Midika Crane
Thea
I suoi capelli scivolano tra le mie dita, che si aggrovigliano intorno alle ciocche castano chiaro.
Luca è arrabbiato. Furioso, in realtà. Così infastidito dai commenti di Casper, si è preso la briga di dimostrare che può farmi raggiungere l'orgasmo. Penso che lo stia dimostrando a se stesso più che altro.
Ma mentre giaccio lì, sentendo l'assalto della sua lingua contro la parte più sensibile del mio corpo, non provo altro che disagio.
Alimentato dalla rabbia, e non dall'amore, Luca ha deciso di fare sesso orale con me, e non mi sta piacendo nalla maniera più assoluta.
Per cominciare, non riesco a togliermi Casper dalla testa. Il modo in cui sapeva che fingevo gli orgasmi è stato agghiacciante. La gente non dovrebbe essere in grado di guardare gli altri e capirlo da uno sguardo.
Così invece di godermi la sensazione della sua lingua su di me, gemo quando serve e pronuncio il suo nome mentre fingo di venire.
Mentre mi rivesto, noto che Luca sembra fiero di sé. Ha aumentato il suo ego, e non dubito che lo dirà a Casper ogni volta che lo vedrà.
Decido che ho bisogno di vagare nella Foresta Fantasma e trovare dove vive Casper.
Poiché non posso più avere a che fare con un fidanzato geloso, e poiché ho la sensazione che Casper sia la causa principale dell'improvviso cambiamento di atteggiamento di Luca, andrò a cercarlo e gli chiederò di stare lontano.
Luca se ne va poco dopo. Ha ricevuto una chiamata da suo padre che gli ha riferito che un'altra ragazza è scomparsa. Nonostante sia preoccupata che possa trattarsi di June, andrò subito a cercare Casper.
Prima esce dalla vita di Luca e dalla mia, meglio è.
Così prendo uno zaino nero e lo riempio con una giacca di ricambio, un ombrello e una torcia. Sono pronta.
Inizio la mia passeggiata con il sole del pomeriggio sulla schiena. Da ieri, quando Casper è venuto a casa mia e mi ha fatto fare tardi al lavoro, volevo trovare la sua casa.
È giusto che io sappia dove abita, visto che lui sa dove abito io.
Così mi incammino a passo svelto lungo il sentiero battuto che percorro di solito fino a casa di June. Spero che stia bene. Lei chiude sempre la casa a chiave e non esce mai molto.
Ma con quella finestra rotta... No, sarebbe rimasta a casa dei suoi genitori se fosse stato un problema così grave.
Decisa a non lasciare che la pesantezza del mio zaino mi dia fastidio, vado avanti, spingendo via lo strano ramo dal mio viso o qualsiasi cespuglio che sporga dal sentiero sterrato sui miei piedi, mentre cammino.
Ho una vaga idea di dove si trovi la tenuta di Casper. La gente ha detto che era vecchia e cadente, e che spuntava nel sottobosco, il che significa che non sarà difficile da trovare.
Al giorno d'oggi, le uniche persone che girano intorno alla proprietà sono quelle che la possedevano, anche se nessuno sa più chi siano.
Alcune voci dicono addirittura che alfa Jasper e suo padre ci abbiano vissuto secoli fa, prima di morire entrambi. Credo che June mi abbia detto una volta che le loro anime infestano il posto.
Non che io ci creda.
Cammino per circa un'ora. Non mi aspettavo di impiegare così tanto tempo per trovare finalmente la tenuta in cui vive Casper.
E nonostante non ci sia alcun accenno al fatto che questa sia la sua residenza, sembra... così ovvio.
Ma non è esattamente come me la immaginavo. Mi aspettavo che fosse fatiscente. Mi aspettavo che fosse scrostata negli spigoli, diroccata e in disordine.
Invece, la casa si erge fiera e alta, con il sole che si riflette sul legno classico. Questa non è l'abitazione di cui mi è stato detto di avere paura.
Questo è un palazzo. Un palazzo a tutti gli effetti.
Anche il giardino non è trasandato. Le piante crescono intorno ai muri di cemento che circondano la proprietà, potate e tenute in ordine.
Qualcuno ha messo grande cura nella casa che sorge su più piani sopra di me, desiderando che avesse un aspetto delizioso e arioso.
Oltrepasso il cancello di ferro battuto che è stato lasciato leggermente aperto. Se Casper non vive qui, deve farlo qualcuno di piacevole.
Forse è sciocco da parte mia pensarlo, ma è la spinta per trovare il coraggio necessario a bussare.
La porta d'ingresso si presenta come l'entrata all'inferno. Se Casper è davvero dietro a quell'uscio, quale sarà la sua reazione quando mi vedrà? Sarà in casa?
Busso due volte prima di fare un passo indietro. Perché il mio cuore batte così forte? Perché mi sto ponendo così tante domande?
Aspetto almeno un minuto prima di bussare di nuovo. Nessuna risposta.
Sono di spalle alla porta quando si apre. Avevo ormai rinunciato all'idea che lui aprisse davvero quella porta, e stavo già pensando a come tenerlo lontano da Luca.
Questo finché non ho sentito lo scatto della serratura.
Lentamente, mi giro. Non solo mi trovo di fronte Casper, ma anche mezzo nudo.
Non ho mai saputo che un uomo senza camicia potesse togliermi il fiato fino a ora. Appoggiato con disinvoltura allo stipite della porta, sono pienamente consapevole che Casper sta guardando i miei occhi che vagano sul suo torso.
Ma in questo momento non riesco a fare altro.
Non solo i suoi muscoli addominali sembrano scolpiti dalla personificazione stessa del sesso, ma luccicano di un sottile velo di sudore.
Quello che presumo sia un tatuaggio corre dalla sua spalla fino all'anca, seguendo dentro e fuori le linee curve dei muscoli costruiti nel suo corpo.
Non posso essere sicura che si tratti di un tatuaggio, perché sembra che sia nato con dei segni scuri che non hanno assunto una forma coerente.
Sull'altra spalla è buttato un piccolo asciugamano che so essere stato usato per assorbire il sudore durante l'allenamento. E cavolo, se ne ha bisogno.
Sbatto le palpebre. Cosa sto pensando? Ho un fidanzato, eppure sono qui, a fissare il petto di un perfetto sconosciuto. Ma chi sono io per non apprezzare un capolavoro di corpo? No, Thea. Fermati.
"Che piacevole sorpresa", nota Casper, distogliendo il mio sguardo dal suo corpo. Mi osserva attraverso le folte ciocche di capelli scuri che gli cadono sulla fronte in un modo di cui chiunque sarebbe geloso.
Non mi sono mai interrogata sui suoi occhi viola, ma forse dovrei iniziare a farlo, perché non sembrano normali.
Non riesco a far uscire le parole dalla bocca.
"Vuoi entrare?" chiede. Do un'occhiata alle mie spalle, e immagino che sia preoccupato dell'ora o del tempo.
Finalmente trovo le parole. "Sono solo venuta a dirti una cosa..."
"Dovresti proprio entrare", insiste, continuando a non incontrare i miei occhi, come se le nuvole dietro di me fossero molto più interessanti.
Scuoto la testa in segno di protesta, finché all'improvviso il fragore di un tuono mi rimbomba nell'orecchio.
Per ribadire, odio Madre Natura. Certo, l'altro giorno avevo sfidato il vento e la pioggia, ma il tuono è diverso.
Sarà anche solo un suono, ma mi fa sempre tremare di paura, e oggi non fa eccezione.
Scanso Casper in preda allo spavento e mi precipito attraverso la porta che lui chiude dietro di me. Barcollando nel corridoio, appoggio le mani contro entrambe le pareti, gli occhi chiusi.
La mia paura dei temporali ha preso il sopravvento sul mio pensiero razionale.
"Ecco", mormora lui. Mi stende una coperta di visone sulle spalle, e la sensazione di morbidezza sulla mia pelle mi calma immediatamente i nervi. "Puoi restare qui".
Le sue parole sono una calda promessa. E nonostante il vero motivo per cui sono venuta qui, sono grata che la sua casa sia un rifugio dalla tempesta.
Sussulto al suono di un altro tuono sopra di noi. "Scusa".
Perché mi sto scusando, non ne sono sicura. Senza una parola, Casper mi spinge ancora di più all'interno della casa, lungo il corridoio poco illuminato.
Le mie dita stringono il bordo della coperta intorno alle mie spalle, mentre assaporo la sensazione della sua mano premuta contro la mia schiena. Quasi come se fosse la mia ancora di salvezza.
"Bella casa", commento, godendomi la vista del salone in cui mi ha portato.
È decorato in modo sontuoso, e dall'aspetto dei vecchi libri allineati alle pareti e dei mobili credo che questo posto valga probabilmente più di me.
"Ho appena finito di sistemare l'arredamento". Mi siedo sul bordo del divano, sprofondando nei cuscini morbidi.
Noto che Casper è ancora a torso nudo, nonostante il freddo che circonda la zona. Mi lancia un'occhiata. "Tè?"
Annuisco con gratitudine. Scompare per un attimo attraverso una porta e non posso fare a meno di ammirarlo mentre esce.
La sua schiena è come una macchina, con ogni muscolo che si muove in modo intricato come per assicurarsi che mantenga la sua elegante andatura e posizione.
A parte i meravigliosi tessuti di seta e gli arazzi appesi ovunque, il salone non è decorato. Nessun ritratto. Nessuna traccia della vita che Casper ha lasciato per trasferirsi in questo branco.
Rientra qualche minuto dopo, con una camicia addosso (purtroppo) e una tazza in equilibrio tra l'indice e il pollice. Colgo il sorriso gentile sul suo viso.
È davvero uno spettacolo incredibile e, per un momento, vorrei che sorridesse più spesso.
"Ecco", esclama, porgendomi il tè. "È efficace soprattutto per calmare i nervi".
Prendo la tazza, per poi essere sorpresa dal contenuto. Il liquido è una densa miscela di vortici neri e grigi.
Inclinando delicatamente la tazza in modo da poter vedere bene cosa c'è dentro, noto il modo in cui il contenuto ristagna e si riversa come fango intorno al bordo.
"Ma che...?"
"Lo vuoi bere?" chiede Casper, avendo trovato un posto sul divano di fronte al mio mentre stavo ispezionando lo strano liquido.
Mi fissa con una curiosità così ardente che sento i nervi dentro di me aumentare. L'opposto delle proprietà che si dice che abbia questo tè. "No, se non è tè".
"E se qualcun altro te lo offrisse? La tua amica, tuo padre, il tuo ragazzo?"
La sua voce è esigente, ma anche più morbida della seta. Ovviamente non c'è altro più di questo che voleva sapere. Ma quello che mi ha chiesto mi prende talmente di sorpresa che devo pensarci.
"Sì, credo di sì", rispondo con cautela.
Immediatamente, l'espressione di Casper diventa fredda, distaccata. Sembra persino leggermente arrabbiato.
"Nella tazza c'è una miscela di erbe destinata a sedare qualcuno, a renderlo assonnato e vulnerabile", confessa, visibilmente nervoso alle sue stesse parole.
Ho un sussulto e la tazza mi cade dalle mani. La porcellana si frantuma a terra, il contenuto impregna il tappeto ai miei piedi.
Mi ha ingannato... Mi sono lasciata attirare nella sua casa da psicopatico.
Mi alzo in un secondo, girandomi per correre lungo il corridoio. Nel momento in cui uscirò da questa casa, chiamerò Luca e chiederò che Casper venga portato alla stazione di polizia.
Solo che quando arrivo alla porta mi accorgo, con un tuffo al cuore, che è chiusa a chiave. E non riesco a vedere un modo per sbloccarla.
Con la sconfitta che colpisce il mio cuore, mi giro lentamente. Non mi sono mai sentita così devastata. Così spaventata dalla morte inevitabile.
Perché se lui non si limita a violentarmi e ad abbandonarmi, il mio futuro potrebbe sembrare molto peggiore.
"Ti prego, non uccidermi", sussurro.
Casper cammina lentamente lungo il corridoio, notando che sono in trappola. I suoi occhi mi spogliano, la sua andatura lenta e calcolata, come se stesse valutando quale sia il modo migliore per uccidermi.
Invece, mi sorprende con le sue parole. "Calmati. Non ho intenzione di farti del male".
Ma non gli credo. Sta di fronte a me, con gli occhi impressi nella mia mente. Senza parole, si china in avanti, appoggiando le braccia ai lati della mia testa contro la porta.
Santo...
La sua testa è sul lato sinistro del mio viso, il respiro caldo mi sfiora l'orecchio. Vorrei inarcarmi contro quella sensazione, assaporarla.
Ma la paura di essere potenzialmente drogata da lui supera la percezione della sua vicinanza e il calore che trasmette al mio nucleo.
"Non ti farei mai del male", mormora, le parole si irradiano direttamente nel mio corpo. "Perché se avessi voluto farlo, non ti avrei detto cosa c'era in quella tazza".
La verità. La vedo nei suoi occhi. In preda allo spavento, non avevo pensato razionalmente al contenuto della tazza. Avevo solo pensato a quello che avrebbe potuto farmi.
Forse era legato al fatto che probabilmente ho commesso un grosso errore, entrando nella casa di questo sconosciuto.
Ma il tuono... è improvvisamente cessato.
"Allora, cosa vuoi da me?" chiedo, con la voce affannata. Lui sembra riflettere a fondo sulla mia domanda.
In questo momento, potrei allungare una mano e toccare la pelle morbida del suo viso, o persino baciarlo, se lo volessi. Il fatto che lui sia così vicino mi terrorizza.
Ma allo stesso tempo, una parte di me non desidera altro che sentirlo premere contro il mio corpo... Aspetta, a cosa sto pensando?
"Se qualcuno... chiunque ti offre una bevanda simile a quella, tu ~non~ prenderla", mi ammonisce, come se fosse in grado di predire il futuro, e potesse vedere uno che medita di darmi una bevanda del genere con la forza.
In questo momento potrei ridere. Potrei prenderlo come uno scherzo, ma lo sguardo nei suoi occhi mi suggerisce di non scherzare, quando la cosa è seria.
"Okay..." mormoro, ancora incapace di muovermi.
Casper esita un momento, e io vedo un lampo di qualcosa nei suoi occhi. Desiderio? Tristezza? Lo nasconde in un secondo e mi lascia andare.
"Dovrei andare a casa", dico, ansiosa di uscire da qui. Stringe la mascella e si china su di me, e per un attimo penso che stia per intrappolarmi di nuovo contro la porta.
Invece, gira la maniglia e la apre.
"Si sta facendo buio", mi avvisa, e io mi giro per vedere che ha ragione. Ma come? Come fa il tempo a trascorrere così velocemente con lui? Quando giuro che non è passata nemmeno un'ora... "Almeno lascia che ti accompagni a casa".
Lo lascio fare. Nonostante non desideri altro che dirgli di no e tornare a piedi, inoltrarsi per un'ora nel sottobosco di notte non suona affatto piacevole, e se mi allontanassi dal sentiero...
Lo faccio parcheggiare più avanti nel vialetto, così mio padre non si chiederà con chi sono arrivata.
Forse pretenderebbe di vedere Casper, per poi intimidirlo proprio come intimidisce tutti gli altri in città.
"Allora, perché sei venuta, innanzitutto?" mi chiede, mentre sto per scendere dalla sua auto. Mi fermo.
Il vero motivo per cui ero andata è stato cancellato dalla mia mente quando il tuono è esploso, e non è riapparso fino a ora.
Non posso uscire da questa macchina finché non lo sa. "Ho bisogno che tu stia lontano da me e da Luca".
Sembra sorpreso.
Perché mi sento così male?