Kim F.
ALFA MARCO DELONG
Mio figlio. Osservo Damien attraversare il palco e prendere il diploma, con un'espressione compiaciuta sul suo volto. È diventato un'ottima persona, ma era prevedibile. È mio figlio, e non mi aspettavo niente di meno.
Abbasso la testa in segno di riconoscimento del suo risultato, mentre lui mi guarda e solleva il mento prima di sedersi accanto a sua madre. Sì, si è diplomato, ma ha avuto bisogno di un tutor. Un tutor! Patetico.
Viene chiamata Lyric Johannes, che sale sul palco per ricevere il diploma. Si è tirata a lucido, ma rimane debole. Non riesce nemmeno a trasformarsi! Ingoio l'amaro che ho in bocca. È l'unica figlia che ho avuto con la mia compagna benedetta dalla Dea, ed è senza lupa.
È stata utile solo per aiutare mio figlio a migliorare i suoi voti. La osservo di nuovo. È graziosa. Addirittura bella. Forse può essere utile in altri modi...
Il resto dei diplomati viene chiamato e finalmente la cerimonia sta per concludersi. Lyric si alza ancora una volta e si dirige verso il podio per quello che sarà sicuramente un noioso discorso motivazionale. Ma mi sbaglio di grosso.
Succede tutto così in fretta da lasciarmi senza parole. Davanti a tutti, ha l'audacia di indicarmi come suo padre! Furioso, mi alzo per interrompere il suo discorso, ma lei mi ordina di sedermi con un ringhio. Intravedo per un istante la sua lupa... ma non può essere!
Quello che accade dopo è confuso. Damien che urla di essere il suo compagno, Diana che china la testa per la vergogna, Lyric che rifiuta il branco, il suo compagno, sua madre, e infine me.
Si trasforma proprio davanti a noi e, saltando sopra la folla, esce da una porta sul retro. Non posso credere ai miei occhi. La sua lupa è magnifica! La più bella e potente che abbia mai visto. Non ho mai percepito un tale potere prima d'ora. Ed è sempre stata qui, proprio sotto il mio naso.
La mia rabbia esplode in un urlo di frustrazione. Quella puttanella! Come osa sfidarmi? Sono io l'alfa! Sono suo padre!
Il pubblico, composto da membri del nostro branco e di quelli vicini, si gira a fissarmi e il chiacchiericcio cessa di colpo. Sento i loro occhi su di me, il peso del loro giudizio.
L'alfa non sa nemmeno cosa succede nella sua stessa famiglia!
Se ha mantenuto questo segreto, che altro ci sta nascondendo?
Sua figlia? Non riesce nemmeno a controllarla!
"Andatevene subito!" La mia voce è un ruggito che riecheggia nel silenzio. Non c'è bisogno di chiederlo due volte. Il messaggio è stato ricevuto. I genitori abbracciano i loro figli e si apprestano a uscire. Tuttavia, colgo i loro sguardi puntati su di me, accrescendo ancor di più la mia rabbia.
Christine si alza e si avvia lentamente verso l'uscita, ma si ferma di colpo al mio ringhio. Guarda da una parte all'altra come in cerca di un alleato, poi si lascia cadere su una sedia.
Diana si avvicina al mio fianco e mi tocca il braccio. "Marco, non capisco", mormora, con finta sincerità. "Damien non può essere..."
"Basta!" Le mie mani si stringono a pugno mentre guardo i suoi occhi ingannevoli. Ha sempre saputo la verità, mi ha tradito per tutto il tempo, mettendomi nella condizione di consegnare il mio branco a un bastardo quando arriverà il momento di dimettermi.
"Ma ti giuro che non volevo..."
La mia mano vola nell'aria, abbattendosi sulla sua guancia con un sonoro schiaffo, che lascia una macchia rossa in rilievo sulla pelle. È la prima volta che la colpisco, e la sensazione è appagante. "Mi occuperò di te più tardi", sibilo con voce minacciosa. "Sparisci subito dalla mia vista o giuro che non risponderò delle mie azioni".
Diana si allontana rapidamente, portando via con sé il figlio illegittimo, il cui sguardo è fisso sull'uscita sul lato opposto della stanza, come se si aspettasse che la sua compagna ritorni e ritiri il suo rifiuto. Ah! Che perfetta ironia, cazzo!
Attraverso senza fretta il palco e i miei passi rimbombano nella sala ormai deserta. Christine è rannicchiata su una poltrona, e sono sicuro di udire la sua lupa piagnucolare in segno di sottomissione.
"Lo sapevi?" chiedo bruscamente, cercando di mantenere gli ultimi brandelli del mio autocontrollo.
"Ti giuro, Marco, non ne avevo idea", sussurra con le lacrime agli occhi.
"Dominic!" urlo. L'intera stanza sembra vibrare per la mia ira. Il mio beta appare dal nulla e si inchina davanti a me. Almeno per certe cose è bravo.
Se la stronzetta vuole giocare, allora giocheremo. Ho imparato dai migliori e so come fare abbassare la cresta a una femmina. "Trova la cagna e portala da me", ringhio. "Capirà presto chi è l'alfa superiore in questa ~famiglia". Getto la testa all'indietro e ululo. "Riporta indietro quella puttana!"