Mason (Italian) - Copertina

Mason (Italian)

Zainab Sambo

Capitolo 12

Non ci sarebbe stato nessun matrimonio!

Non avevo dato il mio consenso per nessun dannatissimo matrimonio!

Mi schiarii la gola, preoccupata di essere tradita dalla mia stessa voce, ma le parole si bloccarono in gola. Da dove avrei potuto cominciare?

“Che state facendo?” Chiesi, cercando di cambiare argomento.

“Stavo soltanto chiacchierando con tuo padre, mi stava raccontando della tua infanzia”, mi spiegò il signor Campbell, lanciando una rapida occhiata a mio padre.

“Pare che fossi proprio una peste”.

Ero scioccata.

Incontrare mio padre alle mie spalle e mentire sul nostro fidanzamento, che mossa da pezzo di merda. Sì, ero stata io a sfidarlo fin dall’inizio.

Di certo non mi ero aspettata che succedesse quello, però!

“Non preoccuparti, amore. Non ti ho tolto il piacere della sorpresa”, continuò, con leggerezza. Si chinò verso il mio orecchio sinistro. “Non gli ho detto che il matrimonio è tra due settimane”.

Due settimane? Ci saremmo sposati nel giro di due settimane?

Che diavolo avrei dovuto dire? Non volevo sposarmi dopo così poco tempo!

Alzai gli occhi al cielo, sorpassandolo per raggiungere mio padre, a letto. Volevo dirgli che Mason non era l’uomo che avrei sposato e che, prima di tutto, non c’era nessun uomo.

Mio padre, però, scoppiò a piangere prima che potessi dire qualsiasi cosa.

“Oh, tesoro, non hai idea di quanto io sia felice”, disse, asciugandosi le lacrime.

“Pensavo che sarei morto prima di vedere la mia bambina in abito da sposa. Oh, Lauren, sono pieno di gioia”.

Qualcosa mi punse il cuore e io sapevo con certezza cosa fosse.

Papà continuò, raggiante, guardando il mio capo. “Mason, sei molto fortunato ad avere lei. La tratterai bene, vero, figliolo?”

Figliolo?

Mason annuì. “Certamente, signore. La tratterò esattamente come merita”.

Come meritavo? Aveva usato una frase a doppio senso? Ovviamente papà non se ne accorse, perché le parole di Mason lo resero ancora più felice di quanto non fosse.

“Vieni qui, tesoro”. Papà allargò le braccia e mi accolse nel suo caldo abbraccio, al sicuro.

“Dio, sono così felice, Lauren”.

I miei occhi si riempirono di lacrime e io non me la sentii di portargli via quella felicità.

Volevo dirgli che non sarebbe successo, che non era il matrimonio che aveva immaginato che fosse.

Che non era un matrimonio d’amore, che non sarebbe durato per sempre. Volevo raccontargli tutto.

Chi avrebbe mai accettato un matrimonio del genere?

“Okay, papà”. Mi tirai indietro, sorridendo.

“Devo parlare con il signor Campbell da sola per qualche minuto. Puoi scusarmi?”

Papà alzò un sopracciglio.

“Mi chiama così quando è arrabbiata con me”, spiegò il signor Campbell, alle mie spalle.

“Le donne e le loro scenate”.

Strinsi una mano a pugno. Volevo tirargli un cazzotto.

Papà rise. “Proprio come sua madre”. Quindi mi rivolse un sorriso. “Tesoro, non essere troppo dura con lui”.

Mi sforzai di sorridere e annuii.

“Non preoccuparti, papà, tornerà ancora tutto intero”, dissi, fissando il signor Campbell. Mi guardava con attenzione, un sopracciglio scuro sollevato, nei suoi occhi uno scintillio spavaldo e consapevole.

Senza esitazione, mi seguì fuori dalla camera.

Non volevo nessun occhio su di noi, così aprii la porta di una stanza vuota.

Il signor Campbell si diresse verso la finestra. Le sue forti mani erano unite dietro la schiena, le possenti gambe allargate, lo sguardo fisso all’esterno.

Il silenzio si fece pesante… io mi sentivo a disagio.

“Che diavolo pensi di fare?”

Perlomeno si voltò, l’espressione sul volto incomprensibile.

“Scavo a fondo nella tua vita. Tuo padre sta morendo di cancro. Da quello che mi hanno detto, è in questo stato da un po’, che soffre”.

“Non è questo il punto!”

“Invece sì, temo”.

Mi avvicinai, puntandogli contro un dito. “Non ti sposerò”.

“Di nuovo, temo proprio che lo farai. Ho parlato con alcuni dei miei dottori, tuo padre può ancora sopravvivere”.

Una campana di speranza suonò forte nelle mie orecchie. “Cosa?” Sussurrai, scioccata.

“Hai sentito bene. Con i migliori dottori al mondo al suo capezzale, tuo padre sopravviverà”.

“Oh mio Dio”. Premetti una mano alla bocca.

“Non cantare vittoria troppo presto”. Le sue parole mi mozzarono il fiato. “Il trattamento costa venti milioni di sterline, ed è qui che entro in gioco io.

“Se accetti di sposarmi, pagherò la terapia di tuo padre e ti darò anche un bonus da tenere per te stessa”.

Cosa?

“No”.

Mason sollevò un sopracciglio. “Preferiresti che tuo padre morisse? È così, signorina Hart? Vuoi pentirti per tutta la vita di ciò che hai fatto quando esalerà il suo ultimo respiro?”

Deglutii, chiusi gli occhi e poi li aprii di nuovo. “Ci sono altre possibilità…”

La mia risposta sembrò divertirlo. “La farò breve: non hai soldi”.

“Troverò un altro modo”, sussurrai, calde lacrime mi rigarono il viso.

Il signor Campbell incrociò le braccia e mi studiò con occhi pieni di scherno.

“E, di grazia, quale sarebbe questo modo? Supplicherai per un prestito?” domandò, divertito.

“Chi avrà mai pietà di te?”

“Lavorerò”, aggiunsi, coraggiosa.

Le sue sopracciglia si alzarono ancor di più. “Oh? E per quanto tempo? Cinque anni? Dieci? Per sempre, prima che tu possa racimolare la somma necessaria? Il cancro di tuo padre starà lì ad aspettarti?”

“Smettila”.

“No, sto cercando di capire, signorina Hart. Cosa farai per trovare tutti quei soldi?”

“Non ti sposerò”. Lui lasciò andare un pesante sospiro.

“È un ricatto”.

“Ricatto o meno”. Si strinse nelle spalle. “Finiremo per sposarci”.

Non sapevo da dove prendesse tutta quella sicurezza. La mia mente urlava che non avrei mai trovato tutti quei soldi.

Avrei lasciato morire mio padre?

Soltanto perché il mio ego era più importante?

“Dev’esserci un altro modo. Lavorerò ventiquattr’ore su ventiquattro, se è necessario. Qualsiasi cosa che non implichi un matrimonio”.

“Non stiamo negoziando, qui, signorina Hart”, replicò lui. “Hai una decisione da prendere ed è meglio che ti sbrighi, prima che sia troppo tardi.

“È vero che potrei avere qualsiasi donna che desideri, ma io non voglio altre. Voglio te, Lauren”.

Voglio te.

Persino parole così innocenti accesero una scintilla di pericolo dentro di me.

Presi un respiro tremante e me ne pentii subito, perché il suo delizioso e selvaggio profumo mi riempì i polmoni.

Una miriade di emozioni mi attraversò il volto prima che potessi voltarmi, portarmi una mano alla fronte e farla passare per la testa, così da avvolgere le dita ai miei capelli.

Raccolsi tutti i miei sentimenti frantumati e tornai nella stanza di mio padre, in silenzio. Avevo bisogno di vederlo prima di prendere quella decisione.

Mason non mi fermò.

Aprii la porta ed entrai nella stanza d’ospedale.

“Ehi, papà”.

Lui abbassò il giornale che stava leggendo e mi guardò, interrogatorio. “È ancora tutto intero?”

Sorrisi e gli presi le mani, sedendo sulla sedia accanto al suo letto.

“Perché sei così preoccupato per lui? L’hai appena conosciuto”.

Chiunque incontrasse Mason Campbell di certo non provava preoccupazione.

Avrebbero tutti esultato se fosse stato colpito da una macchina, e quello soltanto dopo cinque minuti in sua presenza. Non mi sarei stupita se chiunque l’avesse conosciuto per più tempo stesse già premeditando il suo omicidio.

Dio solo sapeva quante volte avevo desiderato di ucciderlo io.

“So che l’ho appena incontrato, amore, ma è come se lo conoscessi da anni.

“Non mi hai mai detto che lo stavi frequentando, né che ti ha chiesto di sposarlo”. Mi fissò e chiese, gentilmente: “Sei felice, tesoro, vero?”

Pensavo che i genitori conoscessero le emozioni dei figli senza che loro neanche parlassero. Mio padre non riusciva a vedere quanto fossi infelice?

Quanto fossi spaventata dalla presenza di Mason, come fossi stressata?

“Sono felice, papà. Ma sarei più felice se tu stessi di nuovo meglio”.

Lui mi rivolse un sorriso triste e scoraggiato. “Ho vissuto degli anni incredibilmente belli”. Mi accarezzò la guancia sinistra e io posai la mano sulla sua.

“Da bravo figlio a bravo marito…” Piegò il capo da un lato, con un sorriso raggiante.

“E bravo padre di una brava figlia. Sono felice della vita che ho vissuto per questi cinquant’anni, Lauren.

“Se anche morissi adesso, morirei da uomo felice”.

“Papà…”

“Ascolta, mi sento meglio a sapere che Mason si prenderà cura di te quando io non ci sarò più”.

Se solo sapessi che non succederà mai. Quell’uomo mi odia.

“Non voglio che tu muoia”, dissi, quasi strozzandomi.

“Tutte le vite giungono a una fine, tesoro. L’uomo là fuori”, puntò un dito alla porta. “Ti tratterà bene. Sono bravo a giudicare le persone”.

Fissai mio padre, lo fissai soltanto, e decisi che non volevo che morisse.

Volevo che vivesse e che si godesse altri trent’anni della sua vita. Non potevo immaginare un mondo senza di lui.

“E se ci fosse un altro modo?”

Mi guardò, confuso. “Un altro modo? Che intendi?” Mi chiese.

“E se ti dicessi che c’è ancora una possibilità che tu viva, papà?”

Sul suo volto apparvero diverse emozioni. Shock, incredulità, felicità, speranza. Vidi speranza nei suoi occhi.

Sorrise e singhiozzò allo stesso tempo, io lo strinsi in un abbraccio.

Entrambi stavamo piangendo di felicità ma, allo stesso tempo, io piangevo per una vita che avrei passato con Mason Campbell, per la verità che stavo nascondendo a mio padre.

Avrei sposato Mason Campbell.

Sapevo che, dopo un anno, non avrei più dovuto mentire. Forse mio padre mi avrebbe perdonata, forse no, ma tutto ciò che avevo fatto fino a quel momento era stato perché lui sopravvivesse.

A ogni costo.

Anche se ciò significava che avrei venduto l’anima all’uomo più terrificante sulla faccia della terra.

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