La nevicata - Copertina

La nevicata

Remmy Saga

Desiderio oscuro

MAY

Mi tirò indietro la testa e mi baciò con forza. Succhiò il mio labbro inferiore, mordicchiandolo. Poi mi prese entrambe le mani e le portò verso i pali della testiera del letto, che strinsi immediatamente.

"Tienile lì. Se osi muoverle, il tuo sedere ne risentirà", mi sussurrò rudemente all'orecchio. Annuii. Allora sentii di nuovo un dolore acuto a una natica.

"Quando ti faccio una domanda, voglio che mi rispondi a voce. Capito?" Mi tenne la mano sul sedere, per ricordarmi cosa sarebbe successo se non gli avessi obbedito.

Nonostante il dolore, ero bagnata fradicia. La cosa mi eccitava e volevo che mi scopasse e basta.

"Sì", sussurrai, aggrappandomi più forte alla testiera. Che cosa mi stava facendo quest'uomo? Perché il mio corpo rispondeva così ai suoi comandi? ~Lo volevo. Volevo tutto tutto di lui.~

Mi rilasciò una scia di baci lungo la schiena fino a raggiungermi nuovamente il sedere. Poi mi tolse lentamente il perizoma e lo gettò dalla parte opposta della stanza. La mia figa a quel punto era bagnata fradicia.

Mi ci soffiò sopra, guardandola fremere in risposta, stringendomi forte le natiche e allargandole per avere un migliore accesso alle labbra tra le mie gambe, usando la lingua per leccarne tutta la dolcezza.

La sua lingua calda mi lambiva l'apertura, nutrendosi del succo che ne fuoriusciva. Trovò il mio clitoride e lo succhiò, provocandomi una sensazione di piacere in tutto il corpo. Mi aggrappai più saldamente alla testiera, non volendo che il piacere finisse.

E a quel punto mi infilò due dita nella figa, massaggiandomene l'interno. Le mie pareti gli si strinsero immediatamente attorno: potevo solo immaginare cosa avrei provato a sentire il suo cazzo entrarmi dentro.

Mi succhiò più forte il clitoride, sditalinandomi sempre più velocemente, invogliato dai miei dolci gemiti che riempivano la stanza. Sentiva che mi si stava contraendo e che stavo per raggiungere l'orgasmo.

"Non venire se non te lo dico io. Capito?" Tolse la bocca dal mio clitoride e si concentrò sul movimento delle sue dita, mettendo alla prova il mio autocontrollo.

"Non riesco a trattenerlo". Mormorai, desiderosa di liberare il mio orgasmo. Cercai di unire le gambe per allentare la pressione, ma Aiden mi ostacolò.

"Si che lo farai", mi ringhiò, infilandomi un terzo dito dentro e iniziando a strofinarmi il clitoride con il pollice.

Il piacere divenne impossibile da trattenere e lanciai un urlo: il corpo mi si contorse, cedendo alla pressione e facendomi provare il primo orgasmo provocato da un uomo dopo tanto tempo.

"No, no, no. Cosa ti avevo detto?" Disse Aiden con voce cupa, mentre il mio desiderio per lui si faceva sempre più intenso ogni momento che passava. Sapeva che sarei venuta.

Voleva punire il mio culo: voleva farmi assaggiare i suoi desideri più oscuri e vedere come li avrei gestiti. Ero ancora confusa per l'orgasmo appena avuto, e non avevo ancora compreso il senso delle sue parole.

Sussultai per il bruciore che mi provocò l'improvvisa sculacciata, che mi aveva sicuramente lasciato un segno sulla pelle sensibile. Mi girò e mi sorrise,

"Ora arriva la tua punizione". Sembrava eccitato all'idea di punirmi. Gli piaceva molto sculacciarmi e mi chiedevo cos'altro avesse in mente.

"È meglio che ti sia goduta l'orgasmo, perché è l'ultimo che avrai stasera".

Notai che stava guardando la cintura e, prima che potesse afferrarla, la presi io. Non sapevo perché, lo avevo fatto d'istinto. Aiden sollevò un sopracciglio e si lasciò sfuggire una risata profonda, divertito.

"Bel tentativo, bellezza, ma se non me la consegnerai immediatamente la tua punizione sarà peggiore". Allungò la mano, aspettando che gli obbedissi, ma me la nascosi dietro la schiena e mi allontanai da lui, sul materasso.

"No. Non stai giocando pulito". Strinsi la cintura come se la mia vita ne dipendesse: non sapevo di cosa fosse capace, e non gli avrei permesso di fare tutto quello che voleva.

Il suo sguardo si fece serio. Allungò la mano per afferrarmi la gamba, impedendomi di allontanarmi ulteriormente, ma senza aspettarsi che gli tirassi un calcio nel petto.

Non fu forte, ma abbastanza da farlo arrabbiare un po', il che mi divertì. Si accorse del mio lieve sorriso e scosse la testa, ridacchiando a sua volta.

"Cazzo, mi piace la mia donna esuberante. Continua a lottare con me, May. Mi farai solo venire voglia di punirti ancora più duramente", ringhiò a voce bassa, stringendomi ancora la gamba. E tirò fuori dal comodino un paio di manette.

Ma che diavolo? Perché ha delle manette? Prima che potessi reagire, me ne aveva messa un'estremità intorno a una caviglia e aveva afferrato l'altra gamba per ammanettarle insieme.

Ero alla sua mercé. Cercai di divaricare le gambe, ma si allargarono solo fino al limite consentito dalla catena.

"Ora hai intenzione di obbedire e consegnarmi quella cintura o vuoi forzare ancora di più i limiti della mia pazienza?" Mi presi un istante per valutare la situazione in cui mi trovavo.

Se gli avessi consegnato la cintura, sarei stata completamente indifesa. In quel momento, invece, anche se le mie gambe erano legate, avevo ancora le mani.

Non cedere, May. Hai ancora il controllo. Gli feci un sorriso fiducioso. "Vieni a prenderla tu".

Lui sorrise e fece quello che mi aspettavo. Strisciò verso di me, ma invece di allungare la mano verso la mia schiena per recuperare la cintura, mi pizzicò il capezzolo. Non me l'aspettavo, e Aiden non fu delicato.

Mi strinse il capezzolo, irradiando un dolore acuto che mi fece anche bagnare la figa: trasalii leggermente e, in quello stato di vulnerabilità, s'impossessò della cintura togliendomela di mano.

Ora ero alla sua completa e totale mercé. Continuò l'assalto al mio capezzolo e io mugolai in risposta. Posi la mia mano sulla sua, incapace di sopportare ulteriormente il dolore.

Lui però non ebbe pietà: mi continuava a torcere il capezzolo tirandolo a sé, mentre io emettevo un urlo di piacere e avvicinavo il mio corpo al suo per allentare la pressione.

"Ora comportati bene e forse ci andrò piano. Hai capito o devo convincerti ancora?"

Mi strinse di nuovo il capezzolo per ricordarmi cosa sarebbe successo se avessi continuato a oppormi e io annuii rapidamente con la testa, rendendomi immediatamente conto dell'errore che avevo commesso.

Si sarebbe sicuramente divertito a punirmi mentre giacevo inerme davanti a lui. "Parole, May". Mi morse forte il capezzolo.

Gridai: "sì, ho capito!" Poi mi afferrò le mani e mi legò saldamente la cintura intorno ai polsi, agganciandola al palo più robusto della testiera del letto.

Anche se ero leggermente spaventata, ero al tempo stesso eccitata all'idea di vedere cosa mi avrebbe fatto dopo.

Mi baciò dolcemente sulle labbra, facendomi capire che ero al sicuro, e scese dal letto. Andò in un armadio e ne uscì con in mano una paletta nera. I miei occhi si allargarono per la paura e l'eccitazione.

"Sai cos'è una parola di sicurezza?" Mi si avvicinò e mi tracciò le labbra con il pollice, pizzicandomi il labbro inferiore.

Il suo cazzo duro era vicino al mio viso, ancora contenuto nei boxer, e io ansimavo, chiedendomi quando mi avrebbe finalmente scopata.

Lui notò che glielo stavo fissando e sorrise. Si chinò e mi sussurrò, contro le labbra: "a tempo debito, bellezza. Ora rispondi alla domanda".

"Sì", sussurrai. Conoscevo un po' il mondo BDSM grazie alla lettura di romanzi e a un po' di esperienza che avevo fatto con i miei precedenti fidanzati.

Aiden mi baciò con forza, tenendomi la gola stretta quel tanto che bastasse a farmi temere di soffocare. Sapevo che ormai la mia figa era bagnata fradicia.

Nessun uomo mi aveva mai fatto sentire così bene e, anche se non l'avrei più rivisto dopo quella sera, volevo sperimentare fino in fondo qualsiasi cosa volesse fare con me.

Ricambiai il bacio con altrettanto desiderio, e lui, per tutta risposta, mi strinse il collo un po' più forte: le nostre lingue lottavano per il predominio, malgrado sapessimo entrambi chi avrebbe avuto il sopravvento.

Infatti prese il controllo e passò immediatamente a baciarmi lungo il corpo. Sentii il freddo della paletta contro il capezzolo e sussultai.

Continuò a baciarmi sullo stomaco, sfiorandomi con la lingua il piercing sull'ombelico e scendendomi verso la vagina fino a raggiungere le labbra e a stuzzicarmi il clitoride.

Gemetti quando il mio corpo si staccò dalle sue labbra, il mio clitoride era ancora sensibile per la sua precedente tortura.

"Qual è la tua parola d'ordine, May?" Mi guardò negli occhi, aspettando pazientemente la mia risposta, mentre continuava a posarmi baci leggeri come piume sulle cosce.

"Lily". La mia voce era appena un sussurro. Aiden ridacchiò e mi sollevò le gambe, allargandole quanto gli consentivano le manette, e appoggiandosele sulle spalle.

Adesso la sua testa era tra le mie caviglie, che stringeva saldamente con le mani. Ero in trappola, e non avrei potuto spostarmi nemmeno se ci avessi provato.

"Non venire questa volta e forse non ti punirò. E non muoverti nemmeno. Capito?" Mi guardò, aspettando la mia risposta, e stavolta non me ne dimenticai. "Sì", dissi.

Furono i suoi occhi a parlare. Scese a succhiarmi il clitoride, assaggiando nuovamente il mio dolce sperma.

Lanciai un forte urlo perché il mio clitoride era ancora gonfio, e non avevo avuto il tempo di riposare, e il piacere si intensificò: non avevo mai provato una tale euforia in vita mia.

Il piacere mi si irradiava dalla figa allo stomaco, e sentivo già la pressione crescere rapidamente, sapendo che non avrei resistito un altro minuto.

"Ti prego, fermati. Non posso. Sto per venire", gridai, con le lacrime che mi scivolavano sul viso e le mani che si aggrappavano alla cintura con forza, cosciente di non aver mai provato un tale piacere in vita mia.

"Di già, bambina? Non ho nemmeno iniziato. Se vieni, ricordati della tua punizione". Mi sorrise cupamente e tornò ad affondarmi tra le gambe continuando il suo assalto alla mia figa.

Gridavo di piacere mentre mi immergeva la lingua dentro, usando al tempo stesso il pollice per strofinarmi il clitoride avanti e indietro. Urlavo dal desiderio di esplodere.

Aiden usò due dita per pizzicarmi il clitoride con più forza e io ebbi un altro orgasmo. Non so per quanto tempo rimasi a godere, ma alla fine il mio corpo crollò sul letto in preda alla stanchezza, esausto dell'euforia appena provata.

Respiravo a fatica e sapevo di essere nei guai. Lo guardai, spaventata da quello che mi avrebbe fatto a quel punto.

"Mi dispiace. Non sono riuscita a trattenerlo". Dissi velocemente e quasi senza respiro, cercando di strappare ad Aiden tutta la pietà possibile.

"Avrai bisogno di molto allenamento, bellezza, altrimenti a letto non farò altro che punirti".

Si stava godendo la mia paura. Mi osservò il petto, che si alzava e riabbassava a un ritmo irregolare, e io mugolai, sapendo che ora avrebbe usato la paletta su di me.

Mi sollevò le gambe dalle sue spalle e mi girò rapidamente sullo stomaco.

"A pecora", ringhiò, dandomi una piccola sculacciata sul sedere con la pagaia, un assaggio dell'imminente punizione.

Eseguii il suo comando, sperando che ne tenesse conto quando avrebbe inflitto la sua punizione al mio povero sedere.

Sentii uno scalpiccio dietro di me, ma prima che potessi voltarmi a guardare, mi fu messa una benda sugli occhi: me la legò saldamente dietro la testa, assicurandosi che non si staccasse.

"Ricorda la tua parola di sicurezza, May. Ora, che ne dici d'iniziare con venti? Penso che tu possa farcela". Parlò con tono deciso mentre mi stringeva la natica del culo.

Mugolai in risposta, mentre lui mi afferrava i capelli con forza e mi tirava indietro la testa, costringendomi a inarcare la schiena.

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