Silenzio assenso - Copertina

Silenzio assenso

Iandra Taylor

Capitolo 3: Sento l'odore delle tue bugie

JAQUELINE

"Allora, di cosa aveva bisogno Casey a quest'ora della sera?" Domandai mentre gli porgevo il bicchiere di vino.

"Oh, ehm, voleva solo ricordarmi di una riunione che abbiamo in mattinata".

"Beh, non è dolcissima?" Cinguettai, sforzandomi di sorridere. "Non so cosa faresti senza di lei. Deve essere una donna straordinaria per sopportare tutti voi avvocati. E tuo padre dice che sta studiando per diventare paralegale! È incredibile. La ammiro molto".

Probabilmente Russ si stava chiedendo come facessi a sapere così tanto di lei, visto che non ci aveva mai presentate, quando ero andata a trovarlo in ufficio. Il pensiero che cercasse di capirlo mi diede un brivido.

Volevo confonderlo. Volevo che pensasse che non avevo idea di quello che stava succedendo e che ero solo una stupida casalinga, ignara del fatto che il marito si scopasse la segretaria.

"Perché non andiamo di sopra?" Mi domandò ammiccando con le sopracciglia.

Mi salì la bile in gola al solo pensiero. Sapevo che avrei dovuto fargli credere che tutto fosse a posto, ma non ci riuscivo.

"Oh, tesoro, mi piacerebbe, ma mi è venuto il ciclo in anticipo", dissi con espressione dispiaciuta.

Una cosa che disgustava Russ all'inverosimile era il ciclo mestruale. Non riuscivo nemmeno a convincerlo a comprarmi gli assorbenti quando ne avevo bisogno. Dovevo sempre chiamare la mia migliore amica, Rena.

Ormai avevo smesso di cercare di tenerlo su un piedistallo, quindi riuscivo a vedere tutte le brutture del nostro matrimonio che avevo soppresso. Faccende insignificanti erano diventate enormi campanelli d'allarme.

"Oh, beh, allora no, grazie!" Esclamò, poi si allontanò di corsa.

Proprio quello che volevo. Mi voltai e tornai nella stanza degli ospiti per iniziare a prepararmi per andare a letto. La sera prima avevo dormito lì, sostenendo di essermi addormentata mentre lavoravo al rifacimento della stanza. Quella sera avrei usato la stessa scusa e l'indomani avrei iniziato il mio viaggio verso la libertà.

***

Accostai davanti al centro commerciale dove si trovava l'ufficio del detective privato. Si diceva che Harris McAlpin fosse uno dei migliori in città, nell'aiutare a catturare gli adulteri. La sera precedente avevo preso il primo appuntamento disponibile.

Entrai e diedi un'occhiata all'ufficio. Era bello trovarsi in un centro commerciale. La segretaria sembrava una donna sulla quarantina, di bella presenza e con un sorriso gentile.

"Buongiorno. Come posso aiutarla?"

"Salve, sono Jaqueline Mast. Ho un appuntamento", le dissi.

"Oh, sì. Harris la sta aspettando. Mi dispiace molto di doverla conoscere in queste circostanze, signora Mast". Mi guardò con pietà.

"Grazie. È molto gentile".

Mi condusse nell'ufficio dell'investigatore, dove vidi un uomo seduto dietro la scrivania. Anche lui doveva essere sulla quarantina e i suoi occhi si illuminarono quando la vide. Capii subito che i due erano innamorati.

"Signora Mast, questo è mio marito Harris. La aiuterà a trovare tutto ciò di cui ha bisogno", disse, dopodiché lasciò la stanza.

"Si accomodi, signora Mast. Mi dica cosa la porta qui", esordì il signor McAlpin.

I suoi occhi erano gentili e mi misero subito a mio agio. Il suo sguardo celava una certa forza, e io potei solo immaginare come dovesse essere trovarsi dalla parte opposta in uno dei suoi casi. Avevo letto che era un tesoro con i propri clienti, ma spietato con gli adulteri.

"Signor McAlpin, credo che mio marito mi tradisca". Ripercorsi tutti i dettagli di ciò che pensavo fosse accaduto, compresi l'involucro del preservativo, l'orecchino e la telefonata che avevo origliato la sera prima.

Dall'esterno, sembrava che avesse ascoltato ogni parola. Quando finii di parlare, l'osservai per un momento.

"Quindi, pensa che stia frequentando la segretaria?" Chiese.

"Tutto fa pensare che sia così, ma non voglio saltare a conclusioni affrettate. Ho bisogno di prove prima di perseguirlo. Ho sempre lavorato per metterlo al primo posto, mentre lui studiava legge. Ho rinunciato ad avere figli. Ho messo in pausa la mia vita perché lui potesse realizzare i suoi sogni. Credo di meritare un po' di giustizia. Se quello che ha detto ieri al telefono è vero, non ho molto tempo per agire", gli dissi con il cuore in mano.

"Ecco cosa posso dirle… Quando si tratta di affari simili, la maggior parte degli uomini è stupida. Il fatto che suo marito sia un avvocato potrebbe rendere più difficile lo smascheramento, ma forse no. Troverò le prove di cui ha bisogno. Se mi concede qualche informazione in più, potrei trovare qualche pista", disse.

Tirai fuori una cartelletta piena di informazioni che pensavo potessero servirgli. Avevo fatto i compiti in anticipo, per semplificare al massimo la trafila. Speravo che l'investigatore capisse quanto fosse importante per me.

"Com'è preparata! Inizierò immediatamente. Nel migliore dei casi, avrò qualcosa in un paio di giorni. Ha un posto dove poter stare per un po'?" Mi domandò.

"Non ci avevo pensato… Pensavo di poter chiudere la faccenda in fretta. Forse potrei stare dalla mia amica, so che sarebbe felice di aiutarmi", gli dissi.

"Bene, allora lo faccia, potrebbe accelerare il processo".

***

Tornai a casa e preparai una borsa con vestiti e necessario per una settimana. Speravo che fosse sufficiente. Poi chiamai Rena.

"Ehi, Jack! Come va, amica mia?"

A sentirla così di buon umore, mi misi a ridere.

"Devo venire a stare da te per una settimana. Se Russ ti contatta, digli che è perché sei malata", le dissi.

"Va bene. Hai intenzione di spiegarmi qualcosa?"

"Sì, poi ti spiego tutto. Intanto grazie".

Io e Rena eravamo migliori amiche da quando eravamo al liceo. Era il mio angelo e la mia condanna e non c'era nessun altro al mondo di cui mi fidassi più di lei. Aveva sempre appoggiato la mia relazione con Russ. Non era sempre stata la sua persona preferita, ma non lo criticava. Ero certa che, in caso avesse sospettato di lui, me l'avrebbe detto.

Mi fermai al supermercato e comprai tutto il nostro cibo spazzatura preferito. Ogni volta che una delle due aveva una crisi, quelle schifezze erano lì per aiutarci a superarla.

Rena aprì la porta e mise la mia borsa vicino all'ingresso. Ci dirigemmo subito in cucina con gli snack. Vidi due bicchieri e una bottiglia del nostro vino preferito appoggiati sul bancone. Mi versò un calice e ci avviammo in salotto.

"So già che è qualcosa di brutto, dal momento che mi hai detto che vuoi fermarti qui per un po'. Vuota il sacco", disse Rena con dolcezza.

"Russ ha una relazione con la sua segretaria. Oggi ho assunto un investigatore privato che mi ha suggerito di andare a stare da un'altra parte. Pensa che possa aiutare a stanarli più velocemente", dissi.

All'improvviso, scoppiai a piangere in sonori singhiozzi. Non riuscivo a pensare e nemmeno a respirare. Il dolore che fino a quel momento avevo tenuto sotto controllo fece capolino all'esterno. Mi sentivo come se mi avessero strappato in due il cuore.

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