Nureyluna
Fame: sensazione di disagio o debolezza causata dalla mancanza di cibo, unita al desiderio di mangiare.
JASMINE
"Ti taglia i capelli?"
"No, tesoro. Mi massaggia il cuoio capelluto. Vuoi provare?"
"Sì, ti prego".
Ridacchiai, vedendo i suoi occhi brillanti allargarsi non appena glielo chiesi.
"Sarò delicata con lei", mi assicurò la massaggiatrice.
Dopo il film, eravamo andati a pranzo da Domino's e poi avevo deciso di visitare una spa.
"Rilassati, tesoro. Ti farà un massaggio al cuoio capelluto. Se non ti piace, fammelo sapere", le dissi e lei annuì.
Mick e Sherry erano seduti sul divano dietro di noi. Iris aveva chiamato qualche tempo prima, chiedendo cosa stessimo facendo. Ero sicura che avesse chiamato anche Mick e Sherry un sacco di volte. Grandi problemi di fiducia.
Cercai di rilassarmi e pensai al padre di Thea. C'era un'aura pericolosa e potente intorno a lui che mi spaventava.
C'era qualcosa nei suoi occhi azzurri che si erano oscurati quando avevo detto quello che pensavo su come viveva Thea. Fui sicura che quelle parole avessero colpito il suo ego.
Il motivo per cui mi stavo trattenendo lì in un centro benessere era perché non volevo affrontarlo. Volevo che se ne andasse prima di tornare alla villa.
Iris aveva detto che non sarebbe rimasto; doveva rimanere lì solo per un breve periodo per controllare Thea. Ma se era lì per vedere Thea, perché ci aveva permesso di uscire? Alla fine sarebbe rimasto nella villa? Oddio! Non voglio che rimanga...
Dopo un'ora nella spa, ricevetti una telefonata da Iris che mi ricordava che era ora di tornare. Stavo già pianificando la nostra prossima uscita e decisi che la prossima volta saremmo andate a comprare delle nuove decorazioni per la stanza di Thea. La cosa più importante che avevo in programma era di trasformare la sua stanza come la voleva lei.
Quando uscimmo dalla spa, tenni la mano di Thea con una stretta gentile, mentre lei stringeva forte la mia, come se avesse paura che la lasciassi. Le sorrisi, sperando di darle un senso di sicurezza.
Mick guidava, con Sherry sul sedile del passeggero. Sul sedile posteriore, Thea appoggiò la testa sulla mia spalla e la lasciai dormire; doveva essere stanca per la sua prima uscita dopo chissà quanto tempo.
Quando arrivammo alla villa erano le sei ed ero sicura che il padre di Thea se ne fosse andato. Con il cuore leggero, presi Thea addormentata per entrare, anche se Mick si offrì di portarla in braccio lui. L'ambiente era silenzioso, come al solito, e stavo per voltarmi verso il corridoio che portava alla stanza di Thea quando sentii qualcuno dire: "Aspetti".
I miei occhi si allargarono quando sentii la voce profonda alle mie spalle e mi fermai. Il padre di Thea si mise di fronte a me.
Osservai i suoi vestiti: indossava un completo.
"La prendo io", sussurrò, avvicinandosi un po' per prendere in braccio Thea e portarla lui per il resto del tragitto. Era così alto rispetto a me. Le sue dita sfiorarono leggermente le mie quando prese Thea in braccio.
Come se non fosse già abbastanza imbarazzante, una Thea ancora molto addormentata strinse la mia maglietta, facendomi sbattere contro di lui mentre la tirava dolcemente tra le sue braccia.
I nostri occhi si incontrarono e io sussultai. Tolsi la maglietta dalla stretta di Thea e cercai di non far vedere le mie mani tremanti. Il mio battito cardiaco divenne molto veloce.
La portò in camera sua e io lo seguii. La adagiò sul letto e si girò verso di me. "La svegli tra un'ora. Avrà bisogno di mangiare qualcosa".
Annuii mentre i suoi occhi rimasero su di me.
"Parole", disse, stringendo gli occhi.
"Va bene, signor Jefferson. La sveglierò quando la cena sarà pronta". Fui orgogliosa di me stessa per non aver balbettato.
Rimanemmo fermi, entrambi, fissandoci l'un l'altra. Potevo sentire il battito del mio cuore mentre i suoi occhi vagavano su di me, ispezionandomi.
"Ora vado a preparare la cena per Thea prima che si svegli". Senza aspettare una risposta, uscii dalla stanza, cercando di controllare il battito del mio cuore.
Andai in camera mia per andare in bagno. Mi tolsi le scarpe e la giacca e mi feci uno chignon prima di andare in cucina.
Prima di andarsene, le governanti avevano pulito a fondo e si erano assicurate che ogni cosa fosse al suo posto. Mi lavai le mani canticchiando All'alba sorgerò. Ora che avevo visto ~Frozen~, quella canzone mi sarebbe rimasta in testa per sempre.
Tirai fuori il pollo dal freezer e presi delle verdure dalla cella frigorifera. Sciacquai e tagliai le verdure per poi mettere il riso in ammollo. Volevo che fosse perfettamente cotto.
Iris entrò in cucina, tutta indaffarata, come al solito. "Signorina Gibson, il signor Jefferson resterà qui per una settimana. Si assicuri di non intralciarlo. Non tollererà alcun problema o disturbo", mi informò.
"Perché non torna dove sta di solito?" Sbottai. Gemetti mentre le parole mi uscivano di bocca. Dov'è il tuo filtro, Jasmine?
"Se fossi al suo posto, farei molta attenzione alle sue parole. Per sua informazione, questa villa appartiene al signor Jefferson".
Le feci un sorriso tirato, non fidandomi di me stessa per parlare.
Se ne andò e io continuai il mio lavoro. Quando la cena di Thea fu pronta, lei entrò con la sua bambola.
"Ho fame", disse e io ridacchiai.
La feci accomodare in sala da pranzo e misi il suo piatto sul tavolo. Mi sedetti accanto a lei, facendole compagnia mentre mangiava.
"Papà è in casa?" Chiese Thea e lui, puntuale, entrò.
Si era tolto la giacca e aveva arrotolato le maniche della camicia bianca. I primi due bottoni del colletto erano aperti. Era così figo.
"Sì", rispose, guardandomi per tutto il tempo.
Avevo preparato del cibo extra quando Iris mi aveva detto che il padre di Thea sarebbe rimasto e andai a prendergli un piatto.
"Dov'è il suo?" Chiese mentre gli servivo il cibo.
"Non ho fame".
"Porti un altro piatto".
Lo guardai. Strinse gli occhi quando rimasi lì, senza muovermi. Così, come richiesto, mi allontanai e portai un altro piatto.
"Si sieda".
Mi accigliai, perché non mi piaceva particolarmente il suo tono. Nessuno mi ordinava di fare qualcosa.
Tuttavia, mi sedetti e lui mise il cibo nel mio piatto e lo spinse delicatamente verso di me.
"Mangi".
Thea ci osservò con curiosità.
"Signor Jefferson, mangerò quando avrò fame. In questo momento non ne ho", dissi guardandolo.
Mi sforzai di non tremare mentre lui mi guardava con severità.
"Signorina Gibson, metà del mondo non ha da mangiare. Quando ha del cibo nel piatto, lo rispetti e mangi. Non mi ripeterò".
Aspettò che mangiassi e Thea guardò avanti e indietro tra noi. Sapevo che aveva paura di parlare davanti a suo padre.
Accigliata, iniziai a mangiare il cibo che avevo preparato. Ero una brava cuoca, avevo un certo talento e avevo lavorato sodo per ottenere il massimo.
"Posso avere del riso?" Chiese Thea.
"Certo", risposi.
Il mio sguardo si spostò sul padre di Thea che mangiava il suo cibo in silenzio. Di solito, io e Thea parlavamo mentre mangiavamo.
"Signor Jefferson, vuole del riso?" Chiesi con cautela.
Lui smise di mangiare e mi guardò. La cosa si trasformò in una gara di sguardi durante la quale iniziai a sentirmi un po' nervosa.
Alla fine annuì e, con sollievo, misi il riso nel suo piatto prima di posare la ciotola e sedermi.
Non riuscivo a capire perché il padre di Thea avesse deciso di cenare con noi.
Fissai il mio piatto mentre nella mia mente sorgevano delle domande. Quale poteva essere il motivo della sua improvvisa decisione di rimanere per tutta la settimana e di unirsi a noi per la cena?
Sbattei le palpebre e alzai lo sguardo per vedere il signor Jefferson che mi fissava con uno sguardo intenso. Distolsi lo sguardo, troppo spaventata per incontrare i suoi occhi.
Mi morsi il labbro inferiore, non riuscendo nemmeno a finire il mio cibo sotto il suo sguardo. Ero nervosa e mi chiedevo cosa stesse pensando mentre mi guardava.
Mi metteva a disagio: era il padre di Thea e io non sapevo nulla di lui. Ma mi eccitava anche sapere che mi stava guardando... Che i suoi occhi erano su di me. Avevo attirato la sua attenzione e lui aveva la mia.