Cinque anni fa, Mithra ha perso il suo Mynd. In seguito, scartata dagli unici compagni che abbia mai avuto, si perde in un lavoro insensato. Un giorno si risveglia dal suo esilio autoimposto per aiutare a salvare la sua nave e le vite di coloro che sono a bordo, mettendo in atto un piano a lungo studiato. Mentre Mithra lotta per adattarsi alla sua nuova vita, le viene chiesto di mettersi in prima linea in una battaglia che credeva vinta da tempo e che la porterà a mettere in discussione tutto ciò che credeva di sapere.
Età: 18+ (Attenzione ai contenuti: aggressione, abuso di minori, depressione, morte violenta, xenofobia)
"La prima vittima della guerra è la verità".
- Membro del Congresso degli Stati Uniti Hiram Johnson, 1917
Erano in nove, cinque uomini e quattro donne, in una nave costruita per ospitarne il doppio.
Certo, anche quando era piena solo per metà, la nave non si sarebbe mai potuta definire spaziosa, ma la tecnologia non aveva ancora raggiunto il punto in cui le astronavi potevano godere di spazi vuoti.
Era ancora troppo costoso costruirle, alimentarle e rifornirle; ogni centimetro cubo a bordo doveva essere utilizzato per recuperare i costi iniziali di costruzione. Almeno, quello era il piano.
In quel viaggio in particolare, però, c'era molto spazio vuoto, nonostante gli astronauti non ne andassero pazzi. Dopo anni di angusti corridoi e cabine poco più grandi della propria branda, fluttuare nelle stanze senza urtare oggetti o altre persone aveva un che di inusuale e strano.
Tuttavia, conoscere il motivo della presenza di quegli spazi era ancora peggio: il programma spaziale stava perdendo trazione.
Stanco delle continue battaglie per finanziarlo, il governo mondiale aveva finalmente staccato la spina. Le orde di chiacchieroni avevano vinto.
Alla faccia della scoperta delle stelle… L'umanità sarebbe tornata a una vita limitata ai cieli e alla fine avrebbe dimenticato di aver volato nel cosmo.
"È inammissibile", sbottò l'astronomo della missione, spegnendo il notiziario che gli stava trasmettendo il Controllo Terra. "Se sento ancora una volta un terrestre con il cervello grande quanto una nocciolina affermare che i finanziamenti del programma spaziale hanno tolto il cibo dalla bocca di suo figlio, mi metto a urlare".
"Calmati, Zvi", lo tranquillizzò la fisica alta e mora, il cui accento italiano rendeva quelle parole ancora più musicali e leggere. "Non dovresti lasciare che ti turbi così tanto".
"Perché no?" S'intromise brontolando Kim, lo xenogeologo della squadra, seduto al proprio posto alla parete opposta. "Sono stati loro, sai. Hanno distrutto il programma spaziale. Siamo tutti roba vecchia, tra qualche anno finiremo per essere una nota a piè di pagina nei libri di storia".
"Non dire così!" Carlotta aveva lo sguardo turbato. "Questa è solo una battuta d'arresto temporanea, forse l'anno prossimo voteranno per darci dei soldi".
"Ah!" Esclamarono in coro Zvi e Kim.
Erano circa alti uguali, ma Kim aveva la corporatura tozza comune a molti coreani, mentre Zvi era minuto. Il suo aspetto elfico smentiva le sue capacità: oltre a essere un eccellente astronomo, era un pilota di caccia altamente decorato.
Sebbene si sentisse più a suo agio nella cabina di pilotaggio di un aereo a reazione, era qualificato anche per pilotare l'astronave in caso di emergenza.
La nostra pilota usuale entrò giusto in tempo per sentire l'ultimo scambio. "Vedo che sono arrivata in tempo per il notiziario", esordì Svetlana, con accento russo quasi impercettibile.
"Perché si preoccupano di farcelo vedere? Sono solo brutte notizie", commentò Kim in tono cupo.
"Que pasa? È una festa privata o vi può partecipare chiunque?"
Gutierrez, il fisiologo, e Rajan, medico, arrivarono fluttuando dal laboratorio scientifico. Erano gli unici membri dell'equipaggio a non aver mai fatto il militare.
Gutierrez non aveva avuto la possibilità di farlo. La sua patria, il Costa Rica, non aveva un esercito, mentre Rajan si era semplicemente unito al programma spaziale appena terminato il tirocinio in medicina generale.
"Cosa sta succedendo qui dentro? Riesco a malapena a sentire i miei pensieri!" Domandò infastidita Shiru Oladajo dall'ingresso. Alle sue spalle fluttuavano risme di carta da computer. "Come faccio a riconfigurare i computer se…"
"Non preoccuparti", la interruppe Zvi. "Sembra che questo sarà il nostro ultimo viaggio".
La donna smise di lamentarsi e lo guardò allarmata. "Allora è ufficiale?"
"Lo hanno appena annunciato", confermò Kim. "Il Consiglio Mondiale, dopo una lunga riflessione, si è piegato alle richieste del Consiglio Terrestre. Tutti i fondi precedentemente riservati al programma spaziale saranno ora destinati a programmi sociali per i bisognosi del pianeta. Idioti da strapazzo!" Concluse selvaggiamente. "Che futuro pensano di avere senza lo spazio? Abbiamo già abusato abbastanza di quel vecchio e stanco globo".
"Se quegli idioti dedicassero anche solo metà del tempo che impiegano a inveire contro il programma spaziale a predicare la contraccezione e l'astinenza, non ci sarebbero così tante persone bisognose!" Concordò Zvi. "Non riusciremo a sopravvivere, finché ogni famiglia del terzo mondo insisterà nell'avere otto figli! Come possono confinarci sulla Terra, se stiamo sperperando le sue risorse a ritmi record? Se la deforestazione del Sud America continuerà a progredire, entro la fine del secolo saremo tutti morti di fame o di cancro alla pelle!"
All'improvviso, Zvi si ricordò della presenza di Gutierrez. "Scusa, Juan", gli si rivolse con fare modesto. "Non volevo dire che i sudamericani sono gli unici ad aver bisogno di una lezione riguardo la conservazione delle risorse del pianeta".
"Nessuna offesa", rispose prontamente il centroamericano. "Il tuo popolo ha irrigato le sue terre per secoli; è normale che tu sia un esperto di gestione del territorio".
"Come puoi biasimare le persone che vogliono dei figli? È un desiderio naturale dai tempi di Adamo ed Eva!" Il gesticolare drammatico di Carlotta sottolineò le sue parole.
"Da membro di una delle nazioni più popolose del mondo", disse Rajan lentamente, "so per esperienza personale quanto sia difficile far cambiare idea alle persone su questo argomento. Fin dall'inizio della storia, i figli sono stati sinonimo di sicurezza per la vecchiaia, e più figli ci sono, più quella sicurezza aumenta.
Cercare di convincere le persone a limitare le dimensioni delle loro famiglie è praticamente impossibile. È per questo che mi sono unito al programma spaziale: ho capito che presto l'umanità avrebbe avuto bisogno di più spazio di quello che Madre Terra può fornire".
"Bene, siete tutti qui". Il comandante della missione attraversò la porta, seguito a ruota dalla sua prima ufficiale. "Mi risparmiate la fatica di cercarvi… Ho delle novità".
"Lo sappiamo", lo interruppe Kim. "Abbiamo sentito l'annuncio".
"Cosa?" Per un attimo il capitano sembrò perplesso, poi sembrò capire. "Oh, intendi il comunicato stampa sul nostro finanziamento".
"Cos'altro c'è di più importante?" Chiese Shiru con aria assente.
"Ha ragione", commentò Zvi. "Non c'è molto che possa competere con la notizia che siamo tutti obsoleti".
"Obsoleti? Questo non lo accetto!" Esclamò Carlotta con aria di sfida. "Quando la furia del momento si sarà placata, ci saranno altre missioni in futuro, per forza!"
"Ne dubito", rispose la prima ufficiale con spiccato accento britannico. Sarah Ellesmere aveva un tono autoritario ma tranquillo. "Una volta che i soldi finiscono, è quasi impossibile riceverne altri. Inoltre, stiamo perdendo popolarità tra le masse. Temo che a loro interessi solo la gratificazione istantanea. Concetti come il futuro, la ricerca di base o la curiosità intellettuale hanno poco peso nell'elettorato".
"Topi di fogna", sbuffò il capitano Will Young in segno di disprezzo. "Non solo stanno nascondendo la testa sotto la sabbia, ma stanno anche seppellendo l'intera razza umana".
"È questo quello che faremo?" Chiese Svetlana. "Ci incarteremo e frigneremo?"
"Ci incazzeremo e ci lamenteremo", la corresse Zvi con un sorriso. Anche se l'inglese non era la sua lingua madre, lo parlava correntemente e conosceva tutti i modi di dire americani. "Cos'altro possiamo fare?"
"Scioperare?" suggerì Carlotta a malincuore.
"Hai dimenticato che siamo nello spazio?" Le chiese Raj. "Che tipo di sciopero potremmo organizzare? Cosa potremmo fare? Non tornare a casa nei tempi previsti? Rifiutarci di effettuare l'indagine scientifica su questa parte della fascia di asteroidi? In ogni caso, è tutto irrilevante: non è che qualcuno verrà a mettere in pericolo la fascia. Non ora, almeno".
"Mai", s'intromise Young. "Non volevo dirvelo prima, ma noi siamo l'ultimo volo in assoluto. Quando torneremo, il programma spaziale sarà ufficialmente concluso".
Per tutti fu uno shock. Anche dopo l'annuncio di quella mattina, non si erano resi conto che la faccenda si sarebbe risolta così velocemente.
"Siamo gli ultimi?" Gutierrez ripeté scandendo bene le parole.
Young annuì. "Perché sei così sorpreso? Nelle ultime due rotazioni hanno inviato solo un equipaggio ridotto sulle stazioni spaziali, e la base lunare è già quasi in disuso. È da più di un anno che circolano queste voci. Tutti i vertici dell'Agenzia sapevano che era solo una questione di tempo prima che il Consiglio cedesse, e hanno silenziosamente ridotto le strutture orbitali ed extra-orbitali. Nessuno di voi se n'è accorto?"
L'equipaggio si scambiò uno sguardo imbarazzato. "Immagino di no", disse Young con amarezza. "Non vi è sembrato strano che questo gruppo in particolare fosse stato selezionato proprio per questo volo?"
Si guardarono tutti intorno. "Cosa vuoi dire?" Kim fu il primo a parlare, ma gli altri erano altrettanto perplessi.
"Will intende dire che siamo stati selezionati con cura", spiegò Sarah, "non solo in base alle nostre capacità, ma anche in base al nostro paese d'origine".
"Fa più scena", continuò Young, con un'espressione di disgusto sul volto. "Quando atterreremo e sbarcheremo, i politici si divertiranno un mondo. Pensateci: praticamente ogni parte del mondo è rappresentata da un membro dell'equipaggio! Le Americhe, l'Europa, il Medio Oriente, l'Asia, l'Africa… Siamo come una maledetta pubblicità di bibite!"
"Ci credi davvero?" Chiese Svetlana. "È una mossa calcolata al millimetro".
"Sentite", disse Will con impazienza, "i dirigenti sapevano di questo annuncio da molto tempo. Si sono preparati, e noi non siamo altro che parte di questa operazione. Sapevano che con la fine del programma spaziale avrebbero dovuto trovare nuovi posti di lavoro e, per farlo, avrebbero avuto bisogno della benevolenza di alcuni dei politici più influenti. È qui che entriamo in gioco noi. Ognuno di noi farà parte della storia: l'equipaggio dell'ultimo volo spaziale. Ogni parte del mondo voleva essere rappresentata.
"I burocrati dell'Agenzia ci hanno selezionati grazie a un accordo con il Consiglio. I membri del Consiglio hanno ottenuto delle figure di riferimento da poter esibire per le foto di rito, mentre i ragazzi dell'Agenzia hanno ottenuto un posto nel nuovo ordine".
"Se questo è vero, perché non siamo stati consultati?" Domandò Raj.
"Abbiamo tutti fatto la nostra parte di apparizioni pubbliche", ricordò Sarah. "Immagino che i funzionari dell'Agenzia abbiano pensato che ci piacesse e che avremmo gradito una posizione di prestigio. Probabilmente pensavano di farci un favore, di provvedere al nostro futuro".
Gli altri membri dell'equipaggio stavano cercando di assimilare quelle nuove informazioni. Sulle loro facce fluttuavano espressioni diverse: paura, rabbia, confusione, panico…
Alla fine, Shiru si fece avanti, in qualità di portavoce: "Non avrei mai pensato che sarebbe finita così".
"Nemmeno io!" Le fecero eco una mezza dozzina di voci.
"Non so voi altri", la voce profonda di Young soffocò le altre "ma io non intendo passare il resto della mia vita a presentarmi a inaugurazioni di centri commerciali per il bene di qualche politico senza cervello".
"Che scelta abbiamo?" Chiese Gutierrez, accigliato.
"Diversi giorni fa, Will e io abbiamo notato qualcosa", disse Sarah con cautela. "L'abbiamo notato per puro caso, nascosto dietro uno degli asteroidi. Eravamo già a conoscenza della decisione del Consiglio Mondiale, quindi abbiamo deciso di non avvisare il Controllo Missione. Sapevamo che ci avrebbero detto di ignorarlo".
Young prese in mano le redini della storia. "Invece ci siamo avvicinati, gradualmente, in modo che la Terra non se ne accorgesse. A ogni modo, non avrebbero potuto fare niente in ogni caso", aggiunse in tono sprezzante. "Ma ora ci siamo avvicinati abbastanza da essere sicuri".
"Sicuri di cosa?" lo incalzò Zvi.
"Siamo sicuri che si tratta di un oggetto di origine aliena", disse Sarah a bassa voce.
Per un attimo ci fu un silenzio tombale. Poi scoppiò il caos e tutti cominciarono a parlare contemporaneamente.
"Non potete tenerlo segreto! Il governo…"
"I canali ufficiali…"
"…hanno idea di cosa significhi? È la scoperta più importante…"
"Che aspetto ha? Che cos'è?"
"Una prova…"
"Porca miseria".
"Silenzio! Silenzio!" Sbraitò Young finché gli altri non chiusero la bocca.
"Sarah e io abbiamo già vissuto tutto quello che state provando in questo momento", disse. "E lasciatemi dire che non è stato facile decidere di tenere la bocca chiusa. Tuttavia, dopo che vi avremo spiegato le nostre ragioni, credo che sarete d'accordo".
"Will, non siamo in grado di gestire questa situazione da soli!" Protestò Raj. "È una questione che richiede specialisti…"
"Raj, non esistono specialisti per questo. È qualcosa che non ha precedenti", lo informò Sarah con tono dolce. "Nessuno è preparato a gestire una cosa come questa. Nessuno".
"Se io e Sarah avessimo contattato il Controllo Terra quando abbiamo avvistato l'oggetto, ci avrebbero detto di lasciar perdere. Ci sono state troppe storie di mostriciattoli verdi e i politici non vogliono iniziare un'altra guerra dei mondi. Una volta accertato che si trattava di un extraterrestre e non di un razzo Soyuz abbandonato o di rifiuti spaziali, abbiamo ripensato alla possibilità di informare la Terra".
"Questo è ciò di cui avevamo bisogno!" disse Carlotta entusiasta. "Questo è ciò che farà rinascere il programma spaziale! Non possono scioglierlo adesso! Abbiamo bisogno di navi per esaminare qualunque cosa sia! È la nostra salvezza!"
"Carlotta ha ragione!" Esclamò Kim. "Informiamoli subito!"
"Un momento", ordinò Young, alzando la mano. "Per tutta la mia vita non ho fatto altro che seguire sempre il protocollo, ma questa è una di quelle volte che voglio andare contro il sistema. Pensateci. Cosa succederà una volta che saranno al corrente di questa novità? I politici si attiveranno, i vertici dell'Agenzia si copriranno le spalle, e noi verremo lasciati qui a morire".
"Vi fidate del fatto che il governo gestisca questa situazione in modo corretto?" Chiese Sarah, guardando uno a uno tutti i presenti. "Perché quando abbiamo iniziato a pensarci, Will e io ci siamo resi conto che non sarebbe così".
Zvi aveva un'aria pensierosa. "Devo ammettere che ho dei dubbi su qualsiasi governo che ha intenzione di mettere sotto scacco il programma spaziale. Se sono così poco lungimiranti…"
"E che dire dell'oggetto stesso?" Intervenne Will. "Chi sa quali segreti contiene? Il Consiglio Mondiale è ancora piuttosto giovane. Hanno già abbastanza problemi a gestire scaramucce minori tra due Paesi di cui nessuno ha mai sentito parlare. Cosa succederà quando i grandi sapranno del ritrovamento? Da americano, posso dirvi che il mio governo sarà molto interessato".
"Anche la Gran Bretagna".
"L'India insisterà per avere la sua parte", annuì Raj.
"Anche la Russia!"
"Non dimentichiamo la Cina, l'Africa, il Giappone, il resto della Comunità Europea…" La voce di Shiru si interruppe. "E se i fanatici del Medio Oriente…" Lanciò un'occhiata di scuse a Zvi.
Lui sorrise e scrollò le spalle, proprio come aveva fatto Gutierrez in precedenza. "So cosa vuoi dire, questa potrebbe essere l'unica cosa che potrebbe far sì che il mio popolo e i suoi nemici smettano di farsi la guerra abbastanza a lungo per affrontare qualcuno di nuovo".
"Questa scoperta potrebbe causare la caduta del governo mondiale", commentò Ellesmere con sobrietà. "Certe guerre sono state combattute per molto, molto meno".
"Non possiamo tenerlo segreto per sempre!" Protestò Kim.
"Nessuno ci sta suggerendo di farlo", rispose Young. "Sarah e io pensiamo che dovremmo esaminare l'oggetto più da vicino e poi prendere una decisione ponderata circa il nostro prossimo passo".
Svetlana deglutì. "Immaginavo che avresti proposto qualcosa del genere".
"Ti stai facendo carico di molte responsabilità", obiettò Rajan, con il volto corrucciato dal dubbio e dalla preoccupazione.
"Tutti noi ce ne stiamo facendo carico", lo corregge Young. "Ma pensa, Raj, chi può decidere meglio di te? Politici poco lungimiranti dalle mire personali? I pezzi grossi dell'Agenzia?"
"Noi rappresentiamo la maggior parte dei blocchi di voto nel governo mondiale", fece notare Sarah.
"Come posso rappresentare tutta l'Africa?" Brontolò Shiru, con la voce che strideva per l'agitazione.
"Metà dell'India non mi voterebbe mai", concordò Raj. "E che dire del sudest asiatico?"
"A meno che non si debba interpellare singolarmente ogni persona sulla Terra, non potremo mai sperare di avere una rappresentanza completa", rispose Sarah, "ma ognuno di noi ha almeno una certa familiarità con le problematiche specifiche della propria area di provenienza. È così che possiamo rappresentare i nostri Paesi".
"Inoltre, ripongo molta più fiducia nel vostro buon senso che in quello dei vostri politici. E anche dei miei", concordò Young. "Perché non dovremmo essere noi a prendere una decisione così importante? Chi meglio di noi può farlo?"
Seguirono sguardi incerti, ma nessuno espresse una vera e propria obiezione.
A cinquantuno anni, Will Young era il più anziano della missione e aveva trascorso più tempo nello spazio di chiunque altro, nel programma. In caso di crisi, non c'era nessuno migliore di lui; era freddo e metodico nel valutare la situazione e nell'affrontarla. In tempi più rilassati, tuttavia, il suo temperamento volubile lo aveva messo spesso nei guai e, come molti americani, aveva il profondo sospetto delle autorità.
Al contrario, Sarah Ellesmere era ponderata e riflessiva. Non era portata per le azioni impulsive e il suo appoggio al piano di Young significava molto per gli altri.
Per quanto l'idea sembrasse azzardata, se Sarah la considerava positivamente, doveva esserci qualcosa di vero.
"Io e Will eravamo d'accordo che avremmo fatto il possibile senza informare il resto di voi".
"Non posso obbligarvi a essere favorevoli", aggiunse Young. "Non siamo mai stati molto inclini alla disciplina militare, ma una decisione come questa dovrebbe essere presa all'unanimità".
"Non abbiamo modo di sapere cosa troveremo", commentò Svetlana, a disagio. "E se fosse pericoloso?"
"Dobbiamo essere pronti a distruggerlo". Il tono di Sarah era calmo. "Se necessario, coinvolgendo anche noi stessi".
"La nave non è progettata per autodistruggersi", disse Shiru, con voce un po' tremante. "Come…"
"È abbastanza facile da modificare affinché lo sia". Young scrollò le spalle. "La grande sfida è evitare che esploda ogni volta che attiviamo i motori".
Shiru fece un respiro profondo. "Sono d'accordo con Sarah. Se andiamo avanti, dobbiamo essere pronti a sacrificarci per salvaguardare la Terra".
Nonostante fosse percorsa da un forte tremito, non c'erano dubbi sulla sua determinazione. A ventisei anni, era il membro più giovane dell'equipaggio e si sentiva chiaramente sopraffatta dal fatto che le fosse stato chiesto di decidere su qualcosa che avrebbe avuto ripercussioni sul futuro dell'intera umanità.
Il suo coraggio nell'affrontare il problema non passò inosservato ai colleghi.
Gutierrez sorrise e le diede una rapida stretta al braccio. "Sembra che tu abbia deciso".
"È una follia!" Obiettò Kim ad alta voce.
Un conto era ribellarsi alle figure autoritarie; andare contro una tradizione di rispetto e obbedienza che durava da tutta una vita era tutta un'altra storia. Un'azione indipendente di quel tipo avrebbe potuto essere considerata accettabile in Occidente, ma le abitudini orientali davano molto più valore al lavoro all'interno del sistema. Il rispetto delle regole, almeno in questioni cruciali come quella, era radicato in Kim, come lo erano altri rituali quotidiani, come quello del tè.
"Non possiamo decidere da soli in questo modo! Ti stai comportando come un cowboy!" gridò a Young.
Rajan gli mise una mano sul braccio. "Calmati, Kim. Discutiamo della questione con calma".
"Sono d'accordo con Young ed Ellesmere", disse Svetlana in tono categorico. "Nel mio Paese sappiamo fin troppo bene quali danni possono provocare leader incompetenti o corrotti. Io dico che siamo qualificati tanto quanto chiunque altro per avvicinarci all'oggetto".
Zvi annuì. "Se non tocca a noi, chi lo farà? E se non ora, quando?"
"Si, anch'io sono d'accordo", fece eco Carlotta. "È un'azione necessaria".
Kim fissò gli altri con frustrazione e rabbia. "Siete tutti impazziti? Non si tratta di una piccola violazione degli ordini: potrebbero spararci! E perché dovremmo metterci a indagare ulteriormente? Voi due dite che è chiaramente di origine aliena; basterebbe questo per rilanciare il programma spaziale!"
"Davvero?" Chiese Sarah in tono freddo. "Non abbiamo idea di cosa sia… Anche supponendo che sia del tutto benigna, e che quindi nessuno farà la guerra per possederla, potrebbe comunque creare dei problemi. Pensaci, Kim. Se ci precipitiamo a casa urlando a gran voce che abbiamo trovato un artefatto alieno e che il programma spaziale deve essere salvato, tutti vorranno dire la loro".
"È più probabile cerchino riparo in preda all'isteria di massa", commentò Young in tono acido. "E se si facessero prendere dal panico? Ci aspetterebbero rivolte e saccheggi".
Ellesmere alzò una mano. "Pensiamo positivo: la gente reagisce in modo ragionevole e vengono inviate delle navicelle. Suppongo che tu sia d'accordo sul fatto che l'unica cosa che impedirebbe l'insorgere di un conflitto è che quella cosa si dimostri completamente inutile, giusto?"
Kim fece un cenno di assenso riluttante. "Suppongo di sì".
"Allora l'unico modo per evitare tensioni globali è far passare noi per idioti. Pensi davvero che tutte le persone che si sono battute per far chiudere il programma spaziale ci daranno di nuovo il benvenuto, dopo che la nostra grande scoperta si sarà dimostrata un…"
"Un'idiozia", proseguì Young. "Nel momento in cui si renderanno conto che abbiamo spinto il Consiglio a spendere miliardi di dollari per indagare su una sciocchezza, ci vorranno morti".
"Verremo additati come allarmisti spendaccioni", continuò Sarah inesorabilmente, "e agli occhi di molti il programma spaziale si dimostrerà totalmente inutile. Prenderanno la scoperta come la prova che non c'è nulla di importante qui fuori, e anche la più sottile speranza di far rivivere il programma spaziale sarà davvero infranta".
Kim aveva un'aria arresa mentre la logica ineluttabile di Ellesmere lo chiudeva in una morsa. "Capisco il tuo punto di vista, ma…"
"Per me non è facile abbandonare le mie responsabilità", aggiunse Sarah con dolcezza. "Il re, la patria e tutto il resto sono valori profondamente radicati anche nella mia mente, ma credo che in alcuni momenti le responsabilità vadano oltre ciò".
Rajan si lasciò andare a un grande sospiro. "Confesso di condividere le opinioni di Kim. Non sono abituato ad aggirare la normale catena di comando, ma questo caso è un'eccezione. Concordo con la tua decisione".
Gutierrez fece un cenno di assenso. "Facciamo in modo che sia unanime, Kim?"
Per un lungo momento, il geologo coreano fissò fuori dal viewport. Sul suo volto si rincorrevano emozioni contrastanti. Alla fine annuì. "D'accordo". La sua voce era poco più di un sussurro.