Mr. Boss Man - Copertina

Mr. Boss Man

Mandy M.

Capitolo 1

JENSON

Sapevo che mio padre aveva una fidanzata, ma non avevo idea che l'avesse già sposata.

Rimasi scioccato quando, tornato a casa per le vacanze estive, andai in cucina per sgranocchiare qualcosa e trovai una sconosciuta che frugava nella credenza.

«Chi cazzo sei?»

Lei fece un salto voltandosi di scatto, con una scatola di cracker in mano. «Come, scusa?»

Mi avvicinai. «Ho chiesto chi cazzo sei».

«Skylar».

«Che ci fai in casa mia?»

«Ora vivo qui».

Sgranai gli occhi. «Tu sei sua moglie? Sei almeno maggiorenne?» Sapevo che mio padre aveva un debole per le donne più giovani, ma stavolta aveva proprio toccato il fondo.

Intendiamoci, era attraente, ma l'idea di lei con mio padre mi faceva rabbrividire.

«Bleah, no». Arricciò il naso. «Ho appena finito l'università! Sono la figlia di Amelia».

Tirai un sospiro di sollievo. «Grazie al cielo».

«E tu sei il famoso Jenson».

«Non sapevo che mio padre parlasse così tanto di me». Ovviamente mi ha sentito nominare. La maggior parte delle ragazze mi conosce.

Lei rise. «Abbiamo frequentato lo stesso liceo. So tutto di te».

Alzai le spalle, dirigendomi verso il frigorifero. Strano, non ricordo di averla mai vista. Chiaramente ha solo un paio d'anni meno di me ed è piuttosto carina. Avrei pensato che...

Sentii la porta d'ingresso chiudersi. Presi una mela, chiusi il frigo e mi guardai intorno per accorgermi che era sparita, lasciando la scatola di cracker sul bancone.

«Di sicuro non me lo aspettavo», borbottai tra me e me. Tornai nell'atrio, presi la mia borsa e la portai in camera mia.

Dopo una doccia, scesi per rilassarmi, guardando un po' di TV. Appena raggiunsi la soglia del salotto, la porta d'ingresso si aprì.

«Ciao, figliolo, pensavo tornassi domani».

Vidi entrare mio padre e, supposi, Amelia. Madre e figlia si assomigliavano come due gocce d'acqua.

«Ho anticipato la partenza». Mi avvicinai e tesi la mano per stringere quella di Amelia. «Jenson. Piacere di conoscerti. Benvenuta in famiglia, immagino».

La mia nuova matrigna mi sorrise. «Piacere mio, Jenson. Scusa se sembra tutto così improvviso. Deve essere stato uno shock per te».

Alzai le spalle.

«Hai già conosciuto tua sorella?» chiese mio padre, posando le borse a terra.

«Intendi la sorellastra di cui non sapevo nulla? Sì, l'ho conosciuta».

Lui accennò un sorriso. «Immagino che avrei dovuto parlartene prima che arrivassi».

«Tu credi?»

Agitò una mano, ignorando il mio sopracciglio alzato. «Sapevo che vi sareste incontrati prima o poi. Avrete un sacco di tempo per conoscervi meglio».

Posò un braccio sulle spalle di Amelia. «Ah, prima che mi dimentichi, ci stiamo fondendo con l'azienda di suo padre. Tu e Skylar la gestirete insieme».

Ecco perché l'ha sposata.

Per quanto ne sapevo, conosceva Amelia da poco tempo. Dopo la morte di mia madre, quando avevo due anni, aveva avuto una sfilza di fidanzate, ma non si era mai risposato.

«Aspetta, cosa? Papà, di che diavolo stai parlando? Pensavo che sarei stato io a prendere in mano tutto».

Lui mi guardò come se avessi detto una sciocchezza. «E lo farai. Solo... insieme a tua sorella».

Si avviò verso la cucina, chiaramente cercando di evitare la conversazione, ma io non avevo ancora finito.

«Ma che...? Papà, non puoi fare sul serio. Lavoro lì da due anni ormai. La ragazza che ho incontrato mi ha detto che si è appena laureata».

Lui scrollò le spalle. «Cosa vuoi che faccia? La fusione mi sembra ragionevole e lei è la nipote di Levi Wagner. Inoltre, Skylar è brillante. Ha finito il liceo e l'università con un anno di anticipo».

Non ne capivo la rilevanza. «E allora? La società si chiama Ryder Development».

Fece una smorfia. «Già, a proposito, ora si chiamerà Wagner Corporation».

Mi passai una mano sul viso. «Wagner... Quindi ora Ryder non compare più nemmeno nel nome?

Ha almeno studiato architettura? Sa qualcosa di sviluppo immobiliare e design? Di mercati e vendite?»

Mio padre si voltò verso di me, mi mise una mano sulla spalla e mi fece l'occhiolino. «Senti, figliolo, capisco che tu sia contrariato, ma questa fusione si farà. Erediterai ancora la compagnia. Ma avrai una socia.

E Skylar è una ragazza in gamba. Imparerà in fretta. E se non lo farà, beh, sono sicuro che le insegnerai tu».

Stai scherzando vero?

SKYLAR

Sistemai i capelli dietro lo schienale del lettino e sollevai il mento mentre il sole brillava sull'acqua cristallina, proiettando raggi dorati ovunque.

Jenson sarà pure un atleta senza cervello, ma suo padre ha una piscina da sogno.

Sapevo esattamente chi fosse Jenson Ryder molto prima di scoprire che mia madre avrebbe sposato suo padre.

Era qualche anno avanti a me a scuola: un noto playboy, capitano della squadra di football e con un fisico che sembrava essere stato scolpito da Dio in persona. E suo padre era ricco sfondato.

Non c'era da stupirsi che le ragazze del nostro liceo gli si fossero gettate addosso per quattro anni di fila, ansiose di fare sesso con lui dietro le gradinate.

Anche se avevo deciso di stargli alla larga, ora che ci trovavamo improvvisamente a vivere sotto lo stesso tetto per l'estate, mi aveva dato fastidio che non sapesse chi fossi quando ci eravamo incontrati in cucina.

Il cielo si oscurò e la mia pelle si raffreddò in un attimo. Mi coprii gli occhi prima di aprirli e trovare mia madre in piedi accanto a me.

«Ciao, tesoro», mi salutò, accomodandosi sul lettino. «Com'è andata qui mentre eravamo via?»

Alzai le spalle. «Alla grande».

«Ho sentito che hai conosciuto Jenson. È sparito prima che potessi conoscerlo meglio, ma sembra un bravo ragazzo».

Sbirciai mia madre da sopra gli occhiali da sole. Sapeva già esattamente cosa pensavo di lui. Le avevo raccontato tutte le storie su Jenson la prima volta che mi aveva parlato di lei e di suo padre.

«Dico solo che dovreste passare un po' di tempo insieme. Lavorerete fianco a fianco».

«Mi sono appena laureata, mamma», risposi. Tra tutte le società con cui fondersi, doveva essere proprio quella di suo padre.

Lei sospirò. «Non riesco ancora a credere che tu abbia già finito l'università».

Mi ero laureata in anticipo, in tre anni anziché quattro.

Sì, lo so, sono una secchiona, grazie mille.

Mia madre prese il raccoglitore che avevo appoggiato a terra accanto al lettino e iniziò a sfogliare le pagine.

«È fantastico che tu ti stia già documentando sulla compagnia e sul settore, ma cerca di staccare ogni tanto e goderti l'estate, d'accordo? Pretendi sempre troppo da te stessa».

«Non frequenterò nessun corso durante queste vacanze. Mi rilasserò e basta».

«Beh, questa è una novità». Mi strizzò l'occhio. «Non c'è niente di male a divertirsi un po'».

Si alzò e rientrò in casa, mentre il sole caldo tornava ad accarezzare la mia pelle dorata.

Quando sentii la porta scorrevole aprirsi di nuovo, pensai che si fosse dimenticata di dirmi qualcosa.

«Quello è il mio lettino, comunque».

Aprii un occhio per vedere Jenson, a pochi passi da me, che indicava nella mia direzione.

Il mio sguardo scivolò lungo le sue possenti spalle nude, giù per le braccia e il petto, fino ai solchi profondi intorno agli addominali e alla vita.

Grazie al cielo indossavo gli occhiali da sole.

Scrollai le spalle. «Ehi, amico, sono arrivata prima io. Vai a tuffarti da un'altra parte». Chiusi di nuovo gli occhi e appoggiai la testa sul lettino.

Jenson Ryder è il mio nuovo fratellastro. Chi l'avrebbe mai detto? Spero solo che non mi dia troppo fastidio quest'estate.

Ma mentre cercavo di ricordare le storie su di lui al liceo – alcune solo voci, ma la maggior parte decisamente vere – mi ritrovai a fantasticare su ciò che avevo appena visto...

La forza dei suoi bicipiti e tricipiti...

... la forma a V appena sopra il costume da bagno...

Avevo intravisto il contorno di qualcosa sotto, o me lo ero immaginato?

«Bomba!»

All'improvviso, una cascata d'acqua mi travolse, bagnandomi dalla testa ai piedi. Mi alzai di scatto, strillando mentre l'acqua fredda mi scorreva sul collo e sulla schiena.

«Ma che caz...?!»

Nella piscina, Jenson sghignazzava, muovendo le braccia per restare a galla. «Cosa? Mi hai detto di tuffarmi da un'altra parte. Cerco solo di essere un bravo fratello. Giusto... sorellina?»

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