Il calore - Copertina

Il calore

Raven Flanagan

4: Capitolo 4

RIVER

Quando finalmente aprii gli occhi, un fascio di luce dorata entrava da una fessura delle tende, colpendomi dritta in faccia. Mi passai un braccio sul viso e gemetti. Mi sentivo dolorante come se mi avesse investito un treno merci, e tutto ciò che desideravo era una bella tazza di caffè.

Mi guardai di nuovo intorno alla stanza e mi tornarono in mente vaghi ricordi. A un certo punto, prima del sorgere del sole, il maschio mi aveva portata nella casa del branco a riposare. Ricordavo a malapena di esserci arrivata.

Dopo ore di accoppiamento, ero troppo esausta per tornare a casa della mia famiglia. Tuttavia, dovevo tornarci. A giudicare dalla posizione della luce del sole nella stanza, doveva essere circa mezzogiorno, e temevo che la mia famiglia si sarebbe preoccupata se non mi fossi fatta vedere presto.

Mi spinsi ad alzarmi dal letto e mi trascinai sul pavimento della stanza degli ospiti. Mi infilai una maglietta e dei pantaloni della tuta.

Odoravano di pino e di fumo. Arrossii.

Un'occhiata allo specchio dall'altra parte della stanza mi informò che chiunque mi avesse vista si sarebbe preso un bello spavento. Avevo foglie e ortiche tra i capelli, la pelle sporca e, a giudicare dalle occhiaie, sembrava che non dormissi da un anno.

Al piano di sotto, nell'enorme cucina, sembrava che ci fossero decine di persone intente a prepararsi per qualcosa. Non volevo farmi beccare lì, nello stato in cui mi trovavo. Scesi di soppiatto una scala posteriore e riuscii a uscire dalla casa del branco senza essere scoperta.

Il quartiere era pieno di gente e io sgattaiolai per le strade fino alla casa dei miei zii, cercando di non farmi vedere. L'uomo della notte precedente avrebbe potuto essere ovunque e sapevo di non essere pronta a incontrarlo.

Arlene mi aspettava davanti alla porta d'ingresso, che si aprì quando mi avvicinai alla maniglia. Appena mi vide spalancò la bocca in un'espressione scioccata.

"Lo so. Sembra che un camion mi abbia trascinata su e giù per la foresta. Puoi farmi entrare?" Mi guardai alle spalle, felice che non ci fosse nessuno in giro. Non desideravo altro che una doccia calda e qualche ora di sonno.

Arlene mi tirò a sé e chiuse la porta con un colpo secco. Mi sentii avvampare, sapendo che presto sarebbe arrivata mia zia.

"È River?" Zia Corrine si affrettò dalla cucina, pulendosi le mani sul grembiule bianco a balze. "River, cosa ti è successo? Hai bisogno di una doccia calda per lavare via tutto questo sudiciume".

"Mi dispiace, zia. Ieri sera mi sono persa nel bosco. Quando sono tornata era talmente tardi che sono rimasta alla casa del branco". Non era del tutto una bugia.

"Beh, sono contenta di vedere che stai bene". C'era qualcosa di simile alla preoccupazione nei suoi occhi, e mi fece pensare a quanto mia madre le avesse detto al telefono prima che arrivassi lì.

Corrine si agitò, lanciandomi un'ultima occhiata preoccupata prima di scambiarsi uno sguardo con Arlene. "Voi ragazze dovete prepararvi, capito? Il barbecue comincerà tra un paio d'ore e voi dovete esserci".

Esibii una smorfia. Avevo dimenticato il barbecue! Arlene fece un cenno alla madre, poi mi afferrò per un braccio e ci fece salire di corsa le scale. Ero troppo stanca per oppormi.

"Voglio solo dormire!" Gemetti quando arrivammo nella stanza degli ospiti e mi adagiai sul materasso, ignorando la mia valigia, che era ancora ai piedi del letto, intatta dal giorno prima, quando ero arrivata dopo aver attraversato mezzo Paese. Stare sveglia tutta la notte non era stata una bell'idea.

"Con l'aspetto che hai, ragazza, non mi sorprende". Arlene si sedette sul bordo del letto e si grattò le cuticole guardandomi con la coda dell'occhio. "Allora, hai intenzione di raccontarmi che cosa è successo veramente ieri sera, o continuerai con questa storia di esserti persa?"

Mi sfuggì un profondo sospiro dalle labbra, poi mi alzai a sedere e mi passai una mano tra i capelli ingarbugliati. Una parte di me non voleva pensare che la notte precedente fosse realmente accaduta, ma il dolore tra le gambe mi diceva che non era stata affatto un sogno.

"Ieri sera sono andata in calore", ammisi.

Arlene mi guardò esterrefatta. "Beh, questo spiega i pochi maschi non accoppiati che hanno dato in escandescenze ieri sera. Stai bene?"

"Arlene, non so davvero come sto in questo momento". Avrei voluto strapparmi i capelli. "Mi sono accoppiata con qualcuno nel bosco".

"Non è possibile!" Arlene si gettò accanto a me e mi afferrò per le spalle. "Chi?"

"Non ne ho idea! Mi ha presa mentre stavo correndo e subito dopo il nostro istinto ha preso il sopravvento e mi ha montata". Mi coprii il viso con le mani. Vidi dei fotogrammi dell'uomo attraversarmi la mente, mentre la mia pelle tornava a bruciare al pensiero di tutti i modi in cui mi aveva fatta sua.

"Wow, ok. È una follia. Dobbiamo scoprire chi è!" Arlene sembrava fin troppo entusiasta.

"No, non voglio sapere chi è. Forse è meglio che dopo il barbecue me ne vada".

"Perché?" Mia cugina mise il broncio e io mi sentii in colpa per averla delusa.

"È imbarazzante! Non vado in calore da un paio d'anni, Arlene. Se avessi saputo che stava arrivando, ieri sera non sarei uscita. Da quando ho lasciato Ja..."

Arlene alzò le mani. "No. No, va bene. Non devi dire il suo nome". Mi abbracciò. "River, ti prometto che qui starai bene. Ti prego, non andartene".

"Posso pensarci?" Il cuore mi batteva forte e la mia mente faticava a tenere il passo con tutti i miei pensieri contrastanti.

"Certo, purché tu rimanga con me fino a stasera. Mi sei mancata molto, cugina". Arlene sospirò e si tirò indietro, posandomi una mano sulla spalla.

"Anche a me sei mancata. Ti ringrazio per avermi permesso di restare qui".

"Tu faresti lo stesso per me". Arlene mi strinse il braccio e fece un passo indietro. "Ora vai a farti una doccia e io ti porterò un caffè. Immagino che tu non abbia messo in valigia nessun vestito carino, quindi prenderai in prestito uno dei miei, ok? Stasera ti faremo distrarre un po'".

I nostri sguardi si incrociarono e il solco sulla sua fronte rivelò la sua incertezza nel lasciarmi sola dopo quello che le avevo rivelato.

Dopotutto, lei sapeva perché mi trovavo lì.

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