Sfumature di fuoco - Copertina

Sfumature di fuoco

Daphne Anders

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Chapter
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Riepilogo

Mi risveglio dalla mia distruzione; soddisfatto, compiaciuto ma costretto da un desiderio interiore. Lei. Non riuscivo a separare la mia mente dal pensiero di lei, nemmeno in guerra. E sapevo di essere condannato, maledetto con un'unica debolezza, circondato dalla brama, non più soddisfatto nemmeno nella mia violenza. Il Drago della Rovina, avrebbe subito la rovina stessa, per mano di una creatura delicata, senza alcun vero potere se non quello del desiderio.

Re Cerion, il temibile Drago della Rovina, prospera nel caos e nella distruzione. Temuto dai suoi nemici e isolato dal suo potere, crede di essere intoccabile, fino a quando un'innocente principessa infrange la sua determinazione. La quieta forza e l'inflessibile compassione della principessa Kira risvegliano qualcosa che Cerion credeva sepolto da tempo: la capacità di desiderare e, forse, di redimersi. Ma mentre i loro mondi collidono, Kira deve navigare la pericolosa linea di confine che c'è tra il salvare un mostro e il lasciarsi consumare da lui. Potrà l'amore domare il Drago della Rovina o la sua ira infuocata li consumerà entrambi?

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23 Capitoli

Capitolo 1

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 4
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Capitolo 1

CERION

Mi svegliai avvolto in lenzuola di seta nera, il corpo nudo disteso sul grande letto. La luce del mattino filtrava dalle tende, illuminando dolcemente la stanza.

Osservai le due donne brune accanto a me, la loro pelle nuda che brillava nella luce dell'alba. Mi domandai se fosse stato il mio fascino o il timore della mia fama ad attirarle. Accennai un sorriso.

Le donne non potevano resistere al mio richiamo. Si gettavano su di me come se fossi la loro ultima speranza, sognando di diventare la mia regina.

Ma io non volevo né una regina né una compagna fissa. Preferivo incontri fugaci e senza coinvolgimento, libero da legami.

Il consiglio, però, insisteva perché trovassi una regina. Se sceglierla li avesse fatti smettere di infastidirmi, allora d'accordo, potevano avere la loro regina.

Avrei scelto qualcuna a cui non importasse delle mie altre attività. Avrebbe voluto il nome Dani, il potere e la ricchezza.

Una delle donne brune si mosse, sfiorandomi la pelle. Non provai nulla, nemmeno un brivido.

Era sempre così: una volta conquistata una donna, perdevo interesse. Rovinato, come i regni che avevo sottomesso. Mi chiamavano il Drago della Rovina: un soprannome azzeccato.

Lei si mise a sedere, i capelli castani che le ricadevano sulla pelle abbronzata. Mi guardava con occhi spalancati, timorosa di parlare.

L'altra donna si stava già vestendo, lanciandomi occhiate furtive mentre si preparava ad andarsene. La stanza era avvolta nel silenzio.

Fissai intensamente la donna accanto a me. Lei allungò una mano verso di me, ma la fermai con un cenno.

«No», dissi, la mia voce gelida riempì la stanza. Lei ritrasse rapidamente la mano e si affrettò a scendere dal letto.

«Arrivederci, signore», le salutai mentre uscivano in fretta dalla stanza, desiderose di allontanarsi il più velocemente possibile.

Mi sdraiai sui cuscini, mettendo le mani dietro la testa. Un'altra splendida giornata da Re della Rovina, pensai, ridendo del titolo.

Quel soprannome me l'ero guadagnato quando distrussi il mio primo villaggio. Ma non erano innocenti: stavano complottando contro la mia famiglia.

Avevo dato loro la possibilità di rimediare, ma si erano rifiutati. Quindi dovevano bruciare, e bruciarono.

Il mio drago era potente e il mio primo atto da re fu ridurre in cenere quei villici e le loro case. Mio padre sarebbe stato orgoglioso, quel bastardo.

Ma erano solo affari. E per i Dani, fare affari significava essere temuti.

***

«È ora di alzarsi, Cerion», dissi a me stesso, lasciando cadere le lenzuola mentre mi alzavo. Mi osservai allo specchio, aggrottando leggermente la fronte.

Mi sto ammorbidendo, pensai, notando come le cicatrici di battaglia stessero svanendo. Il mio corpo non sembrava più così minaccioso come un tempo.

Mi scostai i capelli castani dal viso, infastidito dalla folta barba. Dovevo radermi presto.

Almeno il mio fisico era ancora ben scolpito grazie all'allenamento quotidiano. La mia pelle era ancora di quel colore olivastro e i miei occhi del solito marrone caldo, anche se diventavano rossi quando mi arrabbiavo.

Mi stiracchiai, sentendo i muscoli gonfiarsi. Dalla finestra potevo vedere gli alberi verdi e la vegetazione del mio regno.

Percepii il terreno muoversi sotto di me, ricordandomi della mia magia draconica della terra. Dentro di me, Celen, il mio drago, era irrequieto, desideroso di volare.

Non avevo permesso a Celen di volare liberamente per giorni. «Presto», gli sussurrai, sentendolo calmarsi dentro di me.

«Mio re!» Una voce fastidiosa interruppe il mio momento di quiete.

Aprii un occhio e vidi Verion all'angolo della stanza vicino alla finestra. La sua mano era al centro della tenda mentre la tirava per far entrare la luce del sole.

«Devi disturbarmi così presto, Verion?» brontolai.

«Le candidate regine stanno per arrivare, mio re», disse Verion con aria seria. «Ecco il vostro abito speciale!» Mi porse i vestiti.

Era un completo nero con eleganti rifiniture nere, fatto su misura per il mio corpo muscoloso.

Non potei fare a meno di alzare gli occhi al cielo mentre mi vestivo. «Sì, sì, lo so. Il consiglio vuole proprio che scelga una regina».

Verion cercava di starmi dietro mentre percorrevo il corridoio, ma le sue gambe corte non potevano competere con le mie. Insomma, il tipo è alto solo un metro e settantotto, mentre io sono un metro e novantacinque: non è proprio una gara alla pari.

Arrivammo nella sala da pranzo e guardai mia madre. I suoi lunghi capelli castani le ricadevano sulla schiena, in contrasto con il vestito rosso.

Mio fratello Arion era seduto accanto a lei, i suoi occhi marroni mi fissavano come al solito. Qual è il suo problema?

«Buongiorno, Cerion», disse mia madre sorridendomi. Sembrava molto più giovane della sua età, con la pelle appena un po' più chiara della mia.

Avevo preso i suoi occhi, ma tutto il resto? Quello veniva dal mio odioso padre, compreso il suo amore per la violenza e la sua serietà.

«Buongiorno, madre, Arion». Mi sedetti a capotavola, osservando mio fratello. Era sempre lì a guardare, con gelosia, piani nascosti e un orgoglio che non meritava.

Continuai a fissarlo finché non arrivò la colazione. Finalmente distolse lo sguardo e iniziai a mangiare, cercando di non sorridere. Continua pure a tramare, Arion. Non ti porterà da nessuna parte.

Proprio mentre stavo godendomi il silenzio, Verion irruppe di nuovo. Per poco non saltai in piedi infastidito.

«Mio re, mi scuso per l'interruzione della colazione», disse, fermandosi per riprendere fiato.

Sospirai. «Verion...»

«Mio re, la cerimonia di scelta sta per iniziare». Sembrava in attesa di una mia reazione rabbiosa, a giudicare dalla fronte corrugata e dagli occhi spalancati.

Fui sul punto di alzare gli occhi al cielo. Volevo farla finita con questa noiosa cerimonia. «D'accordo». Mi alzai e mi diressi verso la sala del trono.

Mentre scendevo le scale, i ricordi affiorarono alla mia mente. Il consiglio aveva quasi preteso che scegliessi una regina. Dicevano che ero quasi troppo vecchio e che «il Sangue del Drago genera un vero erede». Era stata la nostra usanza per centinaia di anni e si erano assicurati di ricordarmelo.

Avevo lasciato che il consiglio scegliesse quattro donne per me. Avevo chiesto solo che fossero uniche. Volevo che ogni donna provenisse da una famiglia importante diversa e che fosse bella. Sapevo che le famiglie reali avevano donne bellissime, così come avevano donne ambiziose. Ma volevo che la regina fosse solo per l'apparenza, per la politica e nient'altro.

Mi preparai al gruppo di donne che presto mi avrebbero raggiunto con falsi complimenti e occhi adoranti. Anche se erano principesse, tutte volevano una cosa sola: diventare la prossima regina. Era ciò che ogni donna con cui ero andato a letto sperava.

Feci il mio ingresso solenne nella sala del trono, tutta decorata di rosso e oro: i colori della nostra famiglia. Il legno del trono era intagliato con il simbolo dei Dani, il simbolo del drago. I colori del fuoco.

La sala era piena di persone importanti e membri della corte, tutti lì per assistere alla cerimonia. Verion era in piedi in un angolo vicino al mio trono.

Mi fece cenno di avvicinarmi al mio posto. Non lo usavo da molto tempo. Per me non era lo stesso che per mio padre.

Lui prendeva l'essere re seriamente quanto l'essere un guerriero, ma per me essere re era solo politica e a me interessava di più combattere. Mi sedetti sul trono d'oro con i suoi morbidi cuscini rossi.

Verion mi pose sul capo la corona d'oro con gemme rosse e incisioni di draghi.

«Mio re», disse. «Spero che troviate la vostra regina. Sarò qui per assistervi». S'inchinò davanti a me. Verion quasi mi fece sorridere, ma mantenni un'espressione impassibile e mi limitai ad annuire.

Verion si affrettò di lato e si mise sull'attenti mentre la voce dell'annunciatore risuonava dalla porta. «Ora si presenta la Principessa Theodora della Famiglia Galve!»

La Principessa Theodora entrò, i suoi capelli rosso fuoco e gli occhi verdi catturarono l'attenzione di tutti. S'inchinò, come si conviene a una principessa, e mi sorrise. La guardai per un momento, senza mostrare alcun segno di approvazione.

La voce dell'annunciatore tuonò di nuovo. «Ora si presenta la Principessa Helen della Famiglia Pacvoic!»

La Principessa Helen aveva capelli castano scuro e occhi marrone chiaro. Sembrava ordinaria, ma potevo vedere che era intelligente e stava tramando qualcosa dietro quello sguardo. La principessa politica. Distolsi lo sguardo da lei per mostrarle chi comandava. Sembrò ferita dal mio gesto. Bene, pensai.

La voce dell'annunciatore risuonò ancora. «Ora si presenta la Principessa Anya della Famiglia Vuttoli!»

La Principessa Anya indossava un abito nero in tinta con i suoi capelli corvini e aveva la pelle olivastra e gli occhi verdi. Era bellissima ma sembrava vuota dentro, noiosa.

L'annunciatore prese un altro respiro profondo. «Ora si presenta la Principessa Kira della Famiglia Valon!»

Ci fu una pausa. Finalmente, la porta si aprì, e mi aspettavo di vedere entrare la quarta e ultima principessa, ma la soglia era vuota.

Un minuto dopo, eccola lì: la Principessa Kira, in piedi nervosamente al centro della porta. Un uomo era in piedi dietro di lei. Doveva essere suo padre, il Re Harold.

Il mio drago si mosse dentro di me, interessato a lei e sorpreso dalla sua timidezza.

L'innocenza traspariva dal suo viso e dai suoi occhi. Kira Valon, diciannove anni, appena definibile donna, con capelli biondo chiaro, occhi azzurri e pelle chiarissima.

Osservai il suo viso per un momento. Tutte le donne scelte erano belle, ma la sua bellezza era diversa. Sembrava delicata e molto, molto giovane.

Non avevo mai incontrato nessuno della Famiglia Valon prima d'ora. Vivevano in alto sulle montagne, dove era inverno quasi tutto l'anno.

A chi volevo darla a bere, volevo andare a letto con lei anche se non l'avessi scelta come mia regina.

La Famiglia Valon mi affascinava. Discendevano da draghi di ghiaccio, che soffiano gelo invece che fuoco. Il loro potere era stato famoso, finché non aveva smesso di manifestarsi nei loro figli. Ora erano come tutti gli altri, tranne che per la loro straordinaria bellezza.

La scelta avrebbe dovuto essere facile. Avrebbe dovuto essere semplice.

Ma le cose si erano appena complicate un po', perché mentre guardavo di nuovo nei suoi occhi azzurri come il cristallo, qualcosa si risvegliò dentro di me, insieme al mio drago che si agitava.

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