Rapita dall'alfa - Copertina

Rapita dall'alfa

Midika Crane

Fuga?

MARA

Dopo avermi punita, Kaden ha abbandonato il branco a se stesso e non è più riapparso per giorni.

Sono stata bloccata nella mia stanza per tutto il tempo a leggere uno strano libro che mi ha portato Coen.

Questo mi intrattiene per circa metà della giornata, poi l'inchiostro inizia ad apparirmi sempre più illeggibile e devo metterlo giù.

Incontro Kace tre volte al giorno, per i pasti. Rimane sempre in silenzio, nonostante le mie domande.

Gli chiedo cosa fa tutto il giorno. Vengo ignorata.

Gli chiedo quando dovremmo sposarci. Ignorata di nuovo.

Gli chiedo dov'è Kaden. Come se non esistessi.

Questi ultimi giorni sono stati così noiosi che pur di passare il tempo mi sono messa a fare disegni grattando e incidendo con le unghie la carta da parati, creando ricordi di casa sul muro azzurro.

A volte prego. Per la mia casa. Per la mia famiglia. Per la libertà.

Altre volte piango e basta. Per Milly. Per me stessa.

Sto ammazzando il tempo intrecciandomi i capelli quando Coen apre la porta ed entra.

Ho appena finito una treccia alla francese, usando un elastico che ho trovato sotto il letto.

Ha un aspetto magnifico come sempre, in un mantello che gli arriva ai piedi e che fruscia a ogni suo passo. Oggi non ha la sua spada inguainata, il che mi rende leggermente apprensiva.

Non avrei mai pensato che la mancanza di una spada potesse preoccuparmi.

"Buon pomeriggio", mi saluta.

Gli rispondo con un sorriso, felice di avere un contatto con qualcun altro. "Entra".

Fa un respiro profondo e sembra stravolto. Mi rendo conto che non dovrebbe entrare nella mia stanza.

Ovviamente gli sono arrivati alcuni nuovi ordini rigorosi senza che io lo sapessi.

Mi sorprende, tuttavia,che sembra stia prendendo una sua decisione spontanea e la stia portando avanti.

Invece di sedersi accanto a me sul mio letto, si mette goffamente in piedi al centro della stanza.

"Sono venuto a tenerti compagnia. Anche se non sono una donna".

"Beh, grazie, Coen", dico sinceramente.

Lui sorride leggermente. Non sorride mai in maniera plateale, ho notato.

"Vieni a sederti", dico, accarezzando il posto accanto a me sul letto.

Lui lo fissa con lo stesso timore con cui si guarderebbe un un drago che sputa fuoco su chiunque si avvicini.

Sono confusa.

"Sedersi sul letto di una signora fidanzata è imperdonabile", mi dice.

Abbassa lo sguardo sui suoi piedi, ma colgo comunque il rossore che si insinua sulle sue guance.

Certo, non avrei dovuto essere così sfacciata. Se Kace o Kaden lo scoprissero, potrebbe perdere il suo lavoro, o anche peggio...

Decido di scivolare sul pavimento, sedendomi a gambe incrociate.

Coen ridacchia leggermente per il mio tentativo di mediazione e si siede di fronte a me.

"Credi nei compagni?" Gli chiedo dopo alcuni momenti passati in silenzio.

Le mie parole sembrano avere un grande effetto su di lui. È come se un enorme peso si fosse posato sulle sue spalle, incurvandole..

Ho detto qualcosa di sbagliato?

"Sì", mi dice.

Questo mi sorprende.

Da quello che ha detto Kace, i vendicatori non sono abituati a credere nei compagni predestinati e nel vero amore.

Decido di provarci. "Tu ami qualcuno?"

Annuisce lentamente, i suoi occhi si abbassano. Fissa il vuoto per un po', sembra tornare indietro nei ricordi.

Rimango in silenzio, guardandolo con curiosità.

C'è sempre uno sguardo preciso negli occhi di qualcuno quando hanno conosciuto l'amore e lo hanno perso. Nel caso di Coen, glielo si legge in faccia.

"Sì".

Sembra così triste che mi fa male al cuore.

I compagni dovrebbero portare gioia e felicità. Forse Kaden gli proibisce di stare con lei?

"Mi ha rifiutato", spiega prima che io possa chiedere.

Mi sento rabbrividire. Quanto sono stata stupida a tirare fuori questo argomento, quando è ovviamente qualcosa di cui non vuole parlare?

Essere rifiutato dal tuo amore è un'esperienza terribile che nessuno dovrebbe passare. Mi sento male per lui.

"Mi dispiace tanto..."

"Non esserlo. Ha trovato qualcun altro e questo è tutto", dice con uno sguardo di sconfitta nei suoi occhi. Il suo viso diventa pallido.

Scuoto la testa. "Non capisco. Chiunque fosse, se era innamorata di te, avrebbe dovuto perdere l'interesse per qualsiasi altro uomo".

Questo è ciò che mi è stato insegnato. Queste erano le parole di alfa Rylan.

Si muove trasmettendo il suo disagio. "Era già innamorata. Non c'era niente che potessi fare".

"Posso sapere il suo nome?"

"Althea".

"Del branco dei forti?"

"Sì".

Le sue parole mi rendono triste. Questo è un destino orribile.

"Sai, significa solo che la Dea della Luna ti vuole con qualcun'altra", gli dico, cercando di accendergli una luce di speranza nel buio. "Forse qualcuna che ha perso il suo compagno come te".

Coen mi fissa e capisco che non ha mai pensato prima a questa ipotesi.

Prende la mia mano e riesce persino a sorridere.

"Grazie, Mara. Sei l'unica che mi capisce", dice calorosamente.

Le sue parole mi deprimono, tuttavia, quando mi rendo conto della mia situazione.

Non troverò mai il mio compagno in questa società senza amore - non finché rimarrò confinata in questo branco da quell'assassino di Kaden.

Ci sediamo in silenzio per un po'.

"Anche tu troverai qualcuno", dice dolcemente.

I nostri occhi si incontrano. I suoi sono così caldi rispetto a quelli di Kaden.

Scuoto la testa. "Forse. Ma non uno del branco dei vendicatori".

Mi stringe la mano.

Il suo conforto mi aiuta in questo momento, ma non riempie il buco scuro che sembra essersi formato nel mio cuore.

"Non è giusto. Non meriti di essere qui", dice dolcemente.

Questo mi fa sospirare. Ha ragione. Non ho fatto nulla per meritare questo destino.

Alzo lo sguardo e posso quasi vedere gli ingranaggi che girano nella testa di Coen, come se stesse pensando a come tirarmi fuori da questo.

Ed era così.

"Potrei aiutarti a scappare", dice improvvisamente.

Gli lancio un'occhiata.

Sta facendo sul serio?

I suoi occhi sono accesi dall'eccitazione. Salta in piedi, non lasciando la mia mano così sono costretta ad alzarmi con lui.

"Il muro!" dice, facendo un insolito sorriso e mostrando i denti.

Inclino la testa. "Quale muro?"

"Il muro che tiene il branco all'interno. Conosco una via d'uscita. Kaden la usa e non pensa che io conosca il codice di accesso!"

Il mio cuore salta. Se questo è vero allora potrei avere un modo per tornare dalla mia famiglia.

Improvvisamente sono eccitato quanto lui, la speranza finalmente brilla alla fine del tunnel che pensavo fosse stato bloccato.

"Sei sicuro di questo?"

"Sì. Dovremmo andare ora, prima che Kaden torni. Mi aspettano per portarti a cena", dice Coen in fretta.

Annuisco. Se Kaden mi trova a cercare di scappare, è probabile che mi metta nei guai più grossi.

Ma se trova Coen che mi aiuta nella mia fuga, allora potrebbe ucciderlo.

Le mie dita sono ancora intrecciate con quelle di Coen, lascio che mi conduca attraverso la porta.

Non sembra preoccuparsi che ci siano altre guardie in giro, come se sapesse che la via sarà libera.

Questo mi fa chiedere se sono con Kaden e dove potrebbe essere.

"L'autostrada è dall'altra parte del muro", spiega Coen. "Dovresti essere in grado di chiamare qualcuno che ti riporti al tuo branco".

L'autostrada. È l'unica parte di questo mondo di proprietà di tutti i branchi.

Nessuno può rivendicarla come propria; è aperta a tutti, quando vogliono.

Qualcuno mi riporterà sicuramente dai puritani.

Coen mi conduce attraverso un labirinto di sale che non ho mai visto prima.

Questo mi disorienta, ma il pensiero di tornare a casa mi fa provare per la prima volta la sensazione di inseguire un obiettivo.

Ritorniamo poco dopo alla luce del giorno. Mando un sospiro di sollievo, sentendo il sole sul mio viso. Non sono stata fuori da così tanto tempo.

Mi prendo anche il tempo per notare che i terreni che attraversiamo sono ben curati.

Kaden deve assumere qualcuno che faccia il giardiniere per lui, dato che non ce lo vedo a sporcarsi le mani in quel genere di attività. "Da questa parte", suggerisce Coen, tirando la mia mano. È ansioso di portarmi via da qui.

Il muro è enorme.

Non l'ho mai notato prima perché a casa non parliamo mai molto dei puritani e del loro quartiere. Sembra andare avanti all'infinito.

Coen mi guida attraverso l'erba, andando il più velocemente possibile.

"Dov'è questa porta?" Gli chiedo. Sto esaminando il muro davanti a noi ma non riesco a vedere una maniglia o un pulsante di qualsiasi tipo.

Coen ride leggermente. "Proprio qui", dice.

Preme diversi mattoni a turno.

Mi rendo conto che hanno dei numeri scarabocchiati sopra e che li sta premendo in una determinata sequenza. Guardo con stupore come il primo mattone cada all'indietro e scompaia nel muro.

Improvvisamente, altri mattoni iniziano a cadere all'indietro rientrando nel muro.

Poi mi rendo conto che non stanno cadendo, ma vengono afferrati da braccia meccaniche che li tirano indietro per creare uno spazio attraverso il quale possiamo passare.

E posso vedere il mondo esterno al di là.

Inizio ad andare avanti, ma Coen mi afferra il braccio. "Aspetta".

"Vieni?" Gli chiedo.

Il suo viso cade e scuote la testa solennemente.

"Non posso. Devo rimanere e servire Kaden. È il mio lavoro. E comunque, non sopravviverei là fuori. Non senza un branco. Ho una memoria terribile", mi dice.

Lascia la mia mano, che cade pesantemente al mio fianco.

Non posso credere a quello che sta dicendo. Non posso lasciarlo qui con quel mostro di Kaden.

"E se Kaden scopre che mi hai aiutato a fuggire?" Chiedo.

La bocca di Coen si stringe. "Non lo farà". Mi spinge verso l'uscita. "Ora vai, prima che sia troppo tardi".

Mi piego in avanti e avvolgo le braccia intorno alle spalle di Coen. Lui mi abbraccia di nuovo, anche se un po' apprensivamente.

"Grazie", sussurro.

Una sensazione di perdita mi riempie il cuore, ma cerco di allontanarla.

Coen vuole rimanere qui. È nato qui e, come ha detto, deve servire Kaden come ha promesso. Ora so che non ho il tempo per restare e convincerlo del contrario.

"Ci rivedremo, Mara".

L'erba mi sfiora le gambe mentre mi arrampico attraverso il muro e parto di corsa verso l'autostrada.

Ci sono un bel po' di macchine sulla strada - le automobili sono aumentate di numero da quando il Branco dei saggi le ha fatte diventare di moda.

Non avrei mai immaginato che queste trappole mortali potessero un giorno essere la chiave della mia salvezza.

Quando arrivo al lato della strada, comunque, nessuno si ferma.

Agito le braccia sopra la testa, sperando che qualcuno mi veda e si offra di aiutarmi a tornare a casa.

Ma nessuno lo fa.

Alcuni degli automobilisti mi guardano, è vero, ma nessuno di loro si ferma.

Non vedono quanto sono disperata e quanto desideri andarmene da qui?

Improvvisamente, un veicolo nero simile ad un camion mette la freccia a sinistra e accosta al lato della strada.

Lascio uscire un respiro profondo, enormemente grata che finalmente qualcuno sia arrivato in soccorso. Sto singhiozzando dal sollievo mentre li raggiungo.

Il finestrino è abbassato e vi infilo la testa per ringraziare l'autista. Ho un tonfo al cuore.

È Kaden.

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