L'animaletto dell'alfa - Copertina

L'animaletto dell'alfa

B. Shock

Il suo errore

AXTON

Mi svegliai con un dolore al petto e l'odore di sangue. Ringhiando, mi alzai a sedere e mi strinsi il torso, rabbrividendo per il dolore. Cosa diavolo mi stava succedendo?

Guardando la ragazza accanto a me che dormiva, ancora rivolta verso di me, annusai l'aria. L'odore di sangue era ancora presente. Ringhiai, irritato.

Aleggiava nella casa del branco da giorni. Dopo aver portato la ragazza fuori dal seminterrato, avevo ordinato di pulire quel dannato posto per eliminare l'odore, ma era rimasto.

Alzandomi dal letto, mi diressi verso il bagno e mi guardai intorno. Notai un asciugamano coperto di sporcizia e sangue. Ringhiando, tornai nella stanza. Non si è nemmeno lavata come si deve!

Non c'era da stupirsi che l'odore del sangue fosse ancora persistente. Aveva bisogno di un bel bagno di un'ora in una vasca.

Mi infilai di nuovo nel letto e la guardai, anche se qualcosa mi sembrava strano. La feci girare sulla schiena e notai che respirava affannosamente e che stava sudando. C'era qualcosa che non andava.

"Ehi! Svegliati, principessa. Cosa c'è che non va?!"

Lei si limitò a gemere in risposta e il petto mi fece ancora male. "Maledizione, non dirmi che ti sei ammalata nelle segrete!" Le misi un braccio dietro la schiena e sotto le ginocchia, sollevandola e portandola fuori.

Chiamai mentalmente il mio beta. "Fai venire qui il medico del branco, subito!"

La portai di sotto e notai che il mio braccio era umido e caldo. Mi bloccai e la feci sdraiare sul divano. Osservando il mio braccio, notai del sangue.

Mi crollò lo stomaco a quella vista. Il retro della sua veste era del tutto intriso di sangue. "Principessa?" Mi tremava la mano mentre le toglievo la veste per rivelare delle bende insanguinate e un corpo livido.

Il mio stomaco affondò a quella vista. "Come è potuto accadere..."

Il mio beta, Simon, si precipitò nella casa del branco con un dottore. All'inizio sembrava confuso, ma poi, una volta notato lo stato in cui si trovava la ragazza, si irrigidì.

Il medico iniziò a rovistare nella sua borsa, in cerca del materiale. Iniziò subito a tagliare le bende e, una volta tolte, io vidi solo rosso.

La sua schiena era stata squarciata da quella che poteva essere una frusta, o da degli artigli; la sua pelle era così danneggiata che non si vedeva altro che carne maciullata e strappata.

Mi bloccai a quella vista, con il voltastomaco e l'orrore. Il medico esaminò il danno e parlò con chiarezza, mentre si affrettava a cercare di pulire la ferita.

"È infetta. Le darò dei sedativi e farò del mio meglio per tenerla in vita. Non sono sicuro di come possa essersi ridotta così. Sono ferite vecchie di giorni; dovrebbe essere già guarita, eppure sono ancora aperte", fece una pausa, non sapendo cos'altro dire.

Nulla ha senso. Anche se è stata frustata con l'argento, avrebbe dovuto impiegare solo tre giorni per riprendersi. Non riuscivo a capire nulla di quello che diceva il dottore. La mia mente era confusa e il petto mi faceva male, come se mi avessero ripetutamente pugnalato al cuore.

Il dottore le iniettò un sedativo e, a quel punto, persi completamente la testa.

I miei occhi si fecero fessure e mi spuntarono le zanne e gli artigli. Non riuscivo a fermarmi. Non potevo permettere a nessun altro di toccarla o di farle del male!

Gettai il medico a terra e sollevai gli artigli per tagliargli la gola. Qualcosa mi colpì, facendomi cadere e portandomi via dall'uomo. Mi ripresi rapidamente, ringhiando contro il mio beta.

"Alfa, stai perdendo il controllo! Devi riprenderti!" Era accovacciato di fronte a me, all'altezza degli occhi, pronto ad attaccarmi. Sembrava nervoso, quasi fosse colpevole di qualcosa... Ma io vedevo solo rosso.

E ne ero quasi sicuro. Era lui il responsabile, il responsabile del suo dolore!

Mi slanciai, affrontandolo con una raffica di artigli e pugni, mentre lottavamo l'uno contro l'altro. Con la coda dell'occhio, vidi l'altro uomo avvicinarsi alla mia compagna.

Mi strappò un ringhio mentre le controllava il battito cardiaco. Mi avventai su di lui; non avrei permesso a nessuno di toccarla!

Un altro lupo mi fermò, tagliandomi la strada, così io gli ringhiai contro.

L'uomo che mi aveva bloccato prima mi saltò addosso, urlando parole incoerenti. Non ero sicuro se stesse parlando a me o alle due nuove minacce appena entrate nella stanza.

In ogni caso, non mi importava. Li avrei uccisi tutti, se mi avessero ostacolato!

Mi trasformai in una bestia nera per togliermi di dosso l'uomo ma, quando fui libero, i due che erano appena entrati mi affrontarono, mordendomi una spalla e una delle zampe posteriori nel tentativo di trattenermi.

Sarebbero morti tutti! Non permetterò a nessuno di farle del male! Affondando le zanne in quello più vicino alle mie fauci, gli spezzai la gamba con uno scricchiolio e lui emise un guaito di dolore.

Quello che mi saltò addosso si spostò e mi morse la nuca, portandomi a liberare il lupo dalle gambe spezzate.

Mi dimenai e cercai di graffiare ogni persona che mi veniva incontro. Afferrandone uno, lo scaraventai con violenza fuori dalla finestra, mentre un altro mi travolgeva con un pugno contro il muro. Io vedevo solo rosso.

Mi scrollai di dosso la polvere che mi era finita nella pelliccia e mi alzai in piedi. Ora c'erano sei diversi lupi sulla mia strada. Come osano separarmi dalla mia compagna?!

Non mi importa quanti ne debba trafiggere, quanti ne debba uccidere. Io la proteggerò!

Senza un secondo in più, li affrontai di petto. Se moriranno, non sarà colpa mia. Nel momento in cui si mettono sulla mia strada, diventano la mia preda.

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