forte, dalla mascella stretta e le movenze misteriose e predatorie.
Sapeva che quel cipiglio lo rendeva ancora più sexy?
Più attraente?
Tremai, raddrizzando la schiena al vedere quelle orbite d’argento catturarmi, mettermi nella loro prigione.
Era quello l’uomo che piegava chiunque al suo volere. Mason accorciò la distanza tra di noi e mi raggiunse prima ancora che tornassi a respirare, che mi riprendessi dal vederlo.
Cercai di mantenere la calma, ma… diamine, quando mi torreggiò mi sentii come se avesse potuto ingoiarmi per intero… era difficile restare calmi.
Piegai il capo per guardarlo, il mio cuore batteva all’impazzata e forti emozioni mi vorticavano nel petto.
Osservai i suoi occhi, ma non riuscii a scovare cosa vi si nascondesse dentro.
Aveva erto a sé scudi impenetrabili, non c’era spazio per le ipotesi, non sapevo cosa ci facesse lì.
Lanciai uno sguardo a mio padre, che guardava Mason in adorazione, un sorriso luminoso sul suo volto come se lui gli avesse appena detto che sarebbe sopravvissuto a tutto, il che lasciava spazio ad altre domande.
Aggrottai le sopracciglia.
Mason sorrise… Sempre se quel lieve incresparsi all’angolo della sua bocca poteva chiamarsi sorriso.
“Ciao, Lauren”, mi salutò, la sua voce così accorata che mi rese le ginocchia deboli.
Mi aveva chiamata “Lauren”, con un tono del tutto diverso.
Sembrava quasi che volesse sedurmi, in tutta sincerità.
Non avrei mai immaginato, nemmeno in milioni e milioni di anni, che Mason avesse potuto avere quel tono di voce… così profondo e seducente, riservato soltanto alla camera da letto.
E lo stava rivolgendo a me.
Mi cinse la vita con il suo braccio possente e io sentii fuochi d’artificio esplodermi in ogni parte del corpo.
Che diavolo stava succedendo?!
“Lauren!” Mio padre mi rivolse il sorriso più felice che avessi mai visto. Aveva le lacrime agli occhi. “Non sapevo che avessi un fidanzato così speciale!”
Sentii un pugno allo stomaco.
Oh, no.
Non l’aveva fatto davvero.
Mio padre non si rese conto dell’orrore nel mio volto.
“Quand’è il matrimonio?” Domandò, felice.