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Cover image for L'animaletto dell'alfa

L'animaletto dell'alfa

Alfa Axton

EVONY

Mi svegliai al suono di vociare e con la luce del sole che mi colpiva gli occhi. Mi girava la testa. Avevo lo stomaco annodato e il dolore alla schiena era tornato.

Gemetti mentre mi costringevo a sedermi. Ero circondata dalle altre donne e dai bambini del mio branco. Alcuni sembravano spaventati e altri cercavano di confortarsi a vicenda.

Il rumore dei vetri in frantumi e di grida provenienti dall'altra stanza attirarono la mia attenzione e quella di alcuni altri. Si sentivano urla soffocate dalle pareti.

"Come sarebbe a dire che non è qui?" Esclamò una voce chiara e familiare. Aveva un tono rabbioso, ma non riuscivo a riconoscere chi fosse.

"Abbiamo cercato ovunque. È possibile che lo sapesse e che se ne sia andato prima del nostro attacco", rispose una seconda voce, più calma.

Sentii un'altra scheggia, un suono che svegliò alcune delle altre donne. I bambini più piccoli piagnucolavano, ma vennero subito zittiti dalle loro madri.

Guardai le finestre coperte e vidi che il cielo stava lentamente diventando più luminoso: sempre più luce sembrava filtrare dalle fessure tra le tende.

Osservando la stanza, vidi che i soldati che ci sorvegliavano erano diminuiti e sembravano tutt'altro che entusiasti della loro posizione.

"Radunate tutti i sopravvissuti all'esterno. Uomini, donne, bambini, tutti. È ora di fare una dichiarazione", esclamò la voce familiare. Le guardie che ci sorvegliavano, allora, smisero di tenere il broncio e iniziarono a svegliare tutti.

Fummo costretti ad alzarci in piedi. Notai che alcune donne lanciavano occhiatacce in mia direzione e borbottavano insulti e bestemmie rivolte a me.

A questo punto ci ero abituata, quindi le ignorai.

La cosa sembrò far arrabbiare qualche femmina perché, mentre venivamo fatti uscire dalla stanza, io fui spinta con forza contro un tavolo, scatenando un putiferio e attirando l'attenzione delle guardie.

"Alzati!"

Prima che potessi riprendermi e rimettermi in piedi, fui rapidamente tirata su per un braccio e mi fu dato un duro spintone sulla schiena perché mi muovessi. Sospirando per il dolore provocato dal tocco della guerriera, d'istinto mi allontanai da lei, voltandomi e respingendo la sua mano.

Ovviamente non la prese bene e mi ringhiò contro. "Muoviti!" Sibilò, così io seguii gli altri.

Quando uscimmo, notai che tutti i maschi del nostro branco erano inginocchiati con le mani legate dietro la schiena. Tra quella folla vidi Ethan, piuttosto ammaccato.

Mi sentivo sollevata a sapere che era ancora vivo, ma una sensazione di tensione mi attanagliava il petto, perché poteva implicare che l'altro uomo fosse morto. Ero confusa.

Uno dei guerrieri si avvicinò e tagliò le corde che ci legavano i polsi, liberandoci e permettendo alle poche donne che avevano dei compagni di andare verso di loro, ancora inginocchiati e legati.

Poi passarono a liberare anche gli uomini.

Alcuni altri guerrieri del branco invasore uscirono dalla casa del branco, seguiti da quelli che sembravano essere i lupi di rango superiore.

Notai anche che c'erano alcuni guerrieri che ci circondavano, ma la maggior parte di loro se ne stava in piedi davanti a noi. Ciò che attirò la mia attenzione, però, fu il numero ristretto di loro. Non poteva essere tutto il loro branco.

Noi eravamo almeno tre volte di più, eppure ci avevano sopraffatti con così poco.

Uno dei lupi di rango superiore del loro branco si schiarì la gola, facendo morire all'istante tutte le grida d'ansia e le chiacchiere confuse.

"Forse siete tutti preoccupati per quello che accadrà. Posso assicurarvi che a nessuno verrà fatto del male, a meno che non si tenti una ribellione o una vendetta. Ora siete sotto la protezione dell'alfa Axton Nova".

Coloro che mi circondavano emisero alcune grida e sussulti scioccati, mentre io deglutii a fatica. L'alfa Axton era noto in lungo e in largo tra i numerosi branchi di questo paese. Si diceva essere freddo e spietato, un distruttore per chiunque gli capitasse a tiro.

Tuttavia, forse era più noto per aver strappato il cuore ad alcuni dei vecchi leader del Consiglio dei Lupi Mannari, solo perché non aveva ottenuto ciò che voleva.

"D'ora in poi seguirete tutti i suoi ordini. È il vostro nuovo alfa!" Sentii alcuni ringhi e grida da parte dei membri del mio branco.

"Andate all'inferno!" Gridò uno dei nostri uomini, appoggiato dagli altri.

"Siete degli assassini!" Un altro grido di protesta.

La folla era sempre più agitata. Temevo che ci sarebbero stati altri spargimenti di sangue, dato che tutti continuavano a protestare e ad alzare la voce.

"Silenzio!" La voce familiare che avevo sentito gridare in precedenza si levò sulla folla. Un'ondata di dominio e potere schiacciante si riversò su tutti noi, facendoci tacere all'istante.

Sentii qualcosa di strano attraversare il mio corpo, facendomi quasi cedere le ginocchia per il formicolio dovuto a quella voce dominante. Che cosa mi sta succedendo?

Tutti si bloccarono quando il proprietario della voce uscì dalla casa del branco e si diresse verso l'uomo che aveva parlato in precedenza. Ci guardò in faccia uno a uno e solo allora capii che era lo stesso uomo che mi aveva aggredito la sera prima, allo chalet.

Era lui l'alfa Axton. Tremai mentre lo guardavo dal fondo della folla, sperando che non mi vedesse.

I suoi occhi scrutarono la gente, con freddezza e razionalità. Erano diversi dalla sera prima, quando sembravano vivi di eccitazione. Rabbrividii al pensiero.

Parlò di nuovo in modo molto più calmo, anche se l'agitazione era chiara nella sua voce. "Il vostro alfa vi ha abbandonati!"

Tutti erano in silenzio.

"Vi ha lasciati tutti qui. Come un codardo è scappato per salvarsi la pelle, invece di rimanere qui a combattere. Preferisce vivere, piuttosto che proteggere il suo branco". Parlava con veleno nella voce, con chiaro odio e furia verso mio padre.

Scrutò la folla, notando come alcuni di noi sapessero che aveva ragione, ma c'erano ancora paura e rabbia mescolate all'accettazione del tradimento di mio padre verso il suo branco.

"Il mio obiettivo qui, oggi, è quello di porre fine alla vita del vostro alfa, in modo da ottenere la mia vendetta. Desidero, però, anche rivendicare questo territorio. Lui non ha fatto altro che mentire e abusare di tutti voi! Ha di sicuro sparso voci su di noi a voi e agli altri branchi, facendo crescere l'odio nei nostri confronti.

"Lui ha lasciato questo branco a pezzi... I vostri guerrieri erano troppo deboli per difendervi! E quelli che gli erano fedeli sono scappati. Perché? Vi siete chiesti perché ha gestito le cose in questo modo?

"È perché voleva che vi sottometteste tutti. Non voleva che nessuno cercasse di portargli via il potere! Non ha fatto altro che rovinare questo branco un tempo fiorente!"

Fece una pausa, osservando la folla.

"D'ora in poi, sarò io il vostro alfa. Chi di voi è riluttante ad accettare questo fatto è libero di sfidarmi".

Ci fu una pausa silenziosa finché il padre di Ethan non ringhiò e si fece avanti. Ci abbaiò contro e gridò: "Vigliacchi!"

Ethan si alzò e gli afferrò il braccio. "Fermati!"

Suo padre liberò il braccio dalla sua stretta, ringhiando contro di lui. "Io non sono debole come te!"

Ethan fece un passo indietro e suo padre si trasformò in un vecchio lupo marrone, segnato da cicatrici.

L'alfa Axton si inginocchiò e si trasformò nel suo lupo nero puro.

Era più grande di qualsiasi altro lupo che avessi visto prima e la sua pelliccia era così scura da sembrare priva di qualsiasi colore o lucentezza, come il Vantablack.

Ethan si ritrasse, più infastidito e deluso da suo padre che preoccupato. Sapevo che avevano un brutto rapporto, ma lui mi aveva detto che era colpa di suo padre e che non si sarebbe fatto trascinare dalle sue decisioni.

Tutti stettero a guardare con attenzione mentre ringhiava e schioccava i denti contro l'alfa, girando in cerchio con lui. Axton non mostrò alcuna aggressività. Si limitò a osservare da vicino il beta Jace, in attesa.

Quando lo schiocco di un bastone calpestato ruppe il silenzio, il beta Jace si lanciò contro la sua gola. Axton scartò di lato e rivolse un affondo analogo verso di lui, urtando Jace e facendolo inciampare.

Il beta Jace atterrò su di un fianco con un guaito, prima di alzarsi e scuotere la testa. Poi tornò a ringhiare e correre verso Axton.

I due si scontrarono in un sanguinoso combattimento tra abbai, schiocchi di denti e guaiti di dolore, provenienti soprattutto dal beta Jace.

Negli ultimi secondi di combattimento, Jace morse la zampa anteriore di Axton nel tentativo estremo di metterlo fuori combattimento, ma il lupo alfa lo afferrò da dietro con le sue fauci e lo scaraventò via con poco sforzo.

Il padre di Ethan cercò di alzarsi, ma lo sforzo lo fece tremare.

Axton si ritrasformò nella sua forma umana e si alzò in piedi, orgoglioso e con poche ferite, se non nessuna. "Ritirati. Hai perso la battaglia e continuare ti farà solo uccidere. Se sei intelligente, ti arrenderai". Axton si allontanò dal beta Jace, che si limitò a ringhiare in risposta.

Axton si limitò a sbuffare prima di rivolgere la sua attenzione ai membri di rango superiore del suo branco. Sembrava che stessero discutendo di qualcosa.

Notai il padre di Ethan alzarsi in piedi mentre Axton era distratto. Sta per attaccare? Lanciai un'occhiata all'alfa, che sembrava troppo distratto per accorgersene.

Il beta Jace si fiondò sull'alfa con le zanne spuntate. Mi trattenni a stento dal chiamare l'alfa per avvertirlo, prima che lui si voltasse e si muovesse più rapidamente di chiunque altro avessi mai visto.

Nel giro di un secondo dal salto di Jace verso l'alfa, si udì uno schiocco di ossa che si spezzavano e il vecchio beta cadde a terra, immobile, con Axton in piedi sopra di lui.

Mi coprii la bocca, fissando il corpo di quello che una volta era il più grande guerriero del nostro branco.

Tutti erano sotto shock e io lo ero il doppio, dato che avevo quasi avvertito il nemico del pericolo e che era la prima volta che assistevo all'uccisione di qualcuno.

Axton ringhiò, infastidito. "C'è qualcun altro che desidera dedicare la propria vita a quell'inutile codardo del vostro alfa?"

Nessuno parlò. Al contrario, tutti chinarono la testa per sottomettersi al suo dominio.

Guardai Ethan, che stava fissando il padre morto. Sembrava arrabbiato, ma non verso l'alfa Axton.

"Bene. Ora chiarirò una cosa. Da oggi in poi, i nostri branchi sono uno solo. Tutti voi vi mostrerete sottomessi a me e sarete accettati nel collegamento mentale del branco.

"Se troverò qualcuno che nasconde o aiuta l'alfa Kade, me ne occuperò personalmente! Ormai lui non è altro che un codardo e un traditore di questo branco. Non è più un alfa".

Nessuno protestò o parlò. Fissai il suolo, per evitare di guardare il cadavere. Ora che mio padre se n'è andato, sarò libera? E se tornasse? Axton lo ucciderà?
Per qualche motivo, il pensiero di Axton che uccideva mio padre non sembrava turbarmi. Sono diventata così senza cuore da non piangere nemmeno la morte di mio padre?

Fui distolta dai miei pensieri quando Axton parlò di nuovo.

"Oh, e un'altra cosa. Non solo il vostro precedente alfa è ora nemico del branco, ma ci sbarazzeremo anche dei suoi parenti e di qualsiasi consanguineo". Il sangue mi gelò nelle vene e rimasi immobile sul mio posto.

"Allora, dov'è lei?" Esclamò, con l'odio a cui ero abituata. Mi resi conto che ero ben lontana dall'essere libera. Al contrario, avevo la sensazione che fosse solo l'inizio.

Quelli che stavano davanti si fecero da parte, liberando il campo visivo di Axton e lasciandomi allo scoperto.

Pochissimi membri del mio branco mi rivolsero sguardi di pietà o di rimorso. La maggior parte di loro non mi conosceva oppure mi odiava.

Non riuscivo a muovermi. Ero troppo sotto shock per fare qualsiasi cosa, se non guardare davanti a me.

L'alfa Axton guardò verso il punto in cui la folla si separava e mi fissò con occhi spalancati, pieni di un turbinio di emozioni che io non riuscivo a capire. "Tu", sussurrò, facendomi correre un brivido lungo la schiena.

Sentii un trambusto alla mia sinistra e vidi Ethan che lottava per liberarsi da due guerrieri, nel tentativo di raggiungermi. "Lasciatela stare!"

Quando mi voltai verso l'alfa, lui era in piedi, proprio di fronte a me. Potevo leggere rabbia nei suoi occhi.

Cercai di fare un passo indietro, ma la sua mano mi afferrò rapidamente per la gola, in una presa sicura. Non era sufficiente a soffocarmi, ma faceva comunque male.

Nel tentativo inutile di liberarmi, gli afferrai le dita per staccarle dal mio collo.

"Sei sua figlia?" La chiara rabbia nella sua voce mi fece solo lottare di più.

Ethan iniziò a dimenarsi e le guardie che lo trattenevano dovettero bloccarlo a terra.

Alzai lo sguardo verso l'uomo che avevo davanti e che mi fissava nel profondo. Tante emozioni turbinavano nelle sue iridi dorate.

"Rispondimi!" Ringhiò a denti stretti, stringendo leggermente la presa.

Rabbrividii per il dolore causato dalla pressione che esercitava sulla mia gola.

"S-sì..." La mia voce era a malapena un sussurro e sentivo che le lacrime cominciavano a riempirmi gli occhi.

Sembrò non gradire la mia risposta, così mi spinse indietro, lontano da lui. Inciampai senza appigli e ricaddi nel fango.

Prima che potessi riprendermi, due guerrieri mi afferrarono per le braccia e mi tirarono in piedi.

"Portatela nell'area della prigione. Non fatela scappare", esclamò Axton a bassa voce, ma con cattiveria.

I due guerrieri che mi tenevano in pugno mi trascinarono nella casa del branco e scesero le scale fino al seminterrato.

Non opposi resistenza. Sapevo, per esperienza, che era inutile provarci. Finiva sempre con l'infliggermi una punizione peggiore. Mi gettarono in una cella e mi incatenarono i polsi al muro.

"Che pezzo di sterco", disse un uomo. Alzai lo sguardo e lo riconobbi come l'uomo che mi aveva calpestata la sera prima.

Quello si inginocchiò davanti a me, fissandomi con evidente odio. "Se avessi saputo che eri tu, ieri sera, ti avrei dato qualcos'altro per cui urlare".

Poi mi afferrò bruscamente per i capelli e mi costrinse a volgere lo sguardo verso di lui. Il dolore provocato dalla sua presa sui capelli mi fece sentire tanti spilli e aghi sulla testa.

"Cosa c'è che non va, principessa? Non ti piace essere toccata dai popolani? È per questo che piangevi ieri sera? Non ero abbastanza regale per toccarti?" Mi ringhiò in faccia.

Lascio andare i miei capelli e, per un attimo, provai un minimo di sollievo, ma durò poco perché la mia testa fu sbattuta di lato e la mia guancia prese a pungere, a causa di un forte schiaffo in faccia.

"Aspetta solo che l'alfa scenda a farti visita. Le tue urla saranno solo musica per le nostre orecchie". Quindi ridacchiò, prima di uscire e sbattere la porta di ferro della cella. Sentii il tintinnio e lo scatto delle chiavi mentre mi chiudeva dentro.

Fissai il pavimento di pietra coperto di sporcizia, sudiciume e sangue secco. Non volevo pensare a cos'altro potesse ricoprire il suolo di quelle celle.

Avvicinai le ginocchia a me e non riuscii a fermare il tremito e la scossa che iniziarono a scuotere il mio corpo. L'unica cosa che riuscivo a pensare era: "E adesso?"
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