Keily 2 - Appuntamento con il bullo - Copertina

Keily 2 - Appuntamento con il bullo

Manjari

Capitolo 3

Il giorno di Natale era arrivato! La mia casa era piena del calore dell'amore e del profumo delle delizie festive. A rendere il giorno ancora più perfetto c'era James. Era venuto a festeggiare insieme a me e alla mia famiglia, integrandosi perfettamente nelle nostre tradizioni come se ne avesse fatto parte da sempre.

Il suo posto era con me.

E io appartenevo a lui.

La tavola era imbandita come per un banchetto regale, e le risate riempivano l'aria mentre condividevamo storie e ricordavamo i vecchi tempi. C'erano anche Addison e la sua famiglia, che avevano contribuito a rendere l'atmosfera ancora più gioiosa con la loro energia contagiosa.

Durante la giornata, non avevo potuto fare a meno di notare quanto James andasse d'accordo con la mia famiglia: il suo fascino naturale lo rendeva simpatico a tutti e avevo finito per scoprirmi ancora più innamorata di lui.

Quando ci sedemmo a tavola, la conversazione si spostò in maniera naturale sui nostri progetti per il futuro.

"Sogno di andare al MIT", dissi. La mia passione per il coding e la programmazione traspariva mentre parlavo.

"Ed è un sogno che si realizzerà", disse mio padre.

"Ci entrerai, su questo non ho dubbi", concordò mia madre. "E tu, James?"

"Io?"

"Andrai anche tu all'università?" Insistette mia madre.

"O andrai anzi a lavorare nell'azienda di famiglia?" Domandò mio padre prima che James potesse avere il tempo di rispondere.

Avevo la sensazione che in futuro il nostro rapporto sarebbe stato molto più difficile: volevo vederlo ogni giorno, ma sapevo anche che c'era la possibilità che non fosse fattibile, in base a quello che avrebbe deciso di fare. Il panico che mi saliva al petto mi fece mangiare un po' più velocemente.

"Non ci ho ancora pensato", rispose.

"E i tuoi genitori?" Continuò mio padre. "Sono sicuro che avranno già un'idea di ciò che è meglio per te".

Quando l'argomento si spostò sulla sua famiglia, notai un sottile cambiamento nell'atteggiamento di James: i muscoli della mascella gli si irrigidirono e le nocche della mano gli divennero bianche.

"Probabilmente sì", rispose. Poi spostò la conversazione su di me: "Penso che il MIT sia la scelta perfetta per Keily: ci ho lavorato insieme alla costruzione di un sito web per la scuola e posso dire che ha una vera passione per il coding. Oltre ad avere un un grande talento, naturalmente!"

Non potei fare a meno di provare una sensazione di preoccupazione mentre lo guardavo cambiare argomento. Era chiaro che ci fosse qualcosa che non era pronto a condividere. Volevo chiederglielo, ma decisi che l'avrei fatto in privato.

Mi concentrai invece sul momento presente, circondata dal calore della famiglia e dall'amore del ragazzo che aveva catturato il mio cuore.

Nonostante la tensione di fondo nei confronti della famiglia di James, ero piena di felicità quando lo guardavo interagire senza sforzo con la mia: sembrava che ai miei genitori piacesse davvero.

Infine, dopo cena, venne il momento di scambiarsi i regali.

Ci dirigemmo verso l'albero di Natale e presi uno dei pacchetti per porgerlo con impazienza a mia cugina.

"Addison, spero che ti piacerà quanto piace a me", dissi.

Lei sorrise e si mise a scartarlo con cura, poi i suoi occhi si spalancarono di gioia mentre osservava l'abito annidato tra le pieghe della carta velina.

"Oh, Keily, è stupendo!" Esclamò passando le dita sull'intricato motivo di pizzo e seta. "Grazie mille. È perfetto".

Sorrisi con soddisfazione per l'apprezzamento genuino che aveva mostrato. Sapevo che le sarebbe piaciuto perché eravamo andate a fare shopping insieme molte volte e conoscevo bene i suoi gusti.

"Non c'è di che, Addison. Sapevo che l'avresti gradito".

James sembrò fermarsi, studiando la reazione di Addison. A cosa stava pensando?

Poi Addison mi diede una scatola splendidamente adornata, con gli occhi che le brillavano.

"Spero che anche questi siano di tuo gradimento, Keily", disse.

Sciolsi il nastro con dita impazienti e sollevai il coperchio, rivelando una serie di lussuosi unguenti da bagno. I loro profumi terrosi aleggiarono improvvisamente nell'aria.

"Addison, sono squisiti", esclamai, sopraffatta dalla sua premura. "Grazie mille. Sai sempre cosa mi serve!"

Addison annuì con un sorriso radioso. "Sono felice che ti piacciano, Keily. Ti meriti ogni tipo di coccole".

Ci scambiammo un sentito ringraziamento e ci abbracciammo. Notai che James ci stava osservando. C'era qualcosa, nei suoi occhi, che non riuscivo a identificare: sembrava una sorta di desiderio misto a nostalgia. Si sentiva fuori posto? O forse non era abituato ad avere intorno a sé cugini con cui scambiarsi regali?

Poi vidi le sue spalle rilassate e i suoi occhi curiosi: non si sentiva escluso, anzi, era piuttosto incuriosito. Era come se fosse la prima volta che vivesse un Natale felice.

Mentre la mamma e il papà di Addison distribuivano i loro regali, l'aria si riempì dell'irresistibile aroma di cioccolatini e biscotti. Avevano preso dolcetti per tutti, incluso James.

Potevo percepire la sorpresa e la felicità che si emanava dal suo corpo. Era chiaro che non si aspettava che gli portassero qualcosa. Era abituato a ricevere regali a Natale o no?

"Non c'era bisogno di farlo", disse. "Grazie!"

"Non c'è di che", rispose la mamma di Addison.

"Siamo felici di averti con noi", aggiunse suo padre.

Gli occhi di Addison brillavano di gioia mentre scartava ogni cioccolatino. L'amore dei suoi genitori era evidente in ogni dolcetto che avevano scelto.

I miei genitori invece non mi avevano regalato nessuna caramella, niente zucchero, niente di malsano: il loro regalo erano stati un profumo e degli orecchini.

Continuammo a scambiarci i pacchetti. Diedi ai miei genitori i loro regali, un piccolo segno di apprezzamento per tutto quello che avevano fatto per me nel corso degli anni.

"Mamma, papà, spero che vi piacciano", dissi, con una punta di nervosismo nella voce.

James osservava con attenzione i miei genitori, al punto che mi venne da chiedermi se avesse mai fatto dei regali ai suoi per Natale. E loro? Si erano mai preoccupati di prendergli qualcosa?

Gli occhi di mia madre si illuminarono di gioia quando scoprì delle candele profumate, la cui fragranza delicata riempì immediatamente l'aria di serenità.

"Oh, Keily, sono bellissime!" Esclamò abbracciandomi stretta. "Grazie, tesoro! Non vedo l'ora di usarli".

Il sorriso di papà si allargò quando esaminò la tazza da caffè, la cui struttura robusta e il design semplice si adattavano perfettamente alla sua routine mattutina.

"È perfetto, Keily", disse battendomi le mani sulle spalle. "Proprio quello che mi serviva per iniziare bene la giornata. Grazie, piccola".

Dall'altra parte della stanza, Addison stava dando ai suoi genitori i loro regali. I miei genitori li raggiunsero rapidamente, con altre scatole incartate in mano.

James mi toccò la spalla, facendomi girare verso di lui.

"È proprio bello", disse.

Potevo percepire la sincerità nelle sue parole: gli piaceva davvero.

"Sono sicura che i vostri Natali siano simili", dissi.

Distolse subito lo sguardo. Oh, forse non lo erano...

"James?" Chiesi.

"Non sono proprio la stessa cosa", rispose. "Mamma e papà hanno sempre viaggiato molto".

"Ma neppure quando eravate bambini?" Insistetti. Sapevo che i suoi genitori erano molto impegnati, ma la maggior parte delle famiglie trascorreva il Natale insieme, soprattutto con i figli piccoli, giusto? "Non festeggiavate tutti insieme?"

"No", rispose.

Wow! Non era davvero abituato ad avere festività grandi e calorose in famiglia. Pensai che dovesse sentirsi incredibilmente solo. Era evidente che la sua famiglia non fosse unita come la mia.

Gli presi la mano e gliela strinsi: adesso era lì con me. Era accettato, desiderato e viziato.

"Ho qualcosa per te", disse.

Era arrivato il momento dello scambio di regali tra noi. L'istante che mi stava già riempiendo di emozioni indescrivibili.

"Sì?" Chiesi.

Si frugò in tasca, recuperò una piccola scatola e me la porse.

L'aprii con cautela e curiosità, trovandoci dentro un ciondolo a forma di cuore. Quando lo aprii, scoprii che celava al suo interno una foto di noi due.

"Oh, James, è bellissimo", sussurrai.

"Ora sarò sempre vicino al tuo cuore", mi disse dolcemente.

Lasciai che mi allacciasse la collana al collo: un ricordo tangibile del nostro legame.

Poi presi il regalo che avevo goffamente incartato e preparato per lui.

"Spero che ti piaccia", dissi, provando una punta di nervosismo mentre lo guardavo strappare con impazienza la carta regalo.

I suoi occhi si allargarono per la sorpresa quando vide il pallone da football con i nostri nomi impressi sulla superficie. "Wow, Keily, è fantastico!" Esclamò facendo scorrere le sue dita sul cuoio liscio. "Grazie mille".

Ci baciammo brevemente. Nessuno dei due voleva farsi vedere dai miei genitori.

"Ho anche appena preso una decisione molto importante", dichiarò.

"Cosa?"

"Frequenterò il MIT con te".

Avevo sentito bene? Una scarica di emozioni mi inondò e mi sentii felicissima e incredula, incapace di contenere la mia eccitazione. Quasi saltavo su e giù dalla gioia come una bambina.

"Ma James, è incredibile!" Esclamai, stringendogli le mani.

La notizia che mi aveva appena dato era il miglior regalo di Natale che potessi immaginare.

"Verrai davvero al MIT?" Chiesi, come se il fatto che me lo dicesse una seconda volta lo rendesse più reale.

Annuì. Un sorriso gli si diffuse sul volto, raggiungendogli lo sguardo in maniera contagiosa.

"Sì, voglio stare con te, Keily. E se questo significa studiare al MIT, allora puoi contare su di me".

La verità era che un guizzo di preoccupazione per la sua capacità di tenere il passo con i rigorosi standard accademici del MIT mi aveva attraversato la mente. Il football lo teneva molto occupato, il che significava che non aveva sempre abbastanza tempo per concentrarsi sui suoi voti. Però misi da parte i dubbi e mi lasciai sopraffare dalla gratitudine per quanto tenesse alla nostra relazione: si sarebbe iscritto al MIT perché voleva stare con me.

"James, io credo in te", dissi. "Affronteremo questa cosa insieme, ok?"

Il suo sorriso di risposta fu sufficiente a dissipare ogni dubbio. La sua sicurezza era davvero contagiosa.

La rivelazione della decisione di James fu seguita da un'altra piacevole sorpresa: i miei genitori ci regalarono dei biglietti per una pista di pattinaggio nelle vicinanze. Il gesto mi riempì di felicità: era un segno tangibile della loro approvazione e del loro sostegno che davano alla nostra relazione.

"Grazie, mamma e papà", dissi, con le lacrime di gioia che mi scendevano dagli angoli degli occhi mentre li abbracciavo. "Non vedo l'ora di andare!"

"Alla pista di pattinaggio ci sarà anche un gruppo di persone della scuola", disse Addison.

Era una persona socievole, e lo intendeva come se fosse una cosa positiva.

Ma io sentii un nodo formarmisi allo stomaco e un'ondata d'insicurezza invadermi la testa. Il pensiero di essere la ragazza di James di fronte ai nostri coetanei mi si insinuò nella mente, suscitando un turbine di dubbi e paure.

Balena.

Grassa.

Maiale.

Cercai di allontanare le insicurezze senza successo.

"Va bene", dissi, forzando un sorriso e tentando di scrollarmi di dosso il commento di Addison.

Mi dissi che ci saremmo concentrati solo sul divertimento. Nel profondo, però, la fastidiosa voce del dubbio continuava a sussurrarmi che non sarei stata all'altezza. E se non mi avessero ritenuta meritevole di averlo? E se avessero visto tutti i miei difetti e le mie imperfezioni? Erano piuttosto visibili, dopotutto.

Nonostante i miei sforzi per metterli a tacere, i miei pensieri negativi continuarono a tormentarmi incrinando l'eccitazione che avevo provato fino a pochi istanti prima. Ma mi rifiutai di lasciare che rovinassero tutto completamente e feci una faccia coraggiosa, decisa a dimostrare a James e a me stessa che ero degna del suo affetto indipendentemente da quello che gli altri pensavano.

Giusto?

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