Odiata dal mio compagno - Il finale - Copertina

Odiata dal mio compagno - Il finale

Nathalie Hooker

Capitolo 5

Aurora

"Quindi mi stai dicendo che Wendell è là fuori e sta tramando qualcosa che potrebbe distruggere la nostra intera razza?"

Un brivido mi corse lungo la schiena.

"Dobbiamo fermarlo, Wolfgang. Devi chiedere aiuto a Eleanor".

Lui si accigliò e io sentii una familiare frustrazione impossessarsi del mio cuore.

"No..." Alzai la mano per impedirgli di discutere. "Sai che è l'unica strega che abbiamo a portata di mano e l'unica persona che conosciamo esperta di pozioni".

Lui si irrigidì alla testardaggine della mia voce. "Non mi fido di lei".

"Beh, non tutti quelli di cui ci fidiamo finiscono per essere buoni con noi". La risposta mi era salita alle labbra prima che potessi fermarmi. Lui sembrò ferito. Giustamente.

Sarei mai riuscita a lasciarmi alle spalle quel passato che mi perseguitava così tanto?

Avevo sognato Klaus la notte precedente, e molte altre notti. Negli incubi, ero di nuovo nei sotterranei e desideravo che Wolfgang mi salvasse prima che fosse troppo tardi.

Non l'aveva fatto.

E volevo perdonarlo.

Ma volevo anche aggrapparmi al dolore.

Girai il viso dall'altra parte, improvvisamente risentita.

Wolfgang

L'ultima persona a cui volevo rivolgermi era Eleanor. Ma Aurora aveva ragione.

La osservavo, le sue morbide labbra tremavano mentre parlava.

Era così bella sotto l'alone iridescente della luna serale, non ancora del tutto piena.

"A prescindere dai tuoi pregiudizi personali su Eleanor, devi farlo, Wolfgang".

Non riuscivo a trattenere la rabbia che avevo dentro.

Eleanor aveva sempre respinto i miei tentativi di approccio. Continuava a fare quello che voleva con la mia compagna.

Anche se ciò significava sottoporla a continue prove del fuoco. Mi faceva male vedere Aurora soffrire così tanto, tutto in nome della scoperta di se stessa.

"Non mi fido di lei", brontolai. "Ti sta sempre addosso. Ti fa sempre fare cose che non vuoi fare".

"Beh, non è certo l'unica, però, no?" Aurora alzò le sopracciglia, fissandomi.

Sentivo le mie guance bruciare. Sapevo che una parte di lei non mi aveva ancora perdonato per tutti gli errori che avevo commesso quando avevo scoperto che era la mia compagna.

Sì, Eleanor l'aveva sottoposta a delle prove, ma probabilmente erano servite per aiutarla a diventare migliore.

Io? Non avevo fatto nulla del genere.

Avevo frequentato una donna che l'aveva disprezzata e avvelenata, per poi cercare di farla uccidere, ben sapendo che Aurora era la mia prescelta.

L'avevo assunta come cameriera e le avevo dato della ladra.

Era colpa mia se Klaus era riuscito a comunicare con lei. Aurora era altruista, come doveva essere una vera luna. Ero io ad aver messo a rischio la sua vita, più volte.

Non importava che le ci volesse una vita per perdonarmi e che forse non avrebbe mai dimenticato.

C'erano notti in cui non riuscivo a perdonare nemmeno me stesso.

"Aurora, io..." Sospirai. "Passerò tutta la mia vita a farmi perdonare da te. In ogni modo possibile. Ma sappi che ora sono cambiato, ed è tutto merito tuo".

Mi guardò con i suoi occhi color del mare, ascoltando attentamente ogni mia parola.

"L'alfa con cui sono cresciuto provava solo rabbia e odio per aver perso la sua compagna. Volevo solo vendicarmi delle persone che mi avevano portato via mia madre. Ero così pieno di odio che avevo dimenticato il sapore dell'amore".

Un piccolo sorriso si affacciò sulle mie labbra.

"E poi sei arrivata tu. Con quella tua testarda innocenza, il tuo viso dolce e il modo in cui parli. Eri una bambina e una giovane donna matura fuse insieme".

Lei si mise a ridere. "Ehi! È un insulto o un complimento?"

Le strinsi le spalle e la guardai negli occhi con serietà.

"Ascoltami. Mi hai messo alla prova. Non avrei mai pensato che qualcuno potesse sfidare un alfa, ma questo era prima di incontrare te. Mi hai fatto capire che dovevo essere all'altezza per te e per la mia gente".

Mi toccò il viso, tenera e dolce.

"Wolfie..."

"E ringrazio mille volte Selene di non averti perso, anche se ci sono andato vicino. Così tante volte. Non ti merito. In effetti, sono pochi i lupi che possono essere all'altezza della tua divinità e della tua bellezza".

La mia creatrice, il mio amore.

Lei era la mia luna e le mie stelle.

La mia anima gemella nell'etere, Astria, e in tutti gli altri mondi in cui le anime potevano sopravvivere.

Era stata messa sulla Terra per rendermi umile e mettermi alla prova, per mostrarmi quanto fosse bello l'amore.

In ogni caso, non le avrei mai fatto del male, mai più.

L'avrei protetta e tenuta al sicuro con ogni singola goccia di sangue della Dea nelle mie vene.

Mi aveva reso quasi umano, completamente integro.

La mia voce tremò. "Non intendo perderti mai più. Selene mi sia testimone, in questo mondo e in quello che verrà, voglio affrontare ogni ostacolo con te al mio fianco".

Aurora si avvicinò e mi baciò. In un istante, l'aria tra noi si fece carica di elettricità.

La sua reazione a me era quasi alchemica, la magia emergeva dalla punta delle sue dita, il suo tocco era fuoco e anima.

La tirai vicino a me e la baciai a mia volta, lasciando che la mia lingua accarezzasse la sua.

Le nostre mani si avvicinarono per stringersi. Poi le mie si intrecciarono saldamente intorno alla sua vita.

Sussurrò il mio nome.

Senza rendermene conto, l'avevo fatta sdraiare a terra e le mie labbra erano sul suo naso, sui suoi occhi chiusi, sulla sua fronte e sul suo collo, scendendo fino alle morbide curve del suo petto.

"Ti amo", mormorai contro il suo collo, leccando amorevolmente il punto in cui l'avevo marchiata come mia.

"Ti amo oggi, domani e in mille altri universi".

"Beh, non è commovente?"

Quella voce matura e melodiosa suonava in quel momento come il rumore di un coltello sulla pietra. Strinsi i denti e mi misi a sedere.

Aurora sembrava visibilmente turbata.

"Eleanor! Pensavo che ti fossi ritirata per la notte".

La strega spostò lo sguardo da lei a me, con disapprovazione e uno strano luccichio negli occhi. "Era così, ma con una serata così bella mi sembrava che una passeggiata fosse dovuta".

Perché doveva sempre parlare a metà? Era come se non odiasse nessun altro al mondo, tranne me.

A quanto pareva, il motivo per cui mi odiava tanto era il mio essere il compagno di Aurora.

Perché doveva essere così?

Sì, ero protettivo nei confronti della mia compagna, ma faceva parte dei nostri istinti naturali.

Dovevo essere sospettoso nei confronti di chi poteva farle del male. E non importava che Eleanor continuasse a dire di avere a cuore gli interessi di Aurora.

Continuava a fare cose che mettevano alla prova le sue emozioni e mi faceva male vedere la mia compagna triste, sconvolta ed esausta a causa della vecchia megera.

All'improvviso, Eleanor rivolse i suoi occhi scintillanti verso di me.

"Forse ti andrebbe di unirti a me nella passeggiata, cucciolo?"

Scoprii i denti. "Vorrei che ti rivolgessi a me come alfa Wolfgang, e in nessun altro modo".

Lei sbuffò. "Mi rivolgerò a te con qualsiasi nome io ritenga opportuno. In questo momento, ti comporti e parli come un piccolo cucciolo testardo e sciocco. Quindi è quello che sei".

Mi alzai immediatamente in piedi, Cronnos minacciava di prendere il sopravvento.

"Chi diavolo si crede di essere questa donna?"

"Lasciami uscire e le mostrerò chi è il vero alfa".

"Cerca costantemente di portarci via la nostra compagna".

"Smettila", cercai di ragionare con lui. ~"Se mi scaglio contro di lei ora, Aurora si arrabbierà con me. Non posso rischiare".~

"Pensi sempre alle conseguenze e non agisci mai. Che senso ha se non possiamo difendere la nostra compagna da chi le fa del male?"

"Chiudi il becco, vecchio sacco di pulci!" Ribattei accigliato.

"Stiamo facendo un monologo interiore, vero?" Eleanor fece un sorriso, che però non raggiunse i suoi occhi. "Allora, hai intenzione di camminare con me?"

"Vai", si intromise Aurora, con tono impaziente. "Io salgo a dormire un po'. Tanto sono stanca".

Voleva che facessi quella passeggiata.

Sospirai, rassegnandomi al mio destino.

Eleanor

Mi piaceva mettere le persone come l'alfa Wolfgang a disagio.

Il parco del palazzo era bellissimo a quell'ora, perché non era esattamente il crepuscolo, né era scesa del tutto l'oscurità.

Il bagliore dorato dell'ora del tramonto proiettava la sua radiosa morbidezza intorno a me.

La madre di Rory l'avrebbe adorato. Sarebbe stata orgogliosa di vedere quanta strada aveva fatto sua figlia.

Se non fosse stato per quel cucciolo insolente che camminava accanto a me con evidente diffidenza nei suoi occhi, Aurora avrebbe raggiunto il suo potenziale molto tempo fa.

Il palazzo si ergeva alto e maestoso, circondato da ampi giardini e da un fossato scintillante che rifletteva il colore intenso del cielo.

Era come se fossi entrata in un mondo diverso, magico e incantevole.

"I giardini di rose li ho voluti per mantenere vivo il ricordo di mia madre", disse Wolfgang inaspettatamente.

Quindi, il cucciolo aveva un passato. Il che però non significava che potesse usarlo come giustificazione per il suo presente.

Era lui il motivo per cui Rory aveva affrontato un'aggressione che le aveva fatto mettere in dubbio il suo valore più volte.

Quindi era lui il motivo per cui lei non riusciva ad affermarsi, soprattutto per quanto riguardava i suoi poteri.

Tuttavia, aveva fatto un buon lavoro con i giardini; dovevo riconoscerlo.

I fiori chiari erano sbocciati in ogni angolo.

L'aria era pervasa dalla dolce fragranza delle rose e di altri fiori delicati, e il suono dell'acqua che sgorgava dalle fontane contribuiva a creare un'atmosfera tranquilla.

"Tua madre era una cercatrice di odori, presumo", mormorai pensierosa, più come una riflessione che come una domanda.

Lui mi guardò, stupito. "Come fai a saperlo?"

"La sua scelta di fiori. Le rose piacciono solo a una setta molto specifica di lupi. Sono noti per la loro affinità con i profumi, ma anche per la dolcezza del loro cuore".

I vialetti erano fiancheggiati da alti alberi che ondeggiavano dolcemente nella brezza fresca, proiettando sul terreno le loro ombre sfumate.

Mentre camminavo lungo il fossato, osservavo i pesci che guizzavano sotto la superficie, con le loro scaglie argentate che scintillavano alla luce del sole calante.

L'acqua era così limpida che riuscivo a vedere il fondo, dove i ciottoli e le rocce erano disposti in intricati disegni.

Rimasi lì per un po', ipnotizzata dalla bellezza della scena che avevo davanti.

"So cosa stai cercando, cucciolo".

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